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domenica 29 gennaio 2017

UN COLPO DI FORTUNA




 seduto sulla panchina del parco Achille detto “Spugna”, si stava godendo il sole di un inverno mite, l’aria era già carica di primavera, e lui come sempre, non aveva nulla da fare. Un tempo era uno stimato professionista ma la vita era stata così avara con lui che l’aveva relegato nella schiera del barboni, di quelli senza un soldo in tasca che vivevano di espedienti e di elemosina.

 L’uomo, infagottato in un giubbotto pieno di buchi stava osservando la gente che passeggiava e pensava a come racimolare qualche moneta per mangiare un panino e bere l’immancabile bicchiere di vino.

Un bambino si avvicinò:
“Vuoi una merendina?”, gli chiese porgendogli un dolce di cioccolato.

Achille lo guardò e sorrise:

“Ti ringrazio, ma non ho fame”, mentì mentre deglutiva la saliva.

Una giovane donna li raggiunse, prese per mano il bimbo, chiese scusa e si allontanò. Poco dopo si voltò e ritornò sui suoi passi:
“Tenga”, disse mettendo qualche euro nel cappello appoggiato sulla panchina.

Achille, sorpreso non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che la donna e suo figlio erano già al cancello.  L’uomo li seguì con lo sguardo e si accorse che qualcosa era caduto dalle tasche del cappotto della donna. Sembrava un pezzo di carta, Achille si alzò a fatica e lo raccolse: era la ricevuta di una giocata al lotto, chiamò la giovane, ma lei non sentì, il rumore di un camion che passava coprì  la sua voce e quando cercò di  raggiungerli, non li vide più: erano saliti su un autobus…il barbone osservò meglio quel pezzo di carta e decifrò i numeri giocati 13, 17, 48…

“…lo tengo io chissà che non mi porti un po’ di fortuna”, si disse intascando il foglietto.

Quel giorno, non era diverso da tutti gli altri della sua povera esistenza, raccolse l’elemosina e, prima di tornare nella sua soffitta, andò all’osteria dove di solito finiva per ubriacarsi.

Nel locale il televisore acceso stava trasmettendo le estrazioni del lotto. Achille, dopo aver bevuto qualche bicchiere, tirò fuori la ricevuta…ovviamente senza nessuna speranza, solo per curiosità.

Ad un certo punto la sua attenzione si fece più viva, la gentile signorina che annunciava i numeri estratti stava sciorinando uno dopo l’altro quelli che erano segnati sul foglio che teneva in mano….sulla ruota di Roma era uscito un terno secco!! Voleva dire che quella schedina valeva migliaia di euro…

Impallidì, le gambe cominciarono a tremare, non si reggeva in piedi…ma ebbe la forza di non far trasparire il miracolo che stava vivendo, si rimise a sedere:
“Portami ancora da bere….”, gridò facendo voltare tutti.

“Basta Spugna…dagli un taglio…vai a dormire…”, gli disse l’oste prendendolo per un braccio.

“No…portami una bottiglia di quello più caro…”, disse Achille senza alzarsi dalla sedia.

“Mi devi ancora pagare quello di ieri…per stasera chiudo il conto”, ribatté il padrone.

“ Domani saldo tutto…stai tranquillo…”, biascicò Spugna.

Ormai era conosciuto in quel bar e sapevano che se non lo avessero accontentato non se ne sarebbe andato, così gli portarono ancora una bottiglia…

Con le gambe malferme Achille salì le scale e aprì la porta della soffitta, tolse dalla tasca del giubbotto il biglietto vincente, lo nascose in un posto che riteneva sicuro, e si buttò sulla branda addormentandosi di  botto, pieno di alcool fin sopra i capelli.

Si svegliò il mattino dopo ancora intorpidito, prima di rendersi conto di ciò che gli era capitato ci volle qualche minuto…poi ricordò…“Accipicchia…sono diventato ricco…”, si disse incredulo.

Si lavò sotto l’acqua fredda e si preparò ad uscire, voleva andare subito nella ricevitoria per realizzare la vincita capitatagli dal cielo senza nessuna fatica…

Cercò nel nascondiglio dove credeva di aver messo la ricevuta del lotto, ma non la trovò…con le mani nervose e con il cuore che gli usciva dal petto frugò dappertutto, svuotò i cassetti, rovesciò le tasche, guardò sotto i mobili… “Accidenti a me…sono un maledetto ubriacone…, chissà dove l’ho messa”, piagnucolò.

Si sedette sul letto e si prese la testa fra le mani , spremette le meningi, cercò di ricordare le mosse fatte la sera precedente…invano, il cervello non rispondeva e la ricevuta era sparita…

Tornò all’osteria e ordinò da bere…“Hai una faccia….cosa ti è successo?”, gli chiese Marco, il ragazzo che aiutava al bar. Spugna lo guardò senza fiatare e tracannò un bicchiere dopo l’altro.

 “Non avete trovato per caso una schedina del lotto?”, disse poi sperando in un miracolo.

L’altro lo guardò stupito: “No…”, rispose, “avevi vinto per caso?”.

Achille scoppiò in singhiozzi e confessò la sua disgrazia. Al tavolo accanto un tale li stava ascoltando, si alzò e andò a sedersi vicino al poveretto in lacrime.

“Tu sai chi sono io?”, chiese con un accento straniero. Il barbone scosse la testa in segno negativo.

“ Sono Klaus… qui mi chiamano lo scienziato pazzo….”, disse il nuovo venuto fissandolo.

Achille, sotto l’influsso del vino lo guardava senza capire:

“Lasciami in pace”, disse sgarbato, “ho le mie grane…”.

“Solo io ti posso aiutare”, affermò l’uomo, “però devi fare tutto quello che ti dirò…poi ti ricompenserò molto bene, non te ne pentirai”, il tono della sua voce era suadente come il canto di una sirena.

“Se riesci a farmi trovare quel biglietto, ti giuro che non mi tirerò indietro davanti a nulla”, rispose Spugna cadendo nella rete.

“Allora andiamo subito”, propose pronto l’altro aiutandolo a rimettersi in piedi.

Il laboratorio dello scienziato pazzo era in un seminterrato, i due uomini alzarono a fatica la serranda arrugginita ed entrarono in un posto incredibilmente zeppo di macchinari strani, alambicchi e provette, grovigli di fili elettrici e spine varie. Achille si guardò intorno sbalordito, quei congegni meccanici lo intimorivano, non ne capiva niente e gli mettevano ansia, il primo impulso fu di scappare.

Klaus gli lesse negli occhi il proposito di darsela a gambe:

“Stai tranquillo, non ti succederà niente, vieni…”, disse invitandolo a sedere su una poltrona che aveva tutta l’aria di una sedia elettrica.

“Sei sicuro di quello che fai?”; domandò Achille tirandosi indietro.

“Non mi fare arrabbiare…hai promesso che farai tutto ciò che ti dirò…se vuoi ritrovare quel pezzo di carta…”, affermò lo scienziato con la faccia scura, “a me non interessano i soldi,   questa è un’occasione da non perdere, ti farò ritornare al momento in cui hai trovato il biglietto…”, continuò l’uomo prendendo per le spalle il poveretto e obbligandolo a sedersi su quell’aggeggio infernale.

Per fortuna Spugna aveva bevuto più del necessario e aveva in corpo il coraggio dell’incoscienza. Si lasciò applicare degli elettrodi ai polsi.

“Sei pronto?”, chiese Klaus, “se ti trovi in difficoltà e vuoi smettere batti un colpo con la mano destra”.

Il barbone non fece a tempo a rispondere che sentì una scossa attraversargli il corpo, gli occhi si chiusero e si sentì leggero come l’aria. Poco dopo era seduto sulla panchina del parco nella stessa posizione del giorno prima. Si rendeva conto di vivere ai confini della realtà, ma gli sembrava naturale, “ e adesso cosa mi succederà?”, si stava chiedendo. Il bimbo si avvicinò offrendogli il biscotto, la mamma lo richiamò, poi la donna gli mise nel cappello delle monete…tutto come il giorno precedente…si vide raccogliere da terra la ricevuta…era veramente tornato indietro nel tempo, ma era come se si rivedesse in uno schermo, unico spettatore del film della sua giornata…seguiva con ansia ogni sua mossa, era curioso di scoprire dove aveva messo quel benedetto foglio di carta!

Seguì lo spettacolo di se stesso ubriaco, si insultò mentalmente ripromettendosi di non bere più…si rivide salire le scale della soffitta e nascondere la ricevuta del lotto dentro una scarpa vecchia, che si era cacciata sotto il letto…  “Evviva!!!”, aveva ritrovato la fortuna. Ormai non gli interessava più sapere cosa aveva fatto dopo e bussò violentemente sulla panca per interrompere l’esperimento.

Quando riaprì gli occhi Klaus era seduto per terra, i capelli già scomposti in precedenza erano ritti sulla testa:
“Cosa hai visto”?, chiese fissandolo con gli occhi sbarrati.

Achille ancora intontito non rispose subito…l’altro lo scrollò: “mi dici quello che hai visto???”, urlò .

 “So  dove ho messo la schedina.....”, rispose Spugna fissando il vuoto.

Il grido di vittoria uscì dal petto dello scienziato: “Sono un genio….sono un genio…”, ripeteva ballando intorno alla sedia magica…ma ad un tratto un lampo, un boato e la poltrona sulla quale era seduto poco prima Achille andò in fumo…

Klaus si precipitò accanto alla sua creatura: “No…no…!”, urlava con le mani nei capelli, ma ormai non c’era più nulla da fare…era bruciato tutto…

Il barbone, impaurito, scappò a gambe levate…stava vivendo dei momenti che non avrebbe mai avuto il coraggio di confessare a nessuno, tanto non sarebbe stato creduto…

Attraversò il  parco e si fermò ansimando per prendere fiato, un colpo di vento gli fece ruzzolare un foglio di giornale fra le gambe…innervosito cercò di toglierlo, lo sguardo cadde su un titolo:
“Vince un terno al lotto, ma perde la schedina”, diceva il quotidiano.

Il cuore di Achille cominciò a battere più in fretta : quella schedina era dentro la vecchia scarpa nella sua soffitta!  Si sedette su una panchina per leggere l’articolo: apprese che  la donna  era disoccupata e in difficoltà, aveva parecchi debiti, l’affitto, la luce e il gas da pagare… aveva giocato per disperazione e aveva vinto, quei soldi avrebbero risolto tanti problemi…ma il destino le aveva voltato le spalle ancora una volta e le aveva fatto perdere la vincita.

 Spugna tornò a casa lentamente, quella notizia l’aveva sconvolto…per una volta tanto che gli era capitato un colpo di fortuna era avvelenato dai rimorsi…non ci teneva nemmeno più a tornare nella soffitta e trovare la schedina …si augurava quasi che l’esperimento fosse stato soltanto un sogno causato da quell’infernale macchina, “é impossibile ritornare al passato”, si diceva.

Ma, lo scienziato non era così pazzo come dicevano…fra scienza e magia aveva rivoluzionato il tempo…e  la schedina vincente era proprio sotto il suo letto! Con le mani tremanti il povero barbone si fermò a fissare incredulo quel pezzo di carta.....

 Così la coscienza di Achille entrò in crisi: la sua parte onesta gli diceva che avrebbe dovuto restituirla, ma la ribellione che aveva dentro gli suggeriva di agire diversamente…  anche lui aveva tanti conti in sospeso con la vita! E forse quello era il momento di incassare ciò che gli era stato tolto…aveva perso il lavoro per un’ingiustizia, si era trovato solo, senza famiglia e con tanta amarezza…di conseguenza aveva deciso di estraniarsi dalla società e a poco a poco era diventato un barbone…

Passò la giornata senza uscire di casa combattuto dai sentimenti contrastanti che lo tormentavano, si faceva tante domande senza risposta e non sapeva decidere…Quella notte non dormì un solo minuto, rivedeva il bimbo che gli offriva il biscotto, la giovane madre che lo teneva per mano e se ne andavano lungo il viale…quelle due figure lo perseguitavano…pensieri opposti gli frullavano nella mente …in fin dei conti cosa ne avrebbe fatto lui di tutti quei soldi?…ormai si era abituato a vivere ai margini e sinceramente non gli importava più avere agi e comodità…però non voleva nemmeno rinunciare a tutto, la fortuna forse aveva scelto lui e non gli altri…. arrivò l’alba del giorno dopo e decise di tenersi stretto il biglietto: uscì per andare a  incassare la vincita, ovviamente nella ricevitoria di un’altra città…In strada dentro di lui c’era l’inferno…ma credeva di ritrovare la pace andando a riscuotere del denaro che gli avrebbe dato un po’ di felicità…Ad un certo punto si trovò a passare davanti all’insegna del giornale, il quotidiano locale sul quale aveva appreso la notizia. Si fermò di  botto sul marciapiede, rimase così per qualche minuto, poi entrò nel portone, salì le scale e si presentò alla redazione, dichiarò al giornalista che lo ascoltava stupefatto che aveva trovato la schedina vincente e che voleva restituirla al legittimo proprietario….. Mentre parlava sentiva sciogliersi nello stomaco quel grumo che si era formato da ore…un enorme sospiro di sollievo gli salì alla gola e si sentì libero…Con quel gesto Spugna ritornò a vivere in pace.

Una sera qualcuno bussò alla porta della soffitta: la donna e il bambino erano sulla soglia.
“Ti ringrazio…nessuno avrebbe fatto questo…tieni”, disse porgendogli una busta, “qui dentro c’è quello che ti spetta per avermi riportato la giocata…buona fortuna”, concluse abbracciandolo, il bimbo lo salutò con la manina: “Ciao nonno”, disse.
 Se ne andarono prima che Achille avesse il tempo di rendersi conto che la giovane gli aveva regalato metà della vincita…

Spugna era frastornato, non c’erano spiegazioni in ciò che gli era capitato: il mistero era entrato nella sua vita… per festeggiare andò all’osteria a bere un bicchierino: “Giuro che è l’ultimo”, si disse poco convinto mandando giù un sorso di grappa.

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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