I due uomini stavano confabulando sulla panchina del parco, rimasero lì per una decina di minuti, poi si alzarono e ognuno andò per strade diverse dopo essersi detti: «A stasera».
La grande casa si
intravedeva attraverso gli alberi del parco, un’ombra leggera scavalcò il
cancello, tutto era immerso nell’oscurità di quella notte senza luna. L’uomo
che si trovava all’interno del giardino fece un cenno all’altro rimasto fuori:
«Dai, entra!», bisbigliò.
I due si
diressero verso la villa, al primo piano una finestra era semplicemente
accostata:
«Sei sicuro di
aver disattivato l’antifurto?
Soprattutto sei certo che siano partiti? », sussurrò ancora quello che
sembrava il capo prima di toccare la persiana.
«Stai tranquillo, apri», rispose l’altro.
Si introdussero
guardinghi facendosi luce con la pila:
«Vai avanti
tu….dov’è la cassaforte?».
«Seguimi, sposta
quel quadro, è là sotto».
«Dai, Rocco,
dammi la combinazione, sbrigati, prima ce ne andiamo meglio è, anche se la
villa è vuota.».
Il compare dettò
i numeri e poco dopo lo sportello blindato si aprì:
«Guarda qui che
tesoro!», esclamò il ladro tirando fuori dalla cassaforte un mazzetto di
banconote e una scatola di velluto nero che, aperta, rivelò il suo prezioso
contenuto: una parure di brillanti e smeraldi che al lume della torcia
luccicava come tante stelle nel buio, poi vennero fuori tanti altri gioielli:
bracciali, anelli di grande valore.
«Andiamocene
Joseph, sbrigati, metti tutto in borsa», sollecitò Rocco.
L’uomo rimise a posto il quadro e
attraversarono il salone per uscire, un movimento della pila illuminò una
maschera appesa sopra il camino:
«Quella cos’è?»,
chiese osservando interessato l’oggetto che l’aveva incuriosito.
«Lascia perdere è
un ricordo di famiglia…», rispose brevemente Rocco.
«Ma.. è d’oro?».
L’altro non
rispose ma Joseph insistette:«Dovresti saperlo, dopo tanti anni che sei qui a
fare il domestico».
«Sì, è d’oro, ma
non prenderla, porta sfortuna».
«Cosa vuoi che mi
importi della sfortuna, con questa ci facciamo un sacco di soldi».
Allungò una mano
per staccarla dal muro, la maschera, con l’espressione inquietante del clown,
sembrava fissarlo con gli occhi vuoti.
In quell’istante
la porta si aprì, una donna anziana, con i capelli bianchi scarmigliati e il
viso segnato da rughe profonde li stava guardando: indossava una lunga camicia
bianca.
«Quella no! è il
solo ricordo di mio figlio, potete prendere tutto ma quella no», urlò.
I due uomini la
guardarono impietriti, Joseph lanciò un’occhiata a Rocco come per chiedere «chi
è questa?», ma non fece tempo a parlare che la signora esclamò accendendo il
grande lampadario: «Rocco! Sei proprio tu», esclamò fissando lo sguardo
sull’uomo che cercava di nascondersi, «non avrei mai creduto che potessi fare
una cosa simile», aggiunse amaramente.
«Signora Teresa, mi perdoni… credevo fosse
partita con gli altri», balbettò confuso.
Intanto Joseph
aveva afferrato un candelabro sopra il caminetto e l’aveva sbattuto con forza
sul cranio della donna.La signora Teresa cadde, la testa insanguinata macchiò
il tappeto persiano, non uscì un lamento dalla sua bocca, gli occhi sbarrati
facevano paura, la morte l’aveva ghermita subito, senza farla soffrire.
Rocco,
terrorizzato fissava il corpo senza vita senza avere la forza di muoversi,
finalmente si scosse: «Cos’hai fatto…l’hai ammazzata!», sussurrò pietrificato.
«Mi dispiace, non
potevo fare altro, ti aveva riconosciuto…ma la colpa è tua, dovevi essere certo
che in casa non ci fosse nessuno», rispose freddo Joseph.
Rocco cominciò a
correre per raggiungere la porta d’uscita: «Io me ne vado, non voglio aver
niente a che fare con questa faccenda, dovevamo soltanto rubare, non
uccidere!…povera signora Teresa», correva singhiozzando mentre l’altro lo
seguiva cercando di raggiungerlo. :
«Tieni tutto, non
voglio niente, assassino!», sibilò il domestico voltandosi indietro, aprì il
cancello e sparì nella notte.
Joseph si
allontanò a sua volta turbato, ma non più di tanto, secondo lui era nel giusto:
se avesse lasciato in vita la donna avrebbe parlato e sarebbe stato arrestato,
così aveva ancora delle canches sperando che Rocco non spifferasse tutto
stravolto dall’omicidio non contemplato nel loro piano. Ma era andata così e
ora doveva pensare al da farsi. Rientrato in casa contò febbrilmente il
mucchietto di banconote, era una bella cifra, tanto da procurarsi un biglietto
aereo e sparire dalla circolazione. Ma la parure di brillanti e smeraldi, i
gioielli e la maschera d’oro che pesava parecchio gli avrebbero assicurato
un’esistenza tranquilla in un paese dove la vita costava poco.
Sapeva già dove
piazzare la refurtiva, se ne doveva disfare al più presto così poteva sparire
senza destare sospetti.
Il giorno
seguente, passando davanti all’edicola, la sua attenzione fu attratta dal
titolo in prima pagina del giornale locale: «Assassinata nella sua villa la
madre dell’industriale Mauri, forse a scopo di rapina. La cassaforte è stata
svuotata».
«Devo andarmene
subito, domani se posso», pensò coprendosi istintivamente il volto con le mani
e alzando il bavero della giacca, come per sfuggire a un eventuale
riconoscimento.
Corse per la
strada in preda all’ansia e impaurito, arrivò trafelato nella viuzza di case
popolari dove abitava il ricettatore. Salì le scale facendo i gradini due a
due, suonò il campanello impaziente di entrare e di finire, nel modo che voleva
lui, tutta quella faccenda che aveva preso , per colpa sua, una brutta piega.
L’ometto che gli venne a aprire lo squadrò da capo a piedi:
«Ancora tu? Cosa
mi porti questa volta?», disse sorridendo in modo sarcastico.
«Dai, fammi
entrare», disse stizzito Joseph mettendolo sgarbatamente da parte.
Si sedette sulla
poltrona bisunta e tirò fuori il malloppo.
«Guarda, devi
mettercela tutta, ho bisogno di cambiare aria», fece una pausa , «domani»,
concluse guardando in faccia il suo interlocutore per vedere l’effetto della
sua richiesta.
«Stai scherzando?
Prima di tutto guardiamo la roba, poi ti darò una risposta».
Infilò
nell’occhio destro la lente da orefice e cominciò a scrutare con calma gli
oggetti che mano a mano estraeva dalla borsa.
«Sì, questa volta
hai fatto un buon lavoro, si può ricavare un bel gruzzolo, per tutti e due.
Questa cos’è?», chiese tirando fuori dal fondo la maschera, «è splendida…ma ha
un’aria così lugubre che fa paura», disse serio.
Joseph sentì un
brivido percorrergli la schiena, in effetti da quando aveva preso quell’oggetto
era andato tutto storto.
«Non ci fare
caso, pensa piuttosto a ricavarne più che puoi», affermò deciso.
«O.K., lasciami
fare una telefonata e ti dò subito la risposta».
Si appartò e
tornò poco dopo:
«Lascia qui tutto
e vieni a mezzanotte, la persona che acquista arriva verso quell’ora», il tipo lo
fissò negli occhi.
Joseph rimise
tutto nella borsa e la richiuse:
«Non ci penso
proprio, devo lasciare qui questa roba? Mettiti nei miei panni, è troppo
preziosa per lasciartela in consegna. Cosa mi dai in garanzia?».
«Niente», rispose
secco l’altro, «prendere o lasciare, non hai altra scelta. Mi sbaglio o c’è di
mezzo un morto? Ho sentito una notizia che mi fa pensare a te e a quello che
contiene questa borsa.», la voce aveva il tono di chi ha il coltello per la
parte del manico.
Joseph impallidì:
«Cosa vuoi
fare?», chiese guardingo.
«Soltanto darti
la possibilità di tagliare la corda ma mi devi lasciare fare a modo mio»,
aggiunse senza tanti preamboli.
Il ladro ci pensò
un momento, con lentezza consegnò la sacca all’uomo.
«Prendi,
ricordati che se mi fai un brutto scherzo non ho nessun scrupolo a farti la
pelle, pensaci».
Il losco
individuo l’afferrò:
«Bene, vedo che
ci siamo capiti. Adesso puoi andare, ti aspetto stanotte».
Aprì la porta e invitò Joseph a uscire.
A Villa Mauri
avevano messo i sigilli, dopo aver rimosso il corpo della signora Teresa, la
casa era stata chiusa a disposizione della Polizia Scientifica per rilevare
eventuali impronte e cercare di ricostruire la dinamica dell’omicidio. Rocco,
come tutta la servitù era stato interrogato, aveva fatto molta fatica a
superare quei momenti, c’era stato anche un momento in cui avrebbe voluto
confessare tutto, ma si era fatto forza e aveva taciuto, per non rovinare la
vita della sua famiglia.
Però il rimorso l’attanagliava, si chiedeva perché si era lasciato convincere da quel delinquente che non aveva nulla da perdere. Purtroppo lui aveva il vizio del gioco, aveva azzerato l’esiguo conto in banca, fatto dei debiti per giocare ai cavalli, e si era rivolto agli strozzini per farsi prestare dei soldi. Una mossa sbagliata perché in breve il suo debito era arrivato alle stelle, non sarebbe mai stato in grado di saldarlo e si vedeva perduto: il baratro era davanti a lui per inghiottirlo.
Però il rimorso l’attanagliava, si chiedeva perché si era lasciato convincere da quel delinquente che non aveva nulla da perdere. Purtroppo lui aveva il vizio del gioco, aveva azzerato l’esiguo conto in banca, fatto dei debiti per giocare ai cavalli, e si era rivolto agli strozzini per farsi prestare dei soldi. Una mossa sbagliata perché in breve il suo debito era arrivato alle stelle, non sarebbe mai stato in grado di saldarlo e si vedeva perduto: il baratro era davanti a lui per inghiottirlo.
Aveva conosciuto
Joseph al bar, uno senza dimora, ladro di professione, che gli aveva proposto
la rapina in villa in cambio della metà del bottino. Quante notti in bianco
aveva passato prima di decidersi a accettare! Ma l’incubo dei creditori lo
perseguitava, anche perché era stato minacciato più volte, così aveva messo a
tacere la sua coscienza e si era buttato, ma non era un malfattore, era un uomo
disperato che in quel momento non vedeva altra via d’uscita. Ma non avrebbe mai
voluto assistere alla morte la sua padrona, uccisa anche per colpa sua. Non si
dava pace. Dalla notte del delitto non era stato più capace di dormire, la
visione della signora Teresa sul tappeto lo perseguitava, di giorno era costretto
a assistere al dolore della famiglia, attanagliato dal rimorso di essere stato
complice di chi l’aveva ammazzata.
Intanto Joseph
cercava di passare le ore che lo dividevano dall’appuntamento pensando a come
andarsene, se fosse rimasto l’avrebbero sicuramente beccato, aveva capito che
Rocco era debole non aveva la tempra del delinquente come lo era lui e, prima o
poi avrebbe ceduto.
Entrò in
un’agenzia e chiese informazioni sul viaggio per Santo Domingo, seppe il costo
del biglietto aereo e l’orario di partenza: tutto era fattibile e possibile se
andava a buon fine la vendita della refurtiva.
Per Joseph venne
finalmente il momento che aspettava, a notte fonda si recò nella viuzza
malfamata, percorse la stradina guardandosi attorno, non c’era anima viva. Prima
di arrivare alla casa del ricettatore c’era un portico, mentre lo attraversava
gli sembrò di intravedere la sagoma di una persona vestita di bianco, sembrava
una donna. Si fermò impaurito poi prese a correre per allontanarsi in fretta,
un bagliore lo colpì, si mise una mano sugli occhi, ma quando la tolse la
visione era scomparsa. La strada era di nuovo deserta. Da quel momento un gelo
gli entrò nelle vene, cominciò a tremare. Arrivò al portone e si fece aprire:
arrivò trafelato in cima alle scale:
«Allora?», chiese
ansioso. Era cereo in volto.
«Vieni, è tutto
concluso, i soldi ci sono», rispose l’altro, «ma…non stai bene? E’ successo
qualcosa?»
Joseph tentò di
riprendersi , un respiro di sollievo gli sollevò il petto.
«Dammi quello che
mi viene, così me ne vado subito», voleva andarsene, il malessere non accennava
a diminuire.
L’uomo gli
consegnò una busta gonfia: «Ecco, è più di quanto ti aspettassi», disse.
Joseph contò rapidamente le banconote, un sorriso gli illuminò il viso.
«Bravo», disse ,
«sei stato grande, adesso me ne posso andare a fare la bella vita».
Corse a casa a
fare le valigie, poi si buttò sul letto sfinito, spense la luce e cercò di
dormire.
Nel buio della
stanza un’ombra bianca, luminescente, si avvicinò al letto, era una figura femminile
avvolta in una veste bianca, uguale a quella che gli era apparsa sotto il portico.
Una maschera d’oro le copriva il viso.
«Chi sei?»,
mormorò l’uomo mentre il cuore impazzito perdeva il ritmo.
La donna si
scoprì: il viso rugoso di Teresa lo fissò con ostinazione finché lui non si
sentì soffocare.
Rocco intanto stava andando a costituirsi: preferiva andare in galera, ma non poteva vivere con il peso del rimorso. Raccontò tutto, poco dopo la sirena della polizia scuoteva l’aria del rione popolare dove abitava Joseph. Lo trovarono sul letto, morto d’infarto con il viso coperto dalla maschera d’oro del clown.
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