Quella che stava uscendo dal mare non era una donna, era una dea. Le gocce d’acqua scivolavano sulla pelle abbronzata, il corpo perfetto, coperto solo da un bikini bianco si muoveva lentamente nel tentativo di guadagnare la riva sui grossi sassi accumulati sulla battigia.
Un braccio alzato brandiva una fiocina sulla quale era infilzato un polipo che palpitava ancora debolmente. La statuaria sub aveva i capelli raccolti e la maschera sul viso, si chinò per togliersi le pinne e mostrò i seni generosi a malapena trattenuti dal costume.
Francesco, che stava godendosi l’ultimo sole della giornata rimase folgorato dalla visione: “Caspita che bellezza!”, mormorò fra sé..
La seguì con lo sguardo mentre spariva dietro uno scoglio sperando che si togliesse l’attrezzatura per poterla vedere in volto, ma la misteriosa pescatrice si liberò della maschera troppo lontana da lui.
Il sole stava
tramontando, le ore più belle per godersi il mare erano proprio quelle della sera….si alzò
pigramente e s’incamminò verso la casetta che aveva affittato per un mese.
Francesco era un bell’esemplare di trentacinquenne stressato: soffriva d’insonnia, tachicardia, mal di stomaco con probabile ulcera duodenale, aveva in sé tutti i segnali per un esaurimento nervoso in agguato. Perciò, prima di cadere vittima del lavoro aveva detto stop e, invece di accettare gli inviti sugli yacht dei clienti aveva scelto quell’isola greca per starsene lontano dal suo mondo diventato troppo esigente. Si sentiva come un limone spremuto e almeno per quel breve periodo voleva vivere come aveva sempre sognato: amava il mare e un’isola in mezzo all’Egeo gli era sembrata perfetta per realizzare il suo sogno. Era partito solo senza telefonino, né radio e aveva preteso che, nella casa dove avrebbe trascorso le vacanze non ci fosse nemmeno la televisione. Si era portato dei libri i soli compagni che accettava in quel momento di ribellione verso una società che non riconosceva più ..Erano già dieci giorni che si trovava lì e il suo animo cominciava a trovare la pace che aveva perso, aveva imparato a stare bene con se stesso, passava le giornate in spiaggia, a rosolarsi sulla sabbia bianca o a fare delle belle nuotate nel mare cristallino, non sentiva il bisogno di altro…finché non vide quella Venere uscire dal mare: un’inaspettata apparizione che l’aveva colpito a tal punto che durante il ritorno non pensava che a lei.
C’erano pochi turisti sull’isola e quelli che frequentavano lo spicchio di mare dove andava di solito a leggere li conosceva ormai tutti, fra di loro non c’era nessuna donna che avesse le sembianze della bella pescatrice di polipi. “Mah!…la incontrerò ancora…sono curioso di sapere chi è…”, si disse.
Francesco era un bell’esemplare di trentacinquenne stressato: soffriva d’insonnia, tachicardia, mal di stomaco con probabile ulcera duodenale, aveva in sé tutti i segnali per un esaurimento nervoso in agguato. Perciò, prima di cadere vittima del lavoro aveva detto stop e, invece di accettare gli inviti sugli yacht dei clienti aveva scelto quell’isola greca per starsene lontano dal suo mondo diventato troppo esigente. Si sentiva come un limone spremuto e almeno per quel breve periodo voleva vivere come aveva sempre sognato: amava il mare e un’isola in mezzo all’Egeo gli era sembrata perfetta per realizzare il suo sogno. Era partito solo senza telefonino, né radio e aveva preteso che, nella casa dove avrebbe trascorso le vacanze non ci fosse nemmeno la televisione. Si era portato dei libri i soli compagni che accettava in quel momento di ribellione verso una società che non riconosceva più ..Erano già dieci giorni che si trovava lì e il suo animo cominciava a trovare la pace che aveva perso, aveva imparato a stare bene con se stesso, passava le giornate in spiaggia, a rosolarsi sulla sabbia bianca o a fare delle belle nuotate nel mare cristallino, non sentiva il bisogno di altro…finché non vide quella Venere uscire dal mare: un’inaspettata apparizione che l’aveva colpito a tal punto che durante il ritorno non pensava che a lei.
C’erano pochi turisti sull’isola e quelli che frequentavano lo spicchio di mare dove andava di solito a leggere li conosceva ormai tutti, fra di loro non c’era nessuna donna che avesse le sembianze della bella pescatrice di polipi. “Mah!…la incontrerò ancora…sono curioso di sapere chi è…”, si disse.
Come ogni sera cenò da Tonio, un siciliano residente
nell’isola da tanti anni:
“Buona sera dottore…cosa le diamo stasera?”.
“Buona sera dottore…cosa le diamo stasera?”.
Francesco lo guardò divertito, quell’ometto lo faceva
sorridere, indossava un grembiule che non si poteva dire proprio candido, che
gli arrivava fino ai piedi: era piccolo di statura e sembrava uno gnomo.
“Portami quello che vuoi…”, rispose.
“Abbiamo un polipo freschissimo…lo vuole assaggiare?”.
Davanti agli occhi del giovane apparve la donna uscita dalle
onde:
“Ne ho visto uno molto grande stasera…”, disse soprapensiero.
“Ce ne sono tanti in questo mare…allora glielo porto?”,
insistette Tonio,
Poco dopo arrivò con una terrina dalla quale sprigionava un
profumo delizioso:
“Ecco qua…assaggi…poi mi dirà se le è piaciuto”.
“Ecco qua…assaggi…poi mi dirà se le è piaciuto”.
Francesco gustò il cibo e richiamò il buffo siciliano:
“Fai i complimenti al cuoco…è veramente squisito,”.
“Fai i complimenti al cuoco…è veramente squisito,”.
“Veramente è una cuoca”, rispose l’uomo gongolante.
“C’è tua moglie in cucina?”.
“No…è mia nipote, sono contento che sia stato di suo
gradimento”.
Finito di cenare, Francesco salutò Tonio.
“Posso complimentarmi con la cuoca?”, disse, l’uomo sparì dietro la porta dove si celava la cucina, poco dopo apparve una ragazza bruna, con grandi occhi verdi:
“Posso complimentarmi con la cuoca?”, disse, l’uomo sparì dietro la porta dove si celava la cucina, poco dopo apparve una ragazza bruna, con grandi occhi verdi:
“Voleva me?”, chiese un po’ imbronciata.
Francesco rimase quasi intimidito da quello sguardo severo:
“Solo per dirle che ha cucinato benissimo”, disse infine e
non potè fare a meno di notare la chioma corvina che incorniciava un bel viso
sul quale spiccava la bocca carnosa e sensuale.
“La ringrazio”, rispose lei laconica e tornò dentro.
Nei giorni seguenti
ogni sera Francesco andava a mangiare il pesce in quella piccola trattoria del
siciliano e ogni volta doveva ammettere che quella ragazza ci sapeva fare
in cucina: nei suoi piatti c’erano tutti
i sapori di quella terra circondata dal mare..
“Come si chiama sua nipote?”; chiese a Tonio dopo aver
mangiato un meraviglioso piatto di spaghetti con gamberi:
“Maria”, rispose l’uomo.
“Maria”, rispose l’uomo.
“Non posso farle i complimenti perché ho visto che non li
gradisce, ma le dica ugualmente brava…da parte mia”.
Gli sarebbe piaciuto rivederla, Maria era una di quelle
ragazze che rimangono in mente, a Francesco piacevano le donne come lei, oltre
ad essere molto bella doveva essere anche molto dolce…forse un pochino
selvaggia.
L’incontrò un mattino
in piazza, mentre stava andando a comprare il giornale: la salutò e avrebbe
voluto fermarsi ma lei affrettò il passo e lo lasciò impalato a osservarla
mentre si allontanava..
“Che scorbutica”,. pensò, “sarà meglio lasciarla stare…mi
limiterò a frequentare la sua trattoria anche se quella ragazza
m’intriga”. Nella società che era
costretto a frequentare era abituato ad avere successo con le donne anche se
non ne aveva mai trovata una che gli facesse perdere la testa. Ma in quell’isola
tutto era diverso, più semplice, più naturale…si sentiva un uomo nuovo, anche i
suoi pensieri correvano senza freni, in libertà.
“Perché Maria è così scostante?”, chiese a Tonio la sera stessa. L’uomo si limitò a sorridere senza dare risposta, ma Francesco cocciuto continuò a rifare la stessa domanda. Finalmente l’ometto si degnò di rispondere:
“E’ qui da pochi mesi e non si è ancora abituata ….e poi, suo marito l’ha lasciata….sa in Sicilia quando una donna viene abbandonata ha finito di vivere…così si è ricordata dello zio Tonio ed è venuta ad aiutarmi…per mia fortuna, da quando c’è lei ho raddoppiato i clienti”, disse sorridendo maliziosamente.
“Perché Maria è così scostante?”, chiese a Tonio la sera stessa. L’uomo si limitò a sorridere senza dare risposta, ma Francesco cocciuto continuò a rifare la stessa domanda. Finalmente l’ometto si degnò di rispondere:
“E’ qui da pochi mesi e non si è ancora abituata ….e poi, suo marito l’ha lasciata….sa in Sicilia quando una donna viene abbandonata ha finito di vivere…così si è ricordata dello zio Tonio ed è venuta ad aiutarmi…per mia fortuna, da quando c’è lei ho raddoppiato i clienti”, disse sorridendo maliziosamente.
Francesco ascoltava interessato:
“Adesso capisco…forse la sua abilità ai fornelli è solo
rabbia repressa”, scherzò il giovanotto.
“Pensi che la sua è
solo passione…a casa era la segretaria di un avvocato, poi ha lasciato tutto
non ce l’ha fatta più a resistere alle malelingue”, confessò Tonio sottovoce.
“Devo ringraziare suo marito allora se in questi giorni ho
assaggiato i suoi piatti da grande chef…”, cercò di sdrammatizzare Francesco
vedendo l’ansia sul viso dell’oste.
Ogni tanto l’incontrava nelle vie anguste del paese,
camminava veloce con la borsa della spesa al braccio. Una volta la fermò: “Posso salutarla? Vengo tutte le
sere a gustare la sua cucina”, disse. Lei l’osservò e sorrise debolmente senza
dire una parola.
“Posso offrirle un caffè?”, continuò lui.
“Grazie, vado di fretta, non ho molto tempo…sarà per un’altra
volta”, rispose e lo guardò con quegli occhi profondi velati di malinconia.
Il giorno dopo stava mettendo in mare la barchetta che Tonio
gli aveva prestato per fare un giretto sul mare tranquillo, quando sentì dietro
di sé una presenza, si voltò e vide Maria :
“Ha bisogno di aiuto?”, gli chiese lei.
“Ha bisogno di aiuto?”, gli chiese lei.
“No…faccio da solo”, rispose mentre osservava stupefatto la
ragazza che aveva davanti: quel bikini e quel corpo erano gli stessi della
bella sub che aveva notato quella sera.
“Perché mi guarda così”, domandò lei rabbuiata.
“Maria!…Tu…tu sei la pescatrice di polipi?”, chiese il
giovane ancora scosso.
“Sì…e allora”, l’apostrofò lei visibilmente seccata.
“Ti ho visto uscire dal mare e non ti ho mai dimenticata”,
rispose lui tutto d’un fiato.
“Esagerato!”.
“Sarà stata la luce particolare….ma sembravi proprio una
visione”, confessò Francesco emozionato.
Rimasero a guardarsi leggermente impacciati:
“Ho visto che non hai bisogno di aiuto, io posso andare”,
disse lei rompendo quell’attimo di incanto che si era creato fra loro. Raccolse
da terra le pinne, la maschera e la fiocina, si tuffò e sparì alla vista di
Francesco che al vederla aveva provato la stessa emozione della prima volta.
Sotto l’acqua limpida
la guardava nuotare in cerca di prede, i movimenti lenti avevano una sinuosità
sensuale così attraente che si accorse di desiderare quel corpo come non gli
era mai successo prima. Si allontanò con la piccola barca e remò con forza :
cosa gli stava succedendo? Aveva sempre sorriso di quelli che si innamoravano
perdutamente, a lui non era mai successo. Le sue storie erano state delle
normalissime relazioni che si erano concluse pacificamente da ambo le
parti, non aveva mai conosciuto una
donna che avesse catturato il suo cuore come sentiva in quel momento. Forse la
vita semplice che stava vivendo l’aveva svelenito dai grovigli interiori dello
stress quotidiano, il suo animo era aperto a sentimenti più vitali e
appassionati. Lasciò i remi e si adagiò
sul fondo dell’imbarcazione, chiuse gli occhi, il sole sulla pelle bruciava, come
bruciava la passione che stava impossessandosi di lui. Tornò a riva sperando di
incontrare di nuovo Maria, ma non fu fortunato, la ragazza se n’era già andata
ignara di aver provocato con la sua sola presenza una rivoluzione nell’anima di
Francesco.
La sera stessa si recò tardi nel ristorante di Tonio e
prolungò la cena fino al momento di chiusura per avere l’occasione di parlare
con Maria.
“Non ha voglia di tornare a casa stasera?”, chiese l’oste,
meravigliato dal fatto di vederlo ancora seduto al tavolo.
“Sinceramente sto aspettando che sua nipote finisca di lavorare, vorrei
parlarle”, affermò Francesco. .
I minuti non passavano mai, avrebbe voluto dirle subito
quello che provava per lei, e quando finalmente riuscì a parlarle era così
emozionato che fece una grande confusione:
“Maria”, attaccò deciso, “ti volevo dire che…non so come
spiegarmi ma…insomma penso di essermi
innamorato di te irrimediabilmente….”, balbettò.
Alla fine di questo sconclusionato discorso, Francesco tirò
un grosso sospiro come se si fosse liberato da un enorme macigno. Maria invece
l’aveva ascoltato in silenzio, ma ,
anche se si sentiva attratta da lui, non poteva rispondergli come lui avrebbe
voluto….era troppo fresco lo smacco subito.
Prima di parlare sorrise e mise una mano sul suo braccio:
“Mi dispiace , non sono ancora pronta per ricominciare …purtroppo al mia fiducia negli uomini è svanita quando mio marito mi ha tradita…”, rispose debolmente.
“Mi dispiace , non sono ancora pronta per ricominciare …purtroppo al mia fiducia negli uomini è svanita quando mio marito mi ha tradita…”, rispose debolmente.
La delusione rabbuiò il viso di Francesco:
“Però ricordati che io non mollo e ti farò ricredere…voglio
averti per me e ti avrò”, affermò guardandola negli occhi.
Maria si sentì rimescolare dentro: Francesco le suscitava
tenerezza, così diverso dagli uomini della sua terra….quasi sprovveduto di
fronte ad una donna…
Intanto il mese di ferie stava per scadere, Francesco vedeva
con terrore i giorni trascorrere uno dopo l’altro senza poter fare nulla per
fermarli, di notte non riusciva a dormire: pensava a lei e pensava con angoscia
che doveva tornare alla vita in città, al suo lavoro di procacciatore d’affari,
in mezzo ai pescicani del commercio che non riusciva più ad accettare.
Mancava soltanto una settimana alla fine delle ferie, aveva
solo otto giorni per conquistare Maria; si rese conto che non gli bastavano e
allora…decise che non sarebbe più ripartito, per rimanere accanto a lei…Vivere
in quei luoghi gli aveva fatto capire che nella vita contavano altre cose e non
solo il denaro, aveva cominciato ad apprezzare la semplicità della gente del
posto che si accontentava di poco ed era felice. E il clima…l’aria pulita…il
mare …tutte cose che aveva dimenticato, poi se fosse riuscito anche ad entrare
nel cuore di Maria poteva dire di aver fatto la scelta giusta.
Comunicò la decisione a quella che avrebbe voluto fosse sua
donna con un mazzo di rose rosse:
“Ti desidero e ti amo immensamente…se mi vuoi rimango con te sull’isola…”, diceva il bigliettino d’accompagnamento.
“Ti desidero e ti amo immensamente…se mi vuoi rimango con te sull’isola…”, diceva il bigliettino d’accompagnamento.
Maria abbracciò i fiori e si stordì con il loro profumo, si
vestì con cura, si profumò e andò da lui:
“Sono qui…”, disse semplicemente.
“Sono qui…”, disse semplicemente.
Francesco non ci voleva credere! l’abbracciò così forte da farle
male:
“Grazie…ti amo e non ti voglio lasciare più”, disse con la voce spezzata.
“Grazie…ti amo e non ti voglio lasciare più”, disse con la voce spezzata.
“Non deludermi perché voglio essere tua per la vita…”,
sussurrò lei sulla sua bocca.
Francesco accarezzò con le mani tremanti quel corpo
flessuoso, e la passione scatenò i loro sensi.
“Ti sarò sempre vicino”,
mormorò lui, “lascerò tutto per te… il mio lavoro è già molto lontano….ormai la
mia vita è qui, in mezzo al mare.”.
Maria l’accarezzò sui capelli:
“Ti metteresti alla cassa della trattoria dello zio Tonio
mentre io sono tra i fornelli?”, gli chiese sorridendo.
“Certo…le cambieremo nome e la chiameremo ‘L’isola felice’”, rispose lui
abbracciandola.
FINE
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