Powered By Blogger

sabato 23 maggio 2015

IL RITRATTO DI NORA - terza puntata




  Dipingeva da molto e non si era accorto che Nora era stanca, si stava muovendo sulla sedia intorpidita  per essere rimasta ferma per tanto tempo.

“Devo ancora rimanere qui per molto?”; chiese mettendo una mano davanti alla bocca per trattenere uno sbadiglio.

“Hai ragione, si è fatto tardi. Peccato, se fosse per me continuerei. In questo momento sento di avere l’ispirazione giusta, ma capisco che sei affaticata…rimandiamo a domani”, propose a malincuore.

Infatti da quando Nora si era messa in posa era stato subito preso da  quel  viso che l’aveva interessato e quasi ossessionato in tutti quei giorni, non gli sembrava vero di poter mettere sulla tela le emozioni che gli aveva suscitato. 
 Anche Pablo si era alzato: “Per oggi basta”, mormorò annoiato.

Prima di uscire Nora gli si avvicinò:
 “Puoi darmi i cinquanta euro che mi hai promesso? Mi farebbero comodo”; domandò arrossendo.

“Certo, però devi tornare…mi raccomando”, rispose Luca mettendole il denaro in tasca.

La ragazza si rivolse a Pablo:

 “ Hai visto che non succede nulla?... potresti anche lasciarmi venire sola”.

L’altro la guardò, diede un’occhiata a Luca e fece un cenno affermativo:

 “Va bene… penso che possiamo fidarci”.

Erano già fuori dalla porta quando Luca richiamò Nora:

“Devi promettermi una cosa”, le chiese. Lei lo fissò sorpresa:
“Cosa?”, domandò sgranando gli occhi scuri.

“Durante questi giorni mi piacerebbe che tu non andassi sul marciapiede a chiedere soldi…se vuoi posso dartene di più”, fece il cenno di mettersi la mano in tasca. Lei lo fermò.

“No”, affermò decisa, “va bene così…mi farò bastare questi, devi credermi”, gli mise una mano sul braccio per rassicurarlo. Luca sorrise.

 “A domani”, mormorò, e chiuse l’uscio.

Poco dopo arrivò Clelia, il sentimento di tenerezza che lo prese appena la vide, contrastava con quello che provava quando era con Nora: intrigante, a tal punto che lo metteva in confusione. Clelia era la  routine, l’altra il mistero: di lei non conosceva nulla e, a parte la febbre creativa che lo prendeva, avrebbe desiderato saperne qualcosa di più.

 Clelia andò dritta in cucina:

 “Vuoi che ti prepari qualcosa? Stasera mi piacerebbe fare una cenetta solo per noi”, disse allacciandosi un grembiule.

Cominciò a darsi da fare fra i fornelli, apparecchiò con cura la tavola e, mentre aspettava che l’acqua per la pasta bollisse, andò nell’atelier per curiosare.

“Che confusione!”, esclamò non appena ebbe messo piede nel piccolo locale, “sei un gran pasticcione”.

Raccolse da terra i pennelli, qualche scatola abbandonata da tempo:

“Guarda che caos…”, brontolò, “ha proprio bisogno di una donna per casa…”. Dopo aver riordinato quello che poteva, stava per chiudere l’uscio quando si accorse che c’era qualcosa per terra, sotto lo sgabello. Lo raccolse e le montò il sangue alla testa: una forcina di tartaruga per capelli. Un’altra donna era stata lì!  “adesso mi sente…”, pensò infuriata.

“Questa cos’è?”, attaccò passando sotto il naso di Luca l’oggetto incriminato. Lui per un secondo non rispose. Clelia aveva cambiato espressione, gli occhi chiari lanciavano lampi:

“Non sai dirmi niente, vero?”, l’apostrofò con la voce stridula.

“Non è quello che pensi…”, cominciò cauto, “ho semplicemente fatto venire una modella perché ho cominciato un nuovo ritratto”, concluse in fretta.

Sapeva che da lì a poco si sarebbe scatenato il finimondo e infilò la testa fra le spalle in attesa. Non tardò molto a scoppiare la bufera:

“Chi è?…la conosco?….perché non me ne hai parlato?”, le domande a raffica arrivavano alle orecchie di Luca che non aveva nessuna intenzione di rispondere, tanto lei non avrebbe sentito: era troppo occupata a fare la sua scenata di gelosia. Si aggirava per la casa urlando e sbattendo per terra quello che trovava sul suo cammino. Poi andò di corsa nello studio:

 “Dov’è questo capolavoro”, gridò strappando lo straccio che copriva la tela. “E’ questa?”, chiese sarcastica, “dove l’hai trovata?…desidererei avere una risposta”.

 Il poveretto sapeva che se avesse detto che aveva incontrato Nora su un marciapiede, avrebbe aumentato l’ira funesta di Clelia e allora fu costretto a mentire:
“E’ la sorella di un collega”, affermò con voce sicura, sperando di essere creduto. Ci fu un attimo di tregua, la sua fidanzata stava valutando la risposta, ma poi decise improvvisamente di riprendersi la borsa:
“Me ne vado, mi hai rovinato la sera…Ciao”, se ne andò sbattendo la porta lasciando Luca nel bel mezzo del salotto ancora sotto choc. Si riprese dopo qualche secondo e andò  in cucina  dove l’acqua bolliva e il sugo era pronto, non gli restò altro da fare che buttare gli spaghetti: dopo quella battaglia gli era venuto un certo appetito.

Per tutta la settimana non sentì più Clelia, provò qualche volta a telefonarle ma, appena sentiva la sua voce, lei interrompeva la comunicazione.  Ormai sapeva che quella era la norma dopo i furiosi litigi, perciò non si preoccupò, tanto sapeva che prima o poi lei si sarebbe fatta viva, innamorata più di prima. 

Nei giorni che seguirono Nora tornò  senza l’accompagnatore e continuò ad andare fino alla fine del ritratto. Durante le ore trascorse insieme Luca tentò di interrogarla sulla sua vita, gli sarebbe piaciuto conoscere il motivo per cui era arrivata ad essere quella che era in quel momento: un rifiuto della società.

Nora gli raccontò la tragica storia di una bambina che aveva perso i genitori da piccola e che era stata allevata in un collegio dove aveva studiato; da grande aveva dovuto arrangiarsi facendo mille mestieri per sopravvivere. “Avevo finalmente trovato il lavoro che mi piaceva: dignitoso, ben pagato, che mi aveva permesso perfino di affittare una casa, il mio sogno irraggiungibile dato che fino ad allora ero stata ospitata dalle suore…poi, improvvisamente, tutto è svanito come una bolla di sapone…la ditta ha chiuso e mi sono trovata in breve senza soldi…”, raccontò Nora in vena di confidenze.

 Luca la stava ad ascoltare con una stretta al cuore:

“Perché ti sei lasciata andare così?”, chiese interrompendo ciò che stava facendo.

“Cosa dovevo fare?…Prostituirmi?…avevo bussato a tante porte senza risultato…perciò per vivere ho pensato di chiedere i soldi per strada…lo fanno in tanti…”, concluse amaramente la ragazza.

Dopo quella volta non volle più parlare di sé.  L’ultimo giorno Luca era contento di come aveva realizzato l’opera ma, non avrebbe mai voluto che venisse quel momento: sapeva che Nora avrebbe continuato la sua vita disordinata e sapeva che sarebbe stato difficile rivederla. Lei non aveva voluto dargli nessun recapito: “Ci incontreremo se il destino vorrà”, diceva quando lui entrava in argomento.

“Sei stato bravo”, gli disse quella sera ammirando il ritratto finito.

“Il merito è tuo…sei troppo bella”, rispose lui tentando una carezza sui capelli. Si era finalmente lasciato andare, avrebbe voluto fare quel gesto tante volte, si era sempre trattenuto per non rischiare di perderla.  

 Inaspettatamente lei non si ritrasse, anzi avvicinò il viso e le sue mani lo strinsero sulla nuca. Le bocche erano vicine e Luca non si trattenne, la baciò con una passione che non aveva mai provato prima. Nora ricambiò il bacio e si trovarono avvinghiati sul divano. Fecero l’amore dimenticandosi di tutto e di tutti.  

Improvvisamente Nora si rialzò ricomponendosi: ”Devo andare”, disse.

“Ti prego…rimani”, pregò Luca con la voce roca.

“No…non insistere”, rispose lei dolcemente guardandolo negli occhi, “ tu mi piaci, anzi, penso di essermi innamorata di te, è molto difficile tirarmi indietro in questo momento, ma …penso che sia la cosa giusta per tutti e due. Tu sei legato ad un’altra e io…sono di troppo”, concluse in fretta.

Luca ci rimase di sasso, l’aveva sentita abbandonarsi fra le sue braccia con la stessa sua passione e stentava a capire…. 

“Aspetta…non andare via”, pregò ancora.

Ma lei era già pronta per uscire, prima di salutarlo lo abbracciò forte:
“Probabilmente non ci vedremo più”, sussurrò, “ricordati però che , qualunque cosa succeda, questa sera ti ho amato con tutta me stessa”.

 “Che vuoi dire?”, esclamò lui sorpreso.

“Niente…capirai”, e dopo queste enigmatiche parole si staccò e scese le scale di corsa.

 Arrivata in strada Nora guardò l’orologio e affrettò il passo:

 “Speriamo che mi aspetti…”, pensò angosciata, era in ritardo di mezz’ora all’appuntamento. Attraversò la strada velocemente e prese un taxi, si fece portare davanti alla fontana di piazza Castello dove passeggiava impaziente Pablo:

“Come mai così tardi?…è un secolo che sono qui”, esclamò appena la vide.

“Scusami, dai, facciamo presto…dobbiamo consegnare il lavoro prima di sera”.

In redazione li stavano aspettando, i termini di consegna del servizio che dovevano fare erano scaduti, e non si poteva ritardare, era stato programmato per  la settimana successiva e ci volevano i tempi giusti per visionarlo, montarlo, farlo approvare dal direttore e finalmente  mandarlo in onda per la rubrica Televerità.

Quando i colleghi videro realizzata sul monitor la loro fatica si complimentarono:
“Bravi, avete fatto un buon lavoro…sarà un successone!”.

Qualche giorno dopo il direttore chiamò Nora nel suo ufficio:
“Ho visto il servizio e mi complimento con te, sei stata bravissima….e credibile”, le disse entusiasta.

 Lei tacque per qualche secondo, era soddisfatta di come aveva portato a termine l’incarico, ma non era andato proprio tutto liscio, se non si fosse innamorata di Luca sarebbe stato molto meglio.

“C’è qualcosa che non va?”; le chiese il direttore preoccupato, forse si aspettava che lei gli chiedesse un aumento di stipendio…e non avrebbe saputo cosa ribattere.

“No…tutto bene, non nego però che è stato molto faticoso: restare quasi un mese sul marciapiede a chiedere l’elemosina, anche se lo facevo solo per qualche ora, è stato duro. Per fortuna che c’era Pablo, il cameraman, a proteggermi”.

“E’ stato formidabile anche lui, con la microcamera è riuscito ad ottenere delle buone immagini…ho intenzione di mandare in onda senza tagli, la gente deve vedere cosa succede ad una ragazza per strada…allo sbaraglio”, affermò l’uomo, “a proposito…la storia con il pittore è stata fantastica…peccato che si è interrotta dopo la prima seduta…come mai?. Non era possibile continuare?”, disse poi

Nora arrossì: “No…non è stato possibile…lui diceva che non poteva lavorare con uno spettatore”, rispose lentamente cercando le parole per cercare di non indispettire il superiore,

“ Sei andata poi a finire  quel quadro?”; domandò ancora curioso.

Lei fece un cenno affermativo con la testa, era a disagio.

“Mi è venuta un’idea”, esclamò improvvisamente lui, “potremmo contattarlo per mostrare la sua opera, in fin dei conti è tutta pubblicità, non credo che rifiuti di collaborare, così daremmo un seguito alla nostra storia"” finì poi soddisfatto.

”Non so”, rispose Nora confusa, “è un tipo molto particolare e restìo…forse non sarebbe la mossa giusta”.

“Vedremo…vedremo…”, tagliò corto il direttore, “ne parleremo in seguito”.

“Posso andare?”, chiese lei facendo l’atto di alzarsi.

L’uomo sorrise: “Brava!…vai pure”.

Nora avrebbe volentieri evitato quel colloquio, da una parte era lusingata dall’elogio del direttore, ma  dall’altra c’era Luca che era stata costretta ad ingannare. Si sentiva in colpa e avrebbe voluto rivederlo per chiedergli di perdonarla, ma non ne aveva il coraggio. Ricordava quei momenti d’amore con tanta tenerezza, se avesse potuto sarebbe rimasta con lui…per sempre. Luca l’aveva colpita fin da quando gli aveva chiesto i soldi per strada, la sua attenzione era stata attirata dalla figura alta che sovrastava i passanti, quando poi l’aveva fermato aveva notato gli occhi grigi, penetranti, a volte ironici… il modo di guardarla e quello di cercare di proteggerla. Dopo la prima sera al bar, aveva sempre sperato di incontrarlo ancora e, quando il caso l’aveva portato di nuovo sulla sua strada, se ne era innamorata e aveva accettato la proposta di posare per stargli vicina. Ma il cruccio che le rodeva dentro era quello che in quei momenti così belli lei lo stava tradendo. “Non ci voglio pensare”, si disse, “era destino che dovessi incontrare l’amore nel momento sbagliato…”. Si rimise al lavoro con l’animo triste, sapendo che quello che stava facendo lo faceva contro se stessa.
                                                                                                      ( continua sabato prossimo)

Nessun commento:

Posta un commento