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giovedì 6 settembre 2012

Seconda puntata: L'ASSASSINO DIETRO LA PORTA

Mentre il commissario metteva sotto torchio il custode, Loredana Caputo si aggirava per l’appartamento attenta a non toccare nulla per non inquinare le prove, in attesa dell’arrivo della polizia scientifica. Però la sua attenzione fu attirata da un pacchetto nascosto sotto il divano e non poté fare a meno di interpellare il superiore:
«Commissario, guardi qui», esclamò rivolgendosi a Parisi, questi si avvicinò:
« Non mi piace», disse strizzando gli occhi per mettere a fuoco quell’oggetto, «mettiti i guanti e toglilo da lì», ordinò alla sua aiutante. Loredana si chinò e porse il pacchetto al commissario.
«Aprilo», ordinò lui incuriosito.
Loredana tolse la plastica che lo avvolgeva, dentro un altro involucro c’erano delle bustine contenenti una polvere bianca. Il commissario ne aprì una ne annusò il contenuto e la sua sentenza fu inequivocabile: «Cocaina…ora il caso si complica», mormorò con la fronte aggrottata: « metti da parte il sacchetto, dobbiamo consegnarlo ai colleghi della scientifica per avere una conferma».
 Poco dopo la squadra arrivò e Parisi ebbe la certezza di non essersi sbagliato.
A movimentare ancor di più l’atmosfera già elettrica, un giovanotto entrò infuriato:
 «Cosa ci fa qui la polizia?», esclamò rivolgendosi al commissario che lo guardava in modo non troppo conciliante.
«Lei chi è?», chiese fissando il nuovo venuto.
«Federico Bassi…Giada dov’è?», chiese scostante.
«In bagno…ma non sta facendo la doccia, è morta annegata», rispose brusco Parisi.
L’altro impallidì e si lasciò andare su una sedia:
« Non può essere vero!!!Come è successo?», chiese con la voce strozzata in gola.
«Vorrei saperlo anch’io…e soprattutto vorrei sapere chi è stato», sbottò il poliziotto guardando dritto negli occhi il suo interlocutore. Questi chinò la testa e sussurrò:
 «Povera Giada, non è possibile! Dovevamo sposarci…».
« Ci sarebbe anche qualche altra domanda da farle a proposito di queste…ne sa qualcosa? Le usava la sua fidanzata oppure…», e mostrò al giovane le bustine trovate.
Federico Bassi tardò a rispondere, poi vedendo che Parisi stava aspettando:
«Commissario, io con quella roba non ho niente a che fare», affermò.
«O.K., ne parleremo in seguito…..se vuole vedere Giada è di là»,  il commissario indicò una porta, «comunque si tenga a disposizione, ho il dovere di interrogarla, le farò sapere quando».
«Andiamo Caputo, qui non abbiamo più niente da fare», lasciò la scena del delitto senza voltarsi indietro.
Iniziava per l’agente speciale Caputo un periodo d’inferno, sapeva che avrebbe dovuto correre in ogni luogo su ordine del capo, e per Parisi cominciavano le notti bianche visitate da incubi e pensieri neri. Quell’inchiesta appena cominciata si presentava difficile, man mano che si svolgevano le indagini spuntava fuori un probabile colpevole.
Dagli esami di laboratorio della scientifica risultò che sui due bicchieri c’erano tracce di DNA femminile: una donna aveva bevuto un aperitivo con Giada. Chi poteva essere? Un’amica? Una conoscente? Una modella come lei?
Parisi incaricò Loredana di indagare per tentare di ricostruire la giornata della ragazza prima della sua morte avvenuta intorno alle ventuno circa.
Giada era rimasta tutto il giorno nell’atelier di Tom Marciano, non c’era stato niente di  particolare se non una discussione con un’altra modella, Morena, per un abito da indossare alle sfilate. Un battibecco dettato dalla gelosia di mestiere, in effetti Giada presentava gli abiti che lo stilista riteneva i migliori della collezione e questo spesso suscitava la gelosia delle colleghe. Ma tutto si era concluso senza conseguenze. Però per Parisi, anche il più piccolo indizio era importante, e volle parlare con l’indossatrice.
Il commissario era leggermente a disagio di fronte a quella bella ragazza con le gambe accavallate seduta al di là della scrivania:
«E’ stato un piccolo diverbio che si è risolto in nulla, sul lavoro capitano certi momenti di contrasto…ero amica di Giada…non ho niente altro da dire »,  Morena si toccava nervosamente i capelli arrotolandoli sull’indice.
 Parisi, usando tutto il tatto di cui era capace, fece la domanda d’obbligo:
 «Dov’era la sera del delitto?».
«A casa mia…ma nessuno può confermarlo perché abito sola…»,  la ragazza si fermò un attimo poi riprese: «commissario non penserà che l’abbia uccisa io?», era sconvolta e agitata.
«Stia calma, sto facendo solo il mio dovere»,  replicò lui, «ma ora può andare, se ho bisogno la richiamerò», concluse.
La ragazza uscì di corsa e il commissario alzò la cornetta del telefono:
 «Caputo, mandami l’altra indiziata…sì la moglie di Tom Mariano».
Kristel entrò con aria di sfida:
«Guardi che non ho tempo da perdere», cominciò arrogante accomodandosi sulla sedia.
«Nemmeno io signora Mariano, però devo sapere qualcosa di più dopo che mi è stato riferito che non vedeva di buon occhio Giada».
La donna sussultò leggermente:
«Chi ha detto questa sciocchezza! Per me Giada era come una figlia».
«Non proprio, lei era gelosa di quella ragazza che piaceva molto a suo marito…infatti qualcuno ha sentito la sua scenata il giorno prima del delitto durante la sfilata».
Kristel si tormentava le mani:
« Erano parole dettate dallo stress, ero molto nervosa. Non avevo niente contro di lei, era una perfetta professionista».
Parisi continuò imperterrito: « L’hanno vista uscire intorno alle venti, dopo aver chiuso l’atelier, non è andata per caso da Giada?».
La signora diventò rossa e urlò: «Come si permette?! Non vorrà incriminarmi…io non ho ucciso nessuno!!», era sconvolta.
«Non ho detto che lei è l’assassina di Giada, ma può essere semplicemente stata a casa sua quella sera…per qualche ragione che non conosco».
«Nego tutto, non può trattenermi e non può insinuare nulla sul mio conto, mi lasci andare…parlerà con il mio avvocato», la donna si alzò e s’incamminò verso la porta, Parisi la lasciò andare senza  cercare di trattenerla, avrebbe voluto dirle che il laboratorio stava esaminando i DNA dei due bicchieri e….se ci fosse stato anche il suo, sarebbe stata veramente nei guai, ma per il momento non poteva incriminarla, senza prove  certe.
C’era ancora qualcuno da sentire e forse era quello che gli avrebbe fatto perdere maggior tempo: il fidanzato inconsolabile che aveva forse molte cose sulla coscienza.
Se gli interrogatori precedenti erano stati abbastanza brevi, quello di Federico Bassi prometteva di durare anche delle ore. C’era di mezzo la cocaina trovata nell’appartamento, il giovane negava di esserne al corrente, ma dalle indagini su di lui risultava che in effetti era un consumatore abituale di droga. Potevano esserci mille motivi per cui quel pacchetto era nascosto sotto il divano, probabilmente Giada non ne sapeva nulla, oppure c’entrava anche lei e qualcuno poteva averla uccisa per vendetta …per punire Federico: un regolamento di conti con gli spacciatori.
Infine dopo che Parisi non aveva più il fiato per fare altre domande il giovanotto chiuse gli occhi stremato : «Basta!», disse e… confessò:
«Sì, la coca era mia», alzò il viso verso il commissario: «lei era all’oscuro di tutto, io ho nascosto il sacchetto sotto il divano che ritenevo un luogo sicuro…. ma non ho ucciso Giada…l’amavo troppo, mi creda commissario, ho molte colpe ma non sono un assassino».
Federico Bassi uscì dalla centrale della polizia con la testa in fiamme…e con il timore di essere indiziato per il delitto.
(continua) 
  
chi è l'assassino? 

4 commenti:

  1. Due parole: la moglie. Sembra un po' troppo ovvio, ma se fosse un caso della vitaa reale io direi così. Poi un altro commento, dettato dalla continua lettura dei casi... povera Caputo!!!

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    1. Mi dispiace....non posso dire di più, ma aspetta...e vedrai...grazie per i commenti!
      Ciao , a presto
      Lucilla

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  2. Anche se, ora che lo rileggo, Giada sembrava molto sicura quandi apre la porta, segno che conosce bene la persona, quindi forse è la modella sua amica... mqìa solo forse, io non ci conterei troppo.

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    1. Sul fatto che Giada conoscesse l'assassino è non ci sono dubbi....non è la mlodella!
      Ciaooo

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