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sabato 16 maggio 2015

IL RITRATTO DI NORA seconda puntata


 

 


    Il giorno dopo, alla stessa ora, volle passare ancora sul  marciapiede dove l’aveva incontrata, si fermò a scrutare fra la gente, ripercorse il tratto davanti al bar, ma di lei nessuna traccia.

“Basta”, pensò, “ sta diventando un’ossessione,  devo smetterla di preoccuparmi per una che nemmeno conosco”.  Ma quel breve incontro l’aveva stregato, tanto è vero che quasi senza accorgersene tentò diverse volte di disegnare i tratti di Nora, puntualmente stracciava ciò che aveva fatto perché non corrispondeva a quello che aveva dentro, ciò che la sua matita metteva sulla carta non era il suo viso, mancava quello che era più importante: l’anima. Il cestino era colmo di carta, si intestardiva a  ripetere gli stessi tratti invano, quella che appariva a disegno terminato non era Nora.

Passò una settimana, durante la quale sperò sempre di incontrarla,  la strada che doveva fare per tornare a casa era sempre la stessa e una sera, in compagnia di un collega, entrò in quel bar  per prendere un drink. Entrarono e si fermarono davanti al banco, Luca cominciò a mangiucchiare qualche salatino aspettando che il barman servisse l’aperitivo della casa, quando per poco lo stuzzichino non gli andò di traverso: in un tavolo seminascosto dietro una colonna in fondo al locale, c’era lei, Nora, in compagnia di un uomo.  Questa volta non poteva sbagliarsi, aveva lo stesso giubbotto sgualcito e gli stessi scarponcini marrone. “Scusa un momento”, disse all’amico che lo osservò stupito. Fece per dirigersi verso i due che stavano parlando fittamente, ma si fermò, che diritto aveva di interromperli? Solo perché  le aveva offerto qualcosa da mangiare non poteva considerarsi suo amico…, mentre ritornava al banco si sentì chiamare: “Ehi, Luca…non ti ricordi di me?”. Nora si era avvicinata, dalla sua espressione si capiva che era contenta di rivederlo. Lui rimase un attimo senza parole: “Certo che mi ricordo di te”, disse poi, “anzi ti ho cercata in questi giorni…”.  Nora gli mise una mano sul braccio: “ Ero in un’altra zona. Tu sei stato gentile, non potevo scordarmelo…”, dal suo sorriso si capiva che stava dicendo il vero.

“Vorrei aiutarti ancora”, replicò Luca , “ma forse hai trovato chi si occupa di te”, aggiunse accennando al ragazzo seduto al tavolo che li stava osservando in silenzio.

“Oh…no, quello è un amico, è un poveraccio…come me. Mi fa solo compagnia nei momenti di crisi”.

“Comunque ti rinnovo la proposta se hai bisogno di guadagnare senza dover mendicare…ti aspetto nel mio atelier per un ritratto. Ti posso dare solo cinquanta euro a seduta”.

Nora gli lanciò un’occhiata dubbiosa: “Mi devo fidare?…Certo che quei soldi mi farebbero comodo, risolverei qualche piccolo problema che mi assilla …quante sedute sarebbero ?”, chiese interessata.

“Almeno una decina”, rispose lui, “forse di più…”, proseguì per invogliarla. Aveva capito che ce l’avrebbe fatta a mettere sulla tela quel viso che l’aveva perseguitato per tutto quel tempo.

La ragazza non rispose subito: “Lasciami pensare”, disse poi.

“Aspetto qui…non mi muovo”, scherzò Luca sperando di avere una risposta affermativa.

“E va bene”, si decise a rispondere Nora dopo qualche secondo di silenzio, “però mi devi dare ancora il tuo biglietto…l’altro l’ho perso”, confessò candidamente.

Lui trasse di tasca il cartoncino e glielo diede: “Non mancare…mi raccomando”, disse contento di aver portato in porto la trattativa.

Intanto il ragazzo seduto ancora al tavolo li osservava, si alzò e li raggiunse; Luca si accorse che il suo viso non gli era nuovo. Aggrottò la fronte guardandolo: sì era quello che Nora aveva guardato quella sera perché era un bel ragazzo. La cosa non gli fece molto piacere: voleva dire che si erano conosciuti e che forse era nato qualcosa di più oltre l’amicizia…ma cosa poteva dire? Niente, non aveva nessuna voce in capitolo… L’aveva vicino e lo osservò meglio: era un ragazzo sui venticinque anni, bruno, con la pelle scura e i capelli corvini, gradevole di aspetto.  Nora fece le presentazioni con disinvoltura:
“Lui si chiama Pablo…è brasiliano”, disse rivolgendosi a Luca , “e lui è Luca e fa il pittore”, concluse voltandosi verso  il nuovo venuto.

I due uomini si strinsero la mano con un certo sospetto, si stavano squadrando valutando se potevano fidarsi l’uno dell’altro.

“Lei dipinge?, chiese Pablo. Senza aspettare risposta proseguì: “In Brasile ero fotografo…mi piacerebbe continuare, ma qui in Italia non ho trovato nessuna possibilità di lavoro”, disse con l’accento particolare dei brasiliani che strascicano le parole  chiudendo le finali con un suono leggermente gutturale.

“Sai…lui adesso non fa niente…” lo interruppe Nora guardando Luca con intenzione.

“ Io non posso aiutare tutti…non sono un’agenzia di collocamento”, tagliò corto lui.

Il collega di Luca era esterrefatto: non avrebbe mai pensato che Gervasi avesse delle conoscenze di quel tipo; scosse la testa osservando la giovane spettinata e malvestita che chiacchierava amichevolmente con lui…e chi era quel tipo poco raccomandabile che si era aggiunto alla compagnia? Tirò per la manica  l’amico :” Dai…vieni…andiamo”, lo pregò .

Infastidito dalle chiacchiere di Pablo, Luca  salutò non senza prima aver ricordato a Nora la sua promessa.

“Come fai a mischiarti con certa gente”, gli disse l’amico non appena furono fuori.

“E’ una storia che non puoi capire”, rispose Luca sopra pensiero.

 Infatti non riusciva a capirlo nemmeno lui. L’ostinazione a voler a tutti i costi ritrarre Nora era una specie di chiodo fisso che lo tormentava fin da quando l’aveva incontrata. Qualche volta si sentiva in colpa nei confronti di Clelia perché nella sua mente c’era l’immagine di un’altra donna, però non si opponeva al nuovo sentimento entrato in lui suo malgrado. Il rapporto con la sua fidanzata andava avanti da tanto tempo e il  matrimonio avrebbe dovuto essere la conclusione più logica, ma c’erano dei momenti in cui Luca si sentiva oppresso dalla sua gelosia e allora gli veniva difficile pensare di legarsi definitivamente.   Era stanco e voleva riposare: si fermò in rosticceria a prendere qualcosa da mettere sotto i denti, poi passando davanti ad una videoteca entrò e affittò una cassetta per concludere la serata con un bel film.  Aprì finalmente la porta dell’appartamento e si sdraiò nel divanetto del salotto, con gli occhi chiusi, voleva cercare di non pensare a niente. Dopo il relax si preparò la tavola e si sedette a mangiare il pollo arrosto con patate che si era comprato. Aveva appena finito quando un pensiero gli attraversò il cervello: “Clelia!”. Si ricordò improvvisamente che le aveva promesso di andare al cinema . Tentò di cercare una scusa per non uscire, ma non fece in tempo nemmeno ad escogitarne una valida che il telefono squillò: la voce stridula delle sua fidanzata gli perforò un timpano. “E’ già mezz’ora che aspetto…ti vuoi sbrigare, sono già vestita …muoviti”.

Non c’era niente da fare, bisognava andare. Controvoglia andò fuori.

Sdraiato nella poltroncina di velluto rosso Luca guardava il film che doveva essere di genere brillante, ma non si divertiva.

 “Cos’hai stasera?”, gli chiese Clelia polemica, sei rigido come un baccalà. Non ti piace?”.

“E’ carino… ma scusami, sono distrutto”.

“Potevi dirmelo, saremmo rimasti a casa”, ribatté lei più conciliante.

In realtà Luca, che sperava andando al cinema di scacciare dalla mente i pensieri, si era accorto che Julia Roberts, la protagonista, gli ricordava Nora: la bocca grande e carnosa che si scopriva in un sorriso particolare, il viso dall’ovale allungato… ed era ritornato nell’intrigo di sentimenti che lo torturavano da quando l’aveva incontrata. Si pentì: Clelia non c’entrava con ciò che stava passando per la sua testa e, per il resto della sera cercò di essere carino con lei. Quando finì lo spettacolo, le propose di andare a bere qualcosa, entrarono in un locale ancora aperto e scelsero un tavolo appartato. Più avanti una donna vestita di nero, con le spalle scoperte, seduta in compagnia di una ragazza bionda, gli fece battere il cuore: sembrava proprio Nora. “Sono impazzito”, si disse, non è possibile continuare così. Clelia si accorse del suo turbamento. “Andiamo via”, propose, “sei stanco…ci vedremo con più calma domani”. Per Luca fu una liberazione andarsene a casa, era completamente disorientato, aveva bisogno di dormire.

Dopo qualche giorno, trascorso sempre nella speranza di rivedere Nora, una sera sentì suonare alla porta……e  sulla soglia c’era lei. Luca la guardò e  non riuscì a dire niente:
“Non mi fai entrare?”, disse la ragazza sorridendo.

Lui si scostò di scatto: “Certo…vieni…non ci posso credere!”

Nora si guardò intorno: “E’ carino qui”, affermò, “abiti da solo?”.

“Per ora sì”, rispose lui evasivo.

“Che vuoi dire per ora….stai per sposarti?”, lo interrogò Nora curiosa.

“Non adesso…ma forse un bel giorno mi deciderò anche a quello, attualmente ho soltanto una relazione. Ma non parliamo di me,  parliamo piuttosto di te…come stai?”.

“Non vedi?, benissimo…anzi mi sono anche messa elegante per te”, rispose lei pavoneggiandosi nella giacca rossa.

“Sei molto più carina…vuoi bere qualcosa?”, domandò Luca impacciato.

“No…cominciamo subito, se non ti dispiace”.

Uno squillo del campanello d’entrata li interruppe. “Speriamo non sia Clelia”, pensò Luca impallidendo.

Andò ad aprire, con sua sorpresa dietro la porta c’era Pablo. “Che ci fai tu qui?”, chiese subito Luca innervosito. Si voltò verso Nora per avere una spiegazione:

“Non te la prendere…non so come dirtelo ma…è venuto ad accompagnarmi e… proteggermi in caso ce ne fosse bisogno. Al giorno d’oggi è difficile fidarsi di qualcuno…in fin dei conti non ti conosco, ci siamo visti solo due volte per strada”, disse la ragazza a disagio.

Luca non replicò, cercò di capire lo stato d’animo di Nora, forse aveva ragione, e a malincuore fece entrare Pablo. In fin dei conti gli importava solo fare il ritratto a Nora. Si trasferirono nel piccolo studio, il brasiliano osservava tutto con curiosità:

“Sei bravo”, esclamò dopo aver passato in rassegna i quadri appesi al muro e qualcuno di quelli ammonticchiati per terra.

“Grazie”, rispose Luca freddo, “ma ora vorrei cominciare, se non vi dispiace… avrei bisogno che Nora si mettesse seduta su quello sgabello e … tu”, continuò rivolto al ragazzo, “se vuoi fermarti a guardare, stai fermo…e non toccare niente

Pablo intimidito, si cercò un posto su una panca ricolma di scatole di colore.

Luca fece sedere Nora vicino alla finestra, le prese il viso fra le mani studiò con attenzione il taglio degli occhi leggermente allungati, gli zigomi un po’ alti, il naso deciso che dava personalità alla faccia dall’espressione altera…e la bocca, quella bocca che l’aveva affascinato al primo incontro tanto che non poté fare a meno di passarle le dita sulle labbra carnose. La ragazza si ritrasse.

“Stai tranquilla”, la rassicurò, “sto solo rendendomi conto di ciò che dovrò fare…rilassati”.

Socchiudendosi gli occhi la scrutò:

“Come ti sei pettinata?”, disse accorgendosi che Nora aveva raccolto i capelli dietro la nuca.

“Ho cercato di rendermi presentabile”, rispose lei risentita.

“No…così non va…ti voglio con la chioma sciolta”, le tolse la forcina che tratteneva il chignon e la massa ramata dei capelli cadde sulle spalle.

“Ecco…un po’ spettinata…così va bene”, disse allontanandosi per vedere l’effetto.

Nora si mise come voleva Luca che cominciò a lavorare in silenzio: in un primo tempo, con la matita abbozzò l’ovale del viso e i tratti, poi con pennellate di colore cominciò a dar vita al quadro.

 

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