Così,
quando l’aereo si staccò da terra, si impose di dimenticare almeno per otto
giorni quell’assurda avventura.
Durante il
viaggio Clelia non tacque un istante, era euforica, sfogliava gli opuscoli
pubblicitari entusiasmandosi per ogni immagine che illustrava le bellezze
naturali dell’isola: “Guarda che meraviglia! Potremo fare delle splendide
passeggiate…vedrai che sarà una vacanza fantastica…dopo la tua stupida vicenda
hai bisogno di rilassarti”. Con pazienza
Luca l’ascoltava e cercava di assecondarla.
L’aereo
atterrò all’aeroporto di Ibiza, i passeggeri scesero e si avviarono a ritirare
i bagagli. Sul nastro trasportatore, borse, borsoni, valige, zaini giravano in
attesa di essere acchiappati dal legittimo proprietario; i due fidanzati erano
attenti a non lasciarsi sfuggire le loro valigie. Clelia si girò per protestare
contro un tizio che stava spingendo.
“Professor
Monti!”, esclamò stupita quando si accorse di avere dietro di sé nientemeno che
il suo diretto superiore. L’uomo l’osservò per qualche secondo:
“Lei è la dottoressa Valeri?”, chiese altrettanto meravigliato osservandola con un certo interesse.
“Lei è la dottoressa Valeri?”, chiese altrettanto meravigliato osservandola con un certo interesse.
Luca stava
assistendo alla scenetta senza parlare. Clelia lo coinvolse:
“E’ il
primario di cardiologia dell’ospedale dove lavoro”, disse accennando all’uomo
davanti a lei, “non è fantastico?. Mi permette di presentarle il mio
fidanzato?”, continuò ignorando lo sguardo spazientito di Luca.
I due
uomini si scambiarono un saluto:
“Scusate”,
disse improvvisamente il professore, “ecco la mia valigia…arrivederci, e buona
vacanza”, concluse piegandosi a prendere il bagaglio e allontanandosi poi in
fretta.
Clelia
scosse la testa e sorrise: “Guarda il mondo com’è piccolo…proprio il primario
dovevo incontrare!”.
Un pulmino
li portò al porto dove presero un traghetto per Formentera. La giornata era
fantastica, il mare brillava sotto i raggi del sole con un luccichio
abbagliante. L’aria salmastra sferzava i visi e scompigliava i capelli.
Abbracciati, sul ponte della nave i due fidanzati in quel momento si stavano
godendo quell’attimo di felicità. Rientrando sotto coperta rividero il
professor Monti che li salutò affabilmente. “Non ci posso credere …anche lui va
a Formentera”, bisbigliò Clelia nell’orecchio di Luca.
Sbarcarono
nel porticciolo di La Savina che era quasi sera, entrarono nel piccolo hotel,
situato a pochi metri dalla spiaggia. L’atmosfera era molto accogliente, dopo
il cocktail di benvenuto servito dal proprietario, un ometto con i baffi e i
capelli neri come l’ebano, si cambiarono per la cena e scesero a mangiare.
La sala
del ristorante era gremita di turisti in diligente fila davanti a un grande
tavolo dove erano in bella vista piatti di pesce freschissimo, c’era solo
l’imbarazzo della scelta: crostacei, pesce azzurro, zuppe, paella aspettavano
di trasferirsi nei piatti dei commensali affamati. Clelia si offrì volontaria
di fare la coda anche per Luca: sapeva che a lui non piaceva questo genere di
servizio e, quando ebbe la fortuna di arrivare al tavolo, si trovò ancora una
volta vicina al professore che stava prendendo una porzione di aragosta:
“Come mai
a Formentera, dottoressa?”, chiese lui fissandola con una certa insistenza che
la mise a disagio.
“ Sono in
vacanza, come lei…credo”, ribatté Clelia giocando di equilibrismo per non fare
cadere i gamberoni dal piatto.
“No…per me
è diverso. Sono stato a un congresso di medicina ad Ibiza e mi è venuta la
curiosità di visitare l’isola più piccola delle Baleari che dicono sia la più
bella… ancora incontaminata. Solo qualche giorno, poi tornerò al lavoro”,
rispose il professore.
“Le auguro
un buon soggiorno…”, disse lei “, “ma… ora mi scusi, sono in difficoltà”,
aggiunse mostrando il precario equilibrio dei crostacei sui due piatti,” il mio
partner sta aspettando la sua cena”, disse accennando a Luca che era rimasto
seduto al tavolo.
“Cattive
abitudini”, ironizzò l’uomo. “Cosa fate stasera?”, insisté ancora lui. ”Se non
vi dispiace potremmo passarla assieme”, propose invitante, “qui non conosco
nessuno”.
Clelia
fece una pausa, avrebbe preferito passare la serata soltanto con Luca, ma come
poteva dire di no al professor Monti?
“Con
piacere”, mormorò educatamente, “allora ci vediamo dopo”. Ritornò al posto
leggermente emozionata. Il primario, in ospedale era una specie di orso, era
temuto per il suo carattere scorbutico, non dava confidenza a nessuno e
salutava a malapena. Era un uomo con un certo fascino, vicino alla cinquantina,
figura imponente, alto asciutto, occhi d’acciaio e grinta facevano di lui lo
spauracchio dei giovani medici. Vederlo senza camice in versione turista e soprattutto sorridere e
lanciare qualche battuta, l’aveva sconvolta. Essere poi invitata a trascorrere
la serata in sua compagnia era una cosa straordinaria che non si sarebbe mai aspettata.
“E’ un
essere umano…”, commentò rivolgendosi a Luca.
“Chi?”,
chiese lui guardandola senza capire.
“Il
professor Monti. In ospedale sembra un alieno: mai un sorriso, una parola in
più e qui invece…tutta un’altra cosa. Si vede che indossa la maschera prima di
uscire di casa… Pensa che ci ha chiesto di stare con lui stasera. Non è che sia entusiasta della proposta ma…non
posso rifiutare ”, affermò Clelia stringendosi nelle spalle.
La serata
si concluse sui divani della hall in piacevole conversazione durante la quale
il burbero luminare si rivelò una persona squisita al punto da lasciarsi andare
anche a delle confidenze. Raccontò di essere stato sposato per diversi anni con
una collega dalla quale poi aveva divorziato. Clelia e Luca stavano ad
ascoltarlo affascinati, sembrava che avesse piacere di parlare, di lasciarsi
andare e che avesse trovato nei due giovani degli interlocutori con i quali si
trovava in sintonia. Si rivolgeva spesso a Clelia, tanto che Luca ebbe il
sospetto che lo interessasse, non solo come paziente ascoltatrice, ma come
donna.
“Simpatico
il tuo professore”, le disse non appena rimasero soli, “non mi sembra l’orso
che mi hai sempre descritto…anzi, stasera ti stava facendo il filo…o sbaglio?”.
“Non
credo”, rispose lei pensierosa, “però, hai ragione , qui sembra un altro…”.
“Per
fortuna che io non sono geloso, se fosse stato l’inverso a quest’ora sarebbe
già scatta la scenata”, scherzò lui. Lei rimase in silenzio, stava pensando
ancora alla metamorfosi di quell’uomo che le aveva sempre messo una grande
soggezione.
Al mattino
dopo, aprendo le finestre si trovarono davanti un paesaggio inimmaginabile: le
onde color cobalto accarezzavano dolcemente la sabbia bianchissima e fina, nel
cielo non c’era nemmeno una nube.
“Andiamo
in spiaggia, c’è una giornata stupenda”, esclamò Clelia entusiasta davanti allo
spettacolo che si offriva al suo sguardo.
Si rivolse a Luca che stava ancora sotto le
lenzuola: “Come stai?…ti è passato il mal di testa?”, chiese passandogli una
mano sulla fronte. Lui accennò ad un vago sorriso, si sentiva in colpa perché
quella notte abbracciando Clelia aveva pensato a Nora; sebbene fosse in collera
con lei non riusciva a togliersela dalla mente: suo malgrado era ricaduto
nell’ossessione che voleva dimenticare.
Sulla
spiaggia finissima cercarono un posticino tranquillo per stendersi al sole, i
raggi caldi accarezzavano i loro corpi vicini, ma le loro menti erano altrove:
se Luca ripensava alla giornalista che l’aveva tradito, Clelia riandava con la
mente alla figura del professor Monti e a ciò che aveva raccontato la sera
prima sui divani dell’hotel. “E’ un uomo interessante e mi piacerebbe
conoscerlo meglio”, si scoprì a pensare. Ricacciò indietro questi propositi e
si volse verso Luca con l’intenzione di fargli una carezza, ma la mano si fermò
a metà strada: lui era girato dall’altra parte. Indispettita si alzò, le era
venuta sete e si diresse verso un chiosco in legno sulla spiaggia dove vendevano
bibite. Aspettava di essere servita quando vide avvicinarsi Monti che chiese:
“Posso
offrirle qualcosa di fresco?”, il suo sguardo percorse il corpo seminudo della
giovane in bikini. Clelia accettò, ma si sentì a disagio. Salì sullo sgabello
cercando di fare la disinvolta.
Mentre
portava alla bocca il bicchiere di liquido gelato, alzò lo sguardo e incontrò
quello di lui che la fissava.
“Ho
pensato che potremmo anche darci del tu”, propose Monti, “dopotutto siamo
colleghi”.
“ Perché
no…Federico vero?”, rispose lei arrossendo leggermente.
“E tu
Clelia se non sbaglio”, ribatté subito il professore. Dopo queste affermazioni
ci fu un attimo di imbarazzo.
“Credi che
lui sia d’accordo?”, riprese l’uomo accennando a Luca che probabilmente si era
addormentato.
“Penso che
non ci sia nessun problema”, mormorò Clelia riprendendo il bicchiere e mandando
giù la bibita in un sol sorso.
“Fra due
giorni riparto e mi piacerebbe visitare l’isola, che ne diresti di esplorarla
insieme?…ovviamente anche con Luca”.
“Per me va
bene…gliene parlerò appena si sveglia”, scese svelta dallo sgabello con
l’intenzione di allontanarsi.
“Potremmo
affittare un gommone, e scoprire le bellissime calette che ci sono nei
dintorni”, insisté Monti.
Lei non
sapeva più come andarsene, improvvisamente prese la decisione e:
“…vado a sentire cosa ne dice Luca”, e con questa scusa corse via seguita dallo sguardo interessato del professore.
“…vado a sentire cosa ne dice Luca”, e con questa scusa corse via seguita dallo sguardo interessato del professore.
Affittarono
il gommone e cominciarono l’esplorazione della costa, fermandosi per fare il
bagno nelle piccole insenature con la sabbia candida e dove l’acqua cristallina
lasciava intravedere il fondo del mare; arrivarono fino all’isola d’Espalmador
per ammirare la bellezza selvaggia del paesaggio. Ma quella gita si trasformò
in un vero incubo per Clelia. Sentiva su di sé, per tutto il tempo che
trascorsero insieme, gli occhi del professore che la mettevano a disagio. Non
sapeva come comportarsi anche perché Luca si era accorto dell’assidua
attenzione del cardiologo nei suoi confronti. Ma ciò che la faceva arrabbiare
con se stessa era il fatto che si
sentiva turbata quando sapeva di essere osservata: era qualcosa che le si
formava a livello dello stomaco e le faceva mancare il respiro tanto che non
riusciva ad apprezzare le bellezze naturali che aveva davanti a sé. Finalmente
la passeggiata per mare giunse al termine, con un senso di liberazione
approdarono sulla spiaggetta e riconsegnarono il gommone.
“Non
voglio più andare fuori con quello lì”, brontolò sbuffando Clelia, quando
rimase sola con Luca.
“Hai paura
di innamorarti del tuo capo?”, scherzò lui dandole un buffetto sulla guancia,
“però hai ragione, siamo venuti qui per ritrovarci, per stare insieme…non per
fare una vacanza a tre”, proseguì diventando improvvisamente serio. Per ciò che
lo riguardava forse l’intrusione di Monti nella loro coppia gli era servito a
non dover affrontare subito le incomprensioni che si erano create fra loro
durante quello strano periodo di crisi, però si era ripromesso di cercare di
superare la sbandata e di tornare ad essere quello di prima. Voleva ricucire il
rapporto con Clelia dopo la grande delusione subita.
Il giorno
seguente se ne andarono alla chetichella, presero le biciclette che l’hotel
metteva a disposizione e si inoltrarono nell’interno. Attraverso stradine
sterrate dove l’aria profumava di rosmarino e ginepro, giunsero dopo pochi
chilometri a Sant Francesc: sulla piazza, davanti alla chiesa settecentesca, un
mercatino di bancarelle cariche di ogni oggetto caratteristico e di souvenir
attirò la loro attenzione. Si fermarono a curiosare. Clelia, in cerca di
bigiotteria, mise parecchie volte a dura prova la pazienza di Luca, sostando
davanti a banchi stracolmi di braccialetti, collier, spille: tutti gioielli per
la maggior parte in argento, lavorati in modo particolare, con disegni
arabescati .
“Guarda
che carino!”, esclamò la giovane donna rigirando fra le dita un bracciale
intarsiato, “me lo compri?”.
Luca
trasse di tasca il portafoglio e lo aprì:
“Quanto?, chiese. Sentito il prezzo rispose deluso: “Mi dispiace…non ho con me abbastanza denaro”:
“Quanto?, chiese. Sentito il prezzo rispose deluso: “Mi dispiace…non ho con me abbastanza denaro”:
“Se
permettete posso offrirlo io a Clelia, in ricordo della nostra amicizia”, disse
Federico improvvisamente apparso accanto a loro come per incanto. I due rimasero
di stucco e non risposero. “Rieccolo!”, pensò Clelia, “non riesco a togliermelo
di torno”. Luca tentò di opporsi, lanciò un’occhiata di soccorso ma, la sua
ragazza si strinse nelle spalle come per dire: “non possiamo rifiutare…è il
primario…”. Così, dopo pochi minuti il bracciale ornava il polso di Clelia.
Il
professor Monti partì quel giorno stesso con grande sollievo di Clelia. In quei
giorni la sua presenza aveva scombussolato il suo equilibrio, si era accorta di
pensare spesso a lui, ma ciò che era più grave era il fatto di lasciar passare,
senza provare la fitta abituale, le occhiate di Luca alle belle ragazze sulla
spiaggia. Cattivo segno! Cosa le stava accadendo? Il resto della settimana
cercò di dedicarlo tutto al suo ragazzo per scrollarsi di dosso i dubbi che
l’avevano assalita. Ma quella vacanza, programmata con tanta buona volontà, si
stava rivelando un fallimento..
(segue )
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