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domenica 22 gennaio 2017

L'OMBRA DI LARA


 


 

  



L'uomo che entrò nell’agenzia “Lince”, di Walter Nardi, era un tipo sulla quarantina, tarchiato, pochi capelli, viso marcato dove si notavano gli occhi chiari, grigi, metallici; molto accurato nel vestire, pantaloni di flanella con la piega e cappotto blu di cachemire.

L’investigatore l’osservò per un secondo, aspettò che parlasse poi:

“Desidera?”, chiese visto che dal nuovo venuto non arrivava nessun cenno di approccio.

L’altro fece qualche passo in avanti:

 “Posso sedermi?”; chiese scostando la sedia davanti alla scrivania.
 Si guardò intorno, sembrava intimidito dall’ambiente e dallo sguardo indagatore del suo interlocutore.

“Sono venuto a chiederle aiuto”, affermò infine, “ mia moglie Lara è scomparsa, da tre giorni non so più nulla di lei”, le parole gli uscivano a fatica, come se sul suo petto ci fosse un grosso peso.

Walter scosse il capo: “Perché non si rivolge alla Polizia?”, domandò.

“No!”, esclamò l’uomo, “non voglio per il momento avere a che fare con le forze dell’ordine, mi stravolgerebbero l’esistenza, vorrei soltanto essere sicuro che ciò che penso potrebbe essere vero”.

“E…cosa pensa?”, chiese incuriosito il detective

“So che aveva una relazione con un altro, eravamo sul punto di separarci, ma non avevo perso la speranza di recuperare il nostro matrimonio, ultimamente era molto più disponibile con me

avevamo deciso che ci avremmo riprovato”, affermò tutto d’un fiato.
Esitò un secondo poi riprese:  "Sono un medico, per la precisione un anestesista, mia moglie era infermiera e lavorava con me, tre sere fa eravamo usciti insieme dall’ospedale, ero molto stanco e andai a casa prima di lei che voleva fermarsi dal parrucchiere. Di solito impiegava circa un’ora, purtroppo l’aspettai invano, il tempo trascorreva inesorabile ma lei non tornava, passai momenti d’angoscia, il cellulare era spento, non sapevo a che santo votarmi… sperai perfino che mi dicesse che mi aveva lasciato per quell’altro, ero talmente spaventato che l’avrei anche perdonata, bastava che si facesse viva. Telefonai dappertutto, ai parenti, nei vari ospedali, camere mortuarie. Da quel momento si è come volatilizzata!”.

L’uomo era emozionato e Walter si sentì in dovere di rincuorarlo:
  “Si calmi, non pensi al peggio, ho trattato molti casi di persone scomparse, vedrà che la ritroveremo…però dobbiamo metterci al lavoro; ho bisogno di sapere tante  cose su sua moglie, lei mi capisce vero? Mi servono per iniziare la ricerca”, disse l’investigatore.

Il nuovo venuto si presentò come dottor Alberto Fantini, e Walter come sua abitudine cominciò a frugare nella vita di Lara.

Una domanda dopo l’altra e  scoprì che si era innamorata di Sergio, un giovane collega e che si era rivolta ad un avvocato per le pratiche del divorzio dal marito. Volle sapere tutto quello che Lara aveva fatto fino  momento della scomparsa.

Il giorno dopo si mise subito all’opera e il primo ad essere contattato fu il parrucchiere:

“Sì, la signora è  venuta per una messa in piega, saranno state le sei di sera, poi non so…presumo sia andata a casa”,disse Mario il coiffeur, “perché? “, continuò curioso.

 “E’ soltanto un’informazione”, rispose evasivo il detective.

Poi, come un segugio di razza continuò a seguire la sua pista. Arrivò all’uomo che aveva turbato i sonni di Lara: Giacomo il fisioterapista, un ragazzo che aveva dalla sua un bel fisico e la gioventù. “Non capisco, non mi ha più telefonato e non è venuta nemmeno a lavorare, forse non sta bene”, rispose il giovanotto preoccupato..

Lara proveniva da un paese dell'Est e non aveva parenti in  Italia, aveva trovato lavoro in ospedale dove aveva conosciuto il dottor Fantini che l’aveva corteggiata con tanta insistenza fino a quando lei gli aveva detto di sì. Forse senza amore, sicuramente per riconoscenza, aveva capito che quel medico si era preso una bella sbandata, ne aveva approfittato per pianificare l’ avvenire e così era diventata sua moglie.

 Sfumata la traccia della fuga d’amore, il detective non sapeva più dove battere la testa, ogni tanto il dottore si faceva vivo per chiedere se c’erano novità e ogni volta se ne andava deluso con una faccia da cane bastonato. Ormai erano passati quindici giorni, Walter brancolava nel buio più fitto, ma non voleva arrendersi, continuava imperterrito a stanare qualsiasi cosa che gli potesse essere utile per ritrovare Lara. Una sera il medico entrò inaspettato in agenzia:
 “Carissimo signor Nardi, Lara non torna più”, affermò appoggiando le mani sulla scrivania, aveva un’aria strana, come di chi si fosse tolto un peso dallo stomaco.

“Cosa è successo?”, chiese l’investigatore colto alla sprovvista guardandolo con aria interrogativa..

“E’ tornata a casa sua, mi ha telefonato dalla Romania annunciandomi che non mi ama più”, affermò l’uomo, “perciò la prego di sospendere le indagini, ormai non è più necessario”, concluse tirando fuori un libretto degli assegni.
 Walter rimase sconcertato, si rese conto che aveva lavorato per niente , ma se c'era questo risvolto nella storia di Lara non poteva fare più nulla.

Quando il dottor Fantini se ne andò, prese la pratica di Lara e l’archiviò:
 “Peccato che tutto si sia interrotto, però…non c’è male come cifra ”, pensò dando un’occhiata all’assegno del medico.

 Quando, la mattina dopo tornò in ufficio, rimase sbalordito: il fascicolo riguardante la scomparsa di Lara era sulla scrivania, come se qualcuno l’avesse tolto dall’archivio e appoggiato in bella vista accanto al telefono.

“Eppure ieri sera ricordo di averlo messo via, non capisco…”, disse fra sé, sollevò la cartella per riporla di nuovo nello scaffale alle sue spalle e la foto di Lara cadde sul pavimento. Un’ombra attraversò la stanza oscurando la luce della finestra, un brivido corse lungo la schiena del detective che si strinse nelle spalle.“In questo locale fa sempre freddo...”, borbottò.

Raccolse la foto e la rimise a posto, si girò per sedersi, un leggero rumore lo fece voltare: l’immagine della donna era di nuovo per terra.

“Va bene, ti metto via dopo”, mugugnò spazientito appoggiando il ritratto davanti a sé.  Quel viso di donna rimase lì tutta la giornata,  Walter aveva l’impressione di essere seguito da quegli occhi chiari che sembrava gli chiedessero aiuto…era una sensazione così strana che gli metteva ansia, smise di lavorare a un nuovo caso perché non riusciva a concentrarsi.

Uscì a prendere aria ma non poteva fare a meno di pensare a Lara, c’era qualcosa che lo tormentava, forse il fatto che improvvisamente aveva dovuto smettere di occuparsi di lei proprio quando si era appassionato nella ricerca di quella donna che non aveva lasciato nessuna traccia dietro di sé. Nella sua vita non c’era nulla che lasciasse prevedere l’improvvisa partenza, da ciò che gli aveva detto il marito non mancava nulla in casa, le valigie e gli oggetti personali erano rimasti al loro posto. Anche il giovane amante era all’oscuro di tutto. Più ci pensava e più si convinceva che c’erano molti punti oscuri nella storia di Lara.

Rientrò in ufficio, si era già fatto buio e decise di chiudere, ormai la giornata era conclusa, stava uscendo quando lo sguardo venne attratto da un oggetto sotto la scrivania; si chinò e s’accorse che era un  cellulare, probabilmente del dottor Fantini l’unico cliente sedutosi sulla sedia.. Lo contattò immediatamente e si offrì di portargli il telefonino in ospedale.

“Lei è molto gentile, la ringrazio, disse il medico, “se può venga subito, ho finito il turno e sto andando a casa, l’aspetto davanti all’entrata”. S’incontrarono, fecero quattro passi insieme lungo il  viale dell’ospedale illuminato a giorno, passando sotto i lampioni le ombre si allungavano sul marciapiede. Walter chiacchierava con Fantini, a un tratto notò che l’ombra di una figura femminile era proiettata sull’asfalto accanto a quella del medico, si girò per vedere chi fosse, ma dietro loro non c’era nessuno…lo strano fenomeno lo spaventò e ammutolì, salutò in fretta il suo interlocutore, l’osservò mentre si dirigeva all’auto sbalordito dal fatto che anche l’ombra  di donna lo seguiva.
  Si mise una mano sulla fronte che scottava, fuggì da quel luogo in preda alla paura, cosa gli stava succedendo? Stava impazzendo?, Già in agenzia l’inspiegabile storia del dossier e del ritratto che continuava a comparire, l’aveva impressionato. Si convinse che c’era qualcosa di anomalo, un grande mistero avvolgeva la figura di Lara.  Una notte come quella non l’avrebbe più dimenticata: il sonno tormentato dagli incubi gli lasciò la testa pesante e le occhiaie, si alzò che era più stanco di quando era andato a dormire. Ma il segugio che era in lui prese il sopravvento, ricominciò a cercare Lara come fosse il primo giorno. Dov’era finita la moglie del dottor Fantini? Ora non credeva più che fosse partita, doveva trovarla ad ogni costo. Per mezzo della sua rete d’informazione e grazie alle generalità della donna, che gli aveva fornito a suo tempo il medico, riuscì a contattare il paese d’origine di Lara e la risposta non gli piacque: nessuno l’aveva più vista da quelle parti. “ perché il marito mi ha detto una bugia? “, si chiese. Anche se non gli rendeva nulla ormai voleva sapere quella verità che aveva paura di conoscere. Decise perciò  di mettersi alle calcagna del dottore, lo seguì passo passo per giorni interi, ma sembrava che quell’uomo fosse una specie di santo: conduceva un’esistenza banale, anzi  cristallina: casa e lavoro e niente altro. Andava in ospedale , rincasava e non si muoveva più fino al giorno seguente, mai un’uscita con gli amici, in casa non riceveva nessuno, una vita piatta e monotona. Però Walter, con pazienza da certosino si appostava per ore e seguiva il medico dall’ospedale a casa, ogni sera, e non lasciava l’appostamento finché non vedeva le finestre del suo appartamento spegnersi:  soltanto dopo, anche lui, se ne andava a dormire. Non erano sonni tranquilli, ogni notte Lara gli appariva in sogno, era bionda con gli occhi chiari e quegli occhi erano il suo tormento, lo seguivano ovunque.

Una mattina Fantini non andò al lavoro, Walter era gia lì nel solito orario, lo vide uscire  ma invece di andare all’ospedale prese un’altra strada. Il detective lo seguì, finalmente c’era una novità, non se lo sarebbe lasciato scappare per tutto l’oro del mondo. Il medico si fermò da un fioraio e acquistò delle rose rosse, era un mazzo grande, forse una dozzina. Risalì in macchina e  uscì dall’abitato, imboccò l’autostrada, viaggiò per un centinaio di chilometri poi uscì al casello di un paese montano, prese una strada tortuosa che si arrampicava sui monti. “Chissà dove va a finire?”, si disse Walter che lo seguiva sempre più incuriosito. Finalmente la sua preda si fermò davanti ad una villetta costruita su uno strapiombo, in una stupenda posizione che dominava la valle. Era una bella giornata, il sole illuminava le cime innevate, l’investigatore oltrepassò la casa e fermò l’auto più avanti in un punto nascosto, uscì dalla vettura e si strinse nelle spalle: faceva un freddo cane, si guardò intorno e cominciò a scendere sulla strada avendo cura di non farsi notare.  Vide che il dottore aveva oltrepassato un cancello, che poi aveva chiuso a chiave dietro di sé. La casa era disabitata, le persiane di legno erano sbarrate, poco dopo Fantini aggirò la villetta e  scomparve alla vista del detective,

“Accipicchia, non riesco più a vederlo”, si disse allungando il collo, in quel momento una ventata gelida gli fece venire la pelle d’oca e d’improvviso il cancello si spalancò. L’uomo oltrepassò la soglia e si diresse verso il retro: il dottor Fantini stava appoggiando le rose sotto un grande pino, si alzò e rimase assorto per qualche minuto, come in  preghiera, poi si voltò: aveva sentito un rumore alle sue spalle. Vide l’investigatore che lo stava osservando, nei suoi occhi non c’era né paura né stupore, solo una tranquilla follia.
 “Buongiorno signor Nardi, ormai ha scoperto il mio segreto…Non è più necessario che cerchi Lara, lei è qui nell’aria pura dei monti, le porto le rose che le piacevano tanto e sono certo che la faccio felice, ora è soltanto mia”, disse con il tono monocorde di chi non sente più nulla. Lorenzo era impietrito, aveva sospettato di lui ma ora che l’aveva davanti, gli suscitava una grande pietà, con cautela si avvicinò.

“Com’è successo, dottore, mi vuole raccontare?”, chiese sforzandosi di apparire più naturale possibile. L’altro si chinò. Raccolse una rosa, la baciò e la rimise a posto:

“Adesso le dirò tutto: Lara non ha sofferto, l’ho addormentata come faccio sempre con i miei pazienti in sala operatoria, e poi, quando è morta l’ho portata sotto questo albero…vengo a trovarla spesso … non le sembra giusto quello che ho fatto? Io l’adoravo e lei voleva andarsene con quel tipo… Ora è tutto finito, la devo raggiungere”, concluse.

Il detective non fece in tempo a trattenerlo, fu un attimo, l'uomo prese la rincorsa e si lanciò nel baratro, il suo corpo fluttuò nell’aria poi si sfracellò sulle rocce. L’ombra di Lara oscurò il sole.

 

 FINE

 

 

 

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