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domenica 1 gennaio 2017

FRESCO AMORE DI GIOVENTU'


 

 
 
“Sono in ritardo!…Ciao mamma, ci vediamo a pranzo”, esclamò Giorgia afferrando lo zaino. Percorse il lungo corridoio e  si fermò un attimo davanti allo specchio:
“Questa mattina sono un orrore”, brontolò lisciandosi i fianchi rotondi e passandosi una mano sul viso punteggiato da foruncoletti come un prato fiorito. “domani comincio la dieta”, si disse sapendo di mentire.
Cercò di aggiustarsi i capelli crespi mormorando sconsolata: “Non c’è proprio niente da fare”, e infine si precipitò lungo le scale. Era una ragazzina simpatica, non si poteva dire che fosse bella con quella figura un po’ tozza e il naso pronunciato , però gli occhi neri vivaci rischiaravano il volto e il suo sorriso era contagioso. Per il suo carattere allegro era sempre circondata dai ragazzi della classe che la trattavano come una di loro: un maschiaccio al quale si poteva dire tutto.
Quella mattina entrò trafelata in aula, la prof di filosofia la guardò di traverso, ma non disse nulla. C’era la verifica e aveva già distribuito le fotocopie con le domande.
“Tieni”,  brontolò l’insegnante allungandole il foglio. Giorgia si sedette al suo banco.
“… poi  ti passo i bigliettini”, sussurrò Fabio nel banco dietro. Lei lo ringraziò con uno sguardo d’intesa.
Di solito si aiutavano passandosi gli appunti scaricati da Internet  stampati in un carattere microscopico per consultarli senza farsi accorgere dall’insegnante.
Giorgia era attratta da Fabio, le piaceva perché era un ragazzo dolce ma sicuro di sé e, nonostante avesse appena compiuto diciassette anni,  se la sapeva cavare in ogni circostanza…senza contare che era anche uno dei più carini della classe. Però non aveva speranza perché lui non aveva occhi che per Monica, una biondina slavata che era l’esatto suo contrario: alta, magra, bella ma senza sprint.
“Sei riuscita a copiare?”, le chiese Fabio durante l’intervallo mentre inseriva il gettone nella macchinetta delle merendine.
“Non tutto…avevo la prof che non smetteva di osservarmi…”, rispose lei . Intanto il ragazzo si era avvicinato a Monica che stava aggiustandosi i lunghi capelli che le cadevano fin sotto le spalle.
“Vieni con noi stasera ai Go-kart?”, le chiese invitante.
La ragazza si volse verso l’amica: “Tu ci vai?”, domandò.
Giorgia non fece tempo a rispondere, Fabio si intromise:
“Certo che ci viene…”, disse guardandola con intenzione e dandole uno strattone senza farsi accorgere.
Giorgia gli lanciò un’occhiata di fuoco ma assentì: “Va bene…a che ora?”, chiese restituendogli la gomitata.
“Verso le nove dopo cena?”; insisté il ragazzo rivolto alla biondina.
“Non so se mi fanno uscire…però può darsi se dico che vado fuori con Giorgia”.
“Dai…non ti fare pregare, vieni, ci divertiremo”, continuò Fabio; il suo sguardo era quasi implorante, Giorgia capì che doveva dargli una mano:
“OK…verrò a casa tua ad ottenere il permesso…diremo che andiamo da Michela a sentire dei dischi”, si lasciò sfuggire. Non avrebbe voluto dirlo, ma ormai era fatta, gli occhi di Fabio la stavano  ringraziando.
“Però invitiamo anche gli altri…così ci divertiremo di più”, aggiunse lei. Non se la sentiva di portare il moccolo tutta la sera…
Quando la compagnia arrivò sul posto si precipitarono tutti a indossare la tuta e il casco come da regolamento…meno Monica che si rifiutò:
“Mi dispiace ma io non salgo, rimango a guardarvi…andate pure”, affermò con la faccia schifata.
“Come mai?”, chiese Fabio deluso.
“Non ho intenzione di mettermi in testa quel coso”, disse accennando al copricapo, “…ho appena fatto la messa in piega”, aggiunse sedendo annoiata sulla gradinata .
Tutti i ragazzi fecero una risata e la mollarono ai bordi della pista, meno Fabio che aveva fatto di tutto per  portarsela dietro, era rimasto male, non credeva che Monica fosse così schizzinosa…
Giorgia salì sulla vetturetta e si accinse a partire, non era la prima volta che frequentava il circuito, i ragazzi si divertivano con lei perché  andava come una freccia e la inseguivano spronati dall’ebbrezza della velocità.
 La ragazzina pigiava sull’acceleratore, dentro di sé  gongolava: su quella pista c’era lei e non Monica! Ad una curva si girò per vedere chi c’era dietro, una mossa sbagliata e il go-kart finì contro i bordi con un gran botto … gli addetti si precipitarono ad aiutarla, Fabio si fermò e corse verso di lei…aveva il viso congestionato per lo spavento.
  “Ti sei fatta male?”; chiese allarmato.
Giorgia si tastò dappertutto: “Credo di essere ancora intera”, disse con un sorriso forzato.
Lui le afferrò le mani e si accorse  che tremavano:
 “Dai, vieni…”, l’aiutò ad alzarsi e le cinse le spalle. Lei si lasciò portare, stava così bene fra le sue braccia che anche la botta che aveva preso era passata in secondo piano. Lei piccolina e rotondetta, lui alto e dinoccolato formavano una coppia quasi buffa…ma tenerissima.
“Si può sapere cosa hai combinato?…non ti era mai successo”, continuò lui stringendola.
“Ero distratta…stai tranquillo, non capiterà più”, si affrettò a rispondere, non poteva certo dirgli che era semplicemente nervosa per la presenza di Monica.
Fabio le tolse il casco con delicatezza: “Sei sicura di stare bene?”, nella sua voce, oltre alla preoccupazione c’era anche della tenerezza.   “Non posso perdere un avversario come te, con chi gareggio la prossima volta?….se l’unica a tenermi testa…”, concluse passandole una mano sui capelli scomposti. Giorgia gli sorrise e non rispose subito,
“Vado a sedermi vicino a Monica…tu continua pure”, disse infine .
Il ragazzo si infilò nel go-kart precipitosamente, come se volesse uscire da qualcosa che lo emozionava.
Nei giorni seguenti non successe nulla di particolare, Giorgia pensava alla sera precedente, era sicura che Fabio l’aveva guardata con occhi diversi da quelli del compagno di classe, dell’amico con il quale scherzava… ma dovette ricredersi perché una sera lui le telefonò:
“Sono uscito con Monica”, le disse a bruciapelo.
Una punta di spillo colpì il petto di Giorgia, ma cercò di non farci caso.
“Ah sì?…ce l’hai fatta finalmente”, esclamò con finta complicità, in realtà avrebbe voluto tapparsi le orecchie per non ascoltare i particolari dell’evento straordinario. Purtroppo dovette subire il racconto della serata, nei minimi dettagli:
“…abbiamo fatto tardi poi l’ho accompagnata a casa e l’ho baciata…”, a questo punto lo spillo era diventato un pugnale conficcato nel petto.
“… tornando ho incontrato la mamma di Giacomo Montanari, sai quella signora un po’ pettegola?…mi ha chiesto cosa facevo in giro a quell’ora…avrei dovuto risponderle male, ma ero contento e non volevo sciuparmi la serata”, concluse il ragazzo. Giorgia non vedeva l’ora di interrompere quella conversazione che la faceva stare male….
Infatti chiuse il telefono con rabbia: “per chi mi ha presa?…prima mi fa gli occhi dolci poi mi viene a raccontare la serata con quella antipatica di Monica”, sbottò nervosa
. Andò a letto e cominciò a girarsi da una parte all’altra.
La mattina dopo l’aspettava una spiacevole sorpresa: gli studenti erano tutti fuori dal liceo, la polizia impediva l’accesso alla scuola . I ragazzi confabulavano fra loro:
“Cosa è successo?”; chiese Giorgia agli amici.
“Questa notte sono entrati e hanno fatto un macello…hanno rotto i vetri, sono entrati nelle aule e sfasciato i banchi e le cattedre”, rispose uno di loro, “Ora stanno valutando i danni e i poliziotti sono qui per un’inchiesta”.
I ragazzi osservavano costernati i vetri in frantumi e immaginavano cosa fosse successo all’interno; nessuno osava commentare…dopo molto tempo il bidello invitò gli studenti a raggiungere l'aula delle assemblee. In silenzio entrarono  guardandosi intorno increduli: i muri imbrattati, banchi e cattedre sfasciati, bagni inagibili…i vandali notturni praticamente  avevano distrutto la scuola!
Il preside li aspettava, dal suo viso si poteva prevedere che da lì a qualche minuto sarebbe scoppiata la bufera, infatti parlò duramente, nella sua voce c’era rabbia e dolore:
“Non avrei mai creduto di vivere questo momento, un tale atto di delinquenza è inqualificabile…mi piacerebbe illudermi che nessuno di voi sia coinvolto in questa brutta faccenda…non voglio pensare che i miei ragazzi si siano comportati in un modo incivile sfogando la delusione di un brutto voto su questa scuola che ha una tradizione di serietà e che ha formato tanti giovani.  Forse anche i vostri padri hanno frequentato questo liceo…”, qui l’uomo si interruppe visibilmente emozionato, nell’aula c’era un silenzio sbigottito.
Passandosi una mano sugli occhi come per cancellare la visione della devastazione che aveva davanti, il preside riprese:
“Ci sarà un’inchiesta della polizia e nei prossimi giorni ciascuno di voi si faccia un esame di coscienza, chi è al corrente di qualche particolare che possa aiutare ad individuare i colpevoli venga da me…ovviamente non mi aspetto che facciate la spia, ma questo sarebbe soltanto un atto di civiltà nei confronti di tutti…ora devo rimandarvi a casa, sarete avvisati quando riprenderanno le lezioni”, concluse amareggiato.
Scavalcando i pezzi di legno dei banchi distrutti i ragazzi lasciarono l’aula senza fiatare. Si riunirono fuori a commentare, naturalmente in ogni scuola c’è la pecora nera e tutti conoscevano quel gruppetto di prepotenti che disturbava spesso, ma nessuno di  loro era stato visto, perciò avrebbero potuto  farla franca.
La sera dopo Fabio fece la solita telefonata all’amica Giorgia:
“Devo vederti”, esordì senza preamboli: dal tono della voce la ragazza capì che c’era qualcosa che non andava.
“Va bene…ti aspetto a casa mia”, rispose pronta.
Dopo qualche minuto Fabio suonò alla porta di Giorgia:
“Andiamo in camera tua…”, disse affannato.
“Si può sapere cosa è successo?”, chiese lei allarmata.
Il ragazzo si sedette sul letto:
“Ieri sera il preside ha telefonato a mia madre dicendo che voleva vederla…”.
“Per che cosa?”, l’interruppe Giorgia.
“Aspetta…è una cosa incredibile…ti ricordi che ti avevo detto di aver incontrato quella pettegola della madre di Montanari…ebbene, siccome eravamo nei pressi della scuola ed era quasi mezzanotte, lei è andata a dirlo in presidenza, così adesso si sospetta di me…”, concluse Fabio con un tremito nella voce.
“Che problema c’è?…tu vai a dire che eri fuori con Monica e lei ovviamente deve confermare, sono certa che ti crederanno… vuoi che parli io con lei?” domandò Giorgia
“Ti ringrazio, sei un’amica…dovrei farlo io, ma sono troppo sconvolto…”, riprese lui abbracciandola.
 Lei diventò rossa:
“Va bene… poi ti telefono”, rispose Giorgia , in quel momento avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.
Con Monica purtroppo trovò molte difficoltà :
“Mi dispiace…i miei genitori mi hanno detto di tenermi fuori da questa storia…non me la sento di andare dal preside…dì a Fabio che lo aiuterei volentieri, ma andrei contro la volontà della mia famiglia…”, disse abbassando lo sguardo.
“Io posso anche capire, ma la tua coscienza non ti suggerisce niente? Se non gli dai una mano si metterà nei guai, sai come vanno queste storie, basta una parola di troppo e sei additato come colpevole senza esserlo..”, ribatté risentita Giorgia. Dallo sguardo freddo che la compagna le lanciò, Giorgia capì che non c’era nulla da fare, non avrebbe mai aiutato Fabio, non voleva essere coinvolta….
La salutò a malapena e tornò a casa pensierosa , prima di telefonare all’amico e dargli la brutta notizia ci pensò molto: nella sua mente stava facendosi strada un pensiero…voleva presentarsi al preside e dirgli che lei era stata fuori con Fabio…era una bugia, ma chi poteva contestarla? Se questo poteva aiutarlo l’avrebbe fatto senza pensarci due volte.
Infatti, dopo aver preso questa decisione si sentì meglio: telefonò al ragazzo e gli disse del rifiuto di Monica e di ciò che voleva fare…“Sei pazza?”, esclamò lui, “ti vuoi mettere nelle grane?”.
 “Quali grane…farei tutto per aiutarti…”, rispose lei  precipitosamente.
 “ Devo dire che sei straordinaria e che non potrei fare a meno di te…”, disse il ragazzo tutto d’un fiato.
Dall’altro capo della comunicazione il silenzio accolse queste parole, Giorgia sentì il cuore battere forte:
 “Come amica…naturalmente”, sussurrò infine,
“Qualcosa di più…”, rispose lui sottovoce.-
“Adesso terminiamo qui…altrimenti non riesco più a pensare…”, scherzò Giorgia.
“Promettimi che non farai quello che hai detto”, insistette Fabio, ma la ragazzina aveva già terminato la comunicazione.
Uscì determinata a portare a termine il suo proposito, quando si trovò davanti al cancello del Liceo dovette farsi forza per entrare, chiese di essere ricevuta in presidenza . Il professor Damiani l’invitò ad entrare:
“Siediti e dimmi cosa posso fare per te…”, l’incitò per sciogliere la tensione che sentiva aleggiare intorno alla ragazzina. Questa aveva il viso in fiamme e gli occhi lucidi:
“Devo parlarle, signor preside…”, cominciò.
Le parole le uscivano a fatica, ma riuscì a dire che, anche se era stato visto nei pressi del liceo quella notte, Fabio non c’entrava perché era fuori con lei…Alla fine di tutto il discorso era congestionata, il professor Damiani la stava guardando benevolmente.
“Ti ringrazio…ma ormai non è più necessario…i colpevoli sono stati individuati, anzi si sono presentati spontaneamente…comunque hai fatto il tuo dovere”, concluse il preside dandole un buffetto sulla guancia.
Giorgia si precipitò fuori, ma mentre stava scendendo i gradini quasi si scontrò con Fabio:
“ Li hanno presi!  è tutto finito!”, esclamò buttandosi nelle sue braccia.
“Lo so…ma tu non dovevi esporti, perché l’hai fatto?”, chiese lui.
“Perché ti amo”, mormorò lei.
Scesero i gradini abbracciati, incontrarono un compagno di classe che li osservò stupito:
“State insieme?”, chiese candido.
“Sì…”, esclamarono tutti e due guardandosi negli occhi.
                                                                                                                                                                             FINE
 
  
 
 
 
 

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