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domenica 11 settembre 2016

TUTTO COMINCIO' IN UN GIORNO D'ESTATE -- 3° PUNTATA


 

 

 

 Nadia si fece riaccompagnare a villa Mimosa, voleva stare sola, aveva bisogno di pensare per riuscire a trovare una soluzione alla sua intricata vicenda. Andò subito a letto, ma di dormire non se ne parlava. Si rigirava nelle lenzuola cercando  il sonno che non arrivava: i pensieri non le davano tregua e si accavallavano uno sull’altro. Era l’alba ed era ancora sveglia; il telefono squillò:
“Nadia…dobbiamo ripartire subito”, disse la voce concitata di Matteo.

“Cosa è successo ancora?”, chiese lei stordita dalla lunga veglia..

“Mio padre sta male…un infarto…è in ospedale e non sanno se la caverà”; continuò lui con la voce spezzata.

Nadia si vestì in fretta, le mani le tremavano, raggiunse Matteo che era già pronto per partire.

“Dobbiamo fare presto…voglio vederlo prima che…se ne vada per sempre.”, disse con la voce soffocata.

Il pensiero di Nadia, volò subito a Rudy. Come l’avrebbe avvertito se non aveva nemmeno il numero del cellulare? Non avevano fatto in tempo a scambiarselo: sapeva soltanto che il suo cognome era Garson, ma di lui non conosceva altro. Avevano usato il poco tempo a disposizione solo per amarsi.

Salirono sulla Ferrari e in poche ore erano a casa di Matteo. L’atmosfera era angosciante, il padre, in clinica era morente. Matteo si precipitò da lui ma arrivò solo in tempo a raccogliere le sue ultime parole.

Rudy proprio nell’ora in cui Nadia partiva da Portofino usciva dal locale dove lavorava: era abituato a vedere l’alba sul mare ma era sempre uno spettacolo emozionante e si fermò con lo sguardo perso sull’immensa distesa. Era stanco e assonnato, però aveva il cuore leggero: era contento e pregustava il momento di incontrare Nadia. Le ultime ore trascorse insieme gli avevano lasciato la voglia di lei.

Dormì come un sasso fino a mezzogiorno, i rumori della strada e la luce del sole attraverso le fessure delle persiane lo svegliarono. Il suo primo pensiero, fu per Nadia. Se avesse avuto il suo numero di telefono l’avrebbe chiamata per dirle che l’amava…sapeva però di trovarla al solito bar ad aspettarlo, la sera prima si erano dati appuntamento per rivedersi.

 Quando arrivò rimase deluso: lei non c’era, si sedette al tavolino ordinò il solito cappuccio e cominciò l’attesa. Ogni tanto dava un’occhiata all’orologio da polso…aguzzava gli occhi per cercare la figurina di Nadia fra i turisti che affollavano la piazzetta. Gli sembrò di scorgerla e balzò in piedi, ma era un falso allarme, la ragazza con gli shorts di jeans e il cappellino bianco con visiera non era lei.

Rimase lì per due ore, sempre sperando di vederla arrivare ma…dovette rinunciare ad attenderla, ormai era chiaro che non sarebbe più venuta all'appuntamento. 

Prese la moto e andò alla villa: suonò al cancello. Rosa si affacciò dalla finestra della casetta immersa nel verde per vedere chi era. Riconobbe il giovanotto che aveva riaccompagnato a casa  Nadia e andò ad aprire.

“Desidera?”, chiese squadrando il ragazzo da capo a piedi.

“Non c’è Nadia?”, ribatté lui, “avevamo appuntamento, l’ho aspettata per due ore ma non si è fatta vedere…sta poco bene?”

La donna l’osservò, con occhio critico, in ogni particolare:
“Nadia è partita questa mattina con il fidanzato”, affermò severa.

Rudy rimase di stucco: “Con il fidanzato?”.

“Certo giovanotto, non sapeva?…ma ora devo andare, buongiorno”, concluse in fretta Rosa voltandogli le spalle.

Il ragazzo rimontò mestamente in sella alla moto e tornò da dove era venuto. Triste, deluso, addolorato, praticamente distrutto. Era stato un amore breve, ma intenso, aveva creduto di aver incontrato la donna che aveva sempre sognato ma…doveva ammettere la sua grande sconfitta: si era sbagliato. Lei era come tutte le altre, anzi, peggio delle altre…d’ora in avanti sarebbe stato difficile credere ancora  nell’universo femminile.…

Quella sera al Covo non aveva la testa per servire i clienti, la musica l’assordava e non poteva dimenticare di aver conosciuto proprio lì Nadia…

“Cosa fai Rudy?…la signora sta aspettando il suo drink…”, sibilò Andrea, il ragazzo che l’aiutava al banco.

Come un automa riempì il bicchiere, lo pose davanti alla donna che attendeva nervosa di essere servita , si asciugò le mani:
“Ecco, madame…le auguro buon divertimento”, disse sarcastico e, sotto gli occhi stupiti dell’aiutante, girò le spalle e se ne andò: “Qui non ho più niente da fare”, disse, “mi licenzio…dillo tu al padrone, tanto lo stipendio l’ho appena preso e non mi deve più niente…me ne vado”, aggiunse.

Tornò fuori infuriato, oltre alla delusione aveva dentro una rabbia impotente, non sapeva con chi sfogarsi…e non poteva più vedersi in quel posto che gli ricordava lei. Inforcò la moto, passò alla locanda dove abitava, mise in uno zaino le poche cose che gli appartenevano e senza salutare nessuno partì…basta con il mare, il sole, i turisti, la gente che si diverte….basta!…e per un po’ di tempo basta anche con le donne…

Sull’autostrada andava a velocità folle, se l’avesse fermato la polizia stradale gli avrebbe ritirato la patente….

Non sapeva in quel momento che anche Nadia era disperata, in quell’atmosfera di lutto per la morte del padre di Matteo, pensava a lui.  Come poteva rintracciarlo ? L’unica cosa che poteva fare era telefonare al Covo per tentare di parlargli. Ma la risposta la sconvolse:

“ Se n’è andato senza salutare nessuno… ”.
“Come…è  andato via? “, chiese incredula.

“Sì, si è licenziato”, rispose la voce di prima.

“Non ha lasciato detto dove andava?”, insistette ancora lei.

“No…mi dispiace non lo so”.

Nadia rimase col telefono in mano a fissare il vuoto…perché era andato via?  

Lei non sapeva che Rosa aveva rivelato involontariamente parte del suo segreto e così non si  spiegava l’improvvisa partenza. Mille pensieri affollarono la sua mente e la paura di non rivederlo la fece stare male.

Intorno a lei l’atmosfera triste contribuiva ad aumentare l’oppressione che la schiacciava…non ce la faceva più. Approfittando del fatto che il suo fidanzato era preso dalle pratiche inerenti all’eredità del grande patrimonio del quale era diventato il solo amministratore, Nadia, con una scusa qualsiasi tornò a Portofino per rendersi conto di persona cosa era successo . Nella pensione dove Rudy abitava non sapevano dove fosse andato, l’amico che divideva la stanza la guardò senza simpatia:
“Cerchi Rudy? Quel bastardo se ne è andato senza nemmeno salutarmi…non so assolutamente dove sia finito; vorrei proprio incontrarlo per dirgli cosa penso di lui”, disse sarcastico.

Nadia, dopo aver chiesto inutilmente al bar della piazzetta, al Covo e aver ripercorso i luoghi in cui era sbocciato il loro amore, ripartì disperata. Rudy era sparito e di lui non avrebbe saputo più nulla.

Da quel momento il suo atteggiamento verso la vita cambiò: divenne più dura e diffidente. Il matrimonio con Matteo fu rimandato perché lui stava attraversando un periodo di assestamento negli affari:
“Sto impazzendo”, le disse un giorno, “questa disgrazia non ci voleva, non ero ancora pronto a prendere le redini dell’impero di mio padre…lasciamo passare ancora qualche mese, poi ci sposeremo…andremo lontani di qui in un’isola deserta dove non c’è telefono…”, disse rispondendo all’ennesima chiamata.

Nadia non aveva fretta, anzi…le andava bene così, non poteva confessargli che aveva ancora nella mente e nel cuore l’americano incontrato per caso in un giorno d’estate. Per sua fortuna i progetti di nozze, il viaggio intorno al mondo erano  andato in fumo e Nadia tornò al giornale sperando che il lavoro le facesse dimenticare in parte lo scacco subìto dal destino.

Intanto Rudy appena arrivato a Milano si diede da fare per cercare un lavoro: preparò un book con le sue foto migliori e lo fece recapitare alle case editrici, ai rotocalchi, agli stilisti,alle agenzie di pubblicità…

 Il suo curriculum giaceva in decine di uffici del personale…ma il tempo passava e non succedeva niente.

Fu costretto per mantenersi ad accettare un posto da barman, che era ciò che sapeva fare meglio, oltre le foto… ma non perse la speranza : era determinato a sfondare, a tutti i costi. 

L’estate stava finendo, Nadia occupava il tempo lavorando nel settimanale edito da suo padre,  sulla  scrivania del caporedattore notò l’album di un fotografo, cominciò a sfogliarlo e trovò che c’erano delle foto interessanti:
“Chi è questo ?”, chiese a Viviani .

“Un tale che cerca lavoro, mi sembra abbastanza buono…”, affermò lui.

“Come si chiama?”, insistette Nadia.

“Non lo ricordo…aspetta che guardo il curriculum…ah, sì…Rudy Garson”, rispose l’uomo distrattamente.

 Nadia rimase folgorata: l’aveva ritrovato! Non le sembrava vero…impallidì e si sedette senza forze.

“Non stai bene?”; le chiese il giornalista preoccupato.-

“Sto benissimo…anzi mai stata meglio…”, rispose lei con un grosso sospiro di sollievo…le guance ripresero subito colore.

La sera stessa affrontò suo padre:
“Non ti ho mai chiesto nulla, papà”, cominciò. “ti prego, ho bisogno di te”.

Il grande industriale amava moltissimo la sua bambina, come la chiamava lui, ed era disposto a fare qualsiasi cosa per lei.

“Dimmi, tesoro…in che cosa posso esserti utile”, disse dandole un buffetto sulla guancia.

“Un mio amico fotografo sta cercando lavoro e so che ha fatto domanda alla tua casa editrice…se tu dicessi una parolina risolveresti il suo problema”.

 “Chi è questo tizio che ti sta così a cuore?…attenta a non suscitare le ire di Matteo”.

“Stai tranquillo, è solo un amico”, rispose lei sulle spine, “ti prego…”.

“OK, domani ti accontento”, disse l’uomo, “lo faremo diventare un grande fotografo”, scherzò.

Lei gli buttò le braccia al collo e gli schioccò un grosso bacio sulla guancia: “Grazie papà”.

 

Rudy stava sciacquando i bicchieri al bar…era sempre più demoralizzato, non c’era nessuna risposta alle innumerevoli domande d’impiego che aveva inviato, continuava a stare dietro il bancone e aspettava… Senza contare che ancora non aveva rimosso l’amarezza che gli aveva lasciato la storia con Nadia. Ogni volta che pensava a lei lo prendeva una tristezza senza fine….in quel momento infatti stava proprio pensando ai tre fantastici giorni trascorsi sul mare..

Il cellulare squillò, una voce femminile gli annunciò che era chiamato per un colloquio in una delle più grande case editrici di Milano. Rudy sentì il cuore battere forte,  posò il cellulare sul banco e rimase immobile, paralizzato per la sorpresa e la felicità. 

Il giorno dell’appuntamento era così emozionato che aveva paura di non farcela, pensava e ripensava a come si doveva comportare per fare buona impressione…era troppo agitato, ma quando fu davanti alla responsabile delle assunzioni si sentì calmo e sicuro di sé

La signora bruna, con occhiali cerchiati d’oro che lo fissava curiosa, gli fece solo qualche domanda di routine poi gli comunicò gli estremi del contratto con uno stipendio che lui mai si sarebbe sognato di chiedere e gli fece firmare una carta per cui entrava a far parte dell’organico del settimanale più importante della casa editrice. Il tutto si risolse in mezz’ora, Rudy uscì dall’ufficio con le gambe che gli tremavano. Forse stava sognando? Improvvisamente la fortuna si era accorta di lui e si era girata dalla sua parte rovesciandogli addosso il contenuto della cornucopia. Ciò che aveva sempre sognato quando era partito dalla California si stava avverando…c’era qualche santo che pregava per lui, evidentemente.

Era anche soddisfatto perché aveva capito di avere la stoffa…negli ultimi tempi aveva dubitato del suo talento, si era così scoraggiato che voleva lasciar perdere e tornare a casa dalla mamma con i souvenir del Duomo di Milano nella palla di vetro sotto la neve… Invece ecco d’un tratto che si erano aperte le porte e tutto era diventato più facile.


Nadia si era svegliata tardi e senza quel nodo alla gola che da qualche tempo la tormentava, sapere che avrebbe potuto rivedere Rudy la rendeva felice…sbadigliò e si stirò pigramente: “chissà se mi vorrà ancora…ma se gli spiego come sono andate le cose forse mi crederà…devo tentare.  Prima però voglio parlare con Matteo…mi dispiace, ma non posso più continuare con lui…”, si disse alzandosi dal letto.

 Sotto la doccia la sua mente continuò a elaborare: “Sarà dura affrontare l’argomento…gli voglio tanto bene, non lo potrò mai dimenticare ma non è più amore…è rimasto soltanto un grande affetto che non basta a riempire la mia vita…devo dirglielo…non posso tirarmi indietro”, pensò e, mentre si asciugava e sceglieva gli abiti da indossare cercava le parole meno crudeli per non farlo soffrire.

Da parte sua Matteo aveva notato che qualcosa non andava fra di loro, ripensando agli ultimi tempi dopo la morte del padre pensava che Nadia non tollerasse più le sue assenze, il lavoro lo assorbiva in tal modo che non aveva tempo da dedicarle…, forse era delusa per il matrimonio rimandato e così fece in modo di ritagliare uno spazio per riprendere il progetto delle nozze.

 Una sera la invitò a cena in uno dei migliori ristoranti di Milano: lume di candela, atmosfera soft, menù sofisticato e alla fine, quando il cameriere portò il carrello dei dolci:
“Non si può continuare così,” disse facendo sobbalzare Nadia.
 “Come hai detto?”, chiese  diventando rossa.

“Ho capito che sto sbagliando tutto”, continuò lui mentre lei aveva le palpitazioni.

“ Perché?”,  domandò con un filo di voce.

Lui si mise una mano in tasca e posò sulla tavola una piccola scatola, la aprì: uno splendido anello con diamante brillava sul velluto blu.
“Ecco…vuoi diventare finalmente mia moglie?”, le chiese emozionato.

 Nadia si sentì morire…avrebbe preferito dover affrontare una discussione, ma così l’aveva disarmata. Però ormai l’argomento era da affrontare e doveva farlo, subito…era quella l’occasione migliore anche se le dispiaceva così tanto da farle mancare il fiato.

Si schiarì la voce: prese fra le sue una mano di Matteo, il suo sguardo si scontrò con quello di lui che aveva capito che Nadia doveva dirgli qualcosa che non voleva sentire.

“Non posso sposarti, Matteo…ti voglio un gran bene, sei stato il mio primo uomo e in questi anni sono sempre stata innamorata di te, ma ora è finita…non avrei mai voluto dirti questo…”, mormorò .

Il silenzio accolse le sue parole, Matteo era impallidito: rimase attonito a fissare il viso di Nadia. Poi si scosse: “C’è un altro?”, chiese.

“Adesso no…ma c’è stato… quest’estate al mare, da allora ho capito che non avrei più potuto diventare tua moglie…avrei sempre avuto il rimpianto di non aver cercato un’altra felicità. Ti prego, perdonami, non posso continuare ad ingannarti, volevo dirtelo prima ma non ne ho mai avuto il coraggio”, concluse mentre gli occhi si riempivano di lacrime. Matteo non reagì, forse se l’aspettava, era un po’ di tempo che la vedeva diversa…pensava di essere in colpa per averla trascurata…ora si dava dell’imbecille perché non aveva capito niente. Riprese la scatola con il gioiello e si alzò:
“Va bene così…forse me lo merito, avrei dovuto esserti più vicino”, disse amaramente.

Uscirono senza dire più una parola, lui la riaccompagnò a casa:
“Posso sapere almeno chi è?”, chiese infine, la domanda gli bruciava sulla bocca.

Nadia gli raccontò brevemente l’incontro e lo svolgersi delle tre giornate a Portofino.

“Mi lasci per un tale che non conosci neppure…vuol dire che ciò che provavi per me era attrazione fisica, forse affetto….ma non amore”.

“Ti prego ancora di perdonarmi, non so spiegarti cosa mi sia successo, devo ancora capire se quello che faccio è giusto…però non voglio coinvolgerti nella mia follia”, rispose mestamente Nadia. Si alzò sulla  punta dei piedi e baciò Matteo sulla guancia:

 “Buonanotte”, mormorò.
 Lui la vide scomparire nel portone di casa e si rese conto soltanto allora che l’aveva persa.

                                                                                                                                                       (continua)

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