L'uomo che entrò nell’agenzia
“Lince”, di Walter Nardi, era un tipo sulla quarantina, tarchiato, pochi
capelli, viso marcato dove si notavano gli occhi chiari, grigi, metallici;
molto accurato nel vestire, pantaloni
di flanella con la piega e cappotto blu di cachemire.
L’investigatore l’osservò per un
secondo, aspettò che parlasse poi:
“Desidera?”, chiese visto che dal
nuovo venuto non arrivava nessun cenno di approccio.
L’altro fece qualche passo in
avanti:
“Posso sedermi?”; chiese scostando la sedia
davanti alla scrivania.
Si guardò intorno, sembrava intimidito dall’ambiente e
dallo sguardo indagatore del suo interlocutore.
“Sono venuto a chiederle aiuto”,
affermò infine, “ mia moglie Lara è scomparsa, da tre giorni non so più nulla
di lei”, le parole gli uscivano a fatica, come se sul suo petto ci fosse un
grosso peso.
Walter scosse il capo: “Perché non
si rivolge alla Polizia?”, domandò.
“No!”, esclamò l’uomo, “non voglio
per il momento avere a che fare con le forze dell’ordine, mi stravolgerebbero
l’esistenza, vorrei soltanto essere sicuro che ciò che penso potrebbe essere
vero”.
“E…cosa pensa?”, chiese incuriosito
il detective
“So che aveva una relazione con un
altro, eravamo sul punto di separarci, ma non avevo perso la speranza di
recuperare il nostro matrimonio, ultimamente era molto più disponibile con me
avevamo deciso che ci avremmo
riprovato”, affermò tutto d’un fiato.
Esitò un secondo poi riprese: "Sono un
medico, per la precisione un anestesista, mia moglie era infermiera e lavorava
con me, tre sere fa eravamo usciti insieme dall’ospedale, ero molto stanco e
andai a casa prima di lei che voleva fermarsi dal parrucchiere. Di solito
impiegava circa un’ora, purtroppo l’aspettai invano, il tempo trascorreva
inesorabile ma lei non tornava, passai momenti d’angoscia, il cellulare era
spento, non sapevo a che santo votarmi… sperai perfino che mi dicesse che mi
aveva lasciato per quell’altro, ero talmente spaventato che l’avrei anche
perdonata, bastava che si facesse viva. Telefonai dappertutto, ai parenti, nei
vari ospedali, camere mortuarie. Da quel momento si è come volatilizzata!”.
L’uomo era emozionato e Walter si
sentì in dovere di rincuorarlo:
“Si
calmi, non pensi al peggio, ho trattato molti casi di persone scomparse, vedrà
che la ritroveremo…però dobbiamo metterci al lavoro; ho bisogno di sapere
tante cose su sua moglie, lei mi capisce
vero? Mi servono per iniziare la ricerca”, disse l’investigatore.
Il nuovo venuto si presentò come
dottor Alberto Fantini, e Walter come sua abitudine cominciò a frugare nella
vita di Lara.
Una domanda dopo l’altra e scoprì che si era innamorata di Sergio, un
giovane collega e che si era rivolta ad un avvocato per le pratiche del
divorzio dal marito. Volle sapere tutto quello che Lara aveva fatto fino momento della scomparsa.
Il giorno dopo si mise subito
all’opera e il primo ad essere contattato fu il parrucchiere:
“Sì, la signora è venuta per una messa in piega, saranno state
le sei di sera, poi non so…presumo sia andata a casa”,disse Mario il coiffeur,
“perché? “, continuò curioso.
“E’ soltanto un’informazione”, rispose evasivo
il detective.
Poi, come un segugio di razza
continuò a seguire la sua pista. Arrivò all’uomo che aveva turbato i sonni di
Lara: Giacomo il fisioterapista, un ragazzo che aveva dalla sua un bel fisico e
la gioventù. “Non capisco, non mi ha più telefonato e non è venuta nemmeno a
lavorare, forse non sta bene”, rispose il giovanotto preoccupato..
Lara proveniva da un paese dell'Est e non aveva
parenti in Italia, aveva trovato lavoro in ospedale dove aveva conosciuto il
dottor Fantini che l’aveva corteggiata con tanta insistenza fino a quando lei
gli aveva detto di sì. Forse senza amore, sicuramente per riconoscenza, aveva
capito che quel medico si era preso una bella sbandata, ne aveva approfittato
per pianificare l’ avvenire e così era diventata sua moglie.
Sfumata la traccia della fuga d’amore, il
detective non sapeva più dove battere la testa, ogni tanto il dottore si faceva
vivo per chiedere se c’erano novità e ogni volta se ne andava deluso con una
faccia da cane bastonato. Ormai erano passati quindici giorni, Walter
brancolava nel buio più fitto, ma non voleva arrendersi, continuava
imperterrito a stanare qualsiasi cosa che gli potesse essere utile per
ritrovare Lara. Una sera il medico entrò inaspettato in agenzia:
“Carissimo signor Nardi, Lara non torna più”, affermò appoggiando le mani sulla scrivania, aveva un’aria strana, come di chi si fosse tolto un peso dallo stomaco.
“Carissimo signor Nardi, Lara non torna più”, affermò appoggiando le mani sulla scrivania, aveva un’aria strana, come di chi si fosse tolto un peso dallo stomaco.
“Cosa è successo?”, chiese
l’investigatore colto alla sprovvista guardandolo con aria interrogativa..
“E’ tornata a casa sua, mi ha
telefonato dalla Romania annunciandomi che non mi ama più”, affermò l’uomo,
“perciò la prego di sospendere le indagini, ormai non è più necessario”,
concluse tirando fuori un libretto degli assegni.
Walter rimase sconcertato, si
rese conto che aveva lavorato per niente , ma se c'era questo risvolto nella storia di Lara non poteva fare più nulla.
Quando il dottor Fantini se ne
andò, prese la pratica di Lara e l’archiviò:
“Peccato che tutto si sia interrotto, però…non c’è male come cifra ”, pensò dando un’occhiata all’assegno del medico.
“Peccato che tutto si sia interrotto, però…non c’è male come cifra ”, pensò dando un’occhiata all’assegno del medico.
Quando, la mattina dopo tornò in ufficio,
rimase sbalordito: il fascicolo riguardante la scomparsa di Lara era sulla
scrivania, come se qualcuno l’avesse tolto dall’archivio e appoggiato in bella
vista accanto al telefono.
“Eppure ieri sera ricordo di averlo
messo via, non capisco…”, disse fra sé, sollevò la cartella per riporla di
nuovo nello scaffale alle sue spalle e la foto di Lara cadde sul pavimento.
Un’ombra attraversò la stanza oscurando la luce della finestra, un brivido
corse lungo la schiena del detective che si strinse nelle spalle.“In questo
locale fa sempre freddo...”, borbottò.
Raccolse la foto e la rimise a
posto, si girò per sedersi, un leggero rumore lo fece voltare: l’immagine della
donna era di nuovo per terra.
“Va bene, ti metto via dopo”,
mugugnò spazientito appoggiando il ritratto davanti a sé. Quel viso di donna rimase lì tutta la
giornata, Walter aveva l’impressione di
essere seguito da quegli occhi chiari che sembrava gli chiedessero aiuto…era
una sensazione così strana che gli metteva ansia, smise di lavorare a un nuovo
caso perché non riusciva a concentrarsi.
Uscì a prendere aria ma non poteva
fare a meno di pensare a Lara, c’era qualcosa che lo tormentava, forse il fatto che improvvisamente aveva dovuto smettere di occuparsi
di lei proprio quando si era appassionato nella ricerca di quella donna che non
aveva lasciato nessuna traccia dietro di sé. Nella sua vita non c’era nulla che
lasciasse prevedere l’improvvisa partenza, da ciò che gli aveva detto il marito
non mancava nulla in casa, le valigie e gli oggetti personali erano rimasti al
loro posto. Anche il giovane amante era all’oscuro di tutto. Più ci pensava e
più si convinceva che c’erano molti punti oscuri nella storia di Lara.
Rientrò in ufficio, si era già fatto
buio e decise di chiudere, ormai la giornata era conclusa, stava uscendo quando
lo sguardo venne attratto da un oggetto sotto la scrivania; si chinò e
s’accorse che era un cellulare,
probabilmente del dottor Fantini l’unico cliente sedutosi sulla sedia.. Lo
contattò immediatamente e si offrì di portargli il telefonino in ospedale.
“Lei è molto gentile, la ringrazio,
disse il medico, “se può venga subito, ho finito il turno e sto andando a casa,
l’aspetto davanti all’entrata”. S’incontrarono, fecero quattro passi insieme
lungo il viale dell’ospedale illuminato
a giorno, passando sotto i lampioni le ombre si allungavano sul marciapiede.
Walter chiacchierava con Fantini, a un tratto notò che l’ombra di una figura
femminile era proiettata sull’asfalto accanto a quella del medico, si girò per
vedere chi fosse, ma dietro loro non c’era nessuno…lo strano fenomeno lo
spaventò e ammutolì, salutò in fretta il suo interlocutore, l’osservò mentre si
dirigeva all’auto sbalordito dal fatto che anche l’ombra di donna lo seguiva.
Si mise una mano sulla fronte che scottava,
fuggì da quel luogo in preda alla paura, cosa gli stava succedendo? Stava
impazzendo?, Già in agenzia l’inspiegabile storia del dossier e del ritratto
che continuava a comparire, l’aveva impressionato. Si convinse che c’era
qualcosa di anomalo, un grande mistero avvolgeva la figura di
Lara. Una notte come quella non
l’avrebbe più dimenticata: il sonno tormentato dagli incubi gli lasciò la testa
pesante e le occhiaie, si alzò che era più stanco di quando era andato a
dormire. Ma il segugio che era in lui prese il sopravvento, ricominciò a
cercare Lara come fosse il primo giorno. Dov’era finita la moglie del dottor
Fantini? Ora non credeva più che fosse partita, doveva trovarla ad ogni costo.
Per mezzo della sua rete d’informazione e grazie alle generalità della donna,
che gli aveva fornito a suo tempo il medico, riuscì a contattare il paese
d’origine di Lara e la risposta non gli piacque: nessuno l’aveva più vista da
quelle parti. “ perché il marito mi ha detto una bugia? “, si chiese. Anche se
non gli rendeva nulla ormai voleva sapere quella verità che aveva paura di
conoscere. Decise perciò di mettersi
alle calcagna del dottore, lo seguì passo passo per giorni interi, ma sembrava
che quell’uomo fosse una specie di santo: conduceva un’esistenza banale,
anzi cristallina: casa e lavoro e niente
altro. Andava in ospedale , rincasava e non si muoveva più fino al giorno seguente,
mai un’uscita con gli amici, in casa non riceveva nessuno, una vita piatta e
monotona. Però Walter, con pazienza da certosino si appostava per ore e seguiva
il medico dall’ospedale a casa, ogni sera, e non lasciava l’appostamento finché
non vedeva le finestre del suo appartamento spegnersi: soltanto dopo, anche lui, se ne andava a
dormire. Non erano sonni tranquilli, ogni notte Lara gli appariva in sogno, era
bionda con gli occhi chiari e quegli occhi erano il suo tormento, lo seguivano
ovunque.
Una mattina Fantini non andò al
lavoro, Walter era gia lì nel solito orario, lo vide uscire ma invece di andare all’ospedale prese un’altra
strada. Il detective lo seguì, finalmente c’era una novità, non se lo sarebbe
lasciato scappare per tutto l’oro del mondo. Il medico si fermò da un fioraio e
acquistò delle rose rosse, era un mazzo grande, forse una dozzina. Risalì in
macchina e uscì dall’abitato, imboccò
l’autostrada, viaggiò per un centinaio di chilometri poi uscì al casello di un
paese montano, prese una strada tortuosa che si arrampicava sui monti. “Chissà
dove va a finire?”, si disse Walter che lo seguiva sempre più incuriosito.
Finalmente la sua preda si fermò davanti ad una villetta costruita su uno
strapiombo, in una stupenda posizione che dominava la valle. Era una bella
giornata, il sole illuminava le cime innevate, l’investigatore oltrepassò la
casa e fermò l’auto più avanti in un punto nascosto, uscì dalla vettura e si
strinse nelle spalle: faceva un freddo cane, si guardò intorno e cominciò a scendere
sulla strada avendo cura di non farsi notare.
Vide che il dottore aveva oltrepassato un cancello, che poi aveva chiuso
a chiave dietro di sé. La casa era disabitata, le persiane di legno erano
sbarrate, poco dopo Fantini aggirò la villetta e scomparve alla vista del detective,
“Accipicchia, non riesco più a
vederlo”, si disse allungando il collo, in quel momento una ventata gelida gli
fece venire la pelle d’oca e d’improvviso il cancello si spalancò. L’uomo
oltrepassò la soglia e si diresse verso il retro: il dottor Fantini stava
appoggiando le rose sotto un grande pino, si alzò e rimase assorto per qualche
minuto, come in preghiera, poi si voltò:
aveva sentito un rumore alle sue spalle. Vide l’investigatore che lo stava
osservando, nei suoi occhi non c’era né paura né stupore, solo una tranquilla
follia.
“Buongiorno signor Nardi, ormai ha scoperto il mio segreto…Non è più necessario che cerchi Lara, lei è qui nell’aria pura dei monti, le porto le rose che le piacevano tanto e sono certo che la faccio felice, ora è soltanto mia”, disse con il tono monocorde di chi non sente più nulla. Lorenzo era impietrito, aveva sospettato di lui ma ora che l’aveva davanti, gli suscitava una grande pietà, con cautela si avvicinò.
“Buongiorno signor Nardi, ormai ha scoperto il mio segreto…Non è più necessario che cerchi Lara, lei è qui nell’aria pura dei monti, le porto le rose che le piacevano tanto e sono certo che la faccio felice, ora è soltanto mia”, disse con il tono monocorde di chi non sente più nulla. Lorenzo era impietrito, aveva sospettato di lui ma ora che l’aveva davanti, gli suscitava una grande pietà, con cautela si avvicinò.
“Com’è successo, dottore, mi vuole
raccontare?”, chiese sforzandosi di apparire più naturale possibile. L’altro si
chinò. Raccolse una rosa, la baciò e la rimise a posto:
“Adesso le dirò tutto: Lara non ha
sofferto, l’ho addormentata come faccio sempre con i miei pazienti in sala
operatoria, e poi, quando è morta l’ho portata sotto questo albero…vengo a trovarla spesso
… non le sembra giusto quello che ho fatto? Io l’adoravo e lei voleva
andarsene con quel tipo… Ora è tutto finito, la devo raggiungere”, concluse.
Il detective non fece in tempo a trattenerlo,
fu un attimo, l'uomo prese la rincorsa e si lanciò nel baratro, il suo corpo fluttuò
nell’aria poi si sfracellò sulle rocce. L’ombra di Lara oscurò il sole.
FINE
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