Quel giorno c’era riunione di famiglia, non c’era un motivo
preciso, ma ogni tanto i De Gennaro sentivano il bisogno di ritrovarsi da
Salvatore per discutere di qualsiasi cosa inerente il loro gruppo familiare. C’erano i
nonni, gli zii Teresa e Rocco, con i figli pestiferi, il cugino avvocato, e
…Pelucco, l’amatissimo bassotto che di solito occupava la poltrona più comoda
del salotto.
Monica spinse la porta d’ingresso e avanzò cautamente lungo
il corridoio, Nicolò la seguiva; sorridenti si presentarono sulla soglia del
soggiorno: “Ciao a tutti!”, disse lei. “ Buongiorno…”, farfugliò il ragazzo.
“Lui è Nicolò”, annunciò Monica.
Gli occhi di tutti si puntarono sulla coppia, una specie di
gelo invase l’aria: osservavano in silenzio il ragazzo entrato con Monica.
Nicolò indossava jeans strappati e maglietta stinta, i capelli erano lunghi e
arruffati, stretti dietro, a coda di cavallo; un piercing sulla narice destra e
tre per ciascun lobo delle orecchie davano il tocco finale al suo aspetto bizzarro..
A prima vista sembrava uno zingaro, anche per la pelle scura e gli occhi neri,
grandi e penetranti.
“Beh…vado in camera mia…”disse delusa Monica, visto il
risultato della sua entrata.
“Va bene…”, brontolò papà, “…lascia la porta aperta”,
aggiunse dopo un secondo.
Appena i due se ne furono andati, nonna Concetta si rivolse
al figlio:
“Tu permetti a Monica di frequentare certa gente?”,
l’apostrofò severa.
“Ma…è la prima volta che lo vedo”, cercò di calmarla lui.
“E’ semplicemente indecente che tua figlia lo porti in casa”,
continuò l’anziana signora con la voce stridula, “credevo che mia nipote fosse
più accorta”.
Lo sguardo di Salvatore si volse verso Linda, sua moglie, che
aspettava paziente la domanda:
“Tu non ne sai
niente?”..
“No, non lo conosco…non è della compagnia di Monica”, rispose
tranquilla la donna, “non ti preoccupare, nostra figlia sa scegliere le
amicizie”.
“Certo che…”, intervenne la cognata, “ Monica è una ragazza
con la testa sulle spalle, ma a volte non dipende da lei, le cattive amicizie
possono portare un giovane alla rovina…”, concluse acida.
Linda la guardò di traverso:
“Fino a ora non è successo…cercheremo di essere più attenti”, affermò, facendo capire che di quell’argomento non ne voleva più parlare.
“Fino a ora non è successo…cercheremo di essere più attenti”, affermò, facendo capire che di quell’argomento non ne voleva più parlare.
Nonna Concetta e nonno Rosario brontolarono qualcosa, poi si
alzarono:
“Noi andiamo a casa”, dissero all’unisono.
“Noi andiamo a casa”, dissero all’unisono.
Salvatore cercò di trattenerli, ma i due vecchi non ne
vollero sapere, prima di varcare la soglia nonno sentenziò: “Ai miei tempi non
si vedevano certi tipi per casa” borbottò.
Il figlio allargò le
braccia non sapendo cosa rispondere e poi li accompagnò all’ascensore.
Poco dopo se ne andarono tutti. Salvatore e Linda si
guardarono:
“Chissà quante ne diranno sul nostro conto”, disse sconsolato
l’uomo, “però tu…avresti potuto avvisare Monica che c’erano i parenti, magari
non si sarebbe presentata con quella specie di vagabondo”.
Linda non replicò, si ripromise di parlare alla figlia alla
prima occasione.
Cominciò a
preoccuparsi, quando si accorse che Monica si chiudeva in camera per rispondere
a telefonate e messaggi che arrivavano
sul suo cellulare. Senza contare che, quando era in casa, era perennemente
occupata a digitare sulla tastiera del telefonino.
Per un colpo
insperato di fortuna riuscì a impossessarsi dell’aggeggio diabolico che Monica
aveva sempre tra le mani: con grande senso di colpa si mise a frugare tra i messaggi e trovò quello che cercava: “ ti aspetto al solito posto…ti voglio bene,
Nicolò”. “. Una stretta le bloccò lo stomaco: allora era vero quello che
pensava, c’era qualcosa più dell’amicizia fra i due ragazzi!
Non appena le fu possibile cercò di parlare a sua figlia: la
reazione fu abbastanza vivace.
“Sapevo di aver fatto uno sbaglio, quel giorno, non lo dovevo
portare qui…so come la pensate, giudicate solo dalle apparenze”, disse Monica
indispettita, “se avesse i capelli corti e indossasse pantaloni con la piega
sarebbe certamente un bravo ragazzo…siete retrogradi!”. Finì la frase e si
chiuse in camera sbattendo la porta.
“Monica…non fare la sciocca…volevo solo dirti di stare
attenta!”, continuò la madre.
La ragazza uscì, aveva
gli occhi rossi:
“Fra sei mesi compirò
diciotto anni e sarò libera di fare quello che mi pare, me ne andrò a vivere da
sola…”, minacciò diventando pallida.
Linda rimase senza parole, non volle continuare quella
discussione che stava degenerando in litigio, non voleva ancora parlarne al
marito per non suscitare il suo intervento che sarebbe stato, lo sapeva, molto
poco diplomatico: per Salvatore la figlia avrebbe dovuto vivere sotto una
campana di vetro…. Però, il pensiero che Monica frequentasse quel tale non la
faceva dormire…durante una notte insonne decise di chiedere qualcosa di più
alle sue amiche.
“Non è della nostra compagnia”, disse evasivamente Claudia,
“lo conosciamo poco, lo vediamo solo quando è con Monica”.
“Sai se studia, se lavora, da dove viene?”, insistette Linda.
“Credo che studi, ma non so dove…so che vanno tutte le sere a
trovare un amico di Nicolò”, rispose ancora la ragazza.
Che ci andranno a fare? Si chiese Linda…vedeva un orizzonte
nero per sua figlia, trascinata a frequentare ambienti poco raccomandabili per
amore di quel tale. Il suo cuore di madre era angosciato, non sapeva come
proteggere la sua bambina, anche perché dal giorno in cui avevano avuto quello
scontro, Monica, in casa non parlava quasi più. Si limitava a consumare i pasti
in silenzio, poi si chiudeva nella sua stanza e accendeva lo stereo. Suo padre
non sapeva e credeva che la bimba fosse preoccupata per altri motivi: problemi
a scuola per le interrogazioni o qualcosa d’altro che lui non poteva capire,
sono così strani i giovani d’oggi…
“Cosa c’è che non va?”, chiese un giorno a tavola, mentre
Monica stava schiacciando pigramente con la forchetta il purè che non si decideva
a ingoiare.
“No…va tutto benissimo”, rispose lei lanciando un’occhiata
significativa alla madre che aveva avuto un sussulto.
L’atmosfera pesante non accennava a diminuire e Monica
continuava a ricevere le telefonate di Nicolò.
Linda, sempre più preoccupata, richiamò Claudia, l’amica
della figlia:
“Ti chiedo scusa, ma solo tu mi puoi aiutare”, cominciò. “ sai dove abita quel tale da cui vanno tutte le sere Monica e Nicolò?”, domandò titubante aspettandosi una risposta negativa.. Invece Claudia si prestò volentieri a spifferare quello che sapeva: le diede l’indirizzo e le disse anche l’orario in cui i due ragazzi vi si recavano.
“Ti chiedo scusa, ma solo tu mi puoi aiutare”, cominciò. “ sai dove abita quel tale da cui vanno tutte le sere Monica e Nicolò?”, domandò titubante aspettandosi una risposta negativa.. Invece Claudia si prestò volentieri a spifferare quello che sapeva: le diede l’indirizzo e le disse anche l’orario in cui i due ragazzi vi si recavano.
Linda non avrebbe mai fatto una cosa simile, ma spinta
dall’amore materno si appostò nei pressi di un edificio delle case popolari
all'estrema periferia della città; un quartiere povero e in degrado. Mentre
aspettava si guardava intorno e il cuore si stringeva: povera figliola dov’era
andata a finire!
Aspettò per quasi mezz’ora senza risultato, stava già per
andarsene quando vide un motorino arrivare a tutta velocità. Monica e Nicolò
scesero e posteggiarono davanti a un portone.
Entrarono e subito
Linda cercò di seguirli, ma i ragazzi si chiusero la porta dietro di loro. La
donna rimase a guardare in su, sperando di individuare qualche particolare, una
figura alla finestra o qualsiasi cosa che le facesse capire in che appartamento
fossero andati. Non riuscendo nel suo intento, decise di tornare alla sua vettura posteggiata in modo da poter tenere d’occhio il portone: “Non me ne
vado finché non escono. Voglio vederli in faccia e sapere cosa hanno fatto là
dentro”, si disse furibonda, “tanto so che non tarderanno molto, Monica torna
sempre per l’ora di cena”.
Con pazienza rimase in
osservazione, non passò molto tempo, forse un quarto d’ora che il portone si
aprì. Quello che vide la lasciò di stucco: Nicolò spingeva una carrozzella per
invalidi su cui c’era un ragazzo di circa vent’anni. Monica teneva aperta la
porta per farli passare, ridevano e scherzavano fra loro. I tre si diressero
verso i giardinetti vicini e si fermarono a prendere un gelato. La sorpresa
colse Linda come un colpo di fulmine, con gli occhi sgranati osservava la scena
, i due giovani stavano portavano a passeggio un ragazzo che non poteva
camminare…Era colpita, ma nello stesso tempo sollevata, sua figlia non l’aveva
delusa. Linda ripartì con un groppo alla
gola, altro che droga o situazioni a rischio… Monica e Nicolò andavano lì tutte
le sere per aiutare un compagno più sfortunato. Quando Monica rientrò, quella
sera, Linda cercò di parlarle, non poteva dirle che era arrivata a spiarla, ma,
dopo ciò che aveva visto voleva appianare i contrasti, e dirle che aveva
fiducia in lei. Ma non poté fare niente di tutto questo perché la ragazza si
chiuse in camera a studiare.
Il giorno dopo, mentre
nonna Concetta stava pulendo i vetri, un’improvvisa vertigine la costrinse a
fermarsi, si mise una mano sulla fronte e scese cautamente dalla scala.
“Rosario, non mi sento bene”, mormorò buttandosi sul letto.
Nonno Rosario,
spaventatissimo, chiamò subito l’ambulanza:
“Venite subito…mia moglie sta male!”, gridò al colmo
dell’agitazione, non sapeva più cosa fare…andava alla finestra e tornava da
Concetta, i minuti gli sembravano secoli….Finalmente il soccorso arrivò: un
medico e due giovani volontari si presentarono alla porta.
“Venite…venite…”, l’anziano signore li accompagnò dalla
moglie e rimase ad aspettare, tormentandosi la mani, sempre più in preda
all’ansia.
Intanto Concetta si era ripresa e si prestava di malavoglia a
farsi visitare brontolando:
“Sto bene…, lasciatemi stare”.
“Non è niente, signora….stia tranquilla, solo un calo di
pressione”, stava dicendo il dottore mentre la nonna, improvvisamente
ammutolita, osservava il giovanotto che era dietro di lui.
“Tu non sei Nicolò, l’amico di Monica?”; chiese
squadrandolo bene: stessi orecchini e stessa chioma incolta, stessi occhi
profondi, non poteva sbagliare.
“Sì”, rispose lui sorpreso.
“ Io sono la
nonna di Monica, ricordi" ? …come mai sei qui?”, chiese ancora curiosa la donna puntandogli addosso
gli occhietti furbi.
“Faccio volontariato, sono iscritto a medicina, così comincio
a fare pratica”, rispose il ragazzo confuso.
Il medico stava scrivendo una ricetta e Concetta si alzò.
“Mi sento molto meglio…”, disse facendo qualche passo per la
stanza; poi si avvicinò a Nicolò e gli chiese sottovoce:
" Sei un bravo ragazzo, perché ti conci in questo modo?”, il gesto eloquente della mano indicava la chioma e i piercing.
" Sei un bravo ragazzo, perché ti conci in questo modo?”, il gesto eloquente della mano indicava la chioma e i piercing.
Lui sorrise: “E’ un gioco, così mi sento meglio… avrò tempo
di rasarmi e mettere il doppiopetto quando sarò medico, spero presto”.
Il dottore se ne andò raccomandando a Concetta di non salire
sulle scale, non aveva più l’età per fare certe cose ma, prima che i due
ragazzi lo seguissero la nonna si rivolse di nuovo a Nicolò:
“Che ne diresti di venire con Monica a prendere un caffè?”, domandò civettuola.
“Che ne diresti di venire con Monica a prendere un caffè?”, domandò civettuola.
“D’accordo, quando vuole”, rispose lui strizzandole un
occhio.
Appena se ne furono
andati nonna Concetta telefonò a Linda, chiacchierarono per molto tempo poi
l’anziana signora finì la conversazione dicendo: “A volte le apparenze
ingannano, lo dirò anche a mio figlio”.
Monica, sul sellino della moto, abbracciata a Nicolò stava
urlando qualcosa che lui non capiva:
“Non sento!”, gridò lui, “me lo dici dopo…”.
“Non sento!”, gridò lui, “me lo dici dopo…”.
Con i capelli scompigliati dalla corsa e le
guance arrossate, Monica era più carina del solito, gli occhi le brillavano per
la gioia. Scese dalla moto e si avvicinò al suo ragazzo. “Cosa mi stavi
dicendo?”, chiese Nicolò.
“Ha detto la mamma se vieni a pranzo
da noi, domani…”, rispose lei in fretta.
Un sorrisino gli stirò l’angolo della
bocca:
“ Sei sicura di quello che dici? Vado bene così?”, disse Nicolò indicando l’abbigliamento che al solito, non era del tutto formale.
“ Sei sicura di quello che dici? Vado bene così?”, disse Nicolò indicando l’abbigliamento che al solito, non era del tutto formale.
“Per me sei perfetto, io ti amo come
sei…ma forse sarebbe meglio se indossassi dei jeans senza strappi…sai, mio
padre non capisce certe cose”, mormorò timidamente Monica. “Ah…dimenticavo,
anche quel coso sul naso …”.
“Non capisco ma mi adeguo…per amor
tuo”, esclamò lui stringendola fra le braccia, “però, dopo, andremo a prendere
il caffè da nonna Concetta, così vedo come sta. E’ tanto simpatica!”.
Da quel giorno Nicolò entrò a far
parte della famiglia De Gennaro…e guai a chi parlava male di lui!
FINE
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