Da quel
momento avrebbe assecondato Sandro poi, conquistata la sua fiducia, voleva
fuggire il più lontano possibile.
Scese per la
cena nella grande sala, molti uomini si voltarono a guardarla, lei entrò a
testa alta e si diresse al tavolo dove l’aspettava Sandro. Questi, sorpreso, si alzò di scatto.
Indossava una giacca di lino nero dal taglio impeccabile su pantaloni bianchi.
Alto e asciutto com’era portava bene gli abiti eleganti, si poteva dire un bel
ragazzo: capelli un po’ lunghi sul collo, biondi e sottili, occhi neri con
forti sopracciglia, il viso aveva un’espressione dura accentuata da due pieghe
che gli solcavano le guance.
“Sei in
forma, a quanto pare!”, si rivolse a Serena con un risolino di scherno. “Si
vede che la mia cura ti ha fatto bene!”.
Lei
non rispose e sedette con calma.
“Vogliamo
cominciare con un cocktail?”, disse sorridendo.
“Non
credo a me stesso”, disse lui . “Sei sempre la Serena di due ore fa?”
“Sempre
quella, anzi migliorata a quanto vedi”.
Chiamò il cameriere e ordinò.
Bevvero il
liquido dolciastro e forte in due grandi bicchieri di cristallo, Serena
cominciò a chiacchierare senza un preciso argomento prendendo a pretesto
qualunque cosa. Si sforzava di essere allegra, ogni tanto scoppiava in una
risata. Sandro meravigliato la assecondava e finì per cedere
all’atmosfera di allegria che si era creata fra loro, alla fine della cena le
propose di andare in un night-club.
Serena salì
in camera a prendere una sciarpa da mettere sulle spalle, passando davanti a
uno specchio si guardò, notò l’espressione falsa, non abituale che c’era nei
suoi occhi, si fermò un attimo: avrebbe saputo resistere fino a compiere il suo
piano? Doveva averne la forza, altrimenti sarebbe stato tutto inutile. Si gettò
la morbida stola sulle spalle e scese con tutta calma.
La notte
estiva era rinfrescata da una leggera brezza marina, la lama d’argento del
raggio lunare solcava il mare creando strani effetti di luce sulle onde, la
costa si stendeva come un lungo serpente sinuoso pigramente adagiato sulla riva
del mare tempestato da punti luminosi. Il paesaggio era incantevole: non
mancava niente, la luna, il cielo stellato; loro due sembravano una coppia di
romantici innamorati che passeggiavano sul lungomare. Purtroppo la realtà era
ben diversa anche se Sandro, sempre più stupito, cominciava a guardare Serena
con occhi diversi. Fra di loro si era creato il silenzio, nessuno dei due aveva
niente da dire, troppo intenti a inseguire ognuno i propri pensieri.
Camminavano vicini, lentamente, Sandro passò un braccio attorno alle spalle di
lei. Serena istintivamente si ritrasse, ma si riprese subito e alzò il viso
verso di lui sorridendogli.
L’atmosfera
del night era di quelle solite: fumosa e greve. L’orchestra suonava un blues,
una cantante nera, fasciata in un lungo abito di lamé, cantava con voce roca e
sensuale, poche coppie ballavano sotto le luci azzurrate. Il cameriere li
condusse a un tavolo appartato, ordinarono da bere e si sedettero. Nel
frattempo sulla pedana era salito un giovanotto che cantava una canzone
d’amore. Le note romantiche si diffondevano nell’aria, Sandro si alzò e senza
parlare prese la ragazza per una mano conducendola in pista. Il corpo morbido
di Serena, i suoi capelli profumati nei quali affondava il viso mentre si
muoveva lentamente al ritmo della musica, gli davano un turbamento mai provato.
Lui, il ragazzo di periferia cresciuto in mezzo alla strada, con tutti i sensi
allenati a parare i colpi duri della vita, si sentiva come svuotato. Una
mollezza interiore mai provata si era impadronita della sua anima a contatto di
quel corpo femminile che aveva già posseduto con rabbia ma che ora gli lanciava
segnali di sentimenti oscuri che gli mettevano addosso una strana inquietudine.
Stringeva Serena con il piacere fisico di sentire il contatto dei suoi seni,
dei suoi fianchi contro di sé. Lei lasciava fare, sentiva le mani di Sandro che
la accarezzavano e intuiva che il desiderio di lui non era puramente fisico,
con troppa tenerezza la toccava, ogni tanto allontanava la testa per guardarla
con un’espressione che non gli aveva mai visto. “Bene”, pensava, “voglio che
s’innamori di me, sarà più facile avere la sua fiducia”.
Sandro la
riaccompagnò al tavolo, con un gesto galante le scostò la sedia:
“Prego”,
disse guardandola negli occhi. Poi con la voce sommessa: “Sai che sei stupenda
stasera?”
“Lo so”,
rispose lei con un sorriso malizioso. Con un gesto della mano scostò dal viso i
lunghi capelli biondi. Doveva affinare tutte le sue armi femminili di conquista
per farlo cadere nella rete; aveva cominciato solo quella sera, ma notava che
era a buon punto, non c’era ancora molto da fare...Quella notte finse, finse in
tutti i modi il piacere che non provava e cercò di essere come la voleva lui,
le costò fatica sperando che fosse l’ultima volta…
Il mattino
dopo Sandro non aveva occhi che per lei, capiva di essere stato accalappiato da
quella bionda che si era portato dietro solo per non farla parlare e per divertirsi
come aveva già fatto con tante altre, ma non aveva fatto i conti con la dolce
bellezza di Serena e con il suo modo di fare così accattivante che l’avevano
completamente spiazzato.
Serena con un
gesto grazioso si stirò come una gattina: “Che magnifica notte è stata!”, disse
in un soffio. Sandro la prese per le braccia: “Mi prometti che non mi lascerai
mai?”, il tono della sua voce e l’espressione degli occhi erano supplicanti.
“Ma certo, amore mio!”, gli rispose lei.
“E il giornalista?” chiese ancora Sandro.
Serena fece
una pausa: “Tu me l’hai fatto dimenticare…”, disse puntandogli l’indice contro.
Nel pronunciare queste parole ebbe una stretta al cuore, sapeva di mentire,
come poteva aver dimenticato Peter!… Improvvisamente Sandro disse: “Oggi partiamo”.
“Per dove?”,
chiese Serena distrattamente, come se la cosa non la interessasse affatto.
“Andiamo a
Montecarlo da un tale che è disposto a comprarmi i diamanti …vedrai Serena,
diventeremo ricchi, molto ricchi! Non ti pentirai di essermi stata vicina”.
Sandro le prese il viso tra le mani e la baciò
sulla bocca. Lei non si mosse, intanto la sua mente lavorava, mille pensieri si
accavallavano fra loro: doveva trovare il modo di togliersi da quella
situazione…era certa che se ne sarebbe andata, ma prima doveva mettere a punto
un piano sicuro.
L’occasione si presentò poco dopo mentre stavano preparando le valigie:
“Guarda qui…”, Sandro le stava mostrando un piccolo necessaire di cuoio nero. “Ricordati di tenere sempre d’occhio questa valigetta…contiene il nostro futuro…la nostra vita insieme”.
“Guarda qui…”, Sandro le stava mostrando un piccolo necessaire di cuoio nero. “Ricordati di tenere sempre d’occhio questa valigetta…contiene il nostro futuro…la nostra vita insieme”.
Il ragazzo
fece scattare la serratura e agli occhi stupefatti di Serena apparvero i
diamanti…brillavano di una luce fredda sul fondo di velluto nero: erano tanti,
grandi e piccoli, luminosissimi…lei non aveva mai visto tanta bellezza
racchiusa in un pugno di sassolini iridescenti. Si mise una mano sulla bocca
per non lasciarsi sfuggire un grido di meraviglia.
“Allora… che
ne dici?”
Serena
guardava assorta quel nido di luce: “Sono stupendi…”, rispose avvicinando la
mano allo scrigno.
“No! “, la
fermò lui. “Non si toccano”. Con un gesto secco fece cadere il coperchio.
Improvvisamente Serena provò una grande tristezza, da quelle pietre venivano
morte e dolore, per il loro possesso era stato ucciso Marcello e lei aveva
tradito Peter rovinando così il loro amore appena sbocciato.
“Cosa ti
succede? Hai cambiato faccia…non sei contenta?”, le chiese Sandro. “Ah, ho
capito… , ma non ci pensare, il passato non conta più…godiamoci il presente!”,
esclamò abbracciandola.
Lei
istintivamente si ritrasse:
“No, stai
tranquillo, non penso proprio a niente”, gli mise una mano attorno alle spalle.
“Anzi, se proprio lo vuoi sapere, sai cosa penso?”, si fermò un attimo, poi
riprese: “che avrei bisogno di qualche soldo, devo fare delle spese…”.
“Ma certo”,
rispose Sandro sollevato, “sei stata una brava bambina e te lo meriti”.
Da una borsa
prese tre pacchetti di banconote: “Ecco qua, sono tre milioni…oggi voglio
essere generoso…tieni, sono tutti per te”.
Serena lo
guardò sorpresa.
“Ho venduto
tre brillanti e ho ricavato un sacco di soldi…e questi sono solo gli spiccioli.
Prendi, non aver paura, vedrai che andrà tutto liscio come l’olio”. Nel dire
questo infilò il denaro nella borsetta. “Adesso però devi sbrigarti, dobbiamo
essere a Montecarlo prima di sera”.
Mentre la
Ferrari filava a più di duecento all’ora sull’autostrada , Serena era nervosa.
Accese la radio per distrarsi : un piano si stava costruendo nella sua mente;
le ruote macinavano veloci l’asfalto bollente. In breve tempo furono al confine
con la Francia, passarono il casello e proseguirono per il Principato di
Monaco, poco dopo la baia di Montecarlo apparve ai loro occhi. Il porto era
zeppo di yacht , le navi da crociera erano ormeggiate al largo, cominciavano ad
accendersi le prime luci... era uno scenario fantastico! Ma nemmeno quello
spettacolo straordinario riuscì a distogliere Serena dai suoi pensieri. Stavano
percorrendo una lunga discesa tutta curve, quando Sandro disse:
“Qualcosa che
non va?…non hai detto una parola per tutto il viaggio”.
Serena si
scosse e, cercando di mascherare la sua inquietudine:
“No, tutto a
posto. Sto guardando il panorama…è la prima volta che vengo da queste parti”.
Sandro non
era molto convinto della risposta:
“Non essere
preoccupata…in fondo stiamo facendo questo anche per tuo fratello. Ricordati
che posso mandarlo in galera e…se le cose vanno bene a me, va bene anche per
lui”.
Serena non
rispose, ma le parole di Sandro dette in quel tono sarcastico la convinsero ad
agire al più presto.
Montecarlo
era pieno di gente, il traffico nelle strade strette e tortuose era
congestionato, faticarono molto a trovare un parcheggio nei pressi del Casinò,
dopo diversi tentativi riuscirono a infilare la Ferrari in un angolo in divieto
di sosta, ma non c’era più tempo, Sandro doveva incontrare il compratore
assolutamente prima delle diciannove, altrimenti questi se ne sarebbe andato.
“Aspettami
qui, vado a vedere se c’è ancora il mio tipo”, disse nervosamente prima di
scendere. Chiuse la portiera , ma si affacciò ancora dal finestrino: “Attenta!
Il malloppo è sotto il sedile…”
Si allontanò
in fretta senza voltarsi indietro. Il cuore di Serena accelerò il ritmo: ecco
il momento che aspettava! Doveva agire al più presto. Aveva osservato, prima di
partire, dove Sandro aveva sistemato i bagagli, il prezioso pacchetto era stato
messo sotto il sedile posteriore. Per tutto il viaggio aveva aspettato di
rimanere sola in macchina per una qualsiasi ragione: una sosta al grill, aveva
perfino pensato di mandare Sandro in farmacia simulando un malore, ma nessuna
di queste situazioni si era verificata, e ora non c’era neppure un attimo da
aspettare…questa era l’ultima chance poi i diamanti sarebbero spariti. Aspettò
qualche minuto , vide Sandro salire i gradini del Casinò e sparire dietro il
portone, frugò freneticamente finché mise le mani sulla scatoletta di pelle
nera. L’afferrò, mise la borsetta a tracolla e si precipitò fuori dalla
vettura. Si mise a correre inseguita dagli sguardi stupiti dei passanti, infilò
una viuzza tortuosa; con il respiro affannosa percorreva la salita voltandosi
indietro di tanto in tanto, sbucò in una piazza dove c’era un posteggio di
taxi: ecco la salvezza! Si accostò a una vettura e chiese tutto di un fiato:
“A’ la gare!…alla stazione per favore”. L’autista la guardò sorpreso ma non
fece commenti: ne aveva viste tante di persone strane!
Sul treno che
la riportava in Italia Serena si era sistemata in uno scompartimento vuoto, era
già buio, le luci della costa schiarivano quella notte estiva che aveva segnato
un momento tanto importante della sua vita: stava ritornando se stessa, aveva
finito di fingere l’amore… Non sapeva cosa le avrebbe riservato il futuro, ma a
questo avrebbe pensato dopo, ora doveva solo compiere per intero la sua
vendetta.
Arrivò a
Milano che albeggiava, con la borsa ben stretta al petto scese la larga
scalinata della stazione centrale. Un brivido la percorse, si guardò addosso e
si accorse di essere vestita solo con una maglietta e un paio di jeans. Voleva
andare a casa a prendere qualche indumento, ma aveva paura… avrebbe potuto
incontrare Sandro, con la Ferrari in poche ore poteva essere arrivato prima di
lei. Meglio essere prudenti. La piccola borsa con il tesoro le pesava come un
macigno, quelle pietre sporche di sangue dovevano essere restituite! Con una
telefonata anonima alla Questura si tolse dal cuore questo grande pensiero.
Sistemò il necessaire in una cassetta per il deposito bagagli alla stazione,
mise la chiave in una busta e la inviò alla polizia. Un grande respiro di
liberazione uscì dal suo petto quando imbucò la lettera…
(continua sabato prossimo)