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sabato 30 maggio 2015

IL RITRATTO DI NORA quarta puntata


  Anche Luca era in confusione, non gli era mai capitato di lasciarsi prendere da un’emozione così intensa : Nora aveva risvegliato in lui qualcosa che si era assopito durante la lunga relazione con Clelia: aveva dimenticato che l’amore è fatto anche di passione e di istinto. Non riusciva a scordare di aver stretto fra le braccia  Nora e di avere sentito che anche lei era stata coinvolta dalla passione esplosa senza che loro nemmeno se ne accorgessero… Non riusciva più a dormire, voleva ritrovarla ad ogni costo: ritornò su quella strada, nel bar, girò per altri marciapiedi nella speranza di incontrarla. Una sera gli parve finalmente di averla vista e corse verso di lei con il cuore in tumulto…ma era solo una zingara che importunava i passanti.

Con Clelia aveva fatto pace dopo averla rassicurata che con la ragazza del quadro non c’era stato assolutamente nulla di più che un rapporto di lavoro…ma verso di lei non era più lo stesso. Le voleva bene e aveva sempre pensato a lei come a una futura moglie, ma ora  non ne era più certo.  Anche Clelia si era accorta che lui era cambiato, lo sentiva distante, distratto, non sapeva a cosa attribuire quella trasformazione. Voleva pensare che fosse solo stress da lavoro, ma la sua natura sospettosa la induceva a cattivi pensieri.

“Cosa ci sta succedendo?”, chiese gli  infine una sera, “non riusciamo più a comunicare…dov’è finita la nostra complicità?… se non mi vuoi più devi dirmelo. Forse è tutta colpa della gelosia che mi fa sragionare. Ti prometto che d’ora in poi non dirò più niente…”. Aveva un’espressione così disperata che Luca si commosse: povera Clelia, come poteva confessarle che in quei giorni aveva la mente occupata da un’altra?

“Stai tranquilla, va tutto bene…sono solo un po’ stanco”.

“Cosa ne diresti di fare una bella vacanza insieme?”, propose lei rinfrancata dalle sue parole.

“In questo momento non posso assentarmi, ho un sacco da fare”, si giustificò Luca preso alla sprovvista.

Clelia capì che era il momento di mettere in atto un po’ di seduzione: si avvicinò, passò le dita con una leggera carezza sulla sua fronte:

“Sei sciupato, hai bisogno di riposo…come tuo medico personale ti prescrivo un bel viaggio”, scherzò sorridendo, poi si accostò ancor di più, “andiamocene via…ti prego. Non vedi che stiamo allontanandoci? Abbiamo bisogno di ritrovarci. Prendiamo un aereo e partiamo, lontani da qui, in un posto dove possiamo stare noi due soli…”, avvicinò le labbra alle sue, “non voglio perderti, ti amo”, sussurrò.

Luca l’abbracciò forte, forse aveva ragione lei, andarsene sarebbe stata la medicina migliore per guarirlo dalla febbre che l’aveva preso da quando aveva incontrato quella strana ragazza, della quale, in fin dei conti  non sapeva nulla. Poteva essere chiunque… e poi era sparita nel nulla e la sua spasmodica ricerca per ritrovarla era fallita. Doveva convincersi a lasciar perdere…era stata solo un’avventura senza nessuna conseguenza, come può capitare a tanti, solo un’attrazione fisica del momento…

“Va bene”, disse dopo una breve pausa, “cercherò di liberarmi dagli impegni, organizza pure dove vuoi tu….per una settimana ce ne staremo in pace, ne abbiamo entrambi bisogno”, concluse accarezzandole affettuosamente il viso. Clelia era al colmo della felicità e il giorno dopo passò subito in un’agenzia viaggi per programmare la sua settimana di vacanza.

Le Baleari le sembrarono una meta adatta: il sole, il mare e un bell’albergo erano senz’altro gli strumenti adatti a cancellare le ombre che si erano accumulate fra di loro negli ultimi tempi. Ritornò con un mucchio di dépliants:

“Ecco, scegli tu “, invitò con tutta la grazia che possedeva buttando sul tavolo gli opuscoli colorati che offrivano vacanze indimenticabili. Luca diede un rapido sguardo .
“Ti lascio la scelta, per me va bene tutto, purché tu sia contenta”, disse conciliante.

“Cosa ne dici di Formentera?”, propose Clelia, è un posto tranquillo con paesaggi stupendi”.

“O.K., per me va bene, prenota pure per la settimana prossima”, concluse lui che non vedeva l’ora di esaurire l’argomento. Partiva di malavoglia, ma aveva deciso di staccare la spina e di tornare ad essere quello di prima: un uomo tranquillo, con una fidanzata che lo amava e che aspettava soltanto di diventare sua moglie.

Quella sera Luca voleva starsene a casa approfittando del fatto che Clelia aveva il turno di notte in ospedale. Non aveva molto appetito, cenò con del pollo freddo avanzato dal giorno prima e dell’insalata, poi si sdraiò in poltrona e accese il televisore. Facendo zapping fra le varie TV si fermò su un canale: una bella bionda stava annunciando un nuovo programma: “Per Televerità una giornalista ha trascorso venti giorni sulle strade chiedendo l’elemosina. Vedremo giorno per giorno ciò che le è successo…”. Luca si fermò incuriosito.

Dopo la sigla cominciarono le immagini: la sagoma di una ragazza che mendicava in mezzo alla gente lo fece sobbalzare: "Nora...non è possibile", mormorò esterrefatto. Non voleva crederci, coltivò la speranza che non fosse lei finché un primo piano non gli tolse ogni illusione: era proprio Nora, con la chioma in disordine, gli occhi lucenti e il giaccone extralarge. Sentì un flusso di sangue salirgli alla testa, poi un brivido lo percorse da capo a piedi, lo stupore l’aveva paralizzato. Rimase inchiodato alla poltrona e seguì il programma sempre più curioso di vedere dove andava a finire. Vide Nora che importunava i passanti, qualcuno la trattava male, qualche altro la scostava come un’appestata, la vide anche alle prese con un vigile che voleva impedirle di questuare…ma la cosa più sorprendente fu quando vide se stesso nel momento in cui toglieva di tasca la banconota, mentre la voce fuori campo stava dicendo: “Un affascinante sconosciuto si commuove e offre a Nora un panino”. Si rivide al bar con lei che stava ingurgitando i bocconi con avidità, interpretando perfettamente la parte dell’affamata. “Brava!…mi hai proprio fregato…”, brontolò Luca al colmo dell’indignazione. Ma, secondo lo speaker, la storia cominciata sul marciapiede non era finita, infatti l’occhio della telecamera era arrivato anche a casa sua, nel momento in cui dipingeva il ritratto di Nora. Per fortuna il servizio finiva lì, le altre sedute non erano state riprese: il loro momento di passione non era andato in onda.. Luca capì allora la presenza di Pablo, evidentemente era un cameraman e aveva girato le immagini senza farsi accorgere usando una telecamera nascosta, una specie di candid camera… Si convinse anche che la donna che aveva visto al ristorante e nel pub fosse lei che, dopo il lavoro, ritornava ad essere una persona normale. Finito il programma Luca rimase annichilito davanti al televisore spento, era talmente stupito di quello che aveva visto che stentava a credere…si sentiva tradito ed era infuriato anche con se stesso per essere caduto nella trappola. Dopo un primo momento di smarrimento si riprese e decise di telefonare alla redazione dell’emittente televisiva che aveva mandato in onda quel servizio senza chiedere nessuna autorizzazione. Cercò sull’elenco telefonico e chiamò immediatamente, furibondo:
“Sono Luca Gervasi…voglio parlare con il direttore di Televerità”.

“A che proposito, signor Gervasi?”, gli rispose una voce femminile.

“Quel servizio appena andato in onda…mi avete ripreso senza l’autorizzazione…siete venuti in casa mia, io vi denuncio!”, gridò con quanto fiato aveva in gola.

“Si calmi….in questo momento il direttore non c’è, può telefonare domani mattina. Se vuole posso farla parlare con la signorina  Guidi”, propose gentilmente la sua interlocutrice.

“Chi…Nora? Assolutamente no”, rispose secco lui interrompendo bruscamente la conversazione.

La rabbia gli ribolliva dentro, era deluso…si dava dello stupido e non poteva perdonare il tradimento. Come un leone in gabbia percorreva i pochi metri quadrati dell’appartamento avanti e indietro. Entrò nello studio e, il primo impulso fu di distruggere il quadro ancora sul cavalletto: solo vedere quel viso che sembrava fissarlo con ironia si sentiva preso in giro. Gli tornava alla mente il piacere che aveva provato a ritrarre i suoi occhi neri e brillanti, la bocca sinuosa…ce l’aveva messa tutta per trasportare sulla tela ciò che stava provando, e ci era riuscito…dal viso di Nora, dal suo sguardo traspariva sensualità, era un quadro molto bello…ma in quel momento l’avrebbe fatto a pezzi… Per finire la serata si aspettava anche che Clelia telefonasse e non era dell’umore giusto per sopportare un interrogatorio, anche se lei aveva promesso di non fare più scenate, la conosceva troppo bene….non avrebbe saputo resistere!  Ma Clelia telefonò più tardi solo per augurargli la buonanotte e non fece cenno alla trasmissione: era in ospedale e non l’aveva vista , Luca si guardò bene dal parlagliene. Per addormentarsi fu costretto a ingurgitare un sonnifero, ma nonostante il tranquillante passò la notte più agitata della sua vita. Incubi di tutti i generi lo tormentarono fino all’alba, infine prese sonno e si svegliò molto tardi. Si buttò sotto la doccia quasi gelata per rinfrescarsi le idee. Mentre si faceva la barba lo specchio gli rimandò l’immagine di un uomo distrutto: le borse sotto gli occhi e il colorito giallastro lo facevano assomigliare a uno zombi.  Poco dopo, verso mezzogiorno ricevette una telefonata:
“Sono Salvi, il direttore di Televerità”, disse una voce d’uomo.

“Ah, proprio con lei volevo parlare… come si è permesso di violare la mia privacy per realizzare la sua TV spazzatura”,  esclamò Luca  facendosi riprendere dalla rabbia.

“Non offenda, signor Gervasi, le dico solo che lei ha perfettamente ragione… c’è stata un’incomprensione con la redazione… le ho telefonato appunto  per proporle un incontro, vedrà che ci metteremo d’accordo”, disse con voce melliflua il suo interlocutore telefonico.

“Non voglio vederla per nessuna ragione al mondo”, ribatté il giovane al colmo dell’indignazione.

“Si calmi”, continuò l’altro imperterrito, “se non vuole venire nei nostri studi le manderò la giornalista che ha realizzato il servizio, con lei forse troverà un punto d’incontro, dato che la conosce già”.

Luca sentì salirgli il sangue alla testa, che sfacciataggine! Se c’era qualcuno che non voleva vedere in quel momento era proprio lei.

“Se lo tolga dalla testa… e la prego di non importunarmi più. La farò contattare dal mio avvocato…”, chiuse il telefono con un gesto secco.

Intanto Nora stava vivendo momenti difficili, il direttore insisteva perché andasse da Luca a proporgli di continuare la storia in TV, molti avevano chiesto chi fosse quel pittore, i giornali avevano messo l’accento sul fatto che l’artista apparso nel servizio fosse rimasto sconosciuto ed era così scattata la caccia al misterioso personaggio. Lei, invece, era piena di rimorsi, e non aveva il coraggio di rivederlo, quando lo pensava sentiva una fitta al cuore; avrebbe dato qualunque cosa per cancellare ciò che gli aveva fatto: aveva tradito la sua buonafede e non se lo poteva perdonare. Purtroppo il dottor Salvi era molto testardo e le ordinò letteralmente di accettare  l’incarico. La chiamò al suo cospetto:

“E’ già passato troppo tempo…vai subito e ricordati ciò che ti ho detto….mi raccomando”, disse in tono che non ammetteva replica.

Nora chinò la testa, doveva muoversi. Mentre, in macchina si recava all’indirizzo di Luca era tesa e nervosa, per calmarsi canticchiava qualcosa ma…non c’era niente da fare. Il momento di affrontarlo era vicino e, quando suonò il campanello stava per sentirsi male. Aspettava di vederlo comparire col cuore in tumulto: cosa gli dico?…si chiedeva mentre attendeva che quella porta si aprisse. Ma dall’interno non proveniva nessun rumore. Suonò ancora e aspettò. Niente. Risuonò invano. “Non è in casa”, si disse quasi sollevata.  L’uscio dell’appartamento accanto si aprì: “Cerca il signor Gervasi?”, chiese una donna osservandola con curiosità. Nora rispose di sì e l’altra: “E’ partito per una vacanza…con la fidanzata”, rispose pronta la vicina. A Nora non restò che ridiscendere le scale ripensando alle parole di quella donna con una piccola fitta dentro. “Con la fidanzata…”, già, aveva dimenticato che era legato ad un’altra..

 

Per Luca i giorni dopo la trasmissione furono un incubo: era quasi diventato celebre. In ufficio non poteva sottrarsi alle punzecchiature, gli amici, i parenti si erano tutti fatti vivi per congratularsi con lui…congratularsi di cosa? Di essere stato raggirato da una giornalista in cerca di notorietà?. Non ne poteva più.  Specialmente con Clelia aveva dovuto fare discussioni infinite per convincerla che la bugia che le aveva detto era stata solo per evitare una lite in più, e che, con la giovane donna che aveva ritratto, non c’era stato nulla… Voleva convincere soprattutto se stesso che non era successo niente, anche se in realtà quel breve incontro gli aveva lasciato nel cuore una ferita.
 La vacanza programmata gli apparve come una liberazione, doveva allontanarsi al più presto per cercare un po’ di pace.

sabato 23 maggio 2015

IL RITRATTO DI NORA - terza puntata




  Dipingeva da molto e non si era accorto che Nora era stanca, si stava muovendo sulla sedia intorpidita  per essere rimasta ferma per tanto tempo.

“Devo ancora rimanere qui per molto?”; chiese mettendo una mano davanti alla bocca per trattenere uno sbadiglio.

“Hai ragione, si è fatto tardi. Peccato, se fosse per me continuerei. In questo momento sento di avere l’ispirazione giusta, ma capisco che sei affaticata…rimandiamo a domani”, propose a malincuore.

Infatti da quando Nora si era messa in posa era stato subito preso da  quel  viso che l’aveva interessato e quasi ossessionato in tutti quei giorni, non gli sembrava vero di poter mettere sulla tela le emozioni che gli aveva suscitato. 
 Anche Pablo si era alzato: “Per oggi basta”, mormorò annoiato.

Prima di uscire Nora gli si avvicinò:
 “Puoi darmi i cinquanta euro che mi hai promesso? Mi farebbero comodo”; domandò arrossendo.

“Certo, però devi tornare…mi raccomando”, rispose Luca mettendole il denaro in tasca.

La ragazza si rivolse a Pablo:

 “ Hai visto che non succede nulla?... potresti anche lasciarmi venire sola”.

L’altro la guardò, diede un’occhiata a Luca e fece un cenno affermativo:

 “Va bene… penso che possiamo fidarci”.

Erano già fuori dalla porta quando Luca richiamò Nora:

“Devi promettermi una cosa”, le chiese. Lei lo fissò sorpresa:
“Cosa?”, domandò sgranando gli occhi scuri.

“Durante questi giorni mi piacerebbe che tu non andassi sul marciapiede a chiedere soldi…se vuoi posso dartene di più”, fece il cenno di mettersi la mano in tasca. Lei lo fermò.

“No”, affermò decisa, “va bene così…mi farò bastare questi, devi credermi”, gli mise una mano sul braccio per rassicurarlo. Luca sorrise.

 “A domani”, mormorò, e chiuse l’uscio.

Poco dopo arrivò Clelia, il sentimento di tenerezza che lo prese appena la vide, contrastava con quello che provava quando era con Nora: intrigante, a tal punto che lo metteva in confusione. Clelia era la  routine, l’altra il mistero: di lei non conosceva nulla e, a parte la febbre creativa che lo prendeva, avrebbe desiderato saperne qualcosa di più.

 Clelia andò dritta in cucina:

 “Vuoi che ti prepari qualcosa? Stasera mi piacerebbe fare una cenetta solo per noi”, disse allacciandosi un grembiule.

Cominciò a darsi da fare fra i fornelli, apparecchiò con cura la tavola e, mentre aspettava che l’acqua per la pasta bollisse, andò nell’atelier per curiosare.

“Che confusione!”, esclamò non appena ebbe messo piede nel piccolo locale, “sei un gran pasticcione”.

Raccolse da terra i pennelli, qualche scatola abbandonata da tempo:

“Guarda che caos…”, brontolò, “ha proprio bisogno di una donna per casa…”. Dopo aver riordinato quello che poteva, stava per chiudere l’uscio quando si accorse che c’era qualcosa per terra, sotto lo sgabello. Lo raccolse e le montò il sangue alla testa: una forcina di tartaruga per capelli. Un’altra donna era stata lì!  “adesso mi sente…”, pensò infuriata.

“Questa cos’è?”, attaccò passando sotto il naso di Luca l’oggetto incriminato. Lui per un secondo non rispose. Clelia aveva cambiato espressione, gli occhi chiari lanciavano lampi:

“Non sai dirmi niente, vero?”, l’apostrofò con la voce stridula.

“Non è quello che pensi…”, cominciò cauto, “ho semplicemente fatto venire una modella perché ho cominciato un nuovo ritratto”, concluse in fretta.

Sapeva che da lì a poco si sarebbe scatenato il finimondo e infilò la testa fra le spalle in attesa. Non tardò molto a scoppiare la bufera:

“Chi è?…la conosco?….perché non me ne hai parlato?”, le domande a raffica arrivavano alle orecchie di Luca che non aveva nessuna intenzione di rispondere, tanto lei non avrebbe sentito: era troppo occupata a fare la sua scenata di gelosia. Si aggirava per la casa urlando e sbattendo per terra quello che trovava sul suo cammino. Poi andò di corsa nello studio:

 “Dov’è questo capolavoro”, gridò strappando lo straccio che copriva la tela. “E’ questa?”, chiese sarcastica, “dove l’hai trovata?…desidererei avere una risposta”.

 Il poveretto sapeva che se avesse detto che aveva incontrato Nora su un marciapiede, avrebbe aumentato l’ira funesta di Clelia e allora fu costretto a mentire:
“E’ la sorella di un collega”, affermò con voce sicura, sperando di essere creduto. Ci fu un attimo di tregua, la sua fidanzata stava valutando la risposta, ma poi decise improvvisamente di riprendersi la borsa:
“Me ne vado, mi hai rovinato la sera…Ciao”, se ne andò sbattendo la porta lasciando Luca nel bel mezzo del salotto ancora sotto choc. Si riprese dopo qualche secondo e andò  in cucina  dove l’acqua bolliva e il sugo era pronto, non gli restò altro da fare che buttare gli spaghetti: dopo quella battaglia gli era venuto un certo appetito.

Per tutta la settimana non sentì più Clelia, provò qualche volta a telefonarle ma, appena sentiva la sua voce, lei interrompeva la comunicazione.  Ormai sapeva che quella era la norma dopo i furiosi litigi, perciò non si preoccupò, tanto sapeva che prima o poi lei si sarebbe fatta viva, innamorata più di prima. 

Nei giorni che seguirono Nora tornò  senza l’accompagnatore e continuò ad andare fino alla fine del ritratto. Durante le ore trascorse insieme Luca tentò di interrogarla sulla sua vita, gli sarebbe piaciuto conoscere il motivo per cui era arrivata ad essere quella che era in quel momento: un rifiuto della società.

Nora gli raccontò la tragica storia di una bambina che aveva perso i genitori da piccola e che era stata allevata in un collegio dove aveva studiato; da grande aveva dovuto arrangiarsi facendo mille mestieri per sopravvivere. “Avevo finalmente trovato il lavoro che mi piaceva: dignitoso, ben pagato, che mi aveva permesso perfino di affittare una casa, il mio sogno irraggiungibile dato che fino ad allora ero stata ospitata dalle suore…poi, improvvisamente, tutto è svanito come una bolla di sapone…la ditta ha chiuso e mi sono trovata in breve senza soldi…”, raccontò Nora in vena di confidenze.

 Luca la stava ad ascoltare con una stretta al cuore:

“Perché ti sei lasciata andare così?”, chiese interrompendo ciò che stava facendo.

“Cosa dovevo fare?…Prostituirmi?…avevo bussato a tante porte senza risultato…perciò per vivere ho pensato di chiedere i soldi per strada…lo fanno in tanti…”, concluse amaramente la ragazza.

Dopo quella volta non volle più parlare di sé.  L’ultimo giorno Luca era contento di come aveva realizzato l’opera ma, non avrebbe mai voluto che venisse quel momento: sapeva che Nora avrebbe continuato la sua vita disordinata e sapeva che sarebbe stato difficile rivederla. Lei non aveva voluto dargli nessun recapito: “Ci incontreremo se il destino vorrà”, diceva quando lui entrava in argomento.

“Sei stato bravo”, gli disse quella sera ammirando il ritratto finito.

“Il merito è tuo…sei troppo bella”, rispose lui tentando una carezza sui capelli. Si era finalmente lasciato andare, avrebbe voluto fare quel gesto tante volte, si era sempre trattenuto per non rischiare di perderla.  

 Inaspettatamente lei non si ritrasse, anzi avvicinò il viso e le sue mani lo strinsero sulla nuca. Le bocche erano vicine e Luca non si trattenne, la baciò con una passione che non aveva mai provato prima. Nora ricambiò il bacio e si trovarono avvinghiati sul divano. Fecero l’amore dimenticandosi di tutto e di tutti.  

Improvvisamente Nora si rialzò ricomponendosi: ”Devo andare”, disse.

“Ti prego…rimani”, pregò Luca con la voce roca.

“No…non insistere”, rispose lei dolcemente guardandolo negli occhi, “ tu mi piaci, anzi, penso di essermi innamorata di te, è molto difficile tirarmi indietro in questo momento, ma …penso che sia la cosa giusta per tutti e due. Tu sei legato ad un’altra e io…sono di troppo”, concluse in fretta.

Luca ci rimase di sasso, l’aveva sentita abbandonarsi fra le sue braccia con la stessa sua passione e stentava a capire…. 

“Aspetta…non andare via”, pregò ancora.

Ma lei era già pronta per uscire, prima di salutarlo lo abbracciò forte:
“Probabilmente non ci vedremo più”, sussurrò, “ricordati però che , qualunque cosa succeda, questa sera ti ho amato con tutta me stessa”.

 “Che vuoi dire?”, esclamò lui sorpreso.

“Niente…capirai”, e dopo queste enigmatiche parole si staccò e scese le scale di corsa.

 Arrivata in strada Nora guardò l’orologio e affrettò il passo:

 “Speriamo che mi aspetti…”, pensò angosciata, era in ritardo di mezz’ora all’appuntamento. Attraversò la strada velocemente e prese un taxi, si fece portare davanti alla fontana di piazza Castello dove passeggiava impaziente Pablo:

“Come mai così tardi?…è un secolo che sono qui”, esclamò appena la vide.

“Scusami, dai, facciamo presto…dobbiamo consegnare il lavoro prima di sera”.

In redazione li stavano aspettando, i termini di consegna del servizio che dovevano fare erano scaduti, e non si poteva ritardare, era stato programmato per  la settimana successiva e ci volevano i tempi giusti per visionarlo, montarlo, farlo approvare dal direttore e finalmente  mandarlo in onda per la rubrica Televerità.

Quando i colleghi videro realizzata sul monitor la loro fatica si complimentarono:
“Bravi, avete fatto un buon lavoro…sarà un successone!”.

Qualche giorno dopo il direttore chiamò Nora nel suo ufficio:
“Ho visto il servizio e mi complimento con te, sei stata bravissima….e credibile”, le disse entusiasta.

 Lei tacque per qualche secondo, era soddisfatta di come aveva portato a termine l’incarico, ma non era andato proprio tutto liscio, se non si fosse innamorata di Luca sarebbe stato molto meglio.

“C’è qualcosa che non va?”; le chiese il direttore preoccupato, forse si aspettava che lei gli chiedesse un aumento di stipendio…e non avrebbe saputo cosa ribattere.

“No…tutto bene, non nego però che è stato molto faticoso: restare quasi un mese sul marciapiede a chiedere l’elemosina, anche se lo facevo solo per qualche ora, è stato duro. Per fortuna che c’era Pablo, il cameraman, a proteggermi”.

“E’ stato formidabile anche lui, con la microcamera è riuscito ad ottenere delle buone immagini…ho intenzione di mandare in onda senza tagli, la gente deve vedere cosa succede ad una ragazza per strada…allo sbaraglio”, affermò l’uomo, “a proposito…la storia con il pittore è stata fantastica…peccato che si è interrotta dopo la prima seduta…come mai?. Non era possibile continuare?”, disse poi

Nora arrossì: “No…non è stato possibile…lui diceva che non poteva lavorare con uno spettatore”, rispose lentamente cercando le parole per cercare di non indispettire il superiore,

“ Sei andata poi a finire  quel quadro?”; domandò ancora curioso.

Lei fece un cenno affermativo con la testa, era a disagio.

“Mi è venuta un’idea”, esclamò improvvisamente lui, “potremmo contattarlo per mostrare la sua opera, in fin dei conti è tutta pubblicità, non credo che rifiuti di collaborare, così daremmo un seguito alla nostra storia"” finì poi soddisfatto.

”Non so”, rispose Nora confusa, “è un tipo molto particolare e restìo…forse non sarebbe la mossa giusta”.

“Vedremo…vedremo…”, tagliò corto il direttore, “ne parleremo in seguito”.

“Posso andare?”, chiese lei facendo l’atto di alzarsi.

L’uomo sorrise: “Brava!…vai pure”.

Nora avrebbe volentieri evitato quel colloquio, da una parte era lusingata dall’elogio del direttore, ma  dall’altra c’era Luca che era stata costretta ad ingannare. Si sentiva in colpa e avrebbe voluto rivederlo per chiedergli di perdonarla, ma non ne aveva il coraggio. Ricordava quei momenti d’amore con tanta tenerezza, se avesse potuto sarebbe rimasta con lui…per sempre. Luca l’aveva colpita fin da quando gli aveva chiesto i soldi per strada, la sua attenzione era stata attirata dalla figura alta che sovrastava i passanti, quando poi l’aveva fermato aveva notato gli occhi grigi, penetranti, a volte ironici… il modo di guardarla e quello di cercare di proteggerla. Dopo la prima sera al bar, aveva sempre sperato di incontrarlo ancora e, quando il caso l’aveva portato di nuovo sulla sua strada, se ne era innamorata e aveva accettato la proposta di posare per stargli vicina. Ma il cruccio che le rodeva dentro era quello che in quei momenti così belli lei lo stava tradendo. “Non ci voglio pensare”, si disse, “era destino che dovessi incontrare l’amore nel momento sbagliato…”. Si rimise al lavoro con l’animo triste, sapendo che quello che stava facendo lo faceva contro se stessa.
                                                                                                      ( continua sabato prossimo)

sabato 16 maggio 2015

IL RITRATTO DI NORA seconda puntata


 

 


    Il giorno dopo, alla stessa ora, volle passare ancora sul  marciapiede dove l’aveva incontrata, si fermò a scrutare fra la gente, ripercorse il tratto davanti al bar, ma di lei nessuna traccia.

“Basta”, pensò, “ sta diventando un’ossessione,  devo smetterla di preoccuparmi per una che nemmeno conosco”.  Ma quel breve incontro l’aveva stregato, tanto è vero che quasi senza accorgersene tentò diverse volte di disegnare i tratti di Nora, puntualmente stracciava ciò che aveva fatto perché non corrispondeva a quello che aveva dentro, ciò che la sua matita metteva sulla carta non era il suo viso, mancava quello che era più importante: l’anima. Il cestino era colmo di carta, si intestardiva a  ripetere gli stessi tratti invano, quella che appariva a disegno terminato non era Nora.

Passò una settimana, durante la quale sperò sempre di incontrarla,  la strada che doveva fare per tornare a casa era sempre la stessa e una sera, in compagnia di un collega, entrò in quel bar  per prendere un drink. Entrarono e si fermarono davanti al banco, Luca cominciò a mangiucchiare qualche salatino aspettando che il barman servisse l’aperitivo della casa, quando per poco lo stuzzichino non gli andò di traverso: in un tavolo seminascosto dietro una colonna in fondo al locale, c’era lei, Nora, in compagnia di un uomo.  Questa volta non poteva sbagliarsi, aveva lo stesso giubbotto sgualcito e gli stessi scarponcini marrone. “Scusa un momento”, disse all’amico che lo osservò stupito. Fece per dirigersi verso i due che stavano parlando fittamente, ma si fermò, che diritto aveva di interromperli? Solo perché  le aveva offerto qualcosa da mangiare non poteva considerarsi suo amico…, mentre ritornava al banco si sentì chiamare: “Ehi, Luca…non ti ricordi di me?”. Nora si era avvicinata, dalla sua espressione si capiva che era contenta di rivederlo. Lui rimase un attimo senza parole: “Certo che mi ricordo di te”, disse poi, “anzi ti ho cercata in questi giorni…”.  Nora gli mise una mano sul braccio: “ Ero in un’altra zona. Tu sei stato gentile, non potevo scordarmelo…”, dal suo sorriso si capiva che stava dicendo il vero.

“Vorrei aiutarti ancora”, replicò Luca , “ma forse hai trovato chi si occupa di te”, aggiunse accennando al ragazzo seduto al tavolo che li stava osservando in silenzio.

“Oh…no, quello è un amico, è un poveraccio…come me. Mi fa solo compagnia nei momenti di crisi”.

“Comunque ti rinnovo la proposta se hai bisogno di guadagnare senza dover mendicare…ti aspetto nel mio atelier per un ritratto. Ti posso dare solo cinquanta euro a seduta”.

Nora gli lanciò un’occhiata dubbiosa: “Mi devo fidare?…Certo che quei soldi mi farebbero comodo, risolverei qualche piccolo problema che mi assilla …quante sedute sarebbero ?”, chiese interessata.

“Almeno una decina”, rispose lui, “forse di più…”, proseguì per invogliarla. Aveva capito che ce l’avrebbe fatta a mettere sulla tela quel viso che l’aveva perseguitato per tutto quel tempo.

La ragazza non rispose subito: “Lasciami pensare”, disse poi.

“Aspetto qui…non mi muovo”, scherzò Luca sperando di avere una risposta affermativa.

“E va bene”, si decise a rispondere Nora dopo qualche secondo di silenzio, “però mi devi dare ancora il tuo biglietto…l’altro l’ho perso”, confessò candidamente.

Lui trasse di tasca il cartoncino e glielo diede: “Non mancare…mi raccomando”, disse contento di aver portato in porto la trattativa.

Intanto il ragazzo seduto ancora al tavolo li osservava, si alzò e li raggiunse; Luca si accorse che il suo viso non gli era nuovo. Aggrottò la fronte guardandolo: sì era quello che Nora aveva guardato quella sera perché era un bel ragazzo. La cosa non gli fece molto piacere: voleva dire che si erano conosciuti e che forse era nato qualcosa di più oltre l’amicizia…ma cosa poteva dire? Niente, non aveva nessuna voce in capitolo… L’aveva vicino e lo osservò meglio: era un ragazzo sui venticinque anni, bruno, con la pelle scura e i capelli corvini, gradevole di aspetto.  Nora fece le presentazioni con disinvoltura:
“Lui si chiama Pablo…è brasiliano”, disse rivolgendosi a Luca , “e lui è Luca e fa il pittore”, concluse voltandosi verso  il nuovo venuto.

I due uomini si strinsero la mano con un certo sospetto, si stavano squadrando valutando se potevano fidarsi l’uno dell’altro.

“Lei dipinge?, chiese Pablo. Senza aspettare risposta proseguì: “In Brasile ero fotografo…mi piacerebbe continuare, ma qui in Italia non ho trovato nessuna possibilità di lavoro”, disse con l’accento particolare dei brasiliani che strascicano le parole  chiudendo le finali con un suono leggermente gutturale.

“Sai…lui adesso non fa niente…” lo interruppe Nora guardando Luca con intenzione.

“ Io non posso aiutare tutti…non sono un’agenzia di collocamento”, tagliò corto lui.

Il collega di Luca era esterrefatto: non avrebbe mai pensato che Gervasi avesse delle conoscenze di quel tipo; scosse la testa osservando la giovane spettinata e malvestita che chiacchierava amichevolmente con lui…e chi era quel tipo poco raccomandabile che si era aggiunto alla compagnia? Tirò per la manica  l’amico :” Dai…vieni…andiamo”, lo pregò .

Infastidito dalle chiacchiere di Pablo, Luca  salutò non senza prima aver ricordato a Nora la sua promessa.

“Come fai a mischiarti con certa gente”, gli disse l’amico non appena furono fuori.

“E’ una storia che non puoi capire”, rispose Luca sopra pensiero.

 Infatti non riusciva a capirlo nemmeno lui. L’ostinazione a voler a tutti i costi ritrarre Nora era una specie di chiodo fisso che lo tormentava fin da quando l’aveva incontrata. Qualche volta si sentiva in colpa nei confronti di Clelia perché nella sua mente c’era l’immagine di un’altra donna, però non si opponeva al nuovo sentimento entrato in lui suo malgrado. Il rapporto con la sua fidanzata andava avanti da tanto tempo e il  matrimonio avrebbe dovuto essere la conclusione più logica, ma c’erano dei momenti in cui Luca si sentiva oppresso dalla sua gelosia e allora gli veniva difficile pensare di legarsi definitivamente.   Era stanco e voleva riposare: si fermò in rosticceria a prendere qualcosa da mettere sotto i denti, poi passando davanti ad una videoteca entrò e affittò una cassetta per concludere la serata con un bel film.  Aprì finalmente la porta dell’appartamento e si sdraiò nel divanetto del salotto, con gli occhi chiusi, voleva cercare di non pensare a niente. Dopo il relax si preparò la tavola e si sedette a mangiare il pollo arrosto con patate che si era comprato. Aveva appena finito quando un pensiero gli attraversò il cervello: “Clelia!”. Si ricordò improvvisamente che le aveva promesso di andare al cinema . Tentò di cercare una scusa per non uscire, ma non fece in tempo nemmeno ad escogitarne una valida che il telefono squillò: la voce stridula delle sua fidanzata gli perforò un timpano. “E’ già mezz’ora che aspetto…ti vuoi sbrigare, sono già vestita …muoviti”.

Non c’era niente da fare, bisognava andare. Controvoglia andò fuori.

Sdraiato nella poltroncina di velluto rosso Luca guardava il film che doveva essere di genere brillante, ma non si divertiva.

 “Cos’hai stasera?”, gli chiese Clelia polemica, sei rigido come un baccalà. Non ti piace?”.

“E’ carino… ma scusami, sono distrutto”.

“Potevi dirmelo, saremmo rimasti a casa”, ribatté lei più conciliante.

In realtà Luca, che sperava andando al cinema di scacciare dalla mente i pensieri, si era accorto che Julia Roberts, la protagonista, gli ricordava Nora: la bocca grande e carnosa che si scopriva in un sorriso particolare, il viso dall’ovale allungato… ed era ritornato nell’intrigo di sentimenti che lo torturavano da quando l’aveva incontrata. Si pentì: Clelia non c’entrava con ciò che stava passando per la sua testa e, per il resto della sera cercò di essere carino con lei. Quando finì lo spettacolo, le propose di andare a bere qualcosa, entrarono in un locale ancora aperto e scelsero un tavolo appartato. Più avanti una donna vestita di nero, con le spalle scoperte, seduta in compagnia di una ragazza bionda, gli fece battere il cuore: sembrava proprio Nora. “Sono impazzito”, si disse, non è possibile continuare così. Clelia si accorse del suo turbamento. “Andiamo via”, propose, “sei stanco…ci vedremo con più calma domani”. Per Luca fu una liberazione andarsene a casa, era completamente disorientato, aveva bisogno di dormire.

Dopo qualche giorno, trascorso sempre nella speranza di rivedere Nora, una sera sentì suonare alla porta……e  sulla soglia c’era lei. Luca la guardò e  non riuscì a dire niente:
“Non mi fai entrare?”, disse la ragazza sorridendo.

Lui si scostò di scatto: “Certo…vieni…non ci posso credere!”

Nora si guardò intorno: “E’ carino qui”, affermò, “abiti da solo?”.

“Per ora sì”, rispose lui evasivo.

“Che vuoi dire per ora….stai per sposarti?”, lo interrogò Nora curiosa.

“Non adesso…ma forse un bel giorno mi deciderò anche a quello, attualmente ho soltanto una relazione. Ma non parliamo di me,  parliamo piuttosto di te…come stai?”.

“Non vedi?, benissimo…anzi mi sono anche messa elegante per te”, rispose lei pavoneggiandosi nella giacca rossa.

“Sei molto più carina…vuoi bere qualcosa?”, domandò Luca impacciato.

“No…cominciamo subito, se non ti dispiace”.

Uno squillo del campanello d’entrata li interruppe. “Speriamo non sia Clelia”, pensò Luca impallidendo.

Andò ad aprire, con sua sorpresa dietro la porta c’era Pablo. “Che ci fai tu qui?”, chiese subito Luca innervosito. Si voltò verso Nora per avere una spiegazione:

“Non te la prendere…non so come dirtelo ma…è venuto ad accompagnarmi e… proteggermi in caso ce ne fosse bisogno. Al giorno d’oggi è difficile fidarsi di qualcuno…in fin dei conti non ti conosco, ci siamo visti solo due volte per strada”, disse la ragazza a disagio.

Luca non replicò, cercò di capire lo stato d’animo di Nora, forse aveva ragione, e a malincuore fece entrare Pablo. In fin dei conti gli importava solo fare il ritratto a Nora. Si trasferirono nel piccolo studio, il brasiliano osservava tutto con curiosità:

“Sei bravo”, esclamò dopo aver passato in rassegna i quadri appesi al muro e qualcuno di quelli ammonticchiati per terra.

“Grazie”, rispose Luca freddo, “ma ora vorrei cominciare, se non vi dispiace… avrei bisogno che Nora si mettesse seduta su quello sgabello e … tu”, continuò rivolto al ragazzo, “se vuoi fermarti a guardare, stai fermo…e non toccare niente

Pablo intimidito, si cercò un posto su una panca ricolma di scatole di colore.

Luca fece sedere Nora vicino alla finestra, le prese il viso fra le mani studiò con attenzione il taglio degli occhi leggermente allungati, gli zigomi un po’ alti, il naso deciso che dava personalità alla faccia dall’espressione altera…e la bocca, quella bocca che l’aveva affascinato al primo incontro tanto che non poté fare a meno di passarle le dita sulle labbra carnose. La ragazza si ritrasse.

“Stai tranquilla”, la rassicurò, “sto solo rendendomi conto di ciò che dovrò fare…rilassati”.

Socchiudendosi gli occhi la scrutò:

“Come ti sei pettinata?”, disse accorgendosi che Nora aveva raccolto i capelli dietro la nuca.

“Ho cercato di rendermi presentabile”, rispose lei risentita.

“No…così non va…ti voglio con la chioma sciolta”, le tolse la forcina che tratteneva il chignon e la massa ramata dei capelli cadde sulle spalle.

“Ecco…un po’ spettinata…così va bene”, disse allontanandosi per vedere l’effetto.

Nora si mise come voleva Luca che cominciò a lavorare in silenzio: in un primo tempo, con la matita abbozzò l’ovale del viso e i tratti, poi con pennellate di colore cominciò a dar vita al quadro.

 

venerdì 8 maggio 2015

IL RITRATTO DI NORA


 

sul marciapiede pieno di gente, che a quell’ora aveva fretta di arrivare a casa, una ragazza, spettinata e infagottata in un giubbotto trapuntato, importunava i passanti chiedendo con voce fastidiosa: “Un euro…per favore, ho fame…”. Qualcuno si fermava a rovistare nel borsellino, qualcun altro la guardava con aria di disprezzo; Luca si sentì tirare per la manica:

 “Un euro..”., piagnucolò lei.

 Il giovane si fermò e la guardò: sotto la zazzera incolta luccicavano gli occhi neri. Con uno strattone si liberò dalla presa: “Aspetta, tieni”, disse poi allungandole una banconota. Lei sorrise:

 “Sei generoso…grazie”, disse intascando velocemente il denaro e rivolgendogli uno sguardo riconoscente; fece per allontanarsi ma lui la trattenne:

 “ Sei affamata o chiedi l’elemosina per qualche altra ragione?”, chiese sarcastico.

 Sul viso della ragazza passò un’ombra:

Sono affari miei…”, rispose con malgarbo.

Luca la osservò meglio: era alta, con un fisico esile, i lineamenti marcati dalla bocca carnosa e dal naso importante, i capelli ramati contrastavano con gli occhi neri, vivaci, carichi d’espressione.

“Se vuoi ti posso offrire un cappuccino al bar”, propose dopo qualche attimo di silenzio, “e magari anche una brioche”. Senza nemmeno perdere un istante lei accettò:

 “Andiamo”, disse avviandosi verso il locale più vicino. Entrarono e la ragazza si diresse decisa a un tavolino:

 “Allora…già che ci sei ordina un panino”, affermò scostando la sedia ed accomodandosi.

Luca sorrise: “Avevi proprio fame….. Come ti chiami?”, chiese sedendosi di fronte a lei.

“Nora…e tu?”.

“…Luca, ma ora che abbiamo fatto le presentazioni puoi anche cominciare…”,; la giovane donna non se lo fece ripetere due volte, addentò con ingordigia il paanin o al prosciutto che il cameriere aveva appena portato e si riempì la bocca a tal punto che fece fatica a deglutire.

“Un bicchier d’acqua….”, riuscì a farfugliare strabuzzando gli occhi. Luca si alzò e andò al banco a prenderle qualcosa da bere, lei, sull’orlo del soffocamento, ingollò la bevanda poi si pulì la bocca con la manica del giubbotto. Vista da vicino faceva tenerezza, le guance si erano arrossate e gli occhi avevano perso l’aria smarrita di quando era sulla strada. La domanda che Luca voleva farle gli bruciava sulla bocca…, aspettò che finisse di mangiare:
“Come mai ti sei ridotta così?”.

Nora non rispose subito, si accomodò meglio sulla sedia poi lo guardò fisso:

“Ho perso il lavoro e …dovrò pur vivere, no?”.

“Non hai una famiglia?”, chiese ancora lui.

“Sono orfana…sola al mondo, ti basta?”, ribatté lei.

“…e una casa ce l’hai?”.

“Quante cose vuoi sapere…sì, ho un monolocale in periferia”.

Luca era incuriosito da quella strana ragazza che sembrava così fragile e che aveva scelto di fare una vita così dura.  “Cosa facevi prima?”, continuò testardo.

“Prima di fare la barbona?”, disse lei con un sorrisetto ironico, “ero segretaria in una ditta che è andata in malora e ha chiuso i battenti sbattendoci tutti per strada”, concluse amaramente.

“Se vuoi posso aiutarti…sono un pittore, magari potresti farmi da modella…”, propose lui.

Nora gli lanciò uno sguardo prima di rispondere:

“Grazie, non mi fido…devo spogliarmi suppongo, non ci sto, ho avuto tante bidonate che non ascolto più nessuno! Mi arrangio da sola… ”, disse . Poi, cambiando improvvisamente tono: “Che ne diresti di offrirmi anche un caffè”.

“Vada per il caffè ma…”, rispose lui sconcertato, “se hai deciso di vivere in quel modo,  sono affari tuoi. Comunque, se ci ripensi questo è l’indirizzo del mio studio, ti assicuro che con me puoi stare tranquilla…ti volevo fare soltanto il ritratto e…non ho intenzione di violentarti se è questo che pensi”.

Lei non disse niente, mise in tasca il biglietto da visita, aspettò il caffè e lo portò alla bocca con le due mani fissando Luca negli occhi. Un giovane, nel tavolo accanto li stava osservando fin da quando erano entrati. Nora si voltò verso di lui, incrociò il suo sguardo, poi si rigirò immediatamente:
“Lo conosci” chiese Luca incuriosito.

“No…ma che importa, è un bel ragazzo, un’occhiata si può dare…che ne dici?”, scherzò la ragazza.

“Certo”, rispose Luca, leggermente seccato, “ma…ora che ti sei sfamata, io devo andare”, decise guardando l’orologio.

Nora si alzò: “Grazie di tutto e…arrivederci, forse”.

 Mise le mani nelle tasche, si strinse addosso il giubbotto troppo largo e uscì in strada seguita dallo sguardo di Luca. Poco dopo anche lui si alzò scuotendo la testa, uscì e si mise in attesa alla fermata del tram per andare a casa.

 Luca Gervasi, trentadue anni, abitava da solo in un piccolo appartamento al quarto piano di una casa di ringhiera sui Navigli, una di quelle case rimaste a testimoniare la Milano di una volta, ma che ora fanno parte di un quartiere di moda dove vivono artisti, studenti, per lo più giovani single che si arrangiano da soli.  La casa non era grande, due locali  e un piccolo studio dove regnava perennemente la confusione più totale: i quadri alle pareti e ammonticchiati per terra non si contavano, dappertutto c’erano colori e pennelli; la tavolozza era appoggiata su un trespolo, e una tela sul cavalletto aspettava di essere terminata…Qui ci passava interi pomeriggi a dipingere senza stancarsi. Si era specializzato in ritratti femminili; nelle poche mostre che aveva fatto i critici erano stati concordi nel giudicarlo un artista di un certo valore.. Purtroppo con i quadri  venduti non riusciva a mantenersi e aveva dovuto cercarsi un altro lavoro: faceva il grafico in un’agenzia pubblicitaria e ci si trovava bene ma il tempo libero lo dedicava alla sua passione: dipingere. Sentimentalmente stava vivendo una relazione burrascosa con Clelia, una donna interessante, con un viso volitivo con gli occhi chiari, trasparenti. Era molto curata nel vestire: raffinata nei particolari  riusciva ad essere sempre perfetta nonostante che la sua professione di medico le lasciasse  poco tempo a disposizione. Purtroppo tra tutti questi pregi c’era un solo difetto: la gelosia. Il suo carattere impetuoso la portava a scenate, la maggior parte ingiustificate, che Luca subiva con rassegnazione. Solo uno sguardo, una parola di troppo, un ritardo dal lavoro o a un appuntamento mancato potevano scatenare la sua ossessione. Molte volte Luca era stato sul punto di troncare...poi per pigrizia e soprattutto per paura di rimanere solo, non l’aveva fatto.

 Quella sera rientrando sentì dentro di sé un’inquietudine: la strana circostanza che l’aveva portato a conoscere Nora lo faceva riflettere; quella ragazza spettinata e malvestita aveva un viso dall’espressione intensa e aggressiva, che gli era rimasto impresso. Gli sarebbe piaciuto mettere sulla tela ciò che aveva provato guardandola. Si aggirava per la casa e, pensando a lei, provava un sentimento misto di rabbia e compassione: elemosinare qualche euro per strada voleva dire  essere arrivata proprio in fondo al baratro. Il suo primo impulso era stato quello di aiutarla, ma davanti al suo rifiuto aveva fatto marcia indietro, sicuramente la pietà non era di suo gradimento. “Peccato, finire così”, si disse, “sembra una ragazza in gamba, magari domani la rivedo e...torno alla carica, mi piacerebbe convincerla a posare”. Sempre rimuginando su ciò che gli era successo, si decise a prepararsi qualcosa per la cena. Aprì il frigorifero: due pezzi di formaggio quasi ammuffito, qualche uovo e una bottiglia di latte adagiati sugli scaffali avevano un’aria così triste che lo misero di malumore.

“Al diavolo...questa sera non mi va di mangiare in casa”, esclamò sbattendo la porta del frigo.

In quel momento squillò il telefono: era Clelia.

“Amore, come stai? Cosa hai fatto oggi?…ci vediamo stasera?”.

Una serie di domande sparate una dopo l’altra senza nemmeno prendere fiato. Così era fatta Clelia.

Luca, vista la situazione tragica del frigo vuoto, disse subito di sì.

“Andiamo fuori a mangiare….preparati, vengo a prenderti fra dieci minuti”.

“Dammi il tempo di ripristinarmi…ho avuto una giornata faticosa. A proposito, hai fatto tardi anche tu…ti ho telefonato mezz’ora fa e non eri ancora a casa”, nella voce di Clelia c’era quell’intonazione dubbiosa che lui ben conosceva.

“Sì”, rispose seccato, ”sono rimasto a finire un progetto”.

Riattaccò appoggiando il ricevitore con forza. “Ci risiamo, sono stufo delle sue insinuazione…”, brontolò.

Si rivestì e uscì in fretta. Portò Clelia in un ristorante nei pressi di via Solferino frequentato di solito da giornalisti, artisti di teatro, televisione o cinema, uno di quei ristoranti con la parete dietro la cassa tappezzata da ritratti con dedica. Mangiarono quasi in silenzio. Le linguine all’astice erano ottime, anche la tagliata di pesce spada sapeva di mare tanto era fresca, ma Luca non era di buonumore.

“A cosa stai pensando?”, chiese infine Clelia vedendolo assorto. 

Lui si scosse: “Assolutamente a nulla”, mentì, “ho solo un leggero mal di testa”. In verità non riusciva a togliersi dalla mente il viso di quella ragazza mentre addentava il panino.

“Ho capito…è una serata no…paghiamo e andiamocene, vedo che la mia compagnia ti annoia”, disse stizzita la donna facendo l’atto di alzarsi.

“Non fare così, questa sera non sono in forma, devi scusarmi….”. Lei non replicò, ma lo guardò male.

Dopo il caffè si alzarono dal tavolo, Luca si girò verso l’ingresso e credette di avere le traveggole: una coppia stava uscendo in quel momento e la donna vista di profilo gli ricordò Nora, ma non poteva essere lei, questa era elegante e ben truccata; l’uomo che l’accompagnava era di spalle. Si diede dell’imbecille: “Cosa mi sta succedendo?”, pensò, “ la vedo dappertutto”.

Clelia si accorse del suo cambiamento: “ Cosa fai con gli occhi sbarrati, hai visto un fantasma?”, l’apostrofò.

“Andiamo…si è fatto tardi”, rispose il giovane nervoso, si affrettò a pagare per uscire al più presto.

Clelia lo seguì sempre più sorpresa, quando furono fuori Luca si guardò intorno, ma la coppia era sparita: solo qualche passante frettoloso se ne andava per i fatti suoi. Si convinse perciò che quella non poteva essere Nora.

 

                                                                                                                           (continua)