Nadia si fece
riaccompagnare a villa Mimosa, voleva stare sola, aveva bisogno di pensare per
riuscire a trovare una soluzione alla sua intricata vicenda. Andò subito a letto,
ma di dormire non se ne parlava. Si rigirava nelle lenzuola cercando il sonno che non arrivava: i pensieri non le
davano tregua e si accavallavano uno sull’altro. Era l’alba ed era ancora
sveglia; il telefono squillò:
“Nadia…dobbiamo ripartire subito”, disse la voce concitata di Matteo.
“Nadia…dobbiamo ripartire subito”, disse la voce concitata di Matteo.
“Cosa è successo ancora?”, chiese lei stordita dalla lunga
veglia..
“Mio padre sta male…un infarto…è in ospedale e non sanno
se la caverà”; continuò lui con la voce spezzata.
Nadia si vestì in fretta, le mani le tremavano, raggiunse
Matteo che era già pronto per partire.
“Dobbiamo fare presto…voglio vederlo prima che…se ne vada
per sempre.”, disse con la voce soffocata.
Il pensiero di Nadia, volò subito a Rudy. Come l’avrebbe
avvertito se non aveva nemmeno il numero del cellulare? Non avevano fatto in
tempo a scambiarselo: sapeva soltanto che il suo cognome era Garson, ma di lui
non conosceva altro. Avevano usato il poco tempo a disposizione solo per
amarsi.
Salirono sulla Ferrari e in poche ore erano a casa di
Matteo. L’atmosfera era angosciante, il padre, in clinica era morente. Matteo
si precipitò da lui ma arrivò solo in tempo a raccogliere le sue ultime parole.
Rudy proprio nell’ora in cui Nadia partiva da Portofino
usciva dal locale dove lavorava: era abituato a vedere l’alba sul mare ma era
sempre uno spettacolo emozionante e si fermò con lo sguardo perso sull’immensa
distesa. Era stanco e assonnato, però aveva il cuore leggero: era contento e
pregustava il momento di incontrare Nadia. Le ultime ore trascorse insieme gli
avevano lasciato la voglia di lei.
Dormì come un sasso fino a mezzogiorno, i rumori della
strada e la luce del sole attraverso le fessure delle persiane lo svegliarono.
Il suo primo pensiero, fu per Nadia. Se avesse avuto il suo numero di telefono
l’avrebbe chiamata per dirle che l’amava…sapeva però di trovarla al solito bar
ad aspettarlo, la sera prima si erano dati appuntamento per rivedersi.
Quando arrivò
rimase deluso: lei non c’era, si sedette al tavolino ordinò il solito cappuccio
e cominciò l’attesa. Ogni tanto dava un’occhiata all’orologio da polso…aguzzava
gli occhi per cercare la figurina di Nadia fra i turisti che affollavano la
piazzetta. Gli sembrò di scorgerla e balzò in piedi, ma era un falso allarme,
la ragazza con gli shorts di jeans e il cappellino bianco con visiera non era
lei.
Rimase lì per due ore, sempre sperando di vederla arrivare
ma…dovette rinunciare ad attenderla, ormai era chiaro che non sarebbe più
venuta all'appuntamento.
Prese la moto e andò alla villa: suonò al cancello. Rosa
si affacciò dalla finestra della casetta immersa nel verde per vedere chi era.
Riconobbe il giovanotto che aveva riaccompagnato a casa Nadia e andò ad aprire.
“Desidera?”, chiese squadrando il ragazzo da capo a piedi.
“Non c’è Nadia?”, ribatté lui, “avevamo appuntamento, l’ho
aspettata per due ore ma non si è fatta vedere…sta poco bene?”
La donna l’osservò, con occhio critico, in ogni
particolare:
“Nadia è partita questa mattina con il fidanzato”, affermò severa.
“Nadia è partita questa mattina con il fidanzato”, affermò severa.
Rudy rimase di stucco: “Con il fidanzato?”.
“Certo giovanotto, non sapeva?…ma ora devo andare,
buongiorno”, concluse in fretta Rosa voltandogli le spalle.
Il ragazzo rimontò mestamente in sella alla moto e tornò
da dove era venuto. Triste, deluso, addolorato, praticamente distrutto. Era
stato un amore breve, ma intenso, aveva creduto di aver incontrato la donna che
aveva sempre sognato ma…doveva ammettere la sua grande sconfitta: si era
sbagliato. Lei era come tutte le altre, anzi, peggio delle altre…d’ora in avanti
sarebbe stato difficile credere ancora nell’universo
femminile.…
Quella sera al Covo non aveva la testa per servire i
clienti, la musica l’assordava e non poteva dimenticare di aver conosciuto
proprio lì Nadia…
“Cosa fai Rudy?…la signora sta aspettando il suo drink…”,
sibilò Andrea, il ragazzo che l’aiutava al banco.
Come un automa riempì il bicchiere, lo pose davanti alla
donna che attendeva nervosa di essere servita , si asciugò le mani:
“Ecco, madame…le auguro buon divertimento”, disse sarcastico e, sotto gli occhi stupiti dell’aiutante, girò le spalle e se ne andò: “Qui non ho più niente da fare”, disse, “mi licenzio…dillo tu al padrone, tanto lo stipendio l’ho appena preso e non mi deve più niente…me ne vado”, aggiunse.
“Ecco, madame…le auguro buon divertimento”, disse sarcastico e, sotto gli occhi stupiti dell’aiutante, girò le spalle e se ne andò: “Qui non ho più niente da fare”, disse, “mi licenzio…dillo tu al padrone, tanto lo stipendio l’ho appena preso e non mi deve più niente…me ne vado”, aggiunse.
Tornò fuori infuriato, oltre alla delusione aveva dentro
una rabbia impotente, non sapeva con chi sfogarsi…e non poteva più vedersi in
quel posto che gli ricordava lei. Inforcò la moto, passò alla locanda dove
abitava, mise in uno zaino le poche cose che gli appartenevano e senza salutare
nessuno partì…basta con il mare, il sole, i turisti, la gente che si
diverte….basta!…e per un po’ di tempo basta anche con le donne…
Sull’autostrada andava a velocità folle, se l’avesse
fermato la polizia stradale gli avrebbe ritirato la patente….
Non sapeva in quel momento che anche Nadia era disperata, in quell’atmosfera
di lutto per la morte del padre di Matteo, pensava a lui. Come poteva rintracciarlo ? L’unica cosa che
poteva fare era telefonare al Covo per tentare di parlargli. Ma la risposta la
sconvolse:
“ Se n’è andato senza salutare nessuno… ”.
“Come…è andato via? “, chiese incredula.
“Come…è andato via? “, chiese incredula.
“Sì, si è licenziato”, rispose la voce di prima.
“Non ha lasciato detto dove andava?”, insistette ancora
lei.
“No…mi dispiace non lo so”.
Nadia rimase col telefono in mano a fissare il
vuoto…perché era andato via?
Lei non sapeva che Rosa aveva rivelato involontariamente
parte del suo segreto e così non si spiegava l’improvvisa partenza.
Mille pensieri affollarono la sua mente e la paura di non rivederlo la fece
stare male.
Intorno a lei l’atmosfera triste contribuiva ad aumentare
l’oppressione che la schiacciava…non ce la faceva più. Approfittando del fatto
che il suo fidanzato era preso dalle pratiche inerenti all’eredità del grande
patrimonio del quale era diventato il solo amministratore, Nadia, con una scusa
qualsiasi tornò a Portofino per rendersi conto di persona cosa era successo .
Nella pensione dove Rudy abitava non sapevano dove fosse andato, l’amico che
divideva la stanza la guardò senza simpatia:
“Cerchi Rudy? Quel bastardo se ne è andato senza nemmeno salutarmi…non so assolutamente dove sia finito; vorrei proprio incontrarlo per dirgli cosa penso di lui”, disse sarcastico.
“Cerchi Rudy? Quel bastardo se ne è andato senza nemmeno salutarmi…non so assolutamente dove sia finito; vorrei proprio incontrarlo per dirgli cosa penso di lui”, disse sarcastico.
Nadia, dopo aver chiesto inutilmente al bar della piazzetta, al Covo e
aver ripercorso i luoghi in cui era sbocciato il loro amore, ripartì disperata.
Rudy era sparito e di lui non avrebbe saputo più nulla.
Da quel momento il suo atteggiamento verso la vita cambiò:
divenne più dura e diffidente. Il matrimonio con Matteo fu rimandato perché lui
stava attraversando un periodo di assestamento negli affari:
“Sto impazzendo”, le disse un giorno, “questa disgrazia non ci voleva, non ero ancora pronto a prendere le redini dell’impero di mio padre…lasciamo passare ancora qualche mese, poi ci sposeremo…andremo lontani di qui in un’isola deserta dove non c’è telefono…”, disse rispondendo all’ennesima chiamata.
“Sto impazzendo”, le disse un giorno, “questa disgrazia non ci voleva, non ero ancora pronto a prendere le redini dell’impero di mio padre…lasciamo passare ancora qualche mese, poi ci sposeremo…andremo lontani di qui in un’isola deserta dove non c’è telefono…”, disse rispondendo all’ennesima chiamata.
Nadia non aveva fretta, anzi…le andava bene così, non
poteva confessargli che aveva ancora nella mente e nel cuore l’americano
incontrato per caso in un giorno d’estate. Per sua fortuna i progetti di nozze,
il viaggio intorno al mondo erano andato
in fumo e Nadia tornò al giornale sperando che il lavoro le facesse dimenticare
in parte lo scacco subìto dal destino.
Intanto Rudy appena arrivato a Milano si diede da fare per
cercare un lavoro: preparò un book con le sue foto migliori e lo fece
recapitare alle case editrici, ai rotocalchi, agli stilisti,alle agenzie di
pubblicità…
Il suo curriculum
giaceva in decine di uffici del personale…ma il tempo passava e non succedeva
niente.
Fu costretto per mantenersi ad accettare un posto da
barman, che era ciò che sapeva fare meglio, oltre le foto… ma non perse la
speranza : era determinato a sfondare, a tutti i costi.
L’estate stava finendo, Nadia occupava il tempo lavorando
nel settimanale edito da suo padre, sulla scrivania del caporedattore notò l’album di un
fotografo, cominciò a sfogliarlo e trovò che c’erano delle foto interessanti:
“Chi è questo ?”, chiese a Viviani .
“Chi è questo ?”, chiese a Viviani .
“Un tale che cerca lavoro, mi sembra abbastanza buono…”,
affermò lui.
“Come si chiama?”, insistette Nadia.
“Non lo ricordo…aspetta che guardo il curriculum…ah,
sì…Rudy Garson”, rispose l’uomo distrattamente.
Nadia rimase
folgorata: l’aveva ritrovato! Non le sembrava vero…impallidì e si sedette senza
forze.
“Non stai bene?”; le chiese il giornalista preoccupato.-
“Sto benissimo…anzi mai stata meglio…”, rispose lei con un
grosso sospiro di sollievo…le guance ripresero subito colore.
La sera stessa affrontò suo padre:
“Non ti ho mai chiesto nulla, papà”, cominciò. “ti prego, ho bisogno di te”.
“Non ti ho mai chiesto nulla, papà”, cominciò. “ti prego, ho bisogno di te”.
Il grande industriale amava moltissimo la sua bambina,
come la chiamava lui, ed era disposto a fare qualsiasi cosa per lei.
“Dimmi, tesoro…in che cosa posso esserti utile”, disse
dandole un buffetto sulla guancia.
“Un mio amico fotografo sta cercando lavoro e so che ha
fatto domanda alla tua casa editrice…se tu dicessi una parolina risolveresti il
suo problema”.
“Chi è questo tizio
che ti sta così a cuore?…attenta a non suscitare le ire di Matteo”.
“Stai tranquillo, è solo un amico”, rispose lei sulle
spine, “ti prego…”.
“OK, domani ti accontento”, disse l’uomo, “lo faremo
diventare un grande fotografo”, scherzò.
Lei gli buttò le braccia al collo e gli schioccò un grosso
bacio sulla guancia: “Grazie papà”.
Rudy stava sciacquando i bicchieri al bar…era sempre più
demoralizzato, non c’era nessuna risposta alle innumerevoli domande d’impiego
che aveva inviato, continuava a stare dietro il bancone e aspettava… Senza
contare che ancora non aveva rimosso l’amarezza che gli aveva lasciato la
storia con Nadia. Ogni volta che pensava a lei lo prendeva una tristezza senza
fine….in quel momento infatti stava proprio pensando ai tre fantastici giorni
trascorsi sul mare..
Il cellulare squillò, una voce femminile gli annunciò che
era chiamato per un colloquio in una delle più grande case editrici di Milano.
Rudy sentì il cuore battere forte, posò
il cellulare sul banco e rimase immobile, paralizzato per la sorpresa e la
felicità.
Il giorno dell’appuntamento era così emozionato che aveva
paura di non farcela, pensava e ripensava a come si doveva comportare per fare
buona impressione…era troppo agitato, ma quando fu davanti alla responsabile
delle assunzioni si sentì calmo e sicuro di sé
La signora bruna, con occhiali cerchiati d’oro che lo
fissava curiosa, gli fece solo qualche domanda di routine poi gli comunicò gli
estremi del contratto con uno stipendio che lui mai si sarebbe sognato di
chiedere e gli fece firmare una carta per cui entrava a far parte dell’organico
del settimanale più importante della casa editrice. Il tutto si risolse in
mezz’ora, Rudy uscì dall’ufficio con le gambe che gli tremavano. Forse stava
sognando? Improvvisamente la fortuna si era accorta di lui e si era girata dalla
sua parte rovesciandogli addosso il contenuto della cornucopia. Ciò che aveva
sempre sognato quando era partito dalla California si stava avverando…c’era
qualche santo che pregava per lui, evidentemente.
Era anche soddisfatto perché aveva capito di avere la
stoffa…negli ultimi tempi aveva dubitato del suo talento, si era così
scoraggiato che voleva lasciar perdere e tornare a casa dalla mamma con i
souvenir del Duomo di Milano nella palla di vetro sotto la neve… Invece ecco
d’un tratto che si erano aperte le porte e tutto era diventato più facile.
Nadia si era svegliata tardi e senza quel nodo alla gola
che da qualche tempo la tormentava, sapere che avrebbe potuto rivedere Rudy la
rendeva felice…sbadigliò e si stirò pigramente: “chissà se mi vorrà ancora…ma
se gli spiego come sono andate le cose forse mi crederà…devo tentare. Prima però voglio parlare con Matteo…mi
dispiace, ma non posso più continuare con lui…”, si disse alzandosi dal letto.
Sotto la doccia la
sua mente continuò a elaborare: “Sarà dura affrontare l’argomento…gli voglio
tanto bene, non lo potrò mai dimenticare ma non è più amore…è rimasto soltanto
un grande affetto che non basta a riempire la mia vita…devo dirglielo…non posso
tirarmi indietro”, pensò e, mentre si asciugava e sceglieva gli abiti da
indossare cercava le parole meno crudeli per non farlo soffrire.
Da parte sua Matteo aveva notato che qualcosa non andava
fra di loro, ripensando agli ultimi tempi dopo la morte del padre pensava che
Nadia non tollerasse più le sue assenze, il lavoro lo assorbiva in tal modo che
non aveva tempo da dedicarle…, forse era delusa per il matrimonio rimandato e
così fece in modo di ritagliare uno spazio per riprendere il progetto delle
nozze.
Una sera la invitò
a cena in uno dei migliori ristoranti di Milano: lume di candela, atmosfera
soft, menù sofisticato e alla fine, quando il cameriere portò il carrello dei
dolci:
“Non si può continuare così,” disse facendo sobbalzare Nadia.
“Come hai detto?”, chiese diventando rossa.
“Non si può continuare così,” disse facendo sobbalzare Nadia.
“Come hai detto?”, chiese diventando rossa.
“Ho capito che sto sbagliando tutto”, continuò lui mentre lei
aveva le palpitazioni.
“ Perché?”, domandò
con un filo di voce.
Lui si mise una mano in tasca e posò sulla tavola una
piccola scatola, la aprì: uno splendido anello con diamante brillava sul
velluto blu.
“Ecco…vuoi diventare finalmente mia moglie?”, le chiese emozionato.
“Ecco…vuoi diventare finalmente mia moglie?”, le chiese emozionato.
Nadia si sentì
morire…avrebbe preferito dover affrontare una discussione, ma così l’aveva
disarmata. Però ormai l’argomento era da affrontare e doveva farlo, subito…era
quella l’occasione migliore anche se le dispiaceva così tanto da farle mancare
il fiato.
Si schiarì la voce: prese fra le sue una mano di Matteo,
il suo sguardo si scontrò con quello di lui che aveva capito che Nadia doveva
dirgli qualcosa che non voleva sentire.
“Non posso sposarti, Matteo…ti voglio un gran bene, sei
stato il mio primo uomo e in questi anni sono sempre stata innamorata di te, ma
ora è finita…non avrei mai voluto dirti questo…”, mormorò .
Il silenzio accolse le sue parole, Matteo era impallidito:
rimase attonito a fissare il viso di Nadia. Poi si scosse: “C’è un altro?”,
chiese.
“Adesso no…ma c’è stato… quest’estate al mare, da allora
ho capito che non avrei più potuto diventare tua moglie…avrei sempre avuto il
rimpianto di non aver cercato un’altra felicità. Ti prego, perdonami, non posso
continuare ad ingannarti, volevo dirtelo prima ma non ne ho mai avuto il
coraggio”, concluse mentre gli occhi si riempivano di lacrime. Matteo non
reagì, forse se l’aspettava, era un po’ di tempo che la vedeva diversa…pensava
di essere in colpa per averla trascurata…ora si dava dell’imbecille perché non
aveva capito niente. Riprese la scatola con il gioiello e si alzò:
“Va bene così…forse me lo merito, avrei dovuto esserti più vicino”, disse amaramente.
“Va bene così…forse me lo merito, avrei dovuto esserti più vicino”, disse amaramente.
Uscirono senza dire più una parola, lui la riaccompagnò a
casa:
“Posso sapere almeno chi è?”, chiese infine, la domanda gli bruciava sulla bocca.
“Posso sapere almeno chi è?”, chiese infine, la domanda gli bruciava sulla bocca.
Nadia gli raccontò brevemente l’incontro e lo svolgersi
delle tre giornate a Portofino.
“Mi lasci per un tale che non conosci neppure…vuol dire
che ciò che provavi per me era attrazione fisica, forse affetto….ma non amore”.
“Ti prego ancora di perdonarmi, non so spiegarti cosa mi
sia successo, devo ancora capire se quello che faccio è giusto…però non voglio
coinvolgerti nella mia follia”, rispose mestamente Nadia. Si alzò sulla punta dei piedi e baciò Matteo sulla guancia:
“Buonanotte”,
mormorò.
Lui la vide scomparire nel portone di casa e si rese conto soltanto
allora che l’aveva persa.
(continua)
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