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venerdì 14 settembre 2012

FINE : L'ASSASSINO E' DIETRO LA PORTA

Alex Parisi brancolava nel buio, c’erano diversi probabili colpevoli senza alibi e si chiedeva nelle notti in cui non riusciva a prendere sonno: fra di loro c’era l’assassino di Giada? A questo interrogativo doveva rispondere con i fatti, intensificò le indagini per frugare nella vita di ciascuno, e ognuno aveva i suoi scheletri nell’armadio che avrebbero potuto essere la causa dell’omicidio.
Ma, il giorno in cui era più depresso del solito, Loredana, irruppe nel suo ufficio brandendo un fascicolo:
«Commissario: i risultati della scientifica!», e appoggiò con un gesto deciso il dossier sulla scrivania.
«Spero che ci sia qualcosa che mi aiuti a capire, questo caso è complicato, il giudice mi assilla, i media sono implacabili, vogliono tutti sbattere il mostro in prima pagina e io… partirei subito per le Maldive…ma non posso!», mormorò Parisi passandosi una mano sui capelli.
Aprì la cartella e si immerse nella lettura, erano passati non più di cinque minuti quando fece un salto sulla sedia:
«Questa sì che è una notizia!!!», esclamò.
L’agente speciale Caputo si avvicinò:
« Hanno trovato qualcosa?», chiese incuriosita.
«Sull’orlo di uno dei bicchieri c’è il DNA della moglie di Tom Mariano», un sospiro di sollievo uscì dal petto del commissario: «qui non si scappa…qualcosa di sicuro c’è».
 Loredana era già pronta a uscire, infatti dopo nemmeno un secondo, arrivò l’ordine che si aspettava:
 «Vai a prendere la signora!».
Kristel davanti all’evidenza non ebbe più la possibilità di  negare:
«Sì, quella sera sono stata da Giada per convincerla ad andarsene, ero gelosa delle attenzioni che le riservava mio marito, la sua presenza metteva in pericolo il nostro matrimonio».
«Per questo l’ha uccisa?», incalzò il commissario.
Nello sguardo della donna passò la paura:
«No!», gridò, «io non ho fatto niente, anche perché mi aveva confidato che aveva intenzione di sposarsi e di lasciare la moda…», scoppiò in singhiozzi mettendo a disagio Parisi che non poteva vedere piangere una donna.
Infatti cercò di dare alla voce un’intonazione meno brusca:
«Mi dispiace signora, devo incriminarla per l’omicidio di Giada Ferri. Il GIP deciderà sul da farsi».
Kristel si asciugò gli occhi e guardò Parisi con uno sguardo disperato:
«La prego, commissario, mi creda, non sono stata io, ho soltanto avuto la sfortuna di essere andata in quella casa prima dell’omicida…».
Parisi era titubante, quella donna gli faceva pena, ma non c’era altro da fare dopo la prova del DNA, e, come si aspettava, il giudice ordinò l’arresto. Il giorno dopo gli agenti della squadra mobile irruppero nell’appartamento di Tom Mariano e arrestarono la moglie Kristel con l’accusa di aver ucciso la modella.
 «Commissario, è stata lei?», domandò Loredana pensierosa, il commissario si volse verso la sua aiutante:
«Perché mi fai questa domanda? Per il momento su di lei abbiamo in mano una prova sicura, per gli altri ci sono soltanto indizi…e poi, non mi mettere questi dubbi, ho bisogno di stare tranquillo», rispose Parisi innervosito.
Però la domanda di Loredana se l’era fatta anche lui, non era proprio convinto che quella donna avesse ucciso Giada e…se quello che diceva fosse vero? Se l’assassino fosse arrivato appena dopo che lei se n’era andata?
Nel suo mestiere c’era sempre in agguato il pericolo di incolpare un innocente e per Parisi era un incubo che lo tormentava quando i dubbi cominciavano a ronzargli in testa: perciò decise di andare a fare un’ulteriore ispezione nella casa di Giada.
Loredana e Parisi entrarono quasi in punta di piedi nel piccolo appartamento, un’atmosfera strana aleggiava  intorno a loro, nell’aria c’era ancora il profumo di Giada, la sua presenza era quasi palpabile, questa sensazione metteva a disagio i due poliziotti quando cominciarono la perquisizione. Aprirono i cassetti e misero le mani nelle cose della modella quasi con soggezione. Frugarono in ogni angolo della casa, sotto i mobili, nell’armadio con i vestiti ancora appesi, nella speranza di trovare qualche indizio che li portasse alla verità che ancora non era chiara.
«Commissario…ho trovato questo bottone sotto l’armadietto del bagno», Loredana mostrò al superiore un bottone di metallo che avrebbe potuto essere di una giacca o anche un cappotto da uomo. Parisi lo prese e lo rigirò nel palmo della mano: «Non ho mai visto un bottone così…Che forma strana», borbottò.
«Ha ragione, questo fregio al centro è particolare», disse la ragazza osservando con cura il piccolo oggetto, «Sembra un giglio in rilievo, anzi è proprio un giglio!», esclamò.
«Mettilo nel sacchetto dei reperti, lo esamineremo con calma», rispose Parisi continuando a cercare.  Aprì un cassetto, fra le tante cianfrusaglie c’era anche un disco per  computer sul quale era scritto qualcosa, strizzò gli occhi per leggere meglio: “Sfilata del 20 settembre”, la data dell’ultima apparizione in pubblico di Giada.
«Caputo, metti via anche questo, poi andiamocene, non c’è altro da vedere…almeno credo», Parisi si volse ancora prima di uscire dal locale, una stretta allo stomaco gli ricordò il corpo di Giada immerso nell’acqua.
Quel giorno il commissario non andò nemmeno alla solita trattoria, si fece portare un panino e lo addentò mentre si accingeva a vedere  il video sul computer.
Loredana seduta davanti il PC mise il disco nell’apposita fessura, poco dopo le immagini apparvero sul monitor:  le modelle incedevano sulla passerella e Parisi si sorbì la presentazione degli abiti con una leggera noia, finché arrivò il turno di Giada vestita da sposa. Era bellissima! e questa volta fece fatica a continuare la visione, un groppo gli impediva quasi di respirare.
Alla fine della sfilata Tom Mariano uscì attorniato dalle sue ragazze e ringraziò il pubblico.
«Nulla di interessante», brontolò il commissario ma, mentre stava per far uscire il disco Loredana si fermò:
«Vado  indietro, ho notato qualcosa!» e ritornò all’ultima immagine del video.
  «Si può sapere cosa devi vedere?», brontolò spazientito il commissario.
La ragazza si alzò e poco dopo tornò, il commissario seguiva i suoi gesti senza capire.
«Ecco…guardi bene la giacca dello stilista….ha i bottoni uguali a quello che abbiamo trovato in casa di Giada», mostrò quello che teneva stretto in mano, e ingrandì l’immagine, «è uguale! Lo stesso disegno in rilievo: il giglio».
Parisi osservò con cura il bottone:
«Acc…hai ragione! Loredana sei un genio!!! Adesso Tom Mariano ci deve  mostrare quella giacca…penso che abbiamo trovato il vero colpevole…brava!», Parisi era euforico e non aspettò un istante  a precipitarsi  all’atelier di Mariano.
La sirena della polizia sconvolse la quiete di quella tiepida sera settembrina.
Una settimana dopo Alex Parisi era davanti all’edicola all’angolo della sua strada, tutti i quotidiani titolavano a grandi caratteri la notizia del giorno:
 “ Tom Mariano ha confessato. Il caso del delitto nel mondo della moda è risolto. Scarcerata la moglie dello stilista”.
L’edicolante uscì: «Congratulazioni commissario!», disse.
«Grazie…ma il merito va a tutta la squadra», rispose lui e se ne andò con il giornale sottobraccio.
Entrò in ufficio e cominciò a leggere l’articolo dedicato all’omicidio di Giada Ferri. Mentre leggeva si rivedeva quando, con Loredana, era entrato nell’atelier dello stilista e aveva chiesto  di vedere la giacca incriminata… alla quale mancava proprio un bottone ! Fu un momento indimenticabile, aveva guardato in faccia la sua aiutante che aveva approvato con il capo come per dire: « sì…è lui!» e poi,  Tom Mariano non aveva avuto più più scampo finché non aveva confessatocon la voce rotta dall’emozione:
«E' vero, l’ho uccisa io…aveva deciso di andarsene e di sposare Federico….non potevo sopportare che una seconda volta Sonia mi lasciasse…sì perché lei per me era Sonia, rivedevo in lei il mio grande amore perduto e la mia mente si è offuscata…non sono più stato in grado di trattenermi, le ho tolto l’accappatoio, l’ho immersa nella vasca e l’ho tenuta sotto l’acqua fino a quando ho visto i suoi occhi perdere la luce».
«Portatelo via», aveva sussurrato lui scuotendo la testa, «non lo voglio più vedere!».
E poi, Loredana si era avvicinata:
 «Vada a casa commissario, ha bisogno di rilassarsi… domani comperi un biglietto per le Maldive!», gli aveva detto scherzando.
 «Se vieni anche tu…potrei anche farlo» le aveva risposto sorridendo, ma dopo era andato  a casa e si era messo a dormire.

FINE




 

giovedì 6 settembre 2012

Seconda puntata: L'ASSASSINO DIETRO LA PORTA

Mentre il commissario metteva sotto torchio il custode, Loredana Caputo si aggirava per l’appartamento attenta a non toccare nulla per non inquinare le prove, in attesa dell’arrivo della polizia scientifica. Però la sua attenzione fu attirata da un pacchetto nascosto sotto il divano e non poté fare a meno di interpellare il superiore:
«Commissario, guardi qui», esclamò rivolgendosi a Parisi, questi si avvicinò:
« Non mi piace», disse strizzando gli occhi per mettere a fuoco quell’oggetto, «mettiti i guanti e toglilo da lì», ordinò alla sua aiutante. Loredana si chinò e porse il pacchetto al commissario.
«Aprilo», ordinò lui incuriosito.
Loredana tolse la plastica che lo avvolgeva, dentro un altro involucro c’erano delle bustine contenenti una polvere bianca. Il commissario ne aprì una ne annusò il contenuto e la sua sentenza fu inequivocabile: «Cocaina…ora il caso si complica», mormorò con la fronte aggrottata: « metti da parte il sacchetto, dobbiamo consegnarlo ai colleghi della scientifica per avere una conferma».
 Poco dopo la squadra arrivò e Parisi ebbe la certezza di non essersi sbagliato.
A movimentare ancor di più l’atmosfera già elettrica, un giovanotto entrò infuriato:
 «Cosa ci fa qui la polizia?», esclamò rivolgendosi al commissario che lo guardava in modo non troppo conciliante.
«Lei chi è?», chiese fissando il nuovo venuto.
«Federico Bassi…Giada dov’è?», chiese scostante.
«In bagno…ma non sta facendo la doccia, è morta annegata», rispose brusco Parisi.
L’altro impallidì e si lasciò andare su una sedia:
« Non può essere vero!!!Come è successo?», chiese con la voce strozzata in gola.
«Vorrei saperlo anch’io…e soprattutto vorrei sapere chi è stato», sbottò il poliziotto guardando dritto negli occhi il suo interlocutore. Questi chinò la testa e sussurrò:
 «Povera Giada, non è possibile! Dovevamo sposarci…».
« Ci sarebbe anche qualche altra domanda da farle a proposito di queste…ne sa qualcosa? Le usava la sua fidanzata oppure…», e mostrò al giovane le bustine trovate.
Federico Bassi tardò a rispondere, poi vedendo che Parisi stava aspettando:
«Commissario, io con quella roba non ho niente a che fare», affermò.
«O.K., ne parleremo in seguito…..se vuole vedere Giada è di là»,  il commissario indicò una porta, «comunque si tenga a disposizione, ho il dovere di interrogarla, le farò sapere quando».
«Andiamo Caputo, qui non abbiamo più niente da fare», lasciò la scena del delitto senza voltarsi indietro.
Iniziava per l’agente speciale Caputo un periodo d’inferno, sapeva che avrebbe dovuto correre in ogni luogo su ordine del capo, e per Parisi cominciavano le notti bianche visitate da incubi e pensieri neri. Quell’inchiesta appena cominciata si presentava difficile, man mano che si svolgevano le indagini spuntava fuori un probabile colpevole.
Dagli esami di laboratorio della scientifica risultò che sui due bicchieri c’erano tracce di DNA femminile: una donna aveva bevuto un aperitivo con Giada. Chi poteva essere? Un’amica? Una conoscente? Una modella come lei?
Parisi incaricò Loredana di indagare per tentare di ricostruire la giornata della ragazza prima della sua morte avvenuta intorno alle ventuno circa.
Giada era rimasta tutto il giorno nell’atelier di Tom Marciano, non c’era stato niente di  particolare se non una discussione con un’altra modella, Morena, per un abito da indossare alle sfilate. Un battibecco dettato dalla gelosia di mestiere, in effetti Giada presentava gli abiti che lo stilista riteneva i migliori della collezione e questo spesso suscitava la gelosia delle colleghe. Ma tutto si era concluso senza conseguenze. Però per Parisi, anche il più piccolo indizio era importante, e volle parlare con l’indossatrice.
Il commissario era leggermente a disagio di fronte a quella bella ragazza con le gambe accavallate seduta al di là della scrivania:
«E’ stato un piccolo diverbio che si è risolto in nulla, sul lavoro capitano certi momenti di contrasto…ero amica di Giada…non ho niente altro da dire »,  Morena si toccava nervosamente i capelli arrotolandoli sull’indice.
 Parisi, usando tutto il tatto di cui era capace, fece la domanda d’obbligo:
 «Dov’era la sera del delitto?».
«A casa mia…ma nessuno può confermarlo perché abito sola…»,  la ragazza si fermò un attimo poi riprese: «commissario non penserà che l’abbia uccisa io?», era sconvolta e agitata.
«Stia calma, sto facendo solo il mio dovere»,  replicò lui, «ma ora può andare, se ho bisogno la richiamerò», concluse.
La ragazza uscì di corsa e il commissario alzò la cornetta del telefono:
 «Caputo, mandami l’altra indiziata…sì la moglie di Tom Mariano».
Kristel entrò con aria di sfida:
«Guardi che non ho tempo da perdere», cominciò arrogante accomodandosi sulla sedia.
«Nemmeno io signora Mariano, però devo sapere qualcosa di più dopo che mi è stato riferito che non vedeva di buon occhio Giada».
La donna sussultò leggermente:
«Chi ha detto questa sciocchezza! Per me Giada era come una figlia».
«Non proprio, lei era gelosa di quella ragazza che piaceva molto a suo marito…infatti qualcuno ha sentito la sua scenata il giorno prima del delitto durante la sfilata».
Kristel si tormentava le mani:
« Erano parole dettate dallo stress, ero molto nervosa. Non avevo niente contro di lei, era una perfetta professionista».
Parisi continuò imperterrito: « L’hanno vista uscire intorno alle venti, dopo aver chiuso l’atelier, non è andata per caso da Giada?».
La signora diventò rossa e urlò: «Come si permette?! Non vorrà incriminarmi…io non ho ucciso nessuno!!», era sconvolta.
«Non ho detto che lei è l’assassina di Giada, ma può essere semplicemente stata a casa sua quella sera…per qualche ragione che non conosco».
«Nego tutto, non può trattenermi e non può insinuare nulla sul mio conto, mi lasci andare…parlerà con il mio avvocato», la donna si alzò e s’incamminò verso la porta, Parisi la lasciò andare senza  cercare di trattenerla, avrebbe voluto dirle che il laboratorio stava esaminando i DNA dei due bicchieri e….se ci fosse stato anche il suo, sarebbe stata veramente nei guai, ma per il momento non poteva incriminarla, senza prove  certe.
C’era ancora qualcuno da sentire e forse era quello che gli avrebbe fatto perdere maggior tempo: il fidanzato inconsolabile che aveva forse molte cose sulla coscienza.
Se gli interrogatori precedenti erano stati abbastanza brevi, quello di Federico Bassi prometteva di durare anche delle ore. C’era di mezzo la cocaina trovata nell’appartamento, il giovane negava di esserne al corrente, ma dalle indagini su di lui risultava che in effetti era un consumatore abituale di droga. Potevano esserci mille motivi per cui quel pacchetto era nascosto sotto il divano, probabilmente Giada non ne sapeva nulla, oppure c’entrava anche lei e qualcuno poteva averla uccisa per vendetta …per punire Federico: un regolamento di conti con gli spacciatori.
Infine dopo che Parisi non aveva più il fiato per fare altre domande il giovanotto chiuse gli occhi stremato : «Basta!», disse e… confessò:
«Sì, la coca era mia», alzò il viso verso il commissario: «lei era all’oscuro di tutto, io ho nascosto il sacchetto sotto il divano che ritenevo un luogo sicuro…. ma non ho ucciso Giada…l’amavo troppo, mi creda commissario, ho molte colpe ma non sono un assassino».
Federico Bassi uscì dalla centrale della polizia con la testa in fiamme…e con il timore di essere indiziato per il delitto.
(continua) 
  
chi è l'assassino?