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sabato 1 aprile 2017

L'ISOLA FELICE

 

 




 Quella che stava uscendo dal mare non era una donna, era una dea. Le gocce d’acqua scivolavano sulla pelle abbronzata, il corpo perfetto, coperto solo da un bikini bianco si muoveva lentamente nel tentativo di guadagnare   la riva sui grossi sassi accumulati sulla battigia.

 Un braccio alzato brandiva una fiocina sulla quale era infilzato un polipo che palpitava ancora debolmente. La statuaria sub aveva i capelli raccolti e la maschera sul viso, si chinò per togliersi le pinne e mostrò i seni generosi a malapena trattenuti dal costume. 

Francesco, che stava godendosi l’ultimo  sole della giornata rimase folgorato dalla visione: “Caspita che bellezza!”, mormorò fra sé.. 

La seguì con lo sguardo mentre spariva dietro uno scoglio sperando che si togliesse l’attrezzatura per poterla vedere in volto, ma la misteriosa pescatrice si liberò della maschera troppo lontana da lui.

 Il sole stava tramontando, le ore più belle per godersi il mare  erano proprio quelle della sera….si alzò pigramente e s’incamminò verso la casetta che aveva affittato per un mese. 
Francesco era un bell’esemplare di trentacinquenne stressato: soffriva d’insonnia, tachicardia, mal di stomaco con probabile ulcera duodenale, aveva in sé tutti i segnali per un esaurimento nervoso in agguato. Perciò, prima di cadere vittima del lavoro aveva detto stop e, invece di accettare gli inviti sugli yacht dei clienti aveva scelto quell’isola greca  per starsene lontano dal suo mondo diventato troppo esigente. Si sentiva come un limone spremuto e  almeno per quel breve periodo voleva vivere come aveva sempre sognato: amava il mare e un’isola in mezzo all’Egeo gli era sembrata perfetta per realizzare il suo sogno. Era partito solo senza telefonino, né radio e aveva preteso che, nella casa dove avrebbe trascorso le vacanze non ci fosse nemmeno la televisione. Si era portato dei libri i soli compagni che accettava in quel momento di ribellione verso una società che non riconosceva più ..Erano già dieci giorni che si trovava lì e il suo animo cominciava a trovare la pace che aveva perso, aveva imparato a stare bene con se stesso, passava le giornate in spiaggia, a rosolarsi sulla sabbia bianca  o a fare delle belle nuotate nel mare cristallino, non sentiva il bisogno di altro…finché non vide quella Venere uscire dal mare: un’inaspettata apparizione che l’aveva colpito a tal punto che durante il ritorno non pensava che a lei.
 C’erano pochi turisti sull’isola e quelli che frequentavano lo spicchio di mare dove andava di solito a leggere li conosceva ormai tutti, fra di loro non c’era nessuna donna che avesse le sembianze della bella pescatrice di polipi. “Mah!…la incontrerò ancora…sono curioso di sapere chi è…”, si disse.
Come ogni sera cenò da Tonio, un siciliano residente nell’isola da tanti anni:
“Buona sera dottore…cosa le diamo stasera?”.
Francesco lo guardò divertito, quell’ometto lo faceva sorridere, indossava un grembiule che non si poteva dire proprio candido, che gli arrivava fino ai piedi: era piccolo di statura e sembrava uno gnomo.
“Portami quello che vuoi…”, rispose.
“Abbiamo un polipo freschissimo…lo vuole assaggiare?”.
Davanti agli occhi del giovane apparve la donna uscita dalle onde:
“Ne ho visto uno molto grande stasera…”, disse soprapensiero.
“Ce ne sono tanti in questo mare…allora glielo porto?”, insistette Tonio,
Poco dopo arrivò con una terrina dalla quale sprigionava un profumo delizioso:
“Ecco qua…assaggi…poi mi dirà se le è piaciuto”.
Francesco gustò il cibo e richiamò il buffo siciliano:
“Fai i complimenti al cuoco…è veramente squisito,”.
“Veramente è una cuoca”, rispose l’uomo gongolante.
“C’è tua moglie in cucina?”.
“No…è mia nipote, sono contento che sia stato di suo gradimento”.
Finito di cenare, Francesco salutò Tonio.
“Posso complimentarmi con la cuoca?”, disse, l’uomo sparì dietro la porta dove si celava la cucina, poco dopo apparve una ragazza bruna, con grandi occhi verdi:
“Voleva me?”, chiese un po’ imbronciata.
Francesco rimase quasi intimidito da quello sguardo severo:
“Solo per dirle che ha cucinato benissimo”, disse infine e non potè fare a meno di notare la chioma corvina che incorniciava un bel viso sul quale spiccava la bocca carnosa e sensuale.
“La ringrazio”, rispose lei laconica e tornò dentro.
 Nei giorni seguenti ogni sera Francesco andava a mangiare il pesce in quella piccola trattoria del siciliano e ogni volta doveva ammettere che quella ragazza ci sapeva fare in  cucina: nei suoi piatti c’erano tutti i sapori di quella terra circondata dal mare..
“Come si chiama sua nipote?”; chiese a Tonio dopo aver mangiato un meraviglioso piatto di spaghetti con gamberi:
“Maria”, rispose l’uomo.
“Non posso farle i complimenti perché ho visto che non li gradisce, ma le dica ugualmente brava…da parte mia”.
Gli sarebbe piaciuto rivederla, Maria era una di quelle ragazze che rimangono in mente, a Francesco piacevano le donne come lei, oltre ad essere molto bella doveva essere anche molto dolce…forse un pochino selvaggia.
 L’incontrò un mattino in piazza, mentre stava andando a comprare il giornale: la salutò e avrebbe voluto fermarsi ma lei affrettò il passo e lo lasciò impalato a osservarla mentre si allontanava..
“Che scorbutica”,. pensò, “sarà meglio lasciarla stare…mi limiterò a frequentare la sua trattoria anche se quella ragazza m’intriga”.  Nella società che era costretto a frequentare era abituato ad avere successo con le donne anche se non ne aveva mai trovata una che gli facesse perdere la testa. Ma in quell’isola tutto era diverso, più semplice, più naturale…si sentiva un uomo nuovo, anche i suoi pensieri correvano senza freni, in libertà.   
“Perché Maria è così scostante?”, chiese a Tonio la sera stessa. L’uomo si limitò a sorridere senza dare risposta, ma Francesco cocciuto continuò a rifare la stessa domanda. Finalmente l’ometto si degnò di rispondere:
“E’ qui da pochi mesi e non si è ancora abituata ….e poi, suo marito l’ha lasciata….sa in Sicilia quando una donna viene abbandonata ha finito di vivere…così si è ricordata dello zio Tonio ed è venuta ad aiutarmi…per mia fortuna, da quando c’è lei ho raddoppiato i clienti”, disse sorridendo maliziosamente.
Francesco ascoltava interessato:
“Adesso capisco…forse la sua abilità ai fornelli è solo rabbia repressa”, scherzò il giovanotto.
 “Pensi che la sua è solo passione…a casa era la segretaria di un avvocato, poi ha lasciato tutto non ce l’ha fatta più a resistere alle malelingue”, confessò Tonio sottovoce.
“Devo ringraziare suo marito allora se in questi giorni ho assaggiato i suoi piatti da grande chef…”, cercò di sdrammatizzare Francesco vedendo l’ansia sul viso dell’oste.
Ogni tanto l’incontrava nelle vie anguste del paese, camminava veloce con la borsa della spesa al braccio. Una volta  la fermò: “Posso salutarla? Vengo tutte le sere a gustare la sua cucina”, disse. Lei l’osservò e sorrise debolmente senza dire una parola.
“Posso offrirle un caffè?”, continuò lui.
“Grazie, vado di fretta, non ho molto tempo…sarà per un’altra volta”, rispose e lo guardò con quegli occhi profondi  velati di malinconia.
Il giorno dopo stava mettendo in mare la barchetta che Tonio gli aveva prestato per fare un giretto sul mare tranquillo, quando sentì dietro di sé una presenza, si voltò e vide Maria :
“Ha bisogno di aiuto?”, gli chiese lei.
“No…faccio da solo”, rispose mentre osservava stupefatto la ragazza che aveva davanti: quel bikini e quel corpo erano gli stessi della bella sub che aveva notato quella sera.
“Perché mi guarda così”, domandò lei rabbuiata.
“Maria!…Tu…tu sei la pescatrice di polipi?”, chiese il giovane ancora scosso.
“Sì…e allora”, l’apostrofò lei visibilmente seccata.
“Ti ho visto uscire dal mare e non ti ho mai dimenticata”, rispose lui tutto d’un fiato.
“Esagerato!”.
“Sarà stata la luce particolare….ma sembravi proprio una visione”, confessò Francesco emozionato.
Rimasero a guardarsi leggermente impacciati:
“Ho visto che non hai bisogno di aiuto, io posso andare”, disse lei rompendo quell’attimo di incanto che si era creato fra loro. Raccolse da terra le pinne, la maschera e la fiocina, si tuffò e sparì alla vista di Francesco che al vederla aveva provato la stessa emozione della prima volta.
 Sotto l’acqua limpida la guardava nuotare in cerca di prede, i movimenti lenti avevano una sinuosità sensuale così attraente che si accorse di desiderare quel corpo come non gli era mai successo prima. Si allontanò con la piccola barca e remò con forza : cosa gli stava succedendo? Aveva sempre sorriso di quelli che si innamoravano perdutamente, a lui non era mai successo. Le sue storie erano state delle normalissime relazioni che si erano concluse pacificamente da ambo le parti,  non aveva mai conosciuto una donna che avesse catturato il suo cuore come sentiva in quel momento. Forse la vita semplice che stava vivendo l’aveva svelenito dai grovigli interiori dello stress quotidiano, il suo animo era aperto a sentimenti più vitali e appassionati.  Lasciò i remi e si adagiò sul fondo dell’imbarcazione, chiuse gli occhi, il sole sulla pelle bruciava, come bruciava la passione che stava impossessandosi di lui. Tornò a riva sperando di incontrare di nuovo Maria, ma non fu fortunato, la ragazza se n’era già andata ignara di aver provocato con la sua sola presenza una rivoluzione nell’anima di Francesco.
La sera stessa si recò tardi nel ristorante di Tonio e prolungò la cena fino al momento di chiusura per avere l’occasione di parlare con Maria.
“Non ha voglia di tornare a casa stasera?”, chiese l’oste, meravigliato dal fatto di vederlo ancora seduto al tavolo.
“Sinceramente sto aspettando che  sua nipote finisca di lavorare, vorrei parlarle”, affermò Francesco. .
I minuti non passavano mai, avrebbe voluto dirle subito quello che provava per lei, e quando finalmente riuscì a parlarle era così emozionato che fece una grande confusione:
“Maria”, attaccò deciso, “ti volevo dire che…non so come spiegarmi ma…insomma  penso di essermi innamorato di te irrimediabilmente….”, balbettò.
Alla fine di questo sconclusionato discorso, Francesco tirò un grosso sospiro come se si fosse liberato da un enorme macigno. Maria invece l’aveva ascoltato in silenzio,  ma , anche se si sentiva attratta da lui, non poteva rispondergli come lui avrebbe voluto….era troppo fresco lo smacco subito.
Prima di parlare sorrise e mise una mano sul suo braccio:
“Mi dispiace , non sono ancora pronta per ricominciare  …purtroppo al mia fiducia negli uomini è svanita quando mio marito mi ha tradita…”, rispose debolmente.
La delusione rabbuiò il viso di Francesco:
“Però ricordati che io non mollo e ti farò ricredere…voglio averti per me e ti avrò”, affermò guardandola negli occhi.
Maria si sentì rimescolare dentro: Francesco le suscitava tenerezza, così diverso dagli uomini della sua terra….quasi sprovveduto di fronte ad una donna…
Intanto il mese di ferie stava per scadere, Francesco vedeva con terrore i giorni trascorrere uno dopo l’altro senza poter fare nulla per fermarli, di notte non riusciva a dormire: pensava a lei e pensava con angoscia che doveva tornare alla vita in città, al suo lavoro di procacciatore d’affari, in mezzo ai pescicani del commercio che non riusciva più ad accettare.
Mancava soltanto una settimana alla fine delle ferie, aveva solo otto giorni per conquistare Maria; si rese conto che non gli bastavano e allora…decise che non sarebbe più ripartito, per rimanere accanto a lei…Vivere in quei luoghi gli aveva fatto capire che nella vita contavano altre cose e non solo il denaro, aveva cominciato ad apprezzare la semplicità della gente del posto che si accontentava di poco ed era felice. E il clima…l’aria pulita…il mare …tutte cose che aveva dimenticato, poi se fosse riuscito anche ad entrare nel cuore di Maria poteva dire di aver fatto la scelta giusta.
Comunicò la decisione a quella che avrebbe voluto fosse sua donna con un mazzo di rose rosse:
“Ti desidero e ti amo immensamente…se mi vuoi rimango con te sull’isola…”, diceva il bigliettino d’accompagnamento.
Maria abbracciò i fiori e si stordì con il loro profumo, si vestì con cura, si profumò e andò da lui:
“Sono qui…”, disse semplicemente.
  Francesco non ci voleva credere!  l’abbracciò così forte da farle male:
“Grazie…ti amo e non ti voglio lasciare più”, disse con la voce spezzata.
“Non deludermi perché voglio essere tua per la vita…”, sussurrò lei sulla sua bocca.
Francesco accarezzò con le mani tremanti quel corpo flessuoso, e la passione scatenò i loro sensi.
 “Ti sarò sempre vicino”, mormorò lui, “lascerò tutto per te… il mio lavoro è già molto lontano….ormai la mia vita è qui, in mezzo al mare.”.
Maria l’accarezzò sui capelli:
“Ti metteresti alla cassa della trattoria dello zio Tonio mentre io sono tra i fornelli?”, gli chiese sorridendo.
“Certo…le cambieremo nome e la chiameremo ‘L’isola felice’”, rispose lui abbracciandola.

 FINE









 

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