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mercoledì 9 gennaio 2013

L'ORCOBALENO


L'ORCOBALENO

In Val di Nebbia, alle pendici del Monte Grigio, c'era un piccolo paese chiamato Nerofumo; gli abitanti erano sempre tristi e immusoniti: in quel posto non c'era mai il sole, l'atmosfera era nebbiosa, le case, le strade color cenere. I gatti naturalmente erano solo grigi e i cani pure...la gente non rideva mai, tutti avevano gli occhi spenti, la bocca in giù e le spalle curve. Ma in quel disgraziatissimo paese c'era un'altra terribile cosa: in un castello immerso in una fitta foresta viveva un orco, del quale si sentivano ogni tanto le grida, ma che nessuno aveva mai visto. Era lo spauracchio di tutti, specialmente dei bambini che, ogni volta che facevano un capriccio o non volevano mangiare la minestra, si sentivano dire: "Guarda che ti porto dall'orco, sai?". E così la gente passava le sue giornate tristemente.
Un bel giorno a Nerofumo successe una cosa straordinaria: arrivò in paese una roulotte che trainava un'automobile rossa.
 I paesani guardavano con occhi spalancati quel piccolo convoglio attraversare le vie del villaggio; nessuno era arrivato prima di allora fin lì e tutti andavano a vedere la novità. Dall'auto uscirono un papà, una mamma e un bambino biondo. I tre si guardarono intorno sbigottiti senza capire dove fossero finiti, era tutto così grigio che non riuscivano a distinguere bene né le case né il paesaggio. Il bambino biondo stringeva fra le braccia una bella palla colorata.
"Dove siamo?", chiese. Nessuno gli rispose. Allora, spazientito il piccolo disse: "Questo posto non mi piace...voglio andare via!".
Un ragazzino di Nerofumo si avvicinò all'automobile rossa e la toccò, anche gli altri bambini si avvicinarono per vedere quello strano colore che non conoscevano. "Che bello!", esclamarono in coro. Mentre tutti facevano crocchio attorno alla vettura, questa a poco a poco sbiadì, la palla  del bimbo cadde per terra e...appena toccò il suolo i colori svanirono e diventò grigia.
I nuovi arrivati guardarono sbigottiti quel cambiamento:
"Cosa succede?...dobbiamo fare qualcosa!", esclamarono in preda al panico.
"Non c'è niente da fare...", disse con voce mesta un vecchietto, "ormai anche voi siete stati toccati dall' incantesimo che ci perseguita da tanto tempo...forse è tutta colpa dell'orco!".
"Quale orco?", chiese il bambino che era diventato biondo-cenere. "Io voglio andare da lui, deve ridarmi la mia palla colorata!", e  si mise a piangere come una fontana.
Il papà non sapeva più cosa fare, si guardava intorno in cerca di aiuto, ma invano, ormai tutti si erano allontanati, solo una donna disse: "Se volete trovarlo dovete attraversare il bosco, in fondo c’è un castello di pietra grigia: l'orco abita lì…buona fortuna!" , disse e se ne andò di corsa. 
 "Vieni", disse il papà al figlio in lacrime. "Andiamo voglio conoscerlo e cercare di convincerlo a far tornare la tua palla com'era..." .
 Prese il bimbo per mano e insieme si avviarono lungo il sentiero indicato dalla donna. Una fitta vegetazione impediva il cammino e dovettero farsi largo fra le erbacce. Dopo molta fatica riuscirono a raggiungere il cancello di ferro che chiudeva l'accesso a un grande castello.
Tutte le finestre erano sbarrate, ma dall'interno si sentivano venire strani rumori. I due esitarono intimoriti, poi si fecero coraggio e tirarono la corda di una campana arrugginita. I rintocchi risuonarono lugubremente nella valle.  Una voce cavernosa li fece sobbalzare: “Chi è là ?”, poi videro aprirsi una finestra.
Il papà e il bambino avevano una fifa terribile:
"Vogliamo parlare con l'orco", risposero con la voce tremante. "Siamo due forestieri, fateci entrare per favore!". Ci fu un momento di terribile silenzio, poi dall'interno venne la risposta:
"Sono io...siete sicuri di volermi vedere? Nessuno è mai venuto qui dentro, non avete paura?"
"No, aprici", dissero loro con voce sicura.
Come per incantesimo il cancello si aprì e padre e figlio percorsero un vialetto pieno di sterpaglie guardandosi intorno, arrivarono alla pesante porta che, in un attimo si spalancò...
 Un bagliore accecante uscì dall'interno; varcarono la soglia e si trovarono in un mondo di meravigliosi colori: giallo, rosso, azzurro, blu, verde, arancione....era tutto fantastico, sfavillante! Uccellini colorati volavano per l'aria, pappagalli variopinti saltellavano qua e là.
L'orco, il terribile orco che impauriva tutti quanti era un omino tondo e roseo che, con voce profonda disse: "Benvenuti!".
I due visitatori si guardarono attorno meravigliati:
"Ma tu, sei proprio l'orco?", chiese il papà.
Il bimbo, osservando attentamente tutto ciò che vedeva, esclamò:
 "E' bello qui...guarda quanti colori!...sembrano quelli dell'arcobaleno!".
"Io mi chiamo Orcobaleno, sai?", gli rispose l'orco con la faccia triste, "nel mio castello tutto è colorato, ma nessuno viene mai a trovarmi e tutti hanno paura di me. Allora sono costretto a starmene qui, solo tutto il giorno, senza poter mai parlare con nessuno. Voi siete i primi con cui scambio una parola e questo mi fa molto felice!"
"Vuoi dire che se tu uscissi di qui porteresti i tuoi colori anche in paese?", gli chiese ancora il bimbo.
"Certo, amici miei…se potessi uscire, tutto ritornerebbe come prima”
"Anche la mia palla?", insisté il bimbo che era ridiventato di un bel biondo luminoso.
"Certamente!", rispose Orcobaleno. "Ma ...per rompere l'incantesimo qualcuno deve venire con me, senza paura...deve essermi amico... Aspettavo questo momento ma nessuno aveva mai osato venire fin qui”.
"Io sono tuo amico...andiamo!" esclamò il bambino con entusiasmo e gli offrì la manina.
Orcobaleno lo guardò stupito, ma non se lo fece dire due volte, varcò il cancello del  giardino e al suo passaggio tutto cominciò a risplendere: il verde brillante delle foglie, il giallo delle spighe di grano, l'azzurro del cielo...e i tanti meravigliosi colori dei fiori nei giardini.
Povero Orcobaleno! Era felice di uscire dalla sua tana nella quale, per un malvagio incantesimo, era stato relegato per tanto tempo, finalmente poteva farsi vedere e parlare con la gente.
 Tutti lo credevano un orco cattivo ed ora poteva dimostrare che era soltanto un orco che aveva bisogno di amicizia. Gli abitanti del villaggio in un primo momento rimasero sbalorditi, poi vedendo ritornare il mondo colorato, accolsero Orcobaleno con grandi feste.
Da quel momento decisero di tenerlo per sempre con loro. Il castello dell’orco diventò un grande parco di divertimenti dove i bambini del paese, nei giorni di festa andavano in giostra e mangiavano lo zucchero filato.







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