Un sole pulito
scaldava la giornata invernale, sotto, il mare luccicava d’azzurro. Il rombo
potente della Lamborgini gialla riempì l’aria, Eva e James, a bordo del bolide sulla Moyenne Corniche, stavano iniziando la discesa verso
Montecarlo.
La ragazza abbassò il volume
della radio, si stirò, si tolse i grandi occhiali scuri, sbatté più volte le
palpebre sugli occhi verdi:
«Meno male che siamo
arrivati», disse sbadigliando.
«Dovresti stare sveglia, mia
cara, ricordati che stanotte sarà bianca», rispose lui concentrato sulla guida.
Poco dopo erano davanti
all’imponente facciata Liberty del Grand Hotel Hermitage. Un fattorino si
precipitò a prendere i bagagli, un altro posteggiò la vettura in garage mentre
l’elegante coppia entrava nella hall dove si respirava l’atmosfera ottocentesca
del favoloso mondo della Belle Epoque. La locandina sulla colonna di marmo, informava che nella
sala adiacente erano in mostra i gioielli di una famosa attrice, fra cui
“Sirio”, il diamante più grande del mondo.
«Ben tornati signori, avete
fatto buon viaggio?», si informò premurosamente il consièrge, con un sorriso
stampato sul viso, dietro il lussuoso banco della reception.
«Ottimo Paul, la camera è
sempre quella?», rispose James.
«Certamente, il ragazzo vi
accompagnerà», disse l’uomo porgendo le chiavi a un ragazzetto smilzo che li
precedette verso l’ascensore, salirono in silenzio, percorsero il lungo
corridoio e il giovanotto aprì la porta della camera 128 al primo piano
dell’edificio:
«Buon soggiorno», farfugliò
allungando una mano per la mancia.
Eva si precipitò ad aprire
la finestra: la visione del porto la riempì di gioia:
«E’ sempre una città
affascinante, sono contenta di essere qui», mormorò sognante, «ricordo che la
volta scorsa abbiamo vissuto momenti indimenticabili, vero amore?».
Lui sorrise: «Certo che
ricordo, però adesso devi concentrarti, quella era stata un’incursione per
studiare il colpo, non ti dimenticare che siamo qui per lavorare».
La giovane donna, delusa dal
tono sbrigativo rispose seccata:
«Ho capito! E’ la seconda
volta che mi richiami all’ordine…in fin dei conti sono la tua donna e vorrei
che lo tenessi presente. Lasciami sognare ogni tanto».
James si avvicinò e le prese
il viso fra le mani:
« Lo sai che ti amo», e le stampò un bacio
sulla bocca. Tacitata dal gesto affettuoso Eva si rasserenò:
«Sono pronta, cominciamo».
«OK, informati da Paul se
questa notte c’è Alain, il solito portiere, l’ho già contattato, ma devo
esserne sicuro. Ora ci facciamo una doccia, ci cambiamo, andiamo a visitare la
mostra, poi ci mettiamo in azione», affermò James.
Quando scesero erano
splendidi, ambedue alti, biondi, belli; lei indossava un abito d’alta moda, e
lui era in jeans e maglione, ma di quelli griffati.
Eva si fermò davanti alla
reception:
«Stanotte c’è lo stesso
portiere?», chiese disinvolta a Paul.
« E’ sempre lui, però mi ha
appena telefonato che ha avuto un contrattempo, ci sarà domani».
«Questo non ci voleva, ci
costringe a rimandare», brontolò James allontanandosi.
I gioielli sfavillavano
nelle teche di cristallo infrangibile, diademi, anelli bracciali, colliers
favolosi con pietre preziose che facevano sognare le signore presenti. Ma ciò che interessava James era il diamante
che aveva il nome della stella più luminosa del firmamento: “Sirio” che
splendeva nella vetrinetta centrale, ben custodita da una ragnatela di raggi
infrarossi che ne impedivano l’avvicinamento. A meno di mezzo metro di distanza
scattava un allarme sonoro.
Eva e James rimasero in
osservazione per qualche minuto, poi continuarono la visita, ma tornarono
ancora per riprendere con una fotocamera nascosta ogni particolare della
preziosa bacheca, per rivedersela in privato e studiare le mosse per effettuare
la rapina.
Mentre stavano tornando in
camera, telefonò Alain, il portiere di notte:
«Mi dispiace, mia madre sta
molto male, devo andare da lei in ospedale…domani notte ci sarò», disse
concitato a James che aveva preso la chiamata.
«Ricordati che devi fare il
lavoro che hai promesso, poi sarai ben ricompensato, non ti tirare indietro,
altrimenti te la farò pagare», rispose lui minaccioso.
Interruppe la conversazione:
«Speriamo che non ci faccia
un brutto scherzo, se non c’è lui non possiamo fare niente, deve staccare
l’allarme per qualche minuto, poi interveniamo noi», mormorò preoccupato
«Vedrai che andrà tutto
bene», lo rassicurò Eva, «non ci pensare! Adesso però dimostrami che mi ami,
portami a ballare, poi abbiamo tutta la notte per noi».
James non si poté sottrarre,
come sempre, al fascino di quegli occhi verdi come uno degli smeraldi che aveva
appena visto brillare nei colliers racchiusi nelle bacheche.
E quella sera Eva era
stupenda nel suo abito da sera, ballò con lui, sensuale come non mai, il suo
corpo morbido era avvinto al suo, sulla pista del night al suono di una
romantica melodia:
«Torniamo in albergo», le sussurrò improvvisamente, preso dal
desiderio di lei.
Per la prima volta non
pensarono al colpo che dovevano fare, si concessero all’attrazione dei sensi,
dimenticando tutto il resto, poi rimasero abbracciati ad aspettare il sonno.
«Ho sete», disse Eva
stirandosi come una gattina, « nel frigo ci deve essere qualcosa da bere».
Tornò con due bottigliette
già aperte: «Dai, fammi compagnia», disse invitante.
James spense l’arsura con la
bibita fresca, strinse a sé ancora una volta Eva e si addormentò felice.
Si svegliò la mattina dopo con un cerchio alla testa:
«Devo essere in forma oggi,
non mi posso permettere di stare male», si disse. Ingoiò un antidolorifico, si
alzò e si buttò sotto la doccia. Dopo qualche ora era pronto per prepararsi
alla notte che l’avrebbe fatto diventare ricco come uno sceicco arabo.
Ma durante la giornata aveva
i nervi tesi, stava affrontando una dura prova e si augurava che tutto andasse
per il verso giusto e quando arrivò il momento non vedeva l’ora di mettersi
all’opera.
Alain,
puntualmente aveva preso il posto di Paul ; la sala dove erano esposti i
gioielli era stata chiusa già dalle diciotto del pomeriggio, l’allarme con i
raggi infrarossi era stato innescato. Tutto era nella norma, nessuno sospettava
che qualcuno sarebbe entrato per rubare “Sirio”.
Anche nel Grand Hotel arrivò
la notte, molte luci si spensero, nella hall e
nelle camere scese il silenzio.
Erano le due di notte, Eva e
James indossarono le tute nere, aderenti al corpo come una seconda pelle, la
loro camera, al primo piano era sopra la sala della mostra, si misero
un’imbragatura , uscirono dalla finestra e scesero lungo la parete del retro
dell’Hotel, appesi ad una corda ancorata con un gancio di massima sicurezza ad
una sporgenza. Con un piede James scostò la vetrata del salone, precedentemente aperta da Alain e saltò
all’interno, seguito da Eva. Con la pila si diressero verso il loro obiettivo,
però, prima di avvicinarsi comunicarono con il portiere attraverso un
trasmettitore per non lasciare traccia sul telefonino. Questi staccò l’allarme,
raccomandandosi di agire entro pochi minuti, prima che qualcuno se ne
accorgesse.
Con cautela, movendosi come
felini in agguato, aprirono con un congegno elettronico la teca e delicatamente
James prese il diamante dalla custodia di velluto blu; lo strinse nel pugno e
lo passò a Eva. Si era concluso tutto in pochi minuti, avvertirono il portiere
e risalirono con la corda fino in camera. Appena misero piede nella stanza, si
tolsero le tute, si abbracciarono ridendo, ancora una volta avevano vinto
insieme.
«Fai la valigia,
andiamocene, prima che scoppi la bagarre. Domani potrebbero perquisire le
camere, e noi saremo già lontani», disse James.
Poco dopo attraversavano la
hall sotto gli occhi quasi ammirati di Alain:
«Ecco il tuo compenso, ci
vivrai bene per qualche anno…au revoir!», disse James allungandogli una busta
zeppa di banconote.
Scesero in garage, salirono
sulla Lamborghini e, lasciarono velocemente
il Principato di Monaco.
Sulla potente vettura gialla
arrivarono in poche ore a Parigi, stanchi ma soddisfatti entrarono nel loro
appartamento nei pressi della Tour Eiffel, posarono i bagagli, e James trasse da una custodia il brillante grosso
come una nocciola e l’osservò a lungo
emozionato:
«Ce l’abbiamo fatta! Non ci
prenderanno mai, nessuno sa i nostri veri nomi, tutti i documenti sono falsi.
Con quello che ricaviamo da “Sirio”, potremo andare alle Seychelles a
riposarci, poi a Miami…che ne dici?», James era euforico, strinse a sé Eva in
uno spasmodico abbraccio.
«Domani dovrò ripartire per Amsterdam, ho
appuntamento con quel tale che vuole comprare il diamante, tu aspettami qui,
poi decideremo dove andare».
«Va bene, amore, ti
attenderò con ansia», scherzò porgendogli la bocca.
Il giorno dopo James
affrontò ancora un lungo viaggio verso l’Olanda, arrivò ad Amsterdam che stava
finendo la giornata, ma aveva tanta fretta di concludere quell’avventura che
telefonò immediatamente al ricettatore e insistette per essere ricevuto in
serata. Entrò nell’elegante casa di mister
Van Lerner che lo accolse con entusiasmo facendolo accomodare nel suo
studio.
«Complimenti, come sempre
hai fatto un bel lavoro…vediamo questa meraviglia, ti confesso che c’è in me
una certa emozione, non tutti i giorni mi capita di avere fra le mani una
pietra così», disse accogliendo dalle mani di James il diamante.
Con la lente inserita
nell’occhio sinistro si accinse a valutare “Sirio”, ma la sua espressione
cambiò dopo pochi secondi, il suo viso si accigliò:
« Ci conosciamo da tanto
tempo, non fare il furbo con me, non attacca», sbottò, «dove vuoi arrivare? Non
compro e non vendo pietre false, e questo caro mio, è un fondo di bicchiere!».
«Cosa hai detto? Ti stai
sbagliando, non può essere…!», James
sentì il sangue scivolargli via dalla testa, quasi stava per svenire. «Stai
scherzando? Dimmi che stai scherzando», bisbigliò esterrefatto.
«No James, mi dispiace, purtroppo non mi
sbaglio mai. Se vuoi, puoi farlo valutare da un altro esperto, sempre nostro
amico s’intende», affermò , « ti confesso che sono deluso, stavo aspettando
questa pietra con ansia ed ora…te la rendo», riconsegnò il diamante a James
rimasto senza parole.
«Come è potuto succedere?»
si stava chiedendo distrutto, mentre si allontanava dalla casa di Van Lerner,
«potrebbe essere stato Alain…ma é un ometto senza coraggio, ha accettato di
essere complice del furto per quattro soldi, e non poteva vendere quel
gioiello, soltanto un ladro internazionale come me, che conosce le persone
giuste in ogni parte del mondo può farlo». Aveva la testa che fumava, avrebbe
dato qualsiasi cosa per trovare chi aveva sostituito la pietra.
Con angoscia rimontò sulla
Lamborghini e riprese la strada per Parigi; là
voleva andare a fondo del mistero. Cercò di telefonare alla sua ragazza,
ma non ebbe risposta: il telefono suonava a vuoto..
In quello stesso momento
Eva, a bordo di un aereo diretto a Miami, stringeva in pugno l’originale
“Sirio”, il diamante più grosso del mondo e sorrideva pensando a James.
«Te l’ho fatta, amore mio,
hai sempre creduto che fossi un’aiutante senza iniziativa, ti ho voluto
dimostrare che so fare a meno di te…ti invierò una foto dalla spiaggia di
Miami, sdraiata sotto un ombrellone».
E mentre sorrideva riviveva
il momento del furto: sapeva benissimo che quello che stava per rubare insieme
a James, era un falso perché la notte precedente, era stata proprio lei che
l’aveva sostituito.
Ancora prima di partire da Parigi per
Montecarlo, si era messa d’accordo con Alain, il portiere di notte del Grand
Hotel Hermitage :
«Ti farò diventare ricchissimo, però mi dovrai
aiutare. James vorrebbe agire la notte stessa del nostro arrivo, ma non ti
farai trovare, perché io avrò bisogno di te».
Ricordava quando aveva usato
le arti migliori della seduzione per indurre James a tornare in albergo e poi,
la bibita che gli aveva dato in cui aveva messo un potente sonnifero. Così,
indisturbata e con l’aiuto di Alain, aveva sostituito il diamante vero con
quello falso, che si era portata da Parigi.
James arrivò a casa, abbattuto come un cane
bastonato.
«Eva…è successa una cosa
incredibile!», gridò entrando , «Eva…dove sei? », la sua voce si perdeva nel nulla, la casa era
vuota. Si aggirò per le stanze sconcertato, in quel momento il telefonino
gracchiò: era arrivato un messaggio.
«Ciao James, guarda la foto che
ti sta arrivando, sono a Miami, ma non sono sola, sono con “Sirio”. Amore mio,
non arrabbiarti, volevo soltanto dimostrarti che l’allieva ha superato il
maestro. Vieni, ti aspetto…ti amo, Eva».
Per James quella foto fu la più
grande sorpresa della sua vita, però mentre guardava la sua donna in bikini
sorrise e pensò che era degna di lui
e…che non la voleva perdere per nessuna ragione al mondo: prenotò subito un
posto su un volo per la Florida.
FINE