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lunedì 15 giugno 2015

IL RITRATTO DI NORA - quinta puntata




Così, quando l’aereo si staccò da terra, si impose di dimenticare almeno per otto giorni quell’assurda avventura.

Durante il viaggio Clelia non tacque un istante, era euforica, sfogliava gli opuscoli pubblicitari entusiasmandosi per ogni immagine che illustrava le bellezze naturali dell’isola: “Guarda che meraviglia! Potremo fare delle splendide passeggiate…vedrai che sarà una vacanza fantastica…dopo la tua stupida vicenda hai bisogno di rilassarti”.  Con pazienza Luca l’ascoltava e cercava di assecondarla.

L’aereo atterrò all’aeroporto di Ibiza, i passeggeri scesero e si avviarono a ritirare i bagagli. Sul nastro trasportatore, borse, borsoni, valige, zaini giravano in attesa di essere acchiappati dal legittimo proprietario; i due fidanzati erano attenti a non lasciarsi sfuggire le loro valigie. Clelia si girò per protestare contro un tizio che stava spingendo. 

“Professor Monti!”, esclamò stupita quando si accorse di avere dietro di sé nientemeno che il suo diretto superiore. L’uomo l’osservò per qualche secondo:
“Lei è la dottoressa Valeri?”, chiese altrettanto meravigliato osservandola con un certo interesse.

Luca stava assistendo alla scenetta senza parlare. Clelia lo coinvolse:

“E’ il primario di cardiologia dell’ospedale dove lavoro”, disse accennando all’uomo davanti a lei, “non è fantastico?. Mi permette di presentarle il mio fidanzato?”, continuò ignorando lo sguardo spazientito di Luca.

I due uomini si scambiarono un saluto:

“Scusate”, disse improvvisamente il professore, “ecco la mia valigia…arrivederci, e buona vacanza”, concluse piegandosi a prendere il bagaglio e allontanandosi poi in fretta.

Clelia scosse la testa e sorrise: “Guarda il mondo com’è piccolo…proprio il primario dovevo incontrare!”.

Un pulmino li portò al porto dove presero un traghetto per Formentera. La giornata era fantastica, il mare brillava sotto i raggi del sole con un luccichio abbagliante. L’aria salmastra sferzava i visi e scompigliava i capelli. Abbracciati, sul ponte della nave i due fidanzati in quel momento si stavano godendo quell’attimo di felicità. Rientrando sotto coperta rividero il professor Monti che li salutò affabilmente. “Non ci posso credere …anche lui va a Formentera”, bisbigliò Clelia nell’orecchio di Luca.

Sbarcarono nel porticciolo di La Savina che era quasi sera, entrarono nel piccolo hotel, situato a pochi metri dalla spiaggia. L’atmosfera era molto accogliente, dopo il cocktail di benvenuto servito dal proprietario, un ometto con i baffi e i capelli neri come l’ebano, si cambiarono per la cena e scesero a mangiare.

La sala del ristorante era gremita di turisti in diligente fila davanti a un grande tavolo dove erano in bella vista piatti di pesce freschissimo, c’era solo l’imbarazzo della scelta: crostacei, pesce azzurro, zuppe, paella aspettavano di trasferirsi nei piatti dei commensali affamati. Clelia si offrì volontaria di fare la coda anche per Luca: sapeva che a lui non piaceva questo genere di servizio e, quando ebbe la fortuna di arrivare al tavolo, si trovò ancora una volta vicina al professore che stava prendendo una porzione di aragosta:

“Come mai a Formentera, dottoressa?”, chiese lui fissandola con una certa insistenza che la mise a disagio.

“ Sono in vacanza, come lei…credo”, ribatté Clelia giocando di equilibrismo per non fare cadere i gamberoni dal piatto.

“No…per me è diverso. Sono stato a un congresso di medicina ad Ibiza e mi è venuta la curiosità di visitare l’isola più piccola delle Baleari che dicono sia la più bella… ancora incontaminata. Solo qualche giorno, poi tornerò al lavoro”, rispose il professore.

“Le auguro un buon soggiorno…”, disse lei “, “ma… ora mi scusi, sono in difficoltà”, aggiunse mostrando il precario equilibrio dei crostacei sui due piatti,” il mio partner sta aspettando la sua cena”, disse accennando a Luca che era rimasto seduto al tavolo.

“Cattive abitudini”, ironizzò l’uomo. “Cosa fate stasera?”, insisté ancora lui. ”Se non vi dispiace potremmo passarla assieme”, propose invitante, “qui non conosco nessuno”.

Clelia fece una pausa, avrebbe preferito passare la serata soltanto con Luca, ma come poteva dire di no al professor Monti?

“Con piacere”, mormorò educatamente, “allora ci vediamo dopo”. Ritornò al posto leggermente emozionata. Il primario, in ospedale era una specie di orso, era temuto per il suo carattere scorbutico, non dava confidenza a nessuno e salutava a malapena. Era un uomo con un certo fascino, vicino alla cinquantina, figura imponente, alto asciutto, occhi d’acciaio e grinta facevano di lui lo spauracchio dei giovani medici. Vederlo senza camice  in versione turista e soprattutto sorridere e lanciare qualche battuta, l’aveva sconvolta. Essere poi invitata a trascorrere la serata in sua compagnia era una cosa straordinaria che  non si sarebbe mai aspettata.  

“E’ un essere umano…”, commentò rivolgendosi a Luca.

“Chi?”, chiese lui guardandola senza capire.

“Il professor Monti. In ospedale sembra un alieno: mai un sorriso, una parola in più e qui invece…tutta un’altra cosa. Si vede che indossa la maschera prima di uscire di casa… Pensa che ci ha chiesto di stare con lui stasera. Non è  che sia entusiasta della proposta ma…non posso rifiutare ”, affermò Clelia stringendosi nelle spalle.

La serata si concluse sui divani della hall in piacevole conversazione durante la quale il burbero luminare si rivelò una persona squisita al punto da lasciarsi andare anche a delle confidenze. Raccontò di essere stato sposato per diversi anni con una collega dalla quale poi aveva divorziato. Clelia e Luca stavano ad ascoltarlo affascinati, sembrava che avesse piacere di parlare, di lasciarsi andare e che avesse trovato nei due giovani degli interlocutori con i quali si trovava in sintonia. Si rivolgeva spesso a Clelia, tanto che Luca ebbe il sospetto che lo interessasse, non solo come paziente ascoltatrice, ma come donna.

“Simpatico il tuo professore”, le disse non appena rimasero soli, “non mi sembra l’orso che mi hai sempre descritto…anzi, stasera ti stava facendo il filo…o sbaglio?”.

“Non credo”, rispose lei pensierosa, “però, hai ragione , qui sembra un altro…”.

“Per fortuna che io non sono geloso, se fosse stato l’inverso a quest’ora sarebbe già scatta la scenata”, scherzò lui. Lei rimase in silenzio, stava pensando ancora alla metamorfosi di quell’uomo che le aveva sempre messo una grande soggezione.

Al mattino dopo, aprendo le finestre si trovarono davanti un paesaggio inimmaginabile: le onde color cobalto accarezzavano dolcemente la sabbia bianchissima e fina, nel cielo non c’era nemmeno una nube.

“Andiamo in spiaggia, c’è una giornata stupenda”, esclamò Clelia entusiasta davanti allo spettacolo che si offriva al suo sguardo.

  Si rivolse a Luca che stava ancora sotto le lenzuola: “Come stai?…ti è passato il mal di testa?”, chiese passandogli una mano sulla fronte. Lui accennò ad un vago sorriso, si sentiva in colpa perché quella notte abbracciando Clelia aveva pensato a Nora; sebbene fosse in collera con lei non riusciva a togliersela dalla mente: suo malgrado era ricaduto nell’ossessione che voleva dimenticare.

Sulla spiaggia finissima cercarono un posticino tranquillo per stendersi al sole, i raggi caldi accarezzavano i loro corpi vicini, ma le loro menti erano altrove: se Luca ripensava alla giornalista che l’aveva tradito, Clelia riandava con la mente alla figura del professor Monti e a ciò che aveva raccontato la sera prima sui divani dell’hotel. “E’ un uomo interessante e mi piacerebbe conoscerlo meglio”, si scoprì a pensare. Ricacciò indietro questi propositi e si volse verso Luca con l’intenzione di fargli una carezza, ma la mano si fermò a metà strada: lui era girato dall’altra parte. Indispettita si alzò, le era venuta sete e si diresse verso un chiosco in legno sulla spiaggia dove vendevano bibite. Aspettava di essere servita quando vide avvicinarsi Monti che chiese:

“Posso offrirle qualcosa di fresco?”, il suo sguardo percorse il corpo seminudo della giovane in bikini. Clelia accettò, ma si sentì a disagio. Salì sullo sgabello cercando di fare la disinvolta.

Mentre portava alla bocca il bicchiere di liquido gelato, alzò lo sguardo e incontrò quello di lui che la fissava.

“Ho pensato che potremmo anche darci del tu”, propose Monti, “dopotutto siamo colleghi”.

“ Perché no…Federico vero?”, rispose lei arrossendo leggermente.

“E tu Clelia se non sbaglio”, ribatté subito il professore. Dopo queste affermazioni ci fu un attimo di imbarazzo.

“Credi che lui sia d’accordo?”, riprese l’uomo accennando a Luca che probabilmente si era addormentato.

“Penso che non ci sia nessun problema”, mormorò Clelia riprendendo il bicchiere e mandando giù la bibita in un sol sorso.

“Fra due giorni riparto e mi piacerebbe visitare l’isola, che ne diresti di esplorarla insieme?…ovviamente anche con Luca”.

“Per me va bene…gliene parlerò appena si sveglia”, scese svelta dallo sgabello con l’intenzione di allontanarsi.

“Potremmo affittare un gommone, e scoprire le bellissime calette che ci sono nei dintorni”, insisté Monti.

Lei non sapeva più come andarsene, improvvisamente prese la decisione e:
“…vado a sentire cosa ne dice Luca”, e con questa scusa corse via seguita dallo sguardo interessato del professore.

Affittarono il gommone e cominciarono l’esplorazione della costa, fermandosi per fare il bagno nelle piccole insenature con la sabbia candida e dove l’acqua cristallina lasciava intravedere il fondo del mare; arrivarono fino all’isola d’Espalmador per ammirare la bellezza selvaggia del paesaggio. Ma quella gita si trasformò in un vero incubo per Clelia. Sentiva su di sé, per tutto il tempo che trascorsero insieme, gli occhi del professore che la mettevano a disagio. Non sapeva come comportarsi anche perché Luca si era accorto dell’assidua attenzione del cardiologo nei suoi confronti. Ma ciò che la faceva arrabbiare con se stessa  era il fatto che si sentiva turbata quando sapeva di essere osservata: era qualcosa che le si formava a livello dello stomaco e le faceva mancare il respiro tanto che non riusciva ad apprezzare le bellezze naturali che aveva davanti a sé. Finalmente la passeggiata per mare giunse al termine, con un senso di liberazione approdarono sulla spiaggetta e riconsegnarono il gommone.  

“Non voglio più andare fuori con quello lì”, brontolò sbuffando Clelia, quando rimase sola con Luca.

“Hai paura di innamorarti del tuo capo?”, scherzò lui dandole un buffetto sulla guancia, “però hai ragione, siamo venuti qui per ritrovarci, per stare insieme…non per fare una vacanza a tre”, proseguì diventando improvvisamente serio. Per ciò che lo riguardava forse l’intrusione di Monti nella loro coppia gli era servito a non dover affrontare subito le incomprensioni che si erano create fra loro durante quello strano periodo di crisi, però si era ripromesso di cercare di superare la sbandata e di tornare ad essere quello di prima. Voleva ricucire il rapporto con Clelia dopo la grande delusione subita.

Il giorno seguente se ne andarono alla chetichella, presero le biciclette che l’hotel metteva a disposizione e si inoltrarono nell’interno. Attraverso stradine sterrate dove l’aria profumava di rosmarino e ginepro, giunsero dopo pochi chilometri a Sant Francesc: sulla piazza, davanti alla chiesa settecentesca, un mercatino di bancarelle cariche di ogni oggetto caratteristico e di souvenir attirò la loro attenzione. Si fermarono a curiosare. Clelia, in cerca di bigiotteria, mise parecchie volte a dura prova la pazienza di Luca, sostando davanti a banchi stracolmi di braccialetti, collier, spille: tutti gioielli per la maggior parte in argento, lavorati in modo particolare, con disegni arabescati .

“Guarda che carino!”, esclamò la giovane donna rigirando fra le dita un bracciale intarsiato, “me lo compri?”.

Luca trasse di tasca il portafoglio e lo aprì:
“Quanto?, chiese. Sentito il prezzo rispose deluso: “Mi dispiace…non ho con me abbastanza denaro”:

“Se permettete posso offrirlo io a Clelia, in ricordo della nostra amicizia”, disse Federico improvvisamente apparso accanto a loro come per incanto. I due rimasero di stucco e non risposero. “Rieccolo!”, pensò Clelia, “non riesco a togliermelo di torno”. Luca tentò di opporsi, lanciò un’occhiata di soccorso ma, la sua ragazza si strinse nelle spalle come per dire: “non possiamo rifiutare…è il primario…”. Così, dopo pochi minuti il bracciale ornava il polso di Clelia.

Il professor Monti partì quel giorno stesso con grande sollievo di Clelia. In quei giorni la sua presenza aveva scombussolato il suo equilibrio, si era accorta di pensare spesso a lui, ma ciò che era più grave era il fatto di lasciar passare, senza provare la fitta abituale, le occhiate di Luca alle belle ragazze sulla spiaggia. Cattivo segno! Cosa le stava accadendo? Il resto della settimana cercò di dedicarlo tutto al suo ragazzo per scrollarsi di dosso i dubbi che l’avevano assalita. Ma quella vacanza, programmata con tanta buona volontà, si stava rivelando un fallimento..

 

                                                                                                                          (segue )

 

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