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giovedì 13 marzo 2014

STARAI SEMPRE CON ME




 

 

valerio era arrivato in villa trafelato, dopo essersi sbattuto giù a rompicollo, dai sentieri che percorrevano il dorso del Monte Disgrazia.  Nel pomeriggio era andato con Beatrice fino alla terrazza panoramica e ritornava da solo. Sullo strapiombo, mentre lei stava estasiandosi davanti allo spettacolo che le offriva la natura, lui l’aveva abbracciata: “Non è meraviglioso?”, le aveva sussurrato all’orecchio e…subito dopo l’aveva spinta giù, nel burrone. Aveva assistito imperterrito alla caduta del corpo, ricordava l’urlo di Beatrice che si andava affievolendo a mano a mano che precipitava, poi più nulla, la calma era tornata a regnare sui monti.

Andò in cucina a prepararsi una camomilla, era agitato ma non pentito. Finalmente si era liberato dall’ossessione di quell’angosciante pensiero: cercare di nascondere alla moglie una relazione che stava diventando pericolosa.  Proprio il giorno prima Beatrice gli aveva dato un ultimatum:

“O lei o me”, aveva affermato in tono che non ammetteva repliche. “Sono stanca di nascondermi, devi affrontare l’argomento con tua moglie e dirle che vuoi il divorzio, se non ne sei capace ci penserò io. Domani le telefono e chiedo di parlarle”, aveva concluso con la voce stridula.

Valerio a quel punto si era sentito in trappola: Nadia era all’oscuro di tutto e se l’avesse saputo non l’avrebbe perdonato; avrebbe dovuto dire addio alla vita dorata che stava facendo, addio alle macchine sportive, alle serate mondane, ai viaggi e ai soggiorni nelle ville al mare o in montagna, a tutto quello che aveva conquistato quando l’aveva sposata. Lui non possedeva nulla e si era trovato ricco unendosi in matrimonio con l’ereditiera più facoltosa della città. Aveva già tradito la moglie, tante volte, e gli era andata sempre bene,  ma questa volta aveva trovato Beatrice che gli si era attaccata come una sanguisuga, era testarda e insistente, non si accontentava delle promesse, voleva i fatti. L’espressione decisa del viso di Bea, quando pronunciava quelle parole, l’aveva colpito. “Questa è capace di tutto”, pensò, e gli balenò in testa un’idea per risolvere in modo definitivo l’intrigo in cui si era cacciato.

“In questi giorni Nadia è fuori città per affari, ma ti giuro che appena torna sarà la prima cosa che le dirò”. Si era fermato un attimo, poi aveva proposto insinuante sicuro che lei avrebbe accettato: “Questa settimana sono libero, perché non andiamo insieme in villa, in montagna?”

 Così erano partiti, ma Beatrice non sapeva che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio.

Dopo aver buttato l’amante nel precipizio, Valerio dormì tranquillamente tutta la notte e la mattina dopo ripartì per rientrare a casa, sapeva che sua moglie sarebbe tornata e voleva farsi trovare ad accoglierla.

 Riprese la sua vita di sempre sicuro che nessuno sarebbe riuscito a trovare Beatrice in fondo a quel dirupo impervio: e così la sua scomparsa sarebbe rimasta uno dei tanti casi irrisolti…

Una sera, come faceva di solito, Valerio volle controllare la posta elettronica, fra le tante mail una attirò la sua attenzione: il nome Beatrice lo fece sussultare. Quasi senza accorgersi il dito fece clic ed aprì la posta. Sul video apparve l’immagine di un teschio e un messaggio: “Non mi lascerai mai.  Tornerò a prenderti e starai sempre con me”.

Valerio era uno che non si lasciava impressionare facilmente, ma quelle parole lo scombussolarono, cercò di riprendersi : “La solita stupida pubblicità”, brontolò fra sé e cancellò subito il messaggio, con rabbia, non voleva che nulla lo turbasse. Fino a allora si era mantenuto perfettamente tranquillo dentro, come se la coscienza non esistesse.

 Nei giorni seguenti però quelle parole tornavano alla mente creandogli un certo disagio, scacciava il pensiero molesto “Sciocchezze, sono solo sciocchezze”, si diceva.
 Ma, la lettera che trovò nella casella della posta gli diede un tuffo al cuore: su un foglio bianco, bordato di nero c’era la stessa frase che aveva letto sul computer. Stracciò la carta in mille pezzi buttandola nel cestino con un gesto rabbioso. Chi lo stava tormentando? Forse qualcuno che aveva assistito al delitto e voleva ricattarlo? Cominciò ad avere paura, era diventato un assassino per non perdere nulla di ciò che aveva conquistato, ed ora rischiava di essere scoperto. Quei due episodi avevano fatto venire a galla ciò che lui aveva invano tentato di cancellare. Ogni tanto gli appariva il volto di Beatrice, i suoi occhi profondi lo fissavano con insistenza e in quei momenti sentiva che i suoi nervi stavano per cedere.

Un giorno, mentre percorreva una via del centro storico, vicino ad una chiesa, una ragazza lo sorpassò correndo e lo urtò leggermente su un braccio, “Scusi”, disse alzando lo sguardo su di lui: “Beatrice!”, esclamò Valerio stupefatto, ma la giovane donna se n’era già andata correndo. Lui fece per raggiungerla ma non la vide più, era scomparsa, volatilizzata. Si fermò turbato, si mise una mano sulla fronte, stava scottando come se avesse la febbre. A quel punto non sapeva più cosa pensare: era certo che lei era morta perché l’aveva vista sfracellarsi, il corpo era rimbalzato qua e là poi si era fermato, inerte in fondo al burrone. “E’ morta!”, gridò con la voce strozzata.

 Qualcuno per strada, si voltò a guardarlo scuotendo la testa.
 Allungò il passo per arrivare più presto a casa e chiudersi nel suo studio. “Non c’è niente da fare, cara mia, non mi fai paura, ti ho buttato fuori dalla mia vita, per sempre”, borbottava infuriato percorrendo nervosamente la stanza, non voleva assolutamente ammettere che i segnali strani percepiti nei giorni dopo il delitto fossero diretti a lui. Era fatto di ghiaccio e tale doveva rimanere. “Solo coincidenze”, si diceva, “nient’altro che stupide coincidenze, Bea è spiaccicata in fondo ad un precipizio, defunta, passata a miglior vita”, andava ripetendosi. Se lo disse mille volte, finché non si convinse che aveva ragione.

 Passò qualche giorno durante il quale non successe nulla che potesse far pensare a qualche messaggio proveniente dall’aldilà e Valerio si stava riprendendo.

 Riprese il lavoro nell’azienda della moglie, c’era molto da fare e le giornate passavano in fretta. Lui era sereno, tranquillo, senza niente dentro. Una sera però, mentre era al computer e guardava la posta, sobbalzò sulla sedia: un’altra mail firmata Beatrice! Avrebbe voluto ignorarla, anzi cancellarla senza nemmeno vedere cosa conteneva, ma una forza estranea lo spinse a cliccare sulla busta chiusa. Sul video apparve uno sfondo nero sul quale si stava componendo una parola in lettere rosse, con inquietanti sbavature, come se gocciolasse sangue: “Ti aspetto”, diceva il messaggio. Valerio rimase davanti allo schermo impietrito a fissare quelle lettere di fuoco senza avere il coraggio di muoversi.

(continua)