“Sono in ritardo!…Ciao mamma, ci vediamo a
pranzo”, esclamò Giorgia afferrando lo zaino. Percorse il lungo corridoio e si fermò un attimo davanti allo specchio:
“Questa mattina sono un orrore”, brontolò lisciandosi i
fianchi rotondi e passandosi una mano sul viso punteggiato da foruncoletti come
un prato fiorito. “domani comincio la dieta”, si disse sapendo di mentire.
Cercò di aggiustarsi i capelli crespi mormorando sconsolata:
“Non c’è proprio niente da fare”, e infine si precipitò lungo le scale. Era una
ragazzina simpatica, non si poteva dire che fosse bella con quella figura un
po’ tozza e il naso pronunciato , però gli occhi neri vivaci rischiaravano il
volto e il suo sorriso era contagioso. Per il suo carattere allegro era sempre
circondata dai ragazzi della classe che la trattavano come una di loro: un
maschiaccio al quale si poteva dire tutto.
Quella mattina entrò trafelata in aula, la prof di filosofia
la guardò di traverso, ma non disse nulla. C’era la verifica e aveva già
distribuito le fotocopie con le domande.
“Tieni”, brontolò
l’insegnante allungandole il foglio. Giorgia si sedette al suo banco.
“… poi ti passo i bigliettini”, sussurrò Fabio nel banco dietro. Lei lo ringraziò con uno sguardo d’intesa.
“… poi ti passo i bigliettini”, sussurrò Fabio nel banco dietro. Lei lo ringraziò con uno sguardo d’intesa.
Di solito si aiutavano passandosi gli appunti scaricati da
Internet stampati in un carattere
microscopico per consultarli senza farsi accorgere dall’insegnante.
Giorgia era attratta da Fabio, le piaceva perché era un
ragazzo dolce ma sicuro di sé e, nonostante avesse appena compiuto diciassette
anni, se la sapeva cavare in ogni
circostanza…senza contare che era anche uno dei più carini della classe. Però
non aveva speranza perché lui non aveva occhi che per Monica, una biondina
slavata che era l’esatto suo contrario: alta, magra, bella ma senza sprint.
“Sei riuscita a copiare?”, le chiese Fabio durante
l’intervallo mentre inseriva il gettone nella macchinetta delle merendine.
“Non tutto…avevo la prof che non smetteva di osservarmi…”,
rispose lei . Intanto il ragazzo si era avvicinato a Monica che stava
aggiustandosi i lunghi capelli che le cadevano fin sotto le spalle.
“Vieni con noi stasera ai Go-kart?”, le chiese invitante.
“Vieni con noi stasera ai Go-kart?”, le chiese invitante.
La ragazza si volse verso l’amica: “Tu ci vai?”, domandò.
Giorgia non fece tempo a rispondere, Fabio si intromise:
“Certo che ci viene…”, disse guardandola con intenzione e dandole uno strattone senza farsi accorgere.
“Certo che ci viene…”, disse guardandola con intenzione e dandole uno strattone senza farsi accorgere.
Giorgia gli lanciò un’occhiata di fuoco ma assentì: “Va
bene…a che ora?”, chiese restituendogli la gomitata.
“Verso le nove dopo cena?”; insisté il ragazzo rivolto alla
biondina.
“Non so se mi fanno uscire…però può darsi se dico che vado
fuori con Giorgia”.
“Dai…non ti fare pregare, vieni, ci divertiremo”, continuò
Fabio; il suo sguardo era quasi implorante, Giorgia capì che doveva dargli una
mano:
“OK…verrò a casa tua ad ottenere il permesso…diremo che andiamo da Michela a sentire dei dischi”, si lasciò sfuggire. Non avrebbe voluto dirlo, ma ormai era fatta, gli occhi di Fabio la stavano ringraziando.
“OK…verrò a casa tua ad ottenere il permesso…diremo che andiamo da Michela a sentire dei dischi”, si lasciò sfuggire. Non avrebbe voluto dirlo, ma ormai era fatta, gli occhi di Fabio la stavano ringraziando.
“Però invitiamo anche gli altri…così ci divertiremo di più”,
aggiunse lei. Non se la sentiva di portare il moccolo tutta la sera…
Quando la compagnia arrivò sul posto si precipitarono tutti a
indossare la tuta e il casco come da regolamento…meno Monica che si rifiutò:
“Mi dispiace ma io non salgo, rimango a guardarvi…andate
pure”, affermò con la faccia schifata.
“Come mai?”, chiese Fabio deluso.
“Non ho intenzione di mettermi in testa quel coso”, disse
accennando al copricapo, “…ho appena fatto la messa in piega”, aggiunse sedendo
annoiata sulla gradinata .
Tutti i ragazzi fecero una risata e la mollarono ai bordi
della pista, meno Fabio che aveva fatto di tutto per portarsela dietro, era rimasto male, non
credeva che Monica fosse così schizzinosa…
Giorgia salì sulla vetturetta e si accinse a partire, non era
la prima volta che frequentava il circuito, i ragazzi si divertivano con lei
perché andava come una freccia e la
inseguivano spronati dall’ebbrezza della velocità.
La ragazzina pigiava
sull’acceleratore, dentro di sé
gongolava: su quella pista c’era lei e non Monica! Ad una curva si girò
per vedere chi c’era dietro, una mossa sbagliata e il go-kart finì contro i
bordi con un gran botto … gli addetti si precipitarono ad aiutarla, Fabio si
fermò e corse verso di lei…aveva il viso congestionato per lo spavento.
“Ti sei fatta male?”;
chiese allarmato.
Giorgia si tastò dappertutto: “Credo di essere ancora
intera”, disse con un sorriso forzato.
Lui le afferrò le mani e si accorse che tremavano:
“Dai, vieni…”, l’aiutò
ad alzarsi e le cinse le spalle. Lei si lasciò portare, stava così bene fra le
sue braccia che anche la botta che aveva preso era passata in secondo piano.
Lei piccolina e rotondetta, lui alto e dinoccolato formavano una coppia quasi
buffa…ma tenerissima.
“Si può sapere cosa hai combinato?…non ti era mai successo”,
continuò lui stringendola.
“Ero distratta…stai tranquillo, non capiterà più”, si
affrettò a rispondere, non poteva certo dirgli che era semplicemente nervosa
per la presenza di Monica.
Fabio le tolse il casco con delicatezza: “Sei sicura di stare
bene?”, nella sua voce, oltre alla preoccupazione c’era anche della
tenerezza. “Non posso perdere un
avversario come te, con chi gareggio la prossima volta?….se l’unica a tenermi
testa…”, concluse passandole una mano sui capelli scomposti. Giorgia gli
sorrise e non rispose subito,
“Vado a sedermi vicino a Monica…tu continua pure”, disse
infine .
Il ragazzo si infilò nel go-kart precipitosamente, come se
volesse uscire da qualcosa che lo emozionava.
Nei giorni seguenti non successe nulla di particolare,
Giorgia pensava alla sera precedente, era sicura che Fabio l’aveva guardata con
occhi diversi da quelli del compagno di classe, dell’amico con il quale
scherzava… ma dovette ricredersi perché una sera lui le telefonò:
“Sono uscito con Monica”, le disse a bruciapelo.
Una punta di spillo colpì il petto di Giorgia, ma cercò di
non farci caso.
“Ah sì?…ce l’hai fatta finalmente”, esclamò con finta complicità, in realtà avrebbe voluto tapparsi le orecchie per non ascoltare i particolari dell’evento straordinario. Purtroppo dovette subire il racconto della serata, nei minimi dettagli:
“Ah sì?…ce l’hai fatta finalmente”, esclamò con finta complicità, in realtà avrebbe voluto tapparsi le orecchie per non ascoltare i particolari dell’evento straordinario. Purtroppo dovette subire il racconto della serata, nei minimi dettagli:
“…abbiamo fatto tardi poi l’ho accompagnata a casa e l’ho
baciata…”, a questo punto lo spillo era diventato un pugnale conficcato nel
petto.
“… tornando ho incontrato la mamma di Giacomo Montanari, sai
quella signora un po’ pettegola?…mi ha chiesto cosa facevo in giro a
quell’ora…avrei dovuto risponderle male, ma ero contento e non volevo sciuparmi
la serata”, concluse il ragazzo. Giorgia non vedeva l’ora di interrompere
quella conversazione che la faceva stare male….
Infatti chiuse il telefono con rabbia: “per chi mi ha
presa?…prima mi fa gli occhi dolci poi mi viene a raccontare la serata con
quella antipatica di Monica”, sbottò nervosa
. Andò a letto e cominciò a girarsi da una parte all’altra.
La mattina dopo l’aspettava una spiacevole sorpresa: gli
studenti erano tutti fuori dal liceo, la polizia impediva l’accesso alla scuola
. I ragazzi confabulavano fra loro:
“Cosa è successo?”; chiese Giorgia agli amici.
“Cosa è successo?”; chiese Giorgia agli amici.
“Questa notte sono entrati e hanno fatto un macello…hanno
rotto i vetri, sono entrati nelle aule e sfasciato i banchi e le cattedre”,
rispose uno di loro, “Ora stanno valutando i danni e i poliziotti sono qui per
un’inchiesta”.
I ragazzi osservavano costernati i vetri in frantumi e
immaginavano cosa fosse successo all’interno; nessuno osava commentare…dopo
molto tempo il bidello invitò gli studenti a raggiungere l'aula delle
assemblee. In silenzio entrarono
guardandosi intorno increduli: i muri imbrattati, banchi e cattedre
sfasciati, bagni inagibili…i vandali notturni praticamente avevano distrutto la scuola!
Il preside li aspettava, dal suo viso si poteva prevedere che
da lì a qualche minuto sarebbe scoppiata la bufera, infatti parlò duramente,
nella sua voce c’era rabbia e dolore:
“Non avrei mai creduto di vivere questo momento, un tale atto di delinquenza è inqualificabile…mi piacerebbe illudermi che nessuno di voi sia coinvolto in questa brutta faccenda…non voglio pensare che i miei ragazzi si siano comportati in un modo incivile sfogando la delusione di un brutto voto su questa scuola che ha una tradizione di serietà e che ha formato tanti giovani. Forse anche i vostri padri hanno frequentato questo liceo…”, qui l’uomo si interruppe visibilmente emozionato, nell’aula c’era un silenzio sbigottito.
“Non avrei mai creduto di vivere questo momento, un tale atto di delinquenza è inqualificabile…mi piacerebbe illudermi che nessuno di voi sia coinvolto in questa brutta faccenda…non voglio pensare che i miei ragazzi si siano comportati in un modo incivile sfogando la delusione di un brutto voto su questa scuola che ha una tradizione di serietà e che ha formato tanti giovani. Forse anche i vostri padri hanno frequentato questo liceo…”, qui l’uomo si interruppe visibilmente emozionato, nell’aula c’era un silenzio sbigottito.
Passandosi una mano sugli occhi come per cancellare la
visione della devastazione che aveva davanti, il preside riprese:
“Ci sarà un’inchiesta della polizia e nei prossimi giorni ciascuno di voi si faccia un esame di coscienza, chi è al corrente di qualche particolare che possa aiutare ad individuare i colpevoli venga da me…ovviamente non mi aspetto che facciate la spia, ma questo sarebbe soltanto un atto di civiltà nei confronti di tutti…ora devo rimandarvi a casa, sarete avvisati quando riprenderanno le lezioni”, concluse amareggiato.
“Ci sarà un’inchiesta della polizia e nei prossimi giorni ciascuno di voi si faccia un esame di coscienza, chi è al corrente di qualche particolare che possa aiutare ad individuare i colpevoli venga da me…ovviamente non mi aspetto che facciate la spia, ma questo sarebbe soltanto un atto di civiltà nei confronti di tutti…ora devo rimandarvi a casa, sarete avvisati quando riprenderanno le lezioni”, concluse amareggiato.
Scavalcando i pezzi di legno dei banchi distrutti i ragazzi
lasciarono l’aula senza fiatare. Si riunirono fuori a commentare, naturalmente
in ogni scuola c’è la pecora nera e tutti conoscevano quel gruppetto di
prepotenti che disturbava spesso, ma nessuno di loro era stato visto, perciò avrebbero potuto farla franca.
La sera dopo Fabio fece la solita telefonata all’amica
Giorgia:
“Devo vederti”, esordì senza preamboli: dal tono della voce la ragazza capì che c’era qualcosa che non andava.
“Devo vederti”, esordì senza preamboli: dal tono della voce la ragazza capì che c’era qualcosa che non andava.
“Va bene…ti aspetto a casa mia”, rispose pronta.
Dopo qualche minuto Fabio suonò alla porta di Giorgia:
“Andiamo in camera tua…”, disse affannato.
“Si può sapere cosa è successo?”, chiese lei allarmata.
“Andiamo in camera tua…”, disse affannato.
“Si può sapere cosa è successo?”, chiese lei allarmata.
Il ragazzo si sedette sul letto:
“Ieri sera il preside ha telefonato a mia madre dicendo che voleva vederla…”.
“Ieri sera il preside ha telefonato a mia madre dicendo che voleva vederla…”.
“Per che cosa?”, l’interruppe Giorgia.
“Aspetta…è una cosa incredibile…ti ricordi che ti avevo detto
di aver incontrato quella pettegola della madre di Montanari…ebbene, siccome
eravamo nei pressi della scuola ed era quasi mezzanotte, lei è andata a dirlo
in presidenza, così adesso si sospetta di me…”, concluse Fabio con un tremito
nella voce.
“Che problema c’è?…tu vai a dire che eri fuori con Monica e
lei ovviamente deve confermare, sono certa che ti crederanno… vuoi che parli io
con lei?” domandò Giorgia
“Ti ringrazio, sei un’amica…dovrei farlo io, ma sono troppo
sconvolto…”, riprese lui abbracciandola.
Lei diventò rossa:
“Va bene… poi ti telefono”, rispose Giorgia , in quel momento
avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.
Con Monica purtroppo trovò molte difficoltà :
“Mi dispiace…i miei genitori mi hanno detto di tenermi fuori
da questa storia…non me la sento di andare dal preside…dì a Fabio che lo
aiuterei volentieri, ma andrei contro la volontà della mia famiglia…”, disse
abbassando lo sguardo.
“Io posso anche capire, ma la tua coscienza non ti suggerisce
niente? Se non gli dai una mano si metterà nei guai, sai come vanno queste
storie, basta una parola di troppo e sei additato come colpevole senza
esserlo..”, ribatté risentita Giorgia. Dallo sguardo freddo che la compagna le
lanciò, Giorgia capì che non c’era nulla da fare, non avrebbe mai aiutato
Fabio, non voleva essere coinvolta….
La salutò a malapena e tornò a casa pensierosa , prima di
telefonare all’amico e dargli la brutta notizia ci pensò molto: nella sua mente
stava facendosi strada un pensiero…voleva presentarsi al preside e dirgli che
lei era stata fuori con Fabio…era una bugia, ma chi poteva contestarla? Se
questo poteva aiutarlo l’avrebbe fatto senza pensarci due volte.
Infatti, dopo aver preso questa decisione si sentì meglio:
telefonò al ragazzo e gli disse del rifiuto di Monica e di ciò che voleva
fare…“Sei pazza?”, esclamò lui, “ti vuoi mettere nelle grane?”.
“Quali grane…farei
tutto per aiutarti…”, rispose lei
precipitosamente.
“ Devo dire che sei
straordinaria e che non potrei fare a meno di te…”, disse il ragazzo tutto d’un
fiato.
Dall’altro capo della comunicazione il silenzio accolse
queste parole, Giorgia sentì il cuore battere forte:
“Come
amica…naturalmente”, sussurrò infine,
“Qualcosa di più…”, rispose lui sottovoce.-
“Adesso terminiamo qui…altrimenti non riesco più a pensare…”,
scherzò Giorgia.
“Promettimi che non farai quello che hai detto”, insistette
Fabio, ma la ragazzina aveva già terminato la comunicazione.
Uscì determinata a portare a termine il suo proposito, quando
si trovò davanti al cancello del Liceo dovette farsi forza per entrare, chiese
di essere ricevuta in presidenza . Il professor Damiani l’invitò ad entrare:
“Siediti e dimmi cosa posso fare per te…”, l’incitò per sciogliere la tensione che sentiva aleggiare intorno alla ragazzina. Questa aveva il viso in fiamme e gli occhi lucidi:
“Devo parlarle, signor preside…”, cominciò.
“Siediti e dimmi cosa posso fare per te…”, l’incitò per sciogliere la tensione che sentiva aleggiare intorno alla ragazzina. Questa aveva il viso in fiamme e gli occhi lucidi:
“Devo parlarle, signor preside…”, cominciò.
Le parole le uscivano a fatica, ma riuscì a dire che, anche
se era stato visto nei pressi del liceo quella notte, Fabio non c’entrava
perché era fuori con lei…Alla fine di tutto il discorso era congestionata, il
professor Damiani la stava guardando benevolmente.
“Ti ringrazio…ma ormai non è più necessario…i colpevoli sono
stati individuati, anzi si sono presentati spontaneamente…comunque hai fatto il
tuo dovere”, concluse il preside dandole un buffetto sulla guancia.
Giorgia si precipitò fuori, ma mentre stava scendendo i
gradini quasi si scontrò con Fabio:
“ Li hanno presi! è tutto finito!”, esclamò buttandosi nelle sue braccia.
“ Li hanno presi! è tutto finito!”, esclamò buttandosi nelle sue braccia.
“Lo so…ma tu non dovevi esporti, perché l’hai fatto?”, chiese
lui.
“Perché ti amo”, mormorò lei.
Scesero i gradini abbracciati, incontrarono un compagno di
classe che li osservò stupito:
“State insieme?”, chiese candido.
“State insieme?”, chiese candido.
“Sì…”, esclamarono tutti e due guardandosi negli occhi.
FINE
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