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domenica 25 settembre 2016

TUTTO COMINCIO' IN UN GIORNO D'ESTATE


 

ULTIMA PUNTATA

 

Chi le stava accanto la guardò con curiosità, suo padre le mise una mano sulla spalla:

 “C’è qualcosa che non va?”, domandò preoccupato dal pallore della figlia.

La ragazza si riprese e rassicurò tutti:

 “Forse qui fa troppo caldo…non è successo nulla, sto bene”.

Lo sguardo di Rudy era costantemente fisso su di lei:
“Vuole che l’accompagni fuori a prendere un po’ d’aria?”, propose lasciando i presenti strabiliati per la sua sfacciataggine. Il commendator Franchi lo guardò con simpatia:
“Va bene, giovanotto, dal momento che è così gentile si prenda cura di lei”, disse accennando a Nadia che era immobile con gli occhi bassi, senza il coraggio di guardarlo in faccia..

 Attraversarono la sala in silenzio, in giardino l’aria frizzante della notte diede a Nadia quel coraggio che le serviva per affrontare un momento così difficile. Non aspettò di essere accusata ma cominciò lei:
“Sapevo che prima o poi sarebbe venuta fuori la verità”, disse guardandolo dritto negli occhi, “volevo dirti tutto, trovare le parole giuste, farti capire che ciò che ho fatto è solo per amore…io ti amo e non ti volevo perdere…purtroppo non ho fatto in tempo. Stasera  mio padre mi ha pregata di accompagnarlo, non ho saputo dire di no.  Ho accettato perché sapevo che il servizio fotografico  lo avrebbe fatto Giuseppe….e quando ti ho visto mi sono sentita morire… ”.

Rudy sentì dentro di sé tanta  rabbia :
“Mi hai detto un sacco di bugie…chi sei veramente?…non l’ho ancora capito”, disse scrollandola per le spalle. Lei subì senza reagire, era inutile difendersi, lui era fuori di sé e non l’avrebbe ascoltata.

“Ma quello che mi ha ferito di più in tutta questa storia è il fatto che ti sei presa l’arbitrio di raccomandarmi…certo, la signorina non ha nessun problema…è bastata solo una parola del potentissimo papà, vero? Ti rendi conto che fino ad ora sono stato guardato come quello che sta facendo carriera perché amico della figlia del commendator Franchi?…mi hai offeso e non posso passarci sopra, ”, aveva la voce roca, non era più padrone di se stesso.

Vedendolo così infuriato Nadia cercò di calmarlo:

“Cerca di capirmi…se ho sbagliato l’ho fatto solo perché non ti volevo perdere…ti amo e non posso pensare di vivere senza di te… perdonami”, lo pregò con la voce rotta dal pianto, ma Rudy non la stava a sentire. La guardò con occhi cattivi:
“Non ti voglio più vedere…”, disse, le voltò le spalle e rientrò mentre le lacrime bagnavano il viso di Nadia.  Si allontanò e continuò a scattare, con una stretta nel petto impugnava la macchina fotografica come un’arma, riprendeva pieno di livore la gente di quel mondo effimero che gli aveva sempre dato la nausea…persone piene di soldi che non sapevano cosa fosse la fatica del lavoro.

 Intanto Nadia era rimasta impietrita , lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava, disperata: questa volta l’aveva allontanato per sempre, il castello di menzogne che aveva tenuto in piedi per non perderlo, era crollato e con esso anche la possibilità di riaverlo.

Quando, il giorno dopo, Rudy tornò in redazione era di pessimo umore, non salutò nessuno e si sedette alla scrivania per scegliere i provini delle foto a testa bassa, i colleghi si guardarono bene dal rivolgergli la parola, aveva un’aria così truce che lasciarono perdere. Avrebbe voluto affrontare tutti e subito per una spiegazione chiara, ma preferì tacere, in attesa di poterlo fare in un’occasione migliore.

 Dopo qualche giorno il direttore lo chiamò.

“Un ottimo lavoro, Garson, sono molto contento ”, affermò cordialmente.

Rudy lo guardò in faccia per scoprire se ciò che diceva corrispondesse a verità oppure se dipendesse sempre dalla tanto esecrata raccomandazione.

“Dice sul serio, direttore? Non vorrei montarmi la testa e credere di avere un po’ di talento”, disse infine sarcastico dopo qualche minuto di silenzio.

L’altro si sporse dalla scrivania: “Senti…ho capito dove vuoi andare a finire…se non avessi talento  a quest’ora avrei fatto in modo di liberarmi di te con qualsiasi scusa…”, affermò serio.

“Ad ogni modo vorrei che fosse chiara una cosa: io non conosco Franchi e non sapevo di essere stato raccomandato…la prego di credermi. Se non fosse così sarei costretto a dimettermi”, dichiarò con fermezza.

“Se me lo dici in questo modo non posso fare altro che crederti…sei un bravo fotografo e mi spiacerebbe molto perderti”, rispose il direttore mentre l’osservava con simpatia.

 A quel punto Rudy si calmò, da quando aveva saputo che doveva l’assunzione a Nadia, aveva dubitato del lavoro fatto a fino a quel momento…aveva perso la fiducia in se stesso e quelle parole lo risollevarono.

 In seguito si buttò nella sua professione per non pensare, si stava affermando nel suo campo e, quando una casa editrice concorrente gli offrì un posto di prestigio accettò subito, per non avere sempre il dubbio che l’aveva logorato fino ad allora.

Con Nadia non si rividero più, lei tentò varie volte di incontrarlo per avere una spiegazione, ma l’orgoglio ferito del giovane americano vinse sul sentimento…e non volle più incontrarla.

Cominciò a girare il mondo, in breve divenne celebre raccontando la vita con le sue foto cariche di verità e umanità, era fiero della sua carriera ma…non era felice. Non aveva più incontrato nessuna donna che gli avesse fatto battere il cuore come Nadia. Non l’aveva mai dimenticata e quando pensava a lei si pentiva di essersi comportato in quel modo, guidato dall’irruenza del suo carattere orgoglioso, aveva troncato in un momento una grande storia d’amore…alla fine aveva capito che lei aveva agito così soltanto per amore. Era l’unica che aveva suscitato in lui un sentimento profondo mai provato, gli mancava la sua dolcezza le sue carezze, in certi momenti avrebbe voluto averla vicina per stringere a sé quel corpo che l’aveva fatto impazzire.
Una sera, quando la malinconia lo stava sopraffacendo, fu tentato di telefonarle…il cellulare era sul tavolino e allungò la mano per prenderlo, ma si ritrasse…a quel punto non aveva più il coraggio di affrontarla.

Sperava di incontrarla in qualche occasione mondana, ma gli dissero che non si faceva vedere da molto tempo, era scomparsa dal jet set festaiolo che frequentava i locali.

Era passato un anno ed era arrivata un’altra estate, Rudy sentì prepotente il desiderio di andare a rivedere i luoghi che erano stati testimoni del suo amore per Nadia. In un giorno di festa inforcò la fedele moto e, dopo nemmeno tre ore, era già arrivato nei luoghi che gli ricordavano i giorni felici dell’estate dell’anno prima.  

Cominciò il suo pellegrinaggio: rivide la baia di  Portofino  con le suggestive case dai colori vivaci protese sul mare, quella di Paraggi che gli ricordava quando l’aveva baciata per la prima volta, andò su fino alla chiesa di San Giorgio, si stordì d’azzurro e volle anche rivedere la villa dove lei aveva detto di abitare con la zia….ora sapeva che la donna con la quale aveva parlato l’anno prima era semplicemente la moglie del custode…nessuna parentela con la legittima proprietaria della grande casa nel parco.

 Sostò un po’ indietro, era quasi certo di non incontrarla perché gli avevano detto  che Nadia si era stabilita all’estero in una delle innumerevoli case di famiglia. Guardava quella villa da lontano e il ricordo di lei lo faceva stare male…. In quel momento il cancello cigolò e si aprì , stava uscendo  una coppia che spingeva una carrozzella. Aguzzò lo sguardo: era Nadia! Con lei c’era un giovanotto alto e ben piantato . Improvvisamente gli mancò il respiro, la morsa che l’aveva afferrato alla gola gli impediva di emettere qualsiasi suono. Si limitò ad osservare i due che se ne andavano chiacchierando.

 Rudy rimase annichilito, l’aveva trovata ma era di un altro! Ormai le speranze di riaverla per sé erano del tutto svanite…era naturale che fosse finita così dopo che l’aveva allontanata per il suo maledettissimo orgoglio! Riprese la strada del ritorno mestamente, si sedette al solito bar della piazzetta e ordinò una birra, il suo sguardo vagava senza interesse dal piccolo porto alle case gialle e rosa del borgo marinaro, sotto i portici, vicino ad un negozio di souvenir un gruppetto attirò la sua attenzione: riconobbe Nadia, il suo accompagnatore, il bimbo e i genitori di lei…tutti uniti in un bel quadretto familiare.

Distolse gli occhi: non voleva vedere! si fermò a fissare le lussuose imbarcazioni che galleggiavano alla rada cullate dalle onde. Si stava alzando per andarsene quando si sentì chiamare, girò la testa e vide arrivare Nadia che spingeva la carrozzella. 

“Rudy…sei proprio tu!”, esclamò lei.

Lui la guardò : non era cambiata, anzi era ancora più bella, con un’espressione più matura e una luce particolare negli occhi. Rimasero muti per qualche secondo.

“Ti avevo già vista, avrei voluto salutarti ma non volevo disturbare…sei con tuo marito e il bambino, io sono di troppo”, disse lui amaramente.

“Non sono sposata e quello non è mio marito…è il segretario di mio padre”, puntualizzò la giovane donna guardandolo negli occhi

“E il bambino?”; domandò ancora lui accennando al piccolo che dormiva beato.

“E’ solo mio…”, mormorò.

“Cosa vuoi dire?”, un pensiero, un presentimento si affacciò nella mente di Rudy.

Lo sguardo di lei si chinò sul bambino che aprì gli occhi e sorrise alla mamma. Nadia lo prese in braccio e lo coccolò stringendolo a sé. Rudy osservava senza dire una parola.

“Guarda quanto è carino!”, esclamò lei.

Lui fu tentato di prenderlo in braccio, quel pargoletto era proprio bello: aveva i capelli color rame, la carnagione chiara e gli occhi verdi con bagliori dorati, un impulso lo spingeva ad accarezzarlo, non volle cedere a quel moto istintivo e si ritrasse.

“Non hai risposto alla mia domanda, ti ho chiesto cosa vuol dire…. è solo mio”, insistette.

“Voglio dire che il padre non ha fatto in tempo a vederlo…ci siamo lasciati prima…però…”, Nadia s’interruppe, sul suo viso c’era una strana espressione …

 cosa tentava di dirgli Nadia? 

“Continua”, sollecitò lui con impazienza..
“….però il destino o il caso, come vuoi tu, ci ha fatto incontrare ancora …guardalo bene, questo è tuo figlio e si chiama Rodolfo, come te, ha i tuoi capelli e lo sguardo dolce, come il tuo.”

L’espressione completamente stravolta del viso di Rudy la colpì: “ma non voglio nulla da te, tranquillizzati, il regalo che mi hai lasciato lo tengo per me…”, Nadia aveva gli occhi lucenti di lacrime represse, “sono contenta di averti rivisto, ma preferisco seguire la mia strada, forse ci rivedremo”, concluse in fretta mentre stava per allontanarsi.

Rudy la fermò stringedole un braccio: “Non dire così, sono stato vittima del mio smisurato orgoglio…e me ne sono pentito, ti prego…parliamone con calma, non decidere anche della vita del nostro bambino”, si chinò sulla carrozzella e  prese in braccio il bimbo, delicatamente, con la paura di fargli male, il contatto di quel corpo morbido e profumato di borotalco gli diede alla testa.
“Mio figlio!”, sussurrò incredulo,  sapere improvvisamente di essere diventato padre l’aveva sconvolto.

 “Non sai quanto mi hai fatto felice…ritrovarti e sapere di essere papà è stato meraviglioso e… ti amo più di prima. Questo è il giorno più bello della mia vita…fra di noi ci sono state troppe incomprensioni, ma ora, se vuoi, possiamo ricominciare”, disse fissandola negli occhi mentre il piccolo Rodolfo cominciava a frignare per la poppata.

Sul viso di Nadia c’era un velo di tristezza, era felice averlo ritrovato ma nello stesso tempo era  combattuta fra l’amore per lui e il ricordo dei giorni trascorsi in solitudine, il ricordo  della gravidanza portata avanti convinta che non avrebbe più visto il padre del bimbo che portava in grembo. Anche per lei erano stati giorni terribili e adesso non se la sentiva di perdonare così facilmente, come se non fosse successo nulla.

“ Hai ragione, parliamone con calma….devo pensarci, non vorrei commettere un altro errore, se mi hai lasciato senza voltarti indietro voleva dire che non mi amavi abbastanza, Non hai voluto nemmeno sentire le mie parole…”, Nadia si fermò e Rudy la stava fissando senza avere il coraggio d’ interromperla…in fin dei conti aveva ragione !

“Cosa vuoi fare? “ le chiese .

“ Se mi vuoi dare un tuo recapito, ti telefonerò io…, domani torno a Milano, adesso abito da sola, non cercarmi!”.

Lui le allungò un suo biglietto da visita.

“ Ti voglio sentire presto, ricordati che ti amo più di ogni cosa al mondo”, disse con la voce in gola.

Lei se ne andò e da quel momento Rudy cominciò l’attesa. Passavano i giorni ma il telefono rimaneva muto, cercò di chiamarla ma evidentemente Nadia aveva nel frattempo cambiato numero di cellulare.

Non poteva finire così!  Avevano passato insieme giorni felici, si erano amati appassionatamente, da quando l’aveva rivista aveva capito che nella sua vita doveva esserci soltanto lei e il figlio  frutto del loro amore. Dormiva sonni agitati e la pensava sempre. Ad  ogni squillo di telefono sperava che fosse lei!

E una mattina, dopo una notte insonne uscì di casa imbronciato e di malumore.

Sul marciapiede opposto c’era Nadia con la carrozzina. Attraversò la strada di corsa rischiando di essere investito da una macchina, il cuore cominciò a battere, fece un bel respiro per affrontare l’emozione dell’incontro.  Si guardarono e finirono una nelle braccia dell’altro. Le parole non servivano, la passione che li aveva legati era ancora la stessa.

Il piccolo Rodolfo sorrideva e muoveva le gambine, sembrava capisse il momento che mamma e papà stavano vivendo..

Rudy si avvicinò alla carrozzella: “ Posso portarlo io?”, chiese .

“Certamente ti dovrai abituare.”, rispose  Nadia,  lo prese per mano e lui finalmente  si sentì  felice.

 

FINE

 

 

 

  

domenica 18 settembre 2016

TUTTO COMINCIO' IN UN GIORNO D'ESTATE-- 4° PUNTATA




Nadia salì le scale dell’antico palazzo dove abitava con una grande tristezza in cuore, aveva fatto bene a rompere con Matteo? Forse aveva ragione lui, lei non conosceva Rudy, il suo gesto era stato precipitoso, ma il solo fatto di poter rivedere quel ragazzo che l’aveva stregata le aveva fatto perdere il giudizio..

 Si arrovellava pensando di aver fatto una vigliaccata nei confronti di Matteo, ma poi trovava ogni giustificazione per arrivare a dirsi: “E’ giusto così…io non lo amo…e me ne sono accorta in tempo.

L’avrei reso infelice, l’ho fatto anche per il suo bene”.

Da quel momento si sentì libera, pensava soltanto a rivedere Rudy, ormai sapeva dove trovarlo e non vedeva l’ora di incontrarlo, ormai che Matteo non era più nella sua vita, poteva confessargli tutto e giustificare il fatto di essersene  andata senza avvisarlo…
Intanto Rudy Garson stava facendo carriera, le sue foto piacevano tanto che, da semplice fotografo era diventato in breve tempo reporter suscitando l’invidia dei colleghi. Il suo nome cominciava a essere conosciuto soltanto per il suo talento e non per la spinta del padre di Nadia (che lui ignorava).

 Si era buttato sul lavoro e non si risparmiava mai, correva da un evento all’altro con la macchina fotografica a tracolla, quando arrivava a casa alla sera era distrutto dalla fatica. Però era contento di essersi realizzato, aveva finalmente coronato un sogno accarezzato fin da quando era ragazzino.  

Si era buttato sul lavoro anche per dimenticare Nadia, il ricordo dei giorni al mare gli tornava nella mente e la delusione era ancora fresca e sentiva dentro di sé una specie di rabbia repressa: avrebbe voluto incontrarla per chiederle perché se n’era andata e soprattutto perché non gli aveva detto che c’era già un altro nella sua vita. Nella redazione del giornale dove lavorava c’erano tante donne che gli facevano il filo: qualcuna, con la scusa di farsi fare delle foto cercava di andare a casa sua, il bell’americano aveva fatto colpo…ma lui si era fatto la fama di essere un intrattabile orso, aveva deciso che in quel momento nella sua vita non ci dovevano essere presenze femminili…voleva stare tranquillo al riparo da altre delusioni.

 Nadia invece, stava prendendo coscienza di essersi cacciata in un groviglio dal quale non sapeva come uscire. Dopo aver rotto con Matteo, e aver deciso di rivedere Rudy era incerta se confessare la verità fino in fondo; cioè di essere la figlia del potente Franchi, oppure continuare a tacere per non metterlo in imbarazzo. Dopo essersi arrovellata il cervello e aver trascorso molte notti in bianco, scelse la strada che le sembrò più opportuna: non dire nulla e continuare a farsi credere una ragazza come tante altre che si guadagnava la vita lavorando. Per il momento voleva solo riallacciare i rapporti con lui…poi ci sarebbe stato sicuramente il modo di farsi perdonare tutte le bugie dette soltanto per amore.  S’informò con i colleghi, ovviamente si guardò bene di  non fare trapelarne il motivo del suo interesse:

“ Ho visto che c’è un nuovo fotografo”, disse con noncuranza a Clara, la redattrice che si occupava della moda.

“Sì, ed è anche un bel ragazzo! Però è un tipo scorbutico, arriva con la moto, consegna le foto e non parla con nessuno”, rispose .

“Va be’ …prima o poi lo vedrò”, riprese Nadia cercando di dare alla voce un tono distratto.

Cercò la scusa e il momento per incontrare Rudy, e si fece trovare, come per caso al parcheggio dove era posteggiata l’inseparabile due ruote.

Lo vide da lontano e fu immediatamente assalita da tachicardia…il giovane stava salendo sul sellino quando si sentì chiamare; credette di avere una visione, Nadia gli stava venendo incontro e anche il suo cuore cominciò a battere velocemente.

“Cosa fai qui?”, il suo sguardo non riusciva a staccarsi da lei, la fissava annichilito aspettando che parlasse per convincersi di non avere davanti un miraggio.

“Rudy…”, Nadia sussurrò il suo nome mostrandosi sorpresa, anche se quell’incontro era stato voluto, vederselo davanti l’aveva emozionata.

“Lavoro in un giornale….ricordi che te l’avevo detto?”, affermò lei arrossendo leggermente.

“Già…”, rispose il ragazzo non ancora convinto del momento che stava vivendo, “ in questo giornale?...che combinazione…il destino a volte mi stupisce !”.

 Tacque per qualche secondo poi si scosse:
“Credevo di non rivederti più…te ne sei andata senza dirmi niente e, quello che più mi ha fatto male è che sei partita con il tuo fidanzato: così mi ha detto tua zia….”, disse con  un tono distaccato.

 Nadia sentì un colpo allo stomaco, non sapeva nulla di tutto questo…

“…e così lo stesso giorno ho lasciato Portofino…non avrei mai creduto, dopo i giorni passati insieme che tu ti comportassi in quel modo…ti amavo molto…”, concluse Rudy con amarezza.

“Non essere in collera con me…è vero, quando ti ho conosciuto c’era un altro nella mia vita, ma ora l’ho lasciato… ho capito che sei tu quello che voglio…quella mattina sono stata costretta a partire improvvisamente per un lutto in famiglia…non sapevo il numero del tuo cellulare perciò non potevo avvertirti. Ho telefonato al locale dove lavoravi e mi hanno detto che ti eri licenziato…ero disperata, credimi”, gli occhi di Nadia erano diventati tristi.

Rudy era perplesso, la stava ad ascoltare e l’osservava: si accorse di essere ancora attratto da quel viso dolce, e quello sguardo che lo turbava ogni volta che si posava su di lui.

“E’ andata così?”, chiese sollevato, le domande che si era posto fino a quel momento avevano avuto una risposta, se era veramente successo ciò che gli aveva detto Nadia, poteva sperare di ricominciare con lei.

Si avvicinò e la strinse fra le braccia, il profumo dei suoi capelli lo stordì: “Ti amo ancora più di prima”, sussurrò. “Anch’io”, rispose lei abbandonando il capo sul suo petto.

Ricominciarono a vedersi e ad amarsi, stavano bene insieme, si cercavano, vivevano i momenti di passione, erano uniti e felici.
Nadia, però, era sempre in allarme…non gli aveva ancora detto la sua vera identità e cercava di non incontrarlo negli uffici della casa editrice …anzi lei non ci andava più, così evitava di fare passi falsi. Ma ogni giorno che passava c’era sempre un pericolo in agguato…stava costruendo un castello di bugie per tenere in piedi la storia della semplice impiegata senza soldi e aspettava il momento giusto per rivelargli chi era in realtà. Ma Rudy non si accorgeva di niente, era sempre più appagato e a volte si domandava cosa aveva fatto per meritare tanto, il suo lavoro andava a gonfie vele, piovevano elogi da tutte le parti, il conto in banca era diventato sostanzioso, aveva ritrovato la sua donna…cosa voleva di più?  In breve tempo tutti i traguardi erano stati raggiunti, sembrava quasi un miracolo, era convinto che ci fosse lassù chi gli voleva bene. Quando però nella vita si raggiungono certe mete, c’è sempre qualcuno che muore d’invidia, fra i colleghi si vociferava che l’americano fosse stato assunto perché raccomandato addirittura dal capo supremo e la carriera che stava facendo non era perché ci sapeva fare con l’obiettivo, ma appunto perché doveva andare avanti spinto dall’alto. Un giorno un fotografo più anziano di lui uscendo dall’ufficio del direttore, l’incrociò in corridoio e lo guardò di traverso:

“Qui fanno carriera solo i raccomandati, vero Garson?”, brontolò sarcastico mentre si allontanava.
Rudy lo guardò senza capire e non rispose, scosse la testa: “lo viene a dire a me?”, pensò.

Poco dopo venne chiamato dal capo redattore:

“Senti Rudy,  dovresti sostituire Giuseppe che ha problemi famigliari, stasera devi andare sul lago di Como, a villa Carlotta a fare le foto per il servizio sulla festa del secolo!  Non possiamo mancare ci sono tutti quelli che contano, dalla moda, agli affari, allo spettacolo…mi raccomando! Ma so che tu ci sai fare”, concluse con una pacca sulla spalla.  

Rudy prese gli arnesi del mestiere, e si accinse a partire .

“Amore, questa sera non possiamo vederci”, disse più tardi al telefono con Nadia, “devo uscire per lavoro”.

Dall’altro capo la voce di lei rispose:

 “Non importa, ti avrei telefonato io perché stasera devo andare con i miei in casa di parenti”.
Si lasciarono così…concludendo la telefonata con un bacio via etere.

Rudy si appostò in un punto strategico davanti all’ingresso della bella villa per cogliere i VIP da fotografare nel momento in cui entravano; dalle vetture che arrivavano senza sosta scendevano attori, registi, personaggi della TV e della moda, calciatori…industriali accompagnati dalle mogli e anche stelline del momento che non mancavano mai in quel mondo effimero. Lustrini e paillettes si sprecavano sui vestiti firmati delle signore che entravano dopo aver sorriso all’obiettivo di Garson, sapendo di comparire su uno dei settimanali più diffusi.

Rudy scattava in continuazione, accanto a lui c’era Sandro, un collega giornalista che gli indicava le persone importanti da ritrarre, dal momento che lui, essendo americano, non era al corrente degli ultimi eventi.

“Rimaniamo ancora mezz’ora poi ci spostiamo dentro”, disse Sandro.

Con l’occhio nel mirino Rudy non si lasciava scappare nessuno: “OK”, rispose senza smettere di scattare.

Lavorarono ancora parecchi minuti, e stavano rientrando, quando il giornalista esclamò stupito:
“Perbacco…guarda chi c’é…aspetta, aspetta…prendi quei due che scendono dalla Rolls”.

Garson rimise la tracolla che reggeva la macchina fotografica e si accinse a riprendere chi gli aveva indicato Sandro. Per poco non gli venne un colpo, rimase paralizzato senza avere la forza neppure di premere un dito: accanto ad un uomo di una certa età, c’era lei…Nadia!

“Cosa fai?…sbrigati, stanno per entrare…non possiamo lasciarci scappare il padrone supremo e sua figlia…tu lo dovresti sapere, o sbaglio?”, disse il collega leggermente polemico.

Rudy si volse: “Cosa stai dicendo?”,

“Muoviti!”, l’incitò ancora Sandro. Per deformazione professionale l’americano scattò una dopo l’altra una serie di foto prima che i due raggiungessero la porta d’entrata, ma lo faceva come un automa, senza quasi capire cosa stesse succedendo attorno a lui. L’elegante fanciulla e il suo accompagnatore sparirono dietro la grande porta.
 Rudy,  ancora sotto choc,  afferrò per un braccio il collega:
“Ripetimi quello che hai detto poco fa”, esclamò.

“Calmati…non stringere, non volevo offenderti”, si scusò l’altro.

“Non capisco niente…spiegati meglio…”, l’incitò lui.

“Non mi dire che non conosci Franchi e sua figlia!”, rispose Sandro sbalordito.

“Sì…sì, la conosco, ma non sapevo..." balbettò Rudy.

“Senti Garson, lo sanno tutti che esci con la figlia del capo...ti hanno visto, non far finta di niente! e non mi dire che non sapevi che Nadia  fosse sua figlia...”, sbottò l’amico risentito.

Rudy sentì il sangue montargli alla testa, si fece sotto e prese il collega per il bavero della giacca:
“Cosa intendi dire, spiegati meglio!”; sibilò.

L’altro con uno strattone si liberò:

“Se dobbiamo dire le cose come stanno,  tutti sanno come sei entrato al giornale…non credo ci sia un altro più raccomandato di te”, affermò Sandro sfidandolo con lo sguardo.

Annichilito Rudy non rispose subito, cominciava a capire le allusioni e i commenti acidi dei colleghi quando si avvicinava. Scosse la testa desolato, questa accusa l’aveva demolito: era la cosa più brutta che aveva sentito dire nei suoi confronti.

“Non so nemmeno di cosa parli…, devi credermi sulla parola, Nadia non mi ha mai detto nulla ... il  comunque questa non è la sede per discutere di queste cose…però voglio chiarire con te e con tutti quelli che la pensano come te…sono partito dagli Stati Uniti per guadagnarmi un posto nella società con le mie forze e non permetto a nessuno di dubitarne…”, concluse duro,  riprese gli attrezzi e rientrò : “Adesso andiamo a lavorare, poi si vedrà”.
Sandro accusò il colpo e non ebbe il coraggio di replicare.

Da quel momento però Rudy cambiò umore e si accinse a fare il suo lavoro col cuore a pezzi…il grande salone dove si svolgeva la festa era zeppo di gente, i tavoli apparecchiati con tovaglie di lino, centrotavola di fiori freschi e le immancabili candele, erano tutti occupati dalle celebrità del momento, c’era solo l’imbarazzo della scelta per l’obiettivo di un fotografo in cerca di novità.

Ma a Rudy interessava soltanto Nadia, voleva guardarla negli occhi e sapere dalla sua bocca perché gli aveva mentito fino a quel momento. Se non fosse stato il caso che l’aveva guidato proprio lì, come sempre era accaduto nella loro movimentata storia d’amore, il loro rapporto sarebbe andato avanti in un clima di menzogna… tutto questo era accaduto proprio a lui che aveva sempre detestato gli imbrogli e i sotterfugi… Essersi comportata in quel modo era stato peggio di un tradimento, l’aveva creduta una semplice ragazza che si guadagnava da vivere, invece era miliardaria…chissà quante volte si era trovata in imbarazzo in sua compagnia! Si sentiva preso in giro e umiliato, girava fra le persone che si divertivano, scattava foto e pensava a lei…
 "...si chiama Franchi...è vero!" si diceva , " ma ho sempre creduto fosse un caso, è un cognome abbastanza comune... non ci ho mai pensato.." .
La sua mente rimuginava continuamente ...era sconvolto! E mentre pensava la cercava fra la gente.
L’aveva persa di vista, aguzzò lo sguardo per individuarla fra le coppie che ballavano al centro, ma c’erano tutti, attrici, veline in cerca di notorietà, signore della alta borghesia cariche di gioielli…meno Nadia.

La vide finalmente che stava parlando in mezzo ad un gruppo di persone, nonostante il risentimento rimase colpito da quanto era bella, indossava un abito rosso generosamente scollato e con la schiena nuda , la gonna asimmetrica di voile accarezzava le caviglie sottili…non l’aveva mai vista così e dovette costatare quanto fosse ancora preso dal suo fascino e quanto fosse difficile affrontarla.

“Un sorriso, prego…”.

Nadia sbarrò gli occhi esterrefatta , si mise la mano sulla fronte :”Mio Dio….”, sussurrò.

                                    

                                                                                                                                                    (continua)

 

 

 

 



 

domenica 11 settembre 2016

TUTTO COMINCIO' IN UN GIORNO D'ESTATE -- 3° PUNTATA


 

 

 

 Nadia si fece riaccompagnare a villa Mimosa, voleva stare sola, aveva bisogno di pensare per riuscire a trovare una soluzione alla sua intricata vicenda. Andò subito a letto, ma di dormire non se ne parlava. Si rigirava nelle lenzuola cercando  il sonno che non arrivava: i pensieri non le davano tregua e si accavallavano uno sull’altro. Era l’alba ed era ancora sveglia; il telefono squillò:
“Nadia…dobbiamo ripartire subito”, disse la voce concitata di Matteo.

“Cosa è successo ancora?”, chiese lei stordita dalla lunga veglia..

“Mio padre sta male…un infarto…è in ospedale e non sanno se la caverà”; continuò lui con la voce spezzata.

Nadia si vestì in fretta, le mani le tremavano, raggiunse Matteo che era già pronto per partire.

“Dobbiamo fare presto…voglio vederlo prima che…se ne vada per sempre.”, disse con la voce soffocata.

Il pensiero di Nadia, volò subito a Rudy. Come l’avrebbe avvertito se non aveva nemmeno il numero del cellulare? Non avevano fatto in tempo a scambiarselo: sapeva soltanto che il suo cognome era Garson, ma di lui non conosceva altro. Avevano usato il poco tempo a disposizione solo per amarsi.

Salirono sulla Ferrari e in poche ore erano a casa di Matteo. L’atmosfera era angosciante, il padre, in clinica era morente. Matteo si precipitò da lui ma arrivò solo in tempo a raccogliere le sue ultime parole.

Rudy proprio nell’ora in cui Nadia partiva da Portofino usciva dal locale dove lavorava: era abituato a vedere l’alba sul mare ma era sempre uno spettacolo emozionante e si fermò con lo sguardo perso sull’immensa distesa. Era stanco e assonnato, però aveva il cuore leggero: era contento e pregustava il momento di incontrare Nadia. Le ultime ore trascorse insieme gli avevano lasciato la voglia di lei.

Dormì come un sasso fino a mezzogiorno, i rumori della strada e la luce del sole attraverso le fessure delle persiane lo svegliarono. Il suo primo pensiero, fu per Nadia. Se avesse avuto il suo numero di telefono l’avrebbe chiamata per dirle che l’amava…sapeva però di trovarla al solito bar ad aspettarlo, la sera prima si erano dati appuntamento per rivedersi.

 Quando arrivò rimase deluso: lei non c’era, si sedette al tavolino ordinò il solito cappuccio e cominciò l’attesa. Ogni tanto dava un’occhiata all’orologio da polso…aguzzava gli occhi per cercare la figurina di Nadia fra i turisti che affollavano la piazzetta. Gli sembrò di scorgerla e balzò in piedi, ma era un falso allarme, la ragazza con gli shorts di jeans e il cappellino bianco con visiera non era lei.

Rimase lì per due ore, sempre sperando di vederla arrivare ma…dovette rinunciare ad attenderla, ormai era chiaro che non sarebbe più venuta all'appuntamento. 

Prese la moto e andò alla villa: suonò al cancello. Rosa si affacciò dalla finestra della casetta immersa nel verde per vedere chi era. Riconobbe il giovanotto che aveva riaccompagnato a casa  Nadia e andò ad aprire.

“Desidera?”, chiese squadrando il ragazzo da capo a piedi.

“Non c’è Nadia?”, ribatté lui, “avevamo appuntamento, l’ho aspettata per due ore ma non si è fatta vedere…sta poco bene?”

La donna l’osservò, con occhio critico, in ogni particolare:
“Nadia è partita questa mattina con il fidanzato”, affermò severa.

Rudy rimase di stucco: “Con il fidanzato?”.

“Certo giovanotto, non sapeva?…ma ora devo andare, buongiorno”, concluse in fretta Rosa voltandogli le spalle.

Il ragazzo rimontò mestamente in sella alla moto e tornò da dove era venuto. Triste, deluso, addolorato, praticamente distrutto. Era stato un amore breve, ma intenso, aveva creduto di aver incontrato la donna che aveva sempre sognato ma…doveva ammettere la sua grande sconfitta: si era sbagliato. Lei era come tutte le altre, anzi, peggio delle altre…d’ora in avanti sarebbe stato difficile credere ancora  nell’universo femminile.…

Quella sera al Covo non aveva la testa per servire i clienti, la musica l’assordava e non poteva dimenticare di aver conosciuto proprio lì Nadia…

“Cosa fai Rudy?…la signora sta aspettando il suo drink…”, sibilò Andrea, il ragazzo che l’aiutava al banco.

Come un automa riempì il bicchiere, lo pose davanti alla donna che attendeva nervosa di essere servita , si asciugò le mani:
“Ecco, madame…le auguro buon divertimento”, disse sarcastico e, sotto gli occhi stupiti dell’aiutante, girò le spalle e se ne andò: “Qui non ho più niente da fare”, disse, “mi licenzio…dillo tu al padrone, tanto lo stipendio l’ho appena preso e non mi deve più niente…me ne vado”, aggiunse.

Tornò fuori infuriato, oltre alla delusione aveva dentro una rabbia impotente, non sapeva con chi sfogarsi…e non poteva più vedersi in quel posto che gli ricordava lei. Inforcò la moto, passò alla locanda dove abitava, mise in uno zaino le poche cose che gli appartenevano e senza salutare nessuno partì…basta con il mare, il sole, i turisti, la gente che si diverte….basta!…e per un po’ di tempo basta anche con le donne…

Sull’autostrada andava a velocità folle, se l’avesse fermato la polizia stradale gli avrebbe ritirato la patente….

Non sapeva in quel momento che anche Nadia era disperata, in quell’atmosfera di lutto per la morte del padre di Matteo, pensava a lui.  Come poteva rintracciarlo ? L’unica cosa che poteva fare era telefonare al Covo per tentare di parlargli. Ma la risposta la sconvolse:

“ Se n’è andato senza salutare nessuno… ”.
“Come…è  andato via? “, chiese incredula.

“Sì, si è licenziato”, rispose la voce di prima.

“Non ha lasciato detto dove andava?”, insistette ancora lei.

“No…mi dispiace non lo so”.

Nadia rimase col telefono in mano a fissare il vuoto…perché era andato via?  

Lei non sapeva che Rosa aveva rivelato involontariamente parte del suo segreto e così non si  spiegava l’improvvisa partenza. Mille pensieri affollarono la sua mente e la paura di non rivederlo la fece stare male.

Intorno a lei l’atmosfera triste contribuiva ad aumentare l’oppressione che la schiacciava…non ce la faceva più. Approfittando del fatto che il suo fidanzato era preso dalle pratiche inerenti all’eredità del grande patrimonio del quale era diventato il solo amministratore, Nadia, con una scusa qualsiasi tornò a Portofino per rendersi conto di persona cosa era successo . Nella pensione dove Rudy abitava non sapevano dove fosse andato, l’amico che divideva la stanza la guardò senza simpatia:
“Cerchi Rudy? Quel bastardo se ne è andato senza nemmeno salutarmi…non so assolutamente dove sia finito; vorrei proprio incontrarlo per dirgli cosa penso di lui”, disse sarcastico.

Nadia, dopo aver chiesto inutilmente al bar della piazzetta, al Covo e aver ripercorso i luoghi in cui era sbocciato il loro amore, ripartì disperata. Rudy era sparito e di lui non avrebbe saputo più nulla.

Da quel momento il suo atteggiamento verso la vita cambiò: divenne più dura e diffidente. Il matrimonio con Matteo fu rimandato perché lui stava attraversando un periodo di assestamento negli affari:
“Sto impazzendo”, le disse un giorno, “questa disgrazia non ci voleva, non ero ancora pronto a prendere le redini dell’impero di mio padre…lasciamo passare ancora qualche mese, poi ci sposeremo…andremo lontani di qui in un’isola deserta dove non c’è telefono…”, disse rispondendo all’ennesima chiamata.

Nadia non aveva fretta, anzi…le andava bene così, non poteva confessargli che aveva ancora nella mente e nel cuore l’americano incontrato per caso in un giorno d’estate. Per sua fortuna i progetti di nozze, il viaggio intorno al mondo erano  andato in fumo e Nadia tornò al giornale sperando che il lavoro le facesse dimenticare in parte lo scacco subìto dal destino.

Intanto Rudy appena arrivato a Milano si diede da fare per cercare un lavoro: preparò un book con le sue foto migliori e lo fece recapitare alle case editrici, ai rotocalchi, agli stilisti,alle agenzie di pubblicità…

 Il suo curriculum giaceva in decine di uffici del personale…ma il tempo passava e non succedeva niente.

Fu costretto per mantenersi ad accettare un posto da barman, che era ciò che sapeva fare meglio, oltre le foto… ma non perse la speranza : era determinato a sfondare, a tutti i costi. 

L’estate stava finendo, Nadia occupava il tempo lavorando nel settimanale edito da suo padre,  sulla  scrivania del caporedattore notò l’album di un fotografo, cominciò a sfogliarlo e trovò che c’erano delle foto interessanti:
“Chi è questo ?”, chiese a Viviani .

“Un tale che cerca lavoro, mi sembra abbastanza buono…”, affermò lui.

“Come si chiama?”, insistette Nadia.

“Non lo ricordo…aspetta che guardo il curriculum…ah, sì…Rudy Garson”, rispose l’uomo distrattamente.

 Nadia rimase folgorata: l’aveva ritrovato! Non le sembrava vero…impallidì e si sedette senza forze.

“Non stai bene?”; le chiese il giornalista preoccupato.-

“Sto benissimo…anzi mai stata meglio…”, rispose lei con un grosso sospiro di sollievo…le guance ripresero subito colore.

La sera stessa affrontò suo padre:
“Non ti ho mai chiesto nulla, papà”, cominciò. “ti prego, ho bisogno di te”.

Il grande industriale amava moltissimo la sua bambina, come la chiamava lui, ed era disposto a fare qualsiasi cosa per lei.

“Dimmi, tesoro…in che cosa posso esserti utile”, disse dandole un buffetto sulla guancia.

“Un mio amico fotografo sta cercando lavoro e so che ha fatto domanda alla tua casa editrice…se tu dicessi una parolina risolveresti il suo problema”.

 “Chi è questo tizio che ti sta così a cuore?…attenta a non suscitare le ire di Matteo”.

“Stai tranquillo, è solo un amico”, rispose lei sulle spine, “ti prego…”.

“OK, domani ti accontento”, disse l’uomo, “lo faremo diventare un grande fotografo”, scherzò.

Lei gli buttò le braccia al collo e gli schioccò un grosso bacio sulla guancia: “Grazie papà”.

 

Rudy stava sciacquando i bicchieri al bar…era sempre più demoralizzato, non c’era nessuna risposta alle innumerevoli domande d’impiego che aveva inviato, continuava a stare dietro il bancone e aspettava… Senza contare che ancora non aveva rimosso l’amarezza che gli aveva lasciato la storia con Nadia. Ogni volta che pensava a lei lo prendeva una tristezza senza fine….in quel momento infatti stava proprio pensando ai tre fantastici giorni trascorsi sul mare..

Il cellulare squillò, una voce femminile gli annunciò che era chiamato per un colloquio in una delle più grande case editrici di Milano. Rudy sentì il cuore battere forte,  posò il cellulare sul banco e rimase immobile, paralizzato per la sorpresa e la felicità. 

Il giorno dell’appuntamento era così emozionato che aveva paura di non farcela, pensava e ripensava a come si doveva comportare per fare buona impressione…era troppo agitato, ma quando fu davanti alla responsabile delle assunzioni si sentì calmo e sicuro di sé

La signora bruna, con occhiali cerchiati d’oro che lo fissava curiosa, gli fece solo qualche domanda di routine poi gli comunicò gli estremi del contratto con uno stipendio che lui mai si sarebbe sognato di chiedere e gli fece firmare una carta per cui entrava a far parte dell’organico del settimanale più importante della casa editrice. Il tutto si risolse in mezz’ora, Rudy uscì dall’ufficio con le gambe che gli tremavano. Forse stava sognando? Improvvisamente la fortuna si era accorta di lui e si era girata dalla sua parte rovesciandogli addosso il contenuto della cornucopia. Ciò che aveva sempre sognato quando era partito dalla California si stava avverando…c’era qualche santo che pregava per lui, evidentemente.

Era anche soddisfatto perché aveva capito di avere la stoffa…negli ultimi tempi aveva dubitato del suo talento, si era così scoraggiato che voleva lasciar perdere e tornare a casa dalla mamma con i souvenir del Duomo di Milano nella palla di vetro sotto la neve… Invece ecco d’un tratto che si erano aperte le porte e tutto era diventato più facile.


Nadia si era svegliata tardi e senza quel nodo alla gola che da qualche tempo la tormentava, sapere che avrebbe potuto rivedere Rudy la rendeva felice…sbadigliò e si stirò pigramente: “chissà se mi vorrà ancora…ma se gli spiego come sono andate le cose forse mi crederà…devo tentare.  Prima però voglio parlare con Matteo…mi dispiace, ma non posso più continuare con lui…”, si disse alzandosi dal letto.

 Sotto la doccia la sua mente continuò a elaborare: “Sarà dura affrontare l’argomento…gli voglio tanto bene, non lo potrò mai dimenticare ma non è più amore…è rimasto soltanto un grande affetto che non basta a riempire la mia vita…devo dirglielo…non posso tirarmi indietro”, pensò e, mentre si asciugava e sceglieva gli abiti da indossare cercava le parole meno crudeli per non farlo soffrire.

Da parte sua Matteo aveva notato che qualcosa non andava fra di loro, ripensando agli ultimi tempi dopo la morte del padre pensava che Nadia non tollerasse più le sue assenze, il lavoro lo assorbiva in tal modo che non aveva tempo da dedicarle…, forse era delusa per il matrimonio rimandato e così fece in modo di ritagliare uno spazio per riprendere il progetto delle nozze.

 Una sera la invitò a cena in uno dei migliori ristoranti di Milano: lume di candela, atmosfera soft, menù sofisticato e alla fine, quando il cameriere portò il carrello dei dolci:
“Non si può continuare così,” disse facendo sobbalzare Nadia.
 “Come hai detto?”, chiese  diventando rossa.

“Ho capito che sto sbagliando tutto”, continuò lui mentre lei aveva le palpitazioni.

“ Perché?”,  domandò con un filo di voce.

Lui si mise una mano in tasca e posò sulla tavola una piccola scatola, la aprì: uno splendido anello con diamante brillava sul velluto blu.
“Ecco…vuoi diventare finalmente mia moglie?”, le chiese emozionato.

 Nadia si sentì morire…avrebbe preferito dover affrontare una discussione, ma così l’aveva disarmata. Però ormai l’argomento era da affrontare e doveva farlo, subito…era quella l’occasione migliore anche se le dispiaceva così tanto da farle mancare il fiato.

Si schiarì la voce: prese fra le sue una mano di Matteo, il suo sguardo si scontrò con quello di lui che aveva capito che Nadia doveva dirgli qualcosa che non voleva sentire.

“Non posso sposarti, Matteo…ti voglio un gran bene, sei stato il mio primo uomo e in questi anni sono sempre stata innamorata di te, ma ora è finita…non avrei mai voluto dirti questo…”, mormorò .

Il silenzio accolse le sue parole, Matteo era impallidito: rimase attonito a fissare il viso di Nadia. Poi si scosse: “C’è un altro?”, chiese.

“Adesso no…ma c’è stato… quest’estate al mare, da allora ho capito che non avrei più potuto diventare tua moglie…avrei sempre avuto il rimpianto di non aver cercato un’altra felicità. Ti prego, perdonami, non posso continuare ad ingannarti, volevo dirtelo prima ma non ne ho mai avuto il coraggio”, concluse mentre gli occhi si riempivano di lacrime. Matteo non reagì, forse se l’aspettava, era un po’ di tempo che la vedeva diversa…pensava di essere in colpa per averla trascurata…ora si dava dell’imbecille perché non aveva capito niente. Riprese la scatola con il gioiello e si alzò:
“Va bene così…forse me lo merito, avrei dovuto esserti più vicino”, disse amaramente.

Uscirono senza dire più una parola, lui la riaccompagnò a casa:
“Posso sapere almeno chi è?”, chiese infine, la domanda gli bruciava sulla bocca.

Nadia gli raccontò brevemente l’incontro e lo svolgersi delle tre giornate a Portofino.

“Mi lasci per un tale che non conosci neppure…vuol dire che ciò che provavi per me era attrazione fisica, forse affetto….ma non amore”.

“Ti prego ancora di perdonarmi, non so spiegarti cosa mi sia successo, devo ancora capire se quello che faccio è giusto…però non voglio coinvolgerti nella mia follia”, rispose mestamente Nadia. Si alzò sulla  punta dei piedi e baciò Matteo sulla guancia:

 “Buonanotte”, mormorò.
 Lui la vide scomparire nel portone di casa e si rese conto soltanto allora che l’aveva persa.

                                                                                                                                                       (continua)

domenica 4 settembre 2016

TUTTO COMINCIO' IN UN GIORNO D'ESTATE - 2° PUNTATA


“Come stai?”; disse  lui puntandole addosso quegli occhi che la turbavano, “non ti ho più vista…”.

“Sono andata in giro con amici”, rispose Nadia con un certo distacco: era in collera con se stessa perché quando lo vedeva si sentiva rimescolare tutta.

“Fai colazione con me? qui fanno un ottimo  cappuccino!”, insistette ancora il giovanotto.

“ Lo so” rispose lei , “ ci vengo spesso”.

Il cappuccio con brioche che ogni mattina le sembrava delizioso, in quel momento le andò quasi per traverso:
“Cosa devi fare ?… vuoi venire a fare un giro in barca?”, le stava chiedendo Rudy.

Certo che era un tipo insistente!…ci pensò su qualche secondo poi accettò, sapendo di sbagliare: quel ragazzo aveva un fascino che l’attraeva... “in fin dei conti non faccio niente di male, solo una gita in barca”, si disse per giustificarsi.

Al porto affittarono una barchetta e Rudy cominciò a remare, passando davanti al grosso motoscafo di Nadia si lasciò scappare :
“Guarda qui…quei pieni di soldi…figli di papà che non sanno cos'è la vita , quella vera! e pensare che tanta gente se la guadagna la pagnotta, come me per esempio. Stamattina sono rientrato alle quattro distrutto. Poi ho dovuto lasciare la stanza perché il tale che la divide con me doveva fare entrare una ragazza…avrò dormito tre ore…”, brontolando  si avviò verso la piccola barca a remi che li stava aspettando.
Nadia non profferì parola, assentì chinando il capo.

  Si allontanarono vogando lentamente e si diressero verso la spiaggetta di Paraggi: si erano tolti i vestiti ed erano rimasti in costume. Approdarono in un angolo nascosto, Rudy tirò in secco la barca e si stesero al sole. Lui si mise accanto a Nadia e le prese una mano:
"Hai un ragazzo?", le domandò mentre aveva gli occhi chiusi. Perché Nadia aveva risposto di no?. . non se lo spiegava, ma le era venuto spontaneo rispondere così. In quel momento non c’era nessuno nella sua vita, neppure Matteo… stesa su una roccia calda, con i raggi che le bruciavano la pelle, vicina a Rudy, stava vivendo un momento magico. Poi se ne sarebbe pentita, ne era certa, ma quello era l’attimo fuggente che voleva prendere e godere fino in fondo. Strinse la mano del ragazzo e rimase così, immobile ad aspettare che qualcosa la togliesse da quella beatitudine, oppure che il suo destino si compisse in quel momento. E così fu, perché anche per Rudy avvenne la stessa cosa, accarezzò il corpo di Nadia e non si seppe più trattenere: nessuno li osservava in quel momento, la baciò lungamente con tutta la passione che aveva dentro.

Nadia non avrebbe mai creduto che si potesse essere tanto felici, non aveva termini di paragone perché Matteo era stato il primo e unico amore e non sapeva che c’era un altro tipo di amore, quello che ti fa vibrare dentro, tremare, soffrire…

Dopo quella giornata vissuta in un’altra dimensione e come se i loro corpi appartenessero ad altri, tornarono nel porticciolo, quando il tramonto tingeva di rosso il mare.

 “Ti accompagno a casa”, propose Rudy.

Nadia sobbalzò: “No…vado da sola…non ti preoccupare”.

Lui sorrise: “Non scherzare…non ti lascerei andare sola per nessun motivo”, disse, “ora voglio stare con te più tempo possibile”.

Nadia fu obbligata ad accettare, ma fece la strada che la separava dalla villa col cuore che le batteva forte, non poteva confessare di essere la figlia del proprietario e quando arrivarono davanti al cancello si fermò: “Abito qui”, disse sottovoce.

“Accipicchia…ma chi sei?”, chiese lui sgranando gli occhi.

“Solo la nipote del custode”, rispose lei precipitosamente.

“Allora ci vediamo domani…ciao amore, ti amo!”, l’abbracciò così stretta che le fece mancare il respiro.

Nadia si avviò verso casa come in trance: era accaduto tutto così in fretta che ancora non se ne rendeva conto. Si stava svegliando a poco a poco dal sogno nel quale era stata avvolta fino a quel momento.
A casa trovò i messaggi di Matteo, la sua voce che usciva dalla segreteria le fece un certo effetto: in quella giornata così densa di emozioni l’aveva dimenticato! Come aveva potuto? Mentre ascoltava le sue parole si sentiva sopraffare dai sensi di colpa…però ciò che aveva provato durante il tempo trascorso con Rudy era stato troppo bello…dentro di sé si sentiva un verme nei confronti del fidanzato ma non poteva fare a meno di sentire il cuore palpitare in modo diverso quando pensava al giovane fotografo americano.

Più tardi Matteo le telefonò: “Amore come stai?…mi manchi…”, il tono affettuoso della sua voce la ferì, in quei pochi giorni lui era rimasto lo stesso ma lei era cambiata, se ne stava accorgendo in quel momento.. Dopo la lunga conversazione, dove Matteo le riconfermò il suo amore, si sentì ancor di più colpevole.

“Cosa hai fatto oggi?”; le stava chiedendo il suo ragazzo. Come poteva dirgli che aveva preso il sole, sdraiata accanto a un altro e che, attirata da lui l’aveva baciato appassionatamente? Così mentì rispondendo alla sua domanda:
“Ti ho pensato tanto…”, poi aggiunse: “Torna presto….”,  voleva cercare di superare quel momento di smarrimento e ritrovare la sua vita .  

Il mattino seguente, dopo una notte trascorsa a pensare, si avviò verso il porto per incontrare Rudy e dirgli  tutto di lei: chi era, che doveva sposarsi presto …insomma  voleva  rimettere le cose a posto come se nulla fosse accaduto.  Però si accorse che non era così facile, quando lo rivide ebbe la conferma di aver preso una formidabile sbandata per quello straniero con lo sguardo tenero, anche se non sapeva niente di lui…una morsa le afferrò la gola e l’emozione le fece tremare le gambe. Era questo l’amore? Fino a quel momento aveva creduto che ciò che provava per Matteo fosse il massimo del sentimento, ma ora accorgeva che le emozioni erano diverse e intense…non sapeva che si potesse arrivare a tanto…perciò tenne il suo segreto tutto per sé.

“Vieni…oggi ho preso lo stipendio e sono ricco…ti porto in un ristorantino dove si mangia benissimo”, Rudy appena la vide la prese per mano e la condusse verso la moto parcheggiata poco lontano.

“Si va con questa?”, chiese lei, non era avvezza ad andare su una due ruote, era stata abituata ad essere trasportata su vetture potenti e di lusso. Salì sul sellino posteriore un po’ titubante; percorsero i pochi chilometri che li dividevano da Rapallo a velocità sostenuta, ad ogni curva Nadia si abbarbicava alla schiena di Rudy e chiudeva gli occhi sperando che quel tormento finisse presto….non era fatta per andare in moto!

La trattoria in un vecchio carrugio era una di quelle a conduzione familiare, alla buona, con i tavoli con le tovagliette a quadri. Nadia entrò e il suo sguardo percorse l’ambiente che, a differenza dei ristoranti che frequentava con Matteo, le apparve squallido e poco confortevole: l’odore di fritto aleggiava per l’aria,  i clienti parlavano a voce alta, c’era un chiasso fastidioso; Rudy notò il suo disagio:
“Non ti piace?”, chiese, “non guardare l’ambiente, qui fanno le trenette col pesto più buone di tutta la Riviera…dai vieni, sediamoci altrimenti non troveremo più posto”. Si inoltrò e si sistemò ad un tavolo apparecchiato con piatti di ceramica a disegni floreali:
“Ecco qui va benissimo…ho una fame!”, disse entusiasta il ragazzo scostando una sedia.

Lei si sedette un po’ rigida: in quella trattoria non si trovava a suo agio…ma a poco a poco l’atmosfera paesana la conquistò, mangiò di gusto il piatto di pasta  che una donna robusta con la faccia simpatica le aveva portato. Quando poi arrivò il fritto misto di pesce aveva lasciato nel dimenticatoio i vari ristoranti con quattro camerieri dietro le spalle ed era passata dalla parte della trattoria casalinga dove tutto ciò che vedeva era tanto semplice da sembrare finto…

Dopo il caffè e l’amaro offerti dal padrone, mano nella mano camminarono per le vie strette della cittadina ligure, si ripararono dal sole sotto le palme della passeggiata sul mare, beati di stare vicini, e di accorgersi di essere fatti l’uno per l’altra.

“Non avrei mai creduto di incontrarti…ti aspettavo da tempo”, disse ad un tratto Rudy fissando la sua compagna intensamente. Lei non seppe rispondere, avrebbe voluto dire che anche per lei era la stessa cosa, ma il pensiero di Matteo la frenava, risentiva la sua voce: “ciao amore…mi manchi…”.

“Andiamo a casa mia…la stanza è libera, il mio amico è tornato in città per qualche giorno…”, propose lui accarezzandole dolcemente i capelli…la sua mano indugiò fra la chioma bionda e un’intensa emozione trasparì dagli occhi verdi. Lo sguardo di Nadia percorse il volto di Rudy: doveva decidere della sua vita in quel momento…il desiderio era forte, avrebbe voluto rispondere di sì, subito…perché doveva respingere quel sentimento?…ma le si pararono davanti tutte le difficoltà in cui andava incontro se avesse scelto il suo istinto…oltre al fatto di confessare a Matteo il tradimento, avrebbe dovuto affrontare il giudizio dei genitori e di tutto il mondo cui apparteneva…amici, parenti, praticamente sarebbe diventata la pecora nera della famiglia.

“Ti senti bene?”, le chiese Rudy vedendola così assorta, “sto aspettando una risposta, amore mio”.

Lei si scosse e finalmente trovò dentro di sé il coraggio di scegliere ciò che in quel momento le dettava il cuore. “Andiamo”, rispose stringendosi a lui. La strada del ritorno le sembrò molto più lunga e quando entrarono nella stanzetta in una vecchia casa che era stata in passato di pescatori, si strinsero fino a farsi mancare il respiro e si amarono appassionatamente su un lettino col copriletto azzurro a disegni astratti che in quel momento sembrò a Nadia quello di un hotel a quattro stelle.

Dopo, sdraiato accanto a lei Rudy le stava accarezzando i capelli biondi e lisci come la seta.

“E’ stato bellissimo…”, mormorò, “mi chiedo come ho fatto a vivere fino ad oggi senza queste emozioni”.

Lei lo fissò negli occhi: “Ti sarai fatta un’opinione pessima di me…non ci conosciamo e sono già a letto con te…”, disse a bassa voce vergognandosi un po’.

Il ragazzo si alzò a sedere:
“So che doveva succedere…non penso nulla , sento che è stata la stessa magia che mi ha colpito appena ti ho vista….e per te è stata la stessa cosa…”.

Nadia annuì in silenzio, si accostò a lui e lo baciò, gli accarezzò il viso e passò una mano sui capelli arruffati: “Come mai sei venuto in Italia?”, gli chiese poi.

“Te l’ho detto, voglio fare il fotografo… un richiamo prepotente mi ha portato in questo meraviglioso paese….qui c’è l’arte, la storia…qui ci sono mille occasioni per fotografare la bellezza. Sono partito contro il parere della mia famiglia, ed ora sono felice di averlo fatto…ho incontrato te…in un secondo tempo verrà anche il lavoro, ne sono sicuro”, affermò Rudy, “… ora vorrei sapere tu chi sei, oltre ad essere la ragazza speciale che ho incontrato sulla mia strada?”, concluse sorridendo.

Lei  non rispose subito, decise di non rivelare la sua vera identità ormai non poteva più smentirsi….si ricordava di aver detto che lavorava in un giornale:

“Sono impiegata in una casa editrice di Milano…”, rispose a mezza voce.

“Interessante…”, rispose lui, “ho sempre desiderato lavorare per la stampa… fare servizi per un settimanale, sarebbe il massimo”, confessò lui, “ma sono soltanto sogni…vedremo…finita la stagione mi metterò seriamente in cerca di un lavoro. Qui la vita è cara e non mi rimane in tasca nulla dello stipendio di barman…”.

Nadia sentì una fitta allo stomaco, perché non poteva aiutarlo, lei che poteva? Ma ormai si era messa su una strada dalla quale era difficile tornare indietro.

“Rudy guardò l’orologio: “Accipicchia…è tardi, devo andare a lavorare. Sapessi quanto mi dispiace lasciarti!”, esclamò accarezzandole il viso, “ti accompagno a casa poi me ne vado”.

Scesero in fretta le scale strette e buie, la moto li aspettava in strada.

“Andiamo nella tua bella villa….certo che sei fortunata ad avere uno zio che abita lì”, esclamò montando in sella.

 Dal grande cancello di ferro battuto stava uscendo la moglie del custode, la donna sgranò gli occhi nel vedere Nadia scendere dal sellino della moto di uno sconosciuto. La ragazza si sentì morire: “ecco, si disse, adesso viene fuori tutto…speriamo che Rosa non faccia qualche gaffe… “, pensò allarmata.

“Fermati qui per favore”, disse a Rudy poco prima di arrivare, “non mi voglio far vedere da mia zia”.

“Ormai ci ha già visti”, rispose lui incamminandosi per andare a salutarla.

Quasi un grido strozzato uscì dall’ugola di Nadia. “No!”,

Lui si voltò stupito: Perché?”, chiese serafico.

“Tu non la conosci…è severissima, mi ha proibito di andare in moto…mi farebbe una scenata”, riuscì a dire tutto d’un botto la ragazza che aveva il cuore in gola.

Rudy si fermò: “OK non sapevo questo lato del carattere della zia”.

“Sai…si sente responsabile nei confronti dei miei genitori…ha paura che mi succeda un incidente”, ormai mentiva con disinvoltura meravigliandosi di se stessa…

Salutò Rudy e s’incamminò per il vialetto, nella villa vicina la finestra del salone era illuminata. Di solito a quell’ora era tutto buio tranne le luci della dependance. Le venne il sospetto che fosse tornato Matteo, infatti controllò il cellulare che aveva lasciato a casa e vide che c’erano diverse chiamate senza risposta, tutte dal numero del suo fidanzato. Uscì di nuovo e andò suonare al cancello vicino.

Matteo l’accolse un po’ freddamente, ma Nadia non volle accorgersene.
“Sei tornato improvvisamente…perché non mi hai avvertito?”, gli chiese.

“Ti ho chiamata tutto il santo giorno…al telefono fisso e al cellulare, ma non sono riuscito a parlarti…dove sei stata?”, domandò leggermente seccato

Nadia presa alla sprovvista non seppe rispondere subito, poi ebbe un lampo di genio: ormai era diventata una professionista nel creare bugie da spifferare con disinvoltura.

“Sono stata a Rapallo a fare shopping”, disse stirando le labbra in un sorrisetto e cercando di dare un tono veritiero alle sue parole.

“Da sola?…ho chiesto anche a Paolo ma mi ha detto che non ti vede da tre giorni…”, affermò lui sarcastico.

“Paolo mi ha seccato…non stavo bene e sono rimasta in casa”, ribatté Nadia continuando a mentire.

 “Va bene…non parliamone più…vieni qui”, disse lui abbracciandola e cercando la sua bocca. La giovane sentì irrigidirsi qualcosa dentro…tentò di scostarsi, ma capì che non lo poteva fare.

Il bacio, che fino a tre giorni prima era stato un’attrazione reciproca era diventato un dovere al quale non si poteva sottrarre. Il suo cuore era a pezzi, il pensiero andava a qualche ora prima quando aveva fatto l’amore con Rudy, si sentiva a disagio e non sapeva come affrontare il futuro da quel momento in poi…Si era cacciata in un pasticcio dal quale era costretta ad uscire: o mandava all’aria il matrimonio, ed allora avrebbe dovuto dire anche a Rudy che aveva mentito, oppure doveva accettare di restare la tranquilla fidanzata in attesa delle nozze…a meno che non decidesse di confessare tutto! In quei brevi minuti decise della sua vita: capì che non poteva rinunciare al grande amore, piuttosto avrebbe affrontato quello che l’aspettava… e allora scelse di dire la verità.

“Devo parlarti”, disse a Matteo facendo uno sforzo tremendo. Lui si accorse del suo disagio e lo scambiò per risentimento: “Scusami per prima, non volevo offenderti…”, disse abbracciandola.

Nadia con il viso contro il suo petto tremava, stava cercando dentro di sé il coraggio che non aveva…Matteo si scostò e la guardò intensamente: “Mi hai perdonato? Non parliamone più…anzi usciamo stasera?”, disse conciliante. Lei assentì in silenzio, non ebbe l’animo di mettere in pratica il suo proposito, capì di aver perso la battaglia contro se stessa e…rinunciò a parlare..

“Prima andiamo a mangiare la zuppa di pesce al “Gambero rosso”, poi finiamo la serata al Covo…noi due soli…sperando di non incontrare nessuno che ci conosca. Voglio stare con te stasera”.

Nadia sobbalzò: al Covo no, non ci poteva andare…al massimo sarebbe andata al ristorante, e dopo avrebbe trovato una scusa..

La cena a due si trascinò senza entusiasmo, Matteo si stava accorgendo del distacco della sua ragazza.

“Tesoro…ti senti bene?”; domandò ad un tratto rompendo un silenzio imbarazzante.

“Perché mi fai questa domanda?”.

“Hai un atteggiamento strano, come se dovessi dirmi qualcosa”; continuò lui guardandola con intenzione.

Nadia pensò che aveva proprio ragione, eccome se doveva dirgli qualcosa….doveva dirgli che gli voleva bene dopo tanti anni passati insieme, ma che non l’amava più…doveva dirgli che aveva incontrato l’amore quello vero, quello che lei non sospettava nemmeno che esistesse…quante cose doveva dirgli…ma non disse niente…allungò una mano sul tavolo per cercare una delle sue:
“No…non c’è nulla che devi sapere….tutto è come sempre…ma ho un feroce mal di testa, scusami ma faccio fatica a parlare…”, disse la ragazza stringendosi le tempie.

“Se è così andiamo subito a casa…prendi un calmante e ti stendi sul letto…forse hai bisogno di dormire”, concluse Matteo.

“Ti ringrazio, domani starò meglio, stasera non sono nella forma migliore…mi dispiace”.

 

                                                                                                                                            ( continua)