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domenica 21 giugno 2015

IL RITRATTO DI NORA ultima puntata




Nella redazione di Televerità il dottor Salvi, che sperava d’imbastire una puntata con
il seguito della storia cominciata sulla strada, aspettava impaziente  Nora alla quale aveva ordinato di andare da  Luca per  convincerlo a ritirare la querela in cambio di una notevole somma di denaro… ma lei tornò a mani vuote.

 Non posso credere che quel pittore abbia rifiutato tutti quei soldi , in fin dei conti è un emerito sconosciuto e se avesse collaborato avrebbe trovato un po’ di pubblicità e magari venduto qualche quadro i più!”.

“ Mi dispiace direttore, ho tentato di tutto ma non c’è stato niente da fare!”, mentì lei. La piccola fitta al cuore le ricordò il momento in cui aveva saputo che lui era partito con la fidanzata . Forse era meglio così, rivederlo sarebbe stato troppo penoso!

Il direttore si rassegnò e rinunciò a malincuore a  quella che lui chiamava “un’idea formidabile”,

“O.K., ormai è troppo tardi, dobbiamo metterci al lavoro … ”, congedò Nora che tornò dai colleghi a organizzare la puntata che andò in onda senza il pittore dal cuore tenero.

 

Luca aprì la porta del suo piccolo appartamento e buttò le valigie in anticamera: era distrutto. Il viaggio non era andato molto bene per via del cattivo tempo, sul traghetto aveva avuto il mal di mare a causa delle onde alte e l’aereo era partito con un’ora di ritardo.  Il morale era terra: se aveva sperato di superare la crisi , ora non ne era più tanto sicuro. La vacanza era stata bellissima ma, non era bastato allontanarsi e cambiare ambiente per cancellare ciò che provava per Nora…purtroppo non riusciva a dimenticarla. Pensava anche a Clelia che non era più la stessa da quando aveva incontrato in quel paradiso terrestre il professore, entrato in scena nel momento in cui fra loro si stava rompendo qualcosa.

Sfinito si buttò sul divano, aveva la testa pesante e chiuse gli occhi per cercare di rilassarsi. Rimase così qualche minuto, poi mise in funzione la segreteria telefonica per ascoltare le telefonate ricevute in quella settimana d’assenza. Con suo grande stupore notò che i messaggi erano parecchi e tutti con un solo obiettivo: proposte di lavoro di tutti i generi, dalla pubblicità, alle serate in discoteca…rimase annichilito ad ascoltare quelle voci sconosciute, maschili o femminili che si rivolgevano a lui lasciando indirizzi e numeri di telefono con la preghiera di farsi vivo al più presto. “Ci mancava anche questa per complicarmi la vita”, borbottò furioso. Stava per interrompere, quando sentì qualcosa che attirò la sua attenzione: una galleria d’arte voleva vedere i suoi quadri per un’eventuale mostra. Ascoltò con attenzione e annotò il numero telefonico, forse poteva essere la sua grande occasione per farsi luce nel campo che più gli premeva: la pittura. Andò nello studiolo dove erano ammonticchiate le sue opere, il quadro di Nora era lì, in bella mostra ancora sul cavalletto. Nel vederlo sentì una fitta dentro, si avvicinò e ammirò quel viso, passò le dita sugli occhi e la bocca…”non so se ti potrò perdonare…”, mormorò.

Qualche giorno dopo prese contatto con la galleria ed accettò la loro proposta. Si mise subito all’opera con entusiasmo, passava le serate a valutare ciò che poteva essere messo in mostra, preparò tutti i quadri che, secondo lui, erano i migliori. In quel periodo frequentò poco anche Clelia spiegandole il motivo della sua assenza.  Con sua sorpresa lei non reagì nel solito modo ma, al contrario, fu più accondiscendente del previsto.

 

Tornata dalle Baleari la dottoressa Clelia Valeri riprese il suo posto in ospedale. Anche per lei in quel viaggio non aveva ritrovato la serenità che sperava, anzi…l’aveva scombussolata a tal punto che non era più sicura di se stessa. Nel primo giorno di rientro era tesa, mentre si infilava il camice pensava al momento in cui avrebbe rivisto Federico. Come doveva comportarsi?…e lui, come l’avrebbe accolta?. A toglierla dall’imbarazzo ci pensò proprio Monti che incontrò nel corridoio:

“Sono felice di vederti”, le disse sorridendo, “ti vedo in forma”, aggiunse poi fissandola negli occhi e prendendole una mano fra le sue. A quel contatto Clelia sentì un calore strano che le arrossò il viso.

Cercò di liberarsi ma lui strinse ancor di più:

“Andiamo a prendere un caffè”, l’invitò.

 Lei accettò e, mentre portava alle labbra il bicchierino di carta con la bevanda calda, non sapeva come comportarsi.

“Vedo che porti il mio braccialetto”, notò lui.

Lei accarezzò il bracciale: “Sì…è un bel ricordo”, bisbigliò.

“Luca come sta?”, chiese ancora Federico.

“Non lo vedo da parecchio…sta allestendo una mostra”.

“Allora sei libera…che ne dici di andare a bere qualcosa insieme, stasera?”, propose improvvisamente Monti. Clelia rimase zitta, quella proposta l’aveva presa alla sprovvista.

“Ovviamente come amici”, si affrettò ad aggiungere lui.

Lei mormorò “Va bene…”, e alzò lo sguardo verso di lui, confusa.

I medici che erano presenti davanti alla macchinetta del caffè non credevano ai propri occhi: il professor Monti che faceva il galante con la dottoressa Valeri!  Quella specie di orso era capace di sorridere….cose dell’altro mondo…

 

Luca intanto  aveva già portato i quadri alla galleria, ovviamente il ritratto di Nora doveva avere il posto d’onore…gli era stata proposta la cosa solo se avesse messo in mostra anche il quadro che avrebbe certamente portato pubblicità…Quando aveva saputo che la condizione era quella, in un primo momento aveva rifiutato, ma poi la voglia di emergere aveva preso il sopravvento, sapeva di avere talento e fino ad allora aveva dovuto sempre lottare per farsi conoscere…non poteva certo lasciar perdere quell’occasione…se ne sarebbe pentito per tutta la vita. L’evento era stato annunciato da quotidiani, riviste, televisione, perciò ci si aspettava l’afflusso di pubblico, anche solo per curiosità.

Seduta davanti al computer, Nora stava scrivendo dei testi, quando sentì Raffaella, la segretaria che la chiamava. “Il direttore ti vuole”, stava dicendole da qualche minuto.

Lei si alzò ed entrò nell’antro del dottor Salvi che, dietro un’enorme scrivania l’accolse con un ironico sorrisetto:

“Alle diciannove c’è l’inaugurazione della mostra del suo pittore”, annunciò.

“Lo so…e allora?”, chiese Nora.

“Allora si faccia accompagnare da un cameraman e vada ad intervistarlo”, disse secco l’uomo. Quando il direttore usava il “lei”, voleva dire che tirava una brutta aria, non si poteva replicare.

Nora rimase ferma, immobile, anche il respiro si era bloccato. Poi si riprese:
“Perché proprio io?”, domandò con un filo di voce.

“Perché lei è in confidenza e avete un conto in sospeso…o sbaglio?”, proseguì Salvi imperterrito. “…e poi non voglio discussioni, sarà bene che si organizzi, altrimenti farà tardi”, concluse.

A Nora non restò altro che uscire dalla stanza a capo chino…quella tegola non se l’aspettava. Era riuscita quasi a farsene una ragione e cercava in tutti i modi di dimenticare l’uomo che aveva portato lo scompiglio nella sua vita e ora era costretta ad affrontarlo e…a intervistarlo. Quella carogna di Salvi si era vendicato perché non aveva potuto sfruttare fino in fondo quella storia…

Il vernissage si era aperto con successo, gli invitati, il pubblico di gente comune che andava ad ammirare i ritratti del pittore che aveva aiutato e ritratto la ragazza che chiedeva l’elemosina per strada, senza sapere che fosse una giornalista, era affluito numeroso. Il buffet organizzato con grande eleganza offriva l’aperitivo e snack di ogni genere. La gente si fermava davanti alle tele, l’attenzione era attirata dal ritratto di Nora che aveva già molte opzioni per l’acquisto. Ma Luca era perplesso, gli spiaceva privarsi di quell’opera che amava più delle altre; stava appunto discutendo con una signora che insisteva per aggiudicarsela, quando entrò una troupe televisiva.

“Gervasi, c’è la televisione”, lo informò il gallerista, “vorrebbero un’intervista”.

Luca si preparò ad affrontare i giornalisti, quando vide avanzare Nora cambiò espressione, divenne serio e si estraniò: rivisse in un attimo il momento in cui l’aveva tra le braccia e questo gli trasmise un’emozione intensa.

“Cosa ci fai qui?”, chiese quasi sgarbatamente.

“Il mio lavoro”, rispose pronta lei.

Si squadrarono in silenzio. “Non concedo interviste”, affermò Luca categorico.

“Ce l’hai ancora con me?…cerca di capirmi non potevo fare altrimenti…mi dispiace, non avrei voluto ingannarti”, disse Nora pregandolo con gli occhi.

In quel momento Clelia, che era arrivata in ritardo, si fece largo fra il pubblico.

“Sono qui”, gli fece cenno con la mano alzata.

Nora si voltò e una nube passò nei suoi occhi. “E’ quella la tua fidanzata?”, mormorò.

Luca stava per assentire, ma nello stesso momento vide apparire accanto a Clelia il professor Monti:
“Non ne sono più tanto sicuro”, disse pensoso, “ma non voglio parlare di me…vorrei rispondere alla tua domanda: in questo momento non sono in grado di pensare, forse ti perdonerò ma….se non ci fosse stata l’ultima parte della storia sarebbe stato tutto più facile”.

Nora capì, anche per lei l’ultimo giorno in cui si erano incontrati era stato fatale.

“Allora…posso intervistarti?”, insisté sperando che nel frattempo lui avesse cambiato idea.

“Assolutamente no…non saprei cosa dirti”, tagliò corto Luca.

La ragazza si volse verso i colleghi: “riprendiamo semplicemente la mostra: niente interviste”, affermò indispettita. Lasciò Luca alle prese con la signora ingioiellata e se ne andò voltandogli le spalle decisamente. Si limitò a fare il servizio sulla mostra, sapendo che avrebbe ricevuto una lavata di testa dal suo direttore…”pazienza, forse questo è il minore dei mali”, pensò.

Intanto Clelia si era avvicinata:
“Mi sembra la giornalista del tuo ritratto”, disse a Luca girandosi ad osservare Nora che si allontanava con la troupe.

“Non sbagli, è proprio lei…avrebbe potuto risparmiarsi questa visita”, brontolò lui, aspettava la sfuriata di Clelia e non aveva nessuna intenzione di affrontarla lì, in mezzo alla gente. Ma la dottoressa si rivolse al professor Monti:
“Non trovi che sia molto carina?”, affermò tranquilla lasciando Luca letteralmente sbalordito: non capiva più niente, era arrivato il successo ma stava perdendo le donne della sua vita.

Dopo la mostra era diventato di moda avere in salotto un ritratto di Luca Gervasi, le signore facevano a gara per posare per lui, ormai le sue quotazioni erano salite parecchio e la sua vita era cambiata: si era licenziato dal lavoro di grafico, aveva cambiato studio per uno più grande, sempre in zona dei Navigli. Avrebbe dovuto essere contento, il suo sogno si era realizzato in poco tempo: era diventato famoso, ma non era più in pace con se stesso ed era infelice… praticamente era rimasto solo. Anche Clelia aveva trovato un’altra strada in compagnia del suo professore: si era accorta di essersi pazzamente innamorata di quell’uomo che aveva sempre creduto burbero e scostante e che invece si era rivelato un romantico tenerone.

 Lo confessò a Luca, in un pomeriggio mentre passeggiavano in via Montenapoleone, tranquillamente sottobraccio come una coppia di vecchi coniugi. Erano davanti alla vetrina di un noto stilista: sembrava che Clelia ammirasse i capi esposti, in realtà stava pensando a come dire a Luca che voleva lasciarlo. Glielo disse, in fretta, senza fermarsi:
“Ti devo parlare…”, cominciò titubante. Lui la guardò sorpreso aspettando che lei continuasse.
“…ti voglio bene…ma non sono più innamorata di te…vorrei rimanere soltanto tua amica”, le parole gli erano uscite di getto…. finalmente si era liberata dal grande peso che aveva sul cuore fin dal ritorno da Formentera. Lui la fissò:

 “Stai dicendo sul serio? Lasciami indovinare perché”, fece una lunga pausa e Clelia rimase col fiato sospeso.

“Mi lasci per il tuo professore?”, domandò infine Luca . Lei fece cenno con la testa, non aveva il coraggio di dire sì. Lui le mise un braccio attorno alle spalle e disse mestamente:

 “Forse è la cosa migliore da fare… e ti devo confessare che da qualche tempo mi sta succedendo la stessa cosa”.

“C’è di mezzo la giornalista? Mi sono accorta che da quando l’hai conosciuta sei cambiato…però non voglio perderti, siamo stati bene insieme”. Lo guardò e sorrise :

“Sai una cosa?”, continuò lei, “Quello che mi ha fatto decidere è il fatto che non sono più gelosa di te”.

“Adesso se la sbrigherà quell’altro…povero professore, non lo invidio!”, esclamò Luca divertito.

Quella sera andarono al ristorante insieme, per brindare al loro nuovo avvenire con altri partners.

Anche Nora aveva deciso di  troncare, ma di troncare con se stessa, voleva cancellare Luca dai suoi pensieri e ritrovare la propria libertà…chi credeva di essere quello lì? In fin dei conti se aveva raggiunto la fama era in parte per merito suo…se non fosse apparso in televisione sarebbe rimasto nell’ombra, bravo….ma sconosciuto. Faceva tutti questi ragionamenti ma poi le veniva un groppo alla gola ripensando ai suoi occhi grigi, al suo sorriso particolare, alle braccia nelle quali si era rifugiata, alle emozioni che le aveva trasmesso…

Luca, disteso sul divano nel soggiorno della nuova casa, stava guardando svogliatamente un programma televisivo, nei titoli di coda lesse il nome di Nora Guidi e venne ripreso dalla voglia di lei.

Dopo che il rapporto con Clelia si era interrotto, era stato difficile decidere di non vederla più: una volta sola era stato con lei, ma quella volta aveva lasciato un segno impossibile da cancellare. Doveva cercarla e dirle che l’amava. Passò tutta la notte a rimuginare su come avrebbe potuto riprendere il rapporto interrotto così bruscamente. Provava e riprovava le frasi che doveva dirle…come un liceale al primo amore.

Al mattino, quando non si dorme la notte e il cervello è ancora intorpidito, si fa molta fatica a ritornare alla realtà e la realtà di quel  momento era il telefono che squillava… con la voce impastata di sonno Luca rispose: “Pronto?”

Era Nora: “Questa è l’ultima volta che ti chiedo perdono…ma non posso farne a meno, allora…abbiamo finito di farci la guerra?” .

Luca si svegliò di colpo… il cuore cominciò a battere più in fretta:
“Propongo una pace duratura…però dobbiamo incontrarci. Devo dirti una cosa molto importante”, disse.

“Cosa?”, chiese lei già sulla difensiva.

“Che ti amoooo!!!”, gridò Luca al colmo della felicità.              

lunedì 15 giugno 2015

IL RITRATTO DI NORA - quinta puntata




Così, quando l’aereo si staccò da terra, si impose di dimenticare almeno per otto giorni quell’assurda avventura.

Durante il viaggio Clelia non tacque un istante, era euforica, sfogliava gli opuscoli pubblicitari entusiasmandosi per ogni immagine che illustrava le bellezze naturali dell’isola: “Guarda che meraviglia! Potremo fare delle splendide passeggiate…vedrai che sarà una vacanza fantastica…dopo la tua stupida vicenda hai bisogno di rilassarti”.  Con pazienza Luca l’ascoltava e cercava di assecondarla.

L’aereo atterrò all’aeroporto di Ibiza, i passeggeri scesero e si avviarono a ritirare i bagagli. Sul nastro trasportatore, borse, borsoni, valige, zaini giravano in attesa di essere acchiappati dal legittimo proprietario; i due fidanzati erano attenti a non lasciarsi sfuggire le loro valigie. Clelia si girò per protestare contro un tizio che stava spingendo. 

“Professor Monti!”, esclamò stupita quando si accorse di avere dietro di sé nientemeno che il suo diretto superiore. L’uomo l’osservò per qualche secondo:
“Lei è la dottoressa Valeri?”, chiese altrettanto meravigliato osservandola con un certo interesse.

Luca stava assistendo alla scenetta senza parlare. Clelia lo coinvolse:

“E’ il primario di cardiologia dell’ospedale dove lavoro”, disse accennando all’uomo davanti a lei, “non è fantastico?. Mi permette di presentarle il mio fidanzato?”, continuò ignorando lo sguardo spazientito di Luca.

I due uomini si scambiarono un saluto:

“Scusate”, disse improvvisamente il professore, “ecco la mia valigia…arrivederci, e buona vacanza”, concluse piegandosi a prendere il bagaglio e allontanandosi poi in fretta.

Clelia scosse la testa e sorrise: “Guarda il mondo com’è piccolo…proprio il primario dovevo incontrare!”.

Un pulmino li portò al porto dove presero un traghetto per Formentera. La giornata era fantastica, il mare brillava sotto i raggi del sole con un luccichio abbagliante. L’aria salmastra sferzava i visi e scompigliava i capelli. Abbracciati, sul ponte della nave i due fidanzati in quel momento si stavano godendo quell’attimo di felicità. Rientrando sotto coperta rividero il professor Monti che li salutò affabilmente. “Non ci posso credere …anche lui va a Formentera”, bisbigliò Clelia nell’orecchio di Luca.

Sbarcarono nel porticciolo di La Savina che era quasi sera, entrarono nel piccolo hotel, situato a pochi metri dalla spiaggia. L’atmosfera era molto accogliente, dopo il cocktail di benvenuto servito dal proprietario, un ometto con i baffi e i capelli neri come l’ebano, si cambiarono per la cena e scesero a mangiare.

La sala del ristorante era gremita di turisti in diligente fila davanti a un grande tavolo dove erano in bella vista piatti di pesce freschissimo, c’era solo l’imbarazzo della scelta: crostacei, pesce azzurro, zuppe, paella aspettavano di trasferirsi nei piatti dei commensali affamati. Clelia si offrì volontaria di fare la coda anche per Luca: sapeva che a lui non piaceva questo genere di servizio e, quando ebbe la fortuna di arrivare al tavolo, si trovò ancora una volta vicina al professore che stava prendendo una porzione di aragosta:

“Come mai a Formentera, dottoressa?”, chiese lui fissandola con una certa insistenza che la mise a disagio.

“ Sono in vacanza, come lei…credo”, ribatté Clelia giocando di equilibrismo per non fare cadere i gamberoni dal piatto.

“No…per me è diverso. Sono stato a un congresso di medicina ad Ibiza e mi è venuta la curiosità di visitare l’isola più piccola delle Baleari che dicono sia la più bella… ancora incontaminata. Solo qualche giorno, poi tornerò al lavoro”, rispose il professore.

“Le auguro un buon soggiorno…”, disse lei “, “ma… ora mi scusi, sono in difficoltà”, aggiunse mostrando il precario equilibrio dei crostacei sui due piatti,” il mio partner sta aspettando la sua cena”, disse accennando a Luca che era rimasto seduto al tavolo.

“Cattive abitudini”, ironizzò l’uomo. “Cosa fate stasera?”, insisté ancora lui. ”Se non vi dispiace potremmo passarla assieme”, propose invitante, “qui non conosco nessuno”.

Clelia fece una pausa, avrebbe preferito passare la serata soltanto con Luca, ma come poteva dire di no al professor Monti?

“Con piacere”, mormorò educatamente, “allora ci vediamo dopo”. Ritornò al posto leggermente emozionata. Il primario, in ospedale era una specie di orso, era temuto per il suo carattere scorbutico, non dava confidenza a nessuno e salutava a malapena. Era un uomo con un certo fascino, vicino alla cinquantina, figura imponente, alto asciutto, occhi d’acciaio e grinta facevano di lui lo spauracchio dei giovani medici. Vederlo senza camice  in versione turista e soprattutto sorridere e lanciare qualche battuta, l’aveva sconvolta. Essere poi invitata a trascorrere la serata in sua compagnia era una cosa straordinaria che  non si sarebbe mai aspettata.  

“E’ un essere umano…”, commentò rivolgendosi a Luca.

“Chi?”, chiese lui guardandola senza capire.

“Il professor Monti. In ospedale sembra un alieno: mai un sorriso, una parola in più e qui invece…tutta un’altra cosa. Si vede che indossa la maschera prima di uscire di casa… Pensa che ci ha chiesto di stare con lui stasera. Non è  che sia entusiasta della proposta ma…non posso rifiutare ”, affermò Clelia stringendosi nelle spalle.

La serata si concluse sui divani della hall in piacevole conversazione durante la quale il burbero luminare si rivelò una persona squisita al punto da lasciarsi andare anche a delle confidenze. Raccontò di essere stato sposato per diversi anni con una collega dalla quale poi aveva divorziato. Clelia e Luca stavano ad ascoltarlo affascinati, sembrava che avesse piacere di parlare, di lasciarsi andare e che avesse trovato nei due giovani degli interlocutori con i quali si trovava in sintonia. Si rivolgeva spesso a Clelia, tanto che Luca ebbe il sospetto che lo interessasse, non solo come paziente ascoltatrice, ma come donna.

“Simpatico il tuo professore”, le disse non appena rimasero soli, “non mi sembra l’orso che mi hai sempre descritto…anzi, stasera ti stava facendo il filo…o sbaglio?”.

“Non credo”, rispose lei pensierosa, “però, hai ragione , qui sembra un altro…”.

“Per fortuna che io non sono geloso, se fosse stato l’inverso a quest’ora sarebbe già scatta la scenata”, scherzò lui. Lei rimase in silenzio, stava pensando ancora alla metamorfosi di quell’uomo che le aveva sempre messo una grande soggezione.

Al mattino dopo, aprendo le finestre si trovarono davanti un paesaggio inimmaginabile: le onde color cobalto accarezzavano dolcemente la sabbia bianchissima e fina, nel cielo non c’era nemmeno una nube.

“Andiamo in spiaggia, c’è una giornata stupenda”, esclamò Clelia entusiasta davanti allo spettacolo che si offriva al suo sguardo.

  Si rivolse a Luca che stava ancora sotto le lenzuola: “Come stai?…ti è passato il mal di testa?”, chiese passandogli una mano sulla fronte. Lui accennò ad un vago sorriso, si sentiva in colpa perché quella notte abbracciando Clelia aveva pensato a Nora; sebbene fosse in collera con lei non riusciva a togliersela dalla mente: suo malgrado era ricaduto nell’ossessione che voleva dimenticare.

Sulla spiaggia finissima cercarono un posticino tranquillo per stendersi al sole, i raggi caldi accarezzavano i loro corpi vicini, ma le loro menti erano altrove: se Luca ripensava alla giornalista che l’aveva tradito, Clelia riandava con la mente alla figura del professor Monti e a ciò che aveva raccontato la sera prima sui divani dell’hotel. “E’ un uomo interessante e mi piacerebbe conoscerlo meglio”, si scoprì a pensare. Ricacciò indietro questi propositi e si volse verso Luca con l’intenzione di fargli una carezza, ma la mano si fermò a metà strada: lui era girato dall’altra parte. Indispettita si alzò, le era venuta sete e si diresse verso un chiosco in legno sulla spiaggia dove vendevano bibite. Aspettava di essere servita quando vide avvicinarsi Monti che chiese:

“Posso offrirle qualcosa di fresco?”, il suo sguardo percorse il corpo seminudo della giovane in bikini. Clelia accettò, ma si sentì a disagio. Salì sullo sgabello cercando di fare la disinvolta.

Mentre portava alla bocca il bicchiere di liquido gelato, alzò lo sguardo e incontrò quello di lui che la fissava.

“Ho pensato che potremmo anche darci del tu”, propose Monti, “dopotutto siamo colleghi”.

“ Perché no…Federico vero?”, rispose lei arrossendo leggermente.

“E tu Clelia se non sbaglio”, ribatté subito il professore. Dopo queste affermazioni ci fu un attimo di imbarazzo.

“Credi che lui sia d’accordo?”, riprese l’uomo accennando a Luca che probabilmente si era addormentato.

“Penso che non ci sia nessun problema”, mormorò Clelia riprendendo il bicchiere e mandando giù la bibita in un sol sorso.

“Fra due giorni riparto e mi piacerebbe visitare l’isola, che ne diresti di esplorarla insieme?…ovviamente anche con Luca”.

“Per me va bene…gliene parlerò appena si sveglia”, scese svelta dallo sgabello con l’intenzione di allontanarsi.

“Potremmo affittare un gommone, e scoprire le bellissime calette che ci sono nei dintorni”, insisté Monti.

Lei non sapeva più come andarsene, improvvisamente prese la decisione e:
“…vado a sentire cosa ne dice Luca”, e con questa scusa corse via seguita dallo sguardo interessato del professore.

Affittarono il gommone e cominciarono l’esplorazione della costa, fermandosi per fare il bagno nelle piccole insenature con la sabbia candida e dove l’acqua cristallina lasciava intravedere il fondo del mare; arrivarono fino all’isola d’Espalmador per ammirare la bellezza selvaggia del paesaggio. Ma quella gita si trasformò in un vero incubo per Clelia. Sentiva su di sé, per tutto il tempo che trascorsero insieme, gli occhi del professore che la mettevano a disagio. Non sapeva come comportarsi anche perché Luca si era accorto dell’assidua attenzione del cardiologo nei suoi confronti. Ma ciò che la faceva arrabbiare con se stessa  era il fatto che si sentiva turbata quando sapeva di essere osservata: era qualcosa che le si formava a livello dello stomaco e le faceva mancare il respiro tanto che non riusciva ad apprezzare le bellezze naturali che aveva davanti a sé. Finalmente la passeggiata per mare giunse al termine, con un senso di liberazione approdarono sulla spiaggetta e riconsegnarono il gommone.  

“Non voglio più andare fuori con quello lì”, brontolò sbuffando Clelia, quando rimase sola con Luca.

“Hai paura di innamorarti del tuo capo?”, scherzò lui dandole un buffetto sulla guancia, “però hai ragione, siamo venuti qui per ritrovarci, per stare insieme…non per fare una vacanza a tre”, proseguì diventando improvvisamente serio. Per ciò che lo riguardava forse l’intrusione di Monti nella loro coppia gli era servito a non dover affrontare subito le incomprensioni che si erano create fra loro durante quello strano periodo di crisi, però si era ripromesso di cercare di superare la sbandata e di tornare ad essere quello di prima. Voleva ricucire il rapporto con Clelia dopo la grande delusione subita.

Il giorno seguente se ne andarono alla chetichella, presero le biciclette che l’hotel metteva a disposizione e si inoltrarono nell’interno. Attraverso stradine sterrate dove l’aria profumava di rosmarino e ginepro, giunsero dopo pochi chilometri a Sant Francesc: sulla piazza, davanti alla chiesa settecentesca, un mercatino di bancarelle cariche di ogni oggetto caratteristico e di souvenir attirò la loro attenzione. Si fermarono a curiosare. Clelia, in cerca di bigiotteria, mise parecchie volte a dura prova la pazienza di Luca, sostando davanti a banchi stracolmi di braccialetti, collier, spille: tutti gioielli per la maggior parte in argento, lavorati in modo particolare, con disegni arabescati .

“Guarda che carino!”, esclamò la giovane donna rigirando fra le dita un bracciale intarsiato, “me lo compri?”.

Luca trasse di tasca il portafoglio e lo aprì:
“Quanto?, chiese. Sentito il prezzo rispose deluso: “Mi dispiace…non ho con me abbastanza denaro”:

“Se permettete posso offrirlo io a Clelia, in ricordo della nostra amicizia”, disse Federico improvvisamente apparso accanto a loro come per incanto. I due rimasero di stucco e non risposero. “Rieccolo!”, pensò Clelia, “non riesco a togliermelo di torno”. Luca tentò di opporsi, lanciò un’occhiata di soccorso ma, la sua ragazza si strinse nelle spalle come per dire: “non possiamo rifiutare…è il primario…”. Così, dopo pochi minuti il bracciale ornava il polso di Clelia.

Il professor Monti partì quel giorno stesso con grande sollievo di Clelia. In quei giorni la sua presenza aveva scombussolato il suo equilibrio, si era accorta di pensare spesso a lui, ma ciò che era più grave era il fatto di lasciar passare, senza provare la fitta abituale, le occhiate di Luca alle belle ragazze sulla spiaggia. Cattivo segno! Cosa le stava accadendo? Il resto della settimana cercò di dedicarlo tutto al suo ragazzo per scrollarsi di dosso i dubbi che l’avevano assalita. Ma quella vacanza, programmata con tanta buona volontà, si stava rivelando un fallimento..

 

                                                                                                                          (segue )