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giovedì 28 settembre 2017

HO VISTO COME LA GUARDAVI




Lorenzo l’aveva riconosciuta subito fra la moltitudine del sabato in un centro commerciale. La massa inconfondibile dei suoi capelli corvini si notava in mezzo alla gente. Ancor prima di vederla gli era arrivata la sua risata sommessa, un po’ rauca, sensuale, come la sua voce. Gesticolava e  stava parlando con un gruppo di persone, probabilmente amici ; era rimasto a osservarla per qualche minuto, senza farsi scorgere: rivederla dopo più di un anno l’ aveva emozionato.
 In  un solo istante era tornato indietro nel tempo, alla sera in cui le aveva detto che non era più innamorato di lei, Michela aveva sgranato gli occhi e aveva scosso la testa, incredula:
 ­«Perché?»,  aveva chiesto semplicemente.
«Ho conosciuto un’altra», aveva risposto lui abbassando lo sguardo.
Michela era impallidita:
“Non credere che non me ne sia accorta…sono mesi che ti stai comportando in un modo strano, sempre assente …sei un altro ! Il mio Lorenzo non c’è più, e questo che ho davanti non mi piace…vai pure dall’altra”, disse con gli occhi pieni di lacrime.
 Se ne andò sbattendo la porta.
Ma lei non sapeva che Lorenzo  in quel periodo  stava attraversando un momento difficile in cui tutto andava storto: la crisi aveva ridotto le entrate, lo studio  di architettura stava perdendo i clienti, l’improvvisa perdita del padre gli aveva dato il colpo finale. Era entrato in uno stato di negatività al limite della depressione.  Ogni mattina affrontare la giornata gli metteva ansia, sognava solo di andarsene per non affrontare i problemi che lo assillavano. Gli dava perfino fastidio la frenetica attività di Michela che non stava mai ferma. In quei momenti aveva bisogno di qualcuno che lo sopportasse con pazienza senza coinvolgerlo in cose che per lui non avevano più nessun interesse .
«Amore, cosa facciamo per il week-end? Andiamo al mare ?”, chiedeva lei puntualmente ogni sabato.
Per farla contenta accettava, ma per lui, che desiderava  soltanto chiudersi in una stanza e dormire, il fine settimana si trasformava in un incubo. Non era colpa di Michela, lei era una ragazza esuberante, piena di voglia di vivere, lui invece non aveva più voglia di fare niente..
 E pensare che si era innamorato di lei perché era un vulcano e non gli lasciava il tempo di annoiasi.
 Una mattina in cui era più depresso del solito, Rachele, l’ impeccabile segretaria entrò in ufficio per fargli firmare dei documenti e, mentre posava le carte sulla scrivania, per la prima volta l’ osservò più attentamente.
 La sua calma, il viso dolce, i sereni occhi chiari, gli fecero un effetto rilassante ,  senza volerlo pensò: “probabilmente questa sarebbe la donna che fa per me, tranquilla, senza grilli per la testa, sempre pronta a pianificarmi la giornata”.
Non l’aveva mai guardata sotto questo aspetto, si sorprese a pensare a lei come una probabile compagna di vita. Michela fino a quel momento aveva occupato tutti i suoi pensieri, cosa gli stava succedendo?   non aveva mai pensato di fare entrare un’altra donna nella sua vita….  Però quello che stava attraversando era un periodo particolare della sua vita  in cui cercava la tranquillità di cui aveva  bisogno, era entrato come in un tunnel dal quale aveva paura di non poter uscire.
Così Lorenzo, quasi senza rendersi conto di quello che stava facendo, invitò Rachele a cena:
«Hai impegni per questa sera?».
Lei lo guardò e diventò rossa:
 «Ma…ingegnere, dobbiamo incontrare qualche cliente?», domandò sempre più sorpresa.
«Assolutamente no…vorrei soltanto uscire con te, se vuoi, stasera ti vengo a prendere».
«Dobbiamo festeggiare qualcosa? Ci sono! E’ andato in porto il preventivo con l’architetto Salvi».
«Non chiederti tante cose, vuoi uscire con me o no?»
Lei, aggiustandosi i capelli  biondi,  rispose:
 «Va bene…a che ora?».
«Se mi dai l’indirizzo sono lì alle ventuno in punto»  disse Lorenzo  quasi divertito dal suo imbarazzo.
Andarono a cena, poi passeggiarono per le vie semideserte chiacchierando, si rese conto che stava trascorrendo una serata tranquilla, era sereno, come soggiogato dall’ aria placida di Rachele.
Da quel giorno uscirono insieme ancora tante volte,  si stava abituando a lei che gli appianava la vita non solo sul lavoro, le diceva spesso che era nata per organizzare, pianificare, risolvere i problemi difficili… però non si decideva a tagliare con Michela dalla quale, doveva ammetterlo, era ancora attratto. Gli piacevano i suoi capelli, la sua bocca, il suo corpo snello e scattante.
 E allora, confuso da questi sentimenti, Lorenzo si comportò nel modo più sbagliato: le frequentò entrambe e non si decideva a scegliere. Inconsciamente dentro di lui c’era la voglia di  cercare una via d’uscita dalla depressione e credeva di averla trovata in Rachele che gli dava la pace interiore..
Il giorno in cui decise di dire a Michela che non l’amava più, sentì che si stava staccando qualcosa, come se tagliasse un nodo che lo teneva legato a lei, non avrebbe mai creduto di arrivare a tanto dopo la passione che c’era stata fra loro, eppure l’aveva fatto!
  E si era subito giustificato facendo tacere la coscienza: “ è troppo esuberante, per me va bene Rachele, non c’è niente da fare”.
 E così aveva  fatto lo sbaglio di non ascoltare il cuore.
Poi la sfortuna si stancò di perseguitarlo, gli affari tornarono a prendere quota, l’incubo della depressione si stava allontanando, e si trovava accanto una compagna sensibile, carina, docile: insomma una moglie perfetta.
 Le chiese di sposarlo, in ufficio, mentre stava firmando la corrispondenza. Di romantico non c’era assolutamente nulla, né il luogo, né le parole con cui le disse:
 «Vuoi diventare mia moglie?»,  continuando a mettere firme.
 Rachele arrossì, rimase in silenzio, sorrise  e rispose di sì.
Non aveva più rivisto Michela né avuto sue notizie dopo la sera in cui le disse che nella sua vita c’era un’altra.
 Ogni tanto  si chiedeva se aveva fatto la cosa giusta, ma ormai era passato troppo tempo! Anche se la pensava spesso come il suo primo e grande amore.

E, quel giorno, nel centro commerciale, mentre con Rachele stava facendo la lista di nozze in un casalinghi di lusso, dopo un anno l’incontrò.  Non credeva gli facesse un tale effetto rivederla: il cuore cominciò a battere più forte.  
 «Non ti senti bene? Sei diventato pallido», gli chiese Rachele osservandolo preoccupata.
«No, sto benissimo, qui dentro manca l’aria, ti dispiace se esco?», disse mentre non lasciava con lo sguardo la sua ex che stava proprio fuori dal negozio.
«Hai ragione, vengo anch’io, continueremo un altro momento, non c’è nessuna fretta».
Uscì con Rachele nell’istante in cui Michela lo aveva visto, notò che lo stupore ingrandì i suoi occhi nocciola:
«Lorenzo», esclamò lei, lo guardò per qualche istante poi sussurrò:
«Quanto tempo che non ci vediamo! Come stai?»
«Bene…e tu?», ma le parole non servivano a niente, gli occhi erano fissi in quelli dell’altro, il tempo non era mai trascorso, in quel momento era tornato a quando l’aveva vista per la prima volta.  Era bella come allora, anzi di più, la bocca morbida che ancora non si era aperta al sorriso gli ricordava i baci che si erano dati.
Intanto  Rachele  stava chiedendo:« E’ una tua amica?».
Lorenzo si scosse e cercò di riprendere il self control:
«Scusa, dimenticavo di presentarvi: Michela e Rachele la mia fidanzata», disse tutto d’un fiato.
Michela finalmente sorrise, ma amaramente:
«Sono contenta di vederti», il suo sguardo si posò sul foglio che Rachele teneva in mano sul quale, a caratteri abbastanza grandi da poter essere visti anche a distanza, c’era scritto Lista di nozze.
«Ci sposiamo fra un mese», si affrettò a dire Rachele che aveva notato lo sguardo curioso dell’altra.
In quel momento quella frase gli fece uno strano effetto, era come se per la prima volta si rendesse conto che stava facendo un passo importante, forse il passo più importante della sua vita.
 Michela lo guardò per avere una conferma, non disse nulla ma nei suoi occhi si leggeva lo stupore.  Solo dopo qualche lunghissimo secondo, Lorenzo diede la risposta che lei già si aspettava:
«Sì, è vero ci sposiamo fra poco, stiamo scegliendo i regali», aggiunse imbarazzato.
Lei strinse le labbra e fece un gesto che lui conosceva bene, alzò la testa di scatto come per dire “ ho già perso troppo tempo con voi”.
«Scusate ma devo andare, i miei amici mi aspettano. Allora auguri e buona fortuna», esclamò e se ne andò senza voltarsi.
 Rachele chiese poi con finta noncuranza:
«E’ la tua ex?».
Lorenzo annuì in silenzio e tornarono in negozio a concludere la scelta dei regali.
Quell’incontro lasciò il segno, Michela gli tornava alla mente sempre più spesso, mentre il tempo passava e la data del matrimonio si avvicinava si sentiva mancare la terra sotto i piedi. Non era più sicuro di se stesso, né dell’amore che provava per Rachele, aveva paura di commettere un errore che avrebbe coinvolto soprattutto lei.
 «Oggi vado a provare il vestito», annunciò entusiasta la promessa sposa, e Lorenzo  non provò nessuna emozione, anzi un senso di disagio che non aveva giustificazione.  
 Cosa gli stava succedendo? Se lo domandava più volte e la risposta non era di quelle che gli piacevano: si stava accorgendo troppo tardi di non essere mai stato innamorato di Rachele. Quella che voleva e che desiderava  era soltanto Michela.
 Intorno a lui c’era la frenetica atmosfera dei preparativi: la scelta della partecipazione di nozze, quella degli invitati, del ristorante, degli abiti, del viaggio di nozze. Senza contare che l’appartamento già arredato era pronto per accogliere gli sposini. I giorni passavano e l’angoscia lo stava sopraffacendo. Non si riconosceva e  si accorgeva  anche di essere un coniglio, cioè uno che vede precipitare attorno a sé gli eventi e non ha il coraggio di affrontarli.
Ma cosa poteva fare?  non poteva tornare indietro.
Ormai soltanto dieci giorni lo separavano dalla data fatidica, gli era venuta perfino l’orticaria da stress, soffriva, per il prurito e per la voglia sconsiderata di telefonare a Michela.
Aveva in mano il cellulare e non si decideva a chiamarla, mentre navigava nell’incertezza accadde qualcosa di miracoloso: il telefono squillò e sul display apparve il nome di Michela. Gli tremava la voce quando rispose “pronto”.
«Non ci crederai, ma ti stavo pensando», le disse appena fu in grado di parlare.
«Come vedi anch’io. Ma volevo soltanto augurarti tanta felicità».
 «Grazie e…tu cosa farai?», le chiese.
«Non so…per adesso non penso a nulla», rimase in silenzio per qualche istante, « io sono di quelle che non riescono a cancellare facilmente un amore come il nostro. Per te è stato semplice, ma per me ci vorrà del tempo. Ad ogni modo buona fortuna, ho voluto risentire la tua voce, scusami, non avrei dovuto farlo, ma è stato più forte di me».
Lorenzo  rimase di sasso, non si sarebbe mai aspettato una simile telefonata: aveva ragione lei!
Non si poteva cancellare un amore così!  Ma, mentre stava rispondendo, sentì che la linea si era interrotta: Michela aveva preferito troncare la conversazione.
 Da quel momento visse in un incubo.
«Amore, che fiori scegliamo per il bouquet?».
«Quello che fai tu va bene, cara».
 «Lorenzo, ha telefonato il sarto, devi andare a fare l’ultima prova!».
«Stai tranquilla, nel pomeriggio troverò il tempo».
«Per il menù pesce o carne? Oppure due secondi? Che ne dici?».
«Non ho preferenze, per me va bene tutto», ormai era rassegnato.
«Amore, non sei felice? Ti vedo un po’ giù».
«Sto bene, sono soltanto stanco».
La notte prima del matrimonio la passò in bianco, si rigirò nel letto centinaia di volte cercando il sonno che non veniva finché la luce non filtrò dalle tapparelle: era l’alba e finalmente aveva preso una decisione. Fece qualcosa che non avrei mai creduto di avere il coraggio di fare.
Era sull’altare, accanto a lui c’era Rachele che indossava uno splendido vestito  bianco,  era pallido, tirato, sbirciava lei senza avere il coraggio di sorridere. Il sacerdote con voce calma pronunciò la domanda di rito:
«Vuoi tu Lorenzo prendere in sposa Rachele e amarla per tutto il resto della tua vita?».
Prima di rispondere si girò verso la sposa, aveva i battiti del cuore accelerati, rimase in silenzio per qualche secondo che gli sembrò un’eternità…poi disse di no.
Un mormorio di sconcerto serpeggiò per la chiesa piena di gente: Rachele lo guardò incredula, diventò pallida i suoi occhi divennero lucidi, si aspettava lacrime e insulti, ma non fu così.
Lei  reagì come non si sarebbe mai aspettato : gli prese le mani e lo guardò negli occhi, a lungo, prima di dirgli: «L’avevo capito da tempo…non sei innamorato di me. Va’ da lei, ho visto come la guardavi».
Un sospiro di sollievo gli liberò il cuore e non potè fare a meno di dirle:
«Grazie Rachele! Sei meravigliosa, ti voglio un gran bene».
Attraversò la navata della chiesa seguito dagli sguardi stupefatti, qualcuno quasi divertito, dei presenti, uscì sul sagrato illuminato dal sole, e telefonò a Michela.
 Dopo quel giorno, per mesi, sua madre non gli parlò, perse la segretaria perfetta, qualche amico non si fece più vedere,  ma ritrovò la gioia di vivere.
E… dopo qualche tempo, sull’altare di una piccola chiesa di campagna, Michela gli disse di sì.

                                                                                                                                   FINE