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domenica 4 dicembre 2016

RITORNO AL PASSATO



La penombra della chiesa diede a Fred un senso di pace, proseguì lentamente lungo la navata centrale con lo sguardo rivolto agli affreschi: tanti secoli d’arte, rappresentati su quei muri ricchi di storia, lo attraevano e l’affascinavano; camminava così assorto che non si accorse di un’impalcatura davanti a un altare. Per poco non andò a sbattere contro un tubo di ferro che reggeva le assi.

“Attento!”, una voce di donna proveniente dall’alto, lo fece sobbalzare. 

Appollaiata su un sostegno di legno c’era una ragazza intenta a dipingere.

“Buon giorno”, continuò la pittrice, “ non è colpa sua…la chiesa è un po’ buia. Si è fatto male?”.

“Niente di rotto, la ringrazio, ma…cosa fa lassù?”, chiese Fred sorpreso, poi si rese conto di aver fatto una domanda inutile, infatti, la giovane donna si mise a ridere:

“Non sto contando i buchi nel muro, sto restaurando un affresco del Trecento che sta perdendo colore….”, disse divertita.

“Mi scusi se ho interrotto il suo lavoro….”, Fred fece per allontanarsi, ma la ragazza lo fermò:

“Aspetti…ho finito”, esclamò asciugando il pennello in uno straccio.

Fred vide le gambe snelle scendere agilmente la scala e poco dopo gli era vicina.

Nella luce fioca che filtrava dai finestroni istoriati, i lineamenti del viso della giovane donna erano come sfocati,  ma Fred, appena la vide provò un brivido lungo la schiena: rivide in lei Maria, l’unico grande amore della sua gioventù, la ragazza che l’aveva stregato quando frequentava la scuola d’arte all’Università di Perugia. Stessi capelli neri, corvini, stessi occhi brillanti come diamanti, soprattutto il sorriso era lo stesso.

 “Come ti chiami?”, chiese subito Fred.

“Elisa”, rispose lei stupita.

“Sei giovanissima”; continuò lui sempre con lo sguardo fisso sul viso della ragazza.

“Non molto, ho ventiquattro anni “, rispose Elisa chinandosi sulla scatola dei colori per chiuderla.  

“Scusami…”, riprese Fred, “ma mi ricordi qualcuno che ho conosciuto tanti anni fa. Non mi sono ancora presentato, mi chiamo Adams…Fred Adams”, allungò una mano e prese fra le sue quella sottile e asciutta della giovane donna. 

“Dall’accento sembra straniero…americano forse?”, disse Elisa.

“Sono californiano, ma ho vissuto molto in Italia…proprio qui, a Perugia”.

“Infatti parla molto bene la nostra lingua”

 La ragazza si tolse lentamente il camice, la maglietta attillata che portava sopra i jeans metteva in risalto il seno prosperoso e la vita sottile:

“Se vuole continuare il giro le faccio da guida”, disse insinuante.

Fred restò un attimo perplesso, ormai la voglia di visitare la chiesa gli era andata via:

“Non importa”, rispose, “andiamo fuori , è una bella giornata”.

 Usciti sul sagrato, il sole gli fece strizzare gli occhi, si voltò a guardare meglio la sua compagna: vista alla luce la somiglianza non era poi tanta, gli rimaneva però dentro l’emozione provata in un primo momento.

Nell’attimo in cui gli sembrava di aver rivisto Maria era tornato indietro di vent’anni: la passione che aveva provato per lei non si era più ripetuta nel corso della sua vita. Aveva conosciuto molte donne, si era sposato e separato, ma lei era rimasta sempre in fondo al cuore. Quando, finiti gli studi  era tornato a casa, una parte di lui era rimasta in Italia. Quante volte aveva pensato a lei…ai loro incontri appassionati, al suo corpo, ai suoi occhi che avevano una luce particolare quando gli diceva “ti amo”. Tante volte era stato tentato di lasciare tutto e di tornare in Umbria, ma il suo destino era un altro…e si era rassegnato a malincuore. Ora che finalmente era tornato avrebbe voluto cercarla, ma perché poi farsi del male?, L’avrebbe trovata con figli e marito, con altri occhi, con altro sorriso. E allora aveva ricacciato dentro di sé la voglia di rivederla.  Ma  quel giorno, la ragazza che trotterellava accanto a lui aveva scatenato tanti sentimenti repressi.

La guardò con simpatia: portava a tracolla la cassetta del suo lavoro e cercava di stargli dietro saltellando sulle scarpe da ginnastica.

“E’ da molto che fai questo mestiere?”, chiese infine Fred dopo averla osservata a lungo.

“Non ho trovato di meglio…ma devo dire che mi piace”, rispose lei con un sorriso accattivante. “Sono diplomata all’ Accademia e spero sempre di trovare una sistemazione migliore”.

Camminarono lungo il viale in discesa ombreggiato da grandi platani, arrivati a un bivio Elisa si fermò:

“Sono quasi arrivata,  grazie per avermi accompagnato.  Mi ha fatto molto piacere fare la sua conoscenza”,  disse appoggiando la borsa a terra.

“Ci lasciamo così?…Mi piacerebbe rivederti”, disse Fred.

“Se vuole  sa dove trovarmi, ho ancora qualche mese di lavoro nella chiesa”, rispose lei. Un lieve sorriso  scoprì i piccoli denti irregolari che la facevano sembrare ancor più giovane.

 Si allontanò con passo agile,  inseguita dallo sguardo compiaciuto dell’uomo.

Fred si recò in albergo con l’animo leggero ripensando al piacevole incontro con quella ragazza che gli aveva suscitato tanti ricordi.

Il professor Adams critico d’arte e professore universitario, era venuto in Italia per acquistare un quadro antico, attribuito a Piero della Francesca, che faceva parte di una collezione privata: il proprietario del dipinto aveva deciso di metterlo all’asta per ragioni economiche e l’indomani ci sarebbe stato l’evento più atteso dell’anno dagli intenditori d’arte.

Quando Fred raggiunse il posto che gli era stato assegnato, la sala era gremita e molti occhi lo seguirono: l’americano era atteso e nello stesso tempo temuto perché si sapeva che avrebbe combattuto per avere a tutti i costi quel quadro.
Il battitore cominciò l’asta: gli oggetti e i quadri messi al bando non interessavano Fred, mentre aspettava che venisse il suo momento si guardò intorno per osservare il pubblico presente.  La sua attenzione fu attratta da una figura femminile che stava in piedi in fondo alla sala, si voltò per guardare meglio e, con sua sorpresa, riconobbe Elisa.
 Le fece un cenno e lei rispose abbassando la testa come per dire “ho capito, ci vediamo dopo”. Fred non ebbe più il tempo per avvicinarla perché cominciò l’asta che lo interessava: le offerte si susseguivano rialzando il valore del dipinto in breve tempo, finché il prezzo divenne quasi proibitivo, a quel punto Fred alzò la mano e si aggiudicò il prezioso quadro.

Molti compratori si congratularono con lui , ma mentre  riceveva i complimenti il suo pensiero era altrove: voleva rivedere Elisa, forse non se n’era ancora andata.

Infatti la ragazza, appoggiata a una colonna, seguiva tutti i suoi movimenti e, quando si accorse che ormai l’asta era conclusa, cercò di attirare l’attenzione con un cenno della mano. Fred l’ammirò da lontano: la gonna corta metteva in mostra le gambe snelle e ben fatte, il caschetto di capelli scomposti la faceva sembrare ancor più ragazzina. Il professor Adams aveva esattamente il doppio degli anni di Elisa, proprio per questo era attratto da quella creatura che gli ricordava la gioventù ormai lontana.

“Complimenti”, disse lei, “ha battuto tutti, è stato un colpo da maestro”.

“Grazie ma…come mai sei qui?”, domandò Fred.

“Il restauro può aspettare, dopo tanti secoli, giorno più, giorno meno non cambia niente”, scherzò Elisa, “ quest'asta era attesa, ero curiosa di vedere come sarebbe andata a finire anche se sapevo che l’avrebbe spuntata lei”.

“Posso chiederti di darmi del tu?”; chiese il professore.

“Avrò qualche difficoltà in un primo tempo…”, rispose lei.

“Perché sono troppo vecchio?”, incalzò il professore passandosi una mano sui capelli.

“Forse…”, cinguettò la ragazza con civetteria, “comunque sto scherzando, le tempie grigie mi hanno sempre affascinata”, concluse sorridendo divertita.

“Vogliamo chiudere in bellezza la giornata con una cena in collina?”, propose lui sperando di ottenere una risposta affermativa.

 Lei lo fissò per un istante:
 “Gran bella idea…”, esclamò , “sai già dove andare?”.

“Lascio fare a te, ormai è passato troppo tempo e i ricordi delle cene con una bella ragazza sono sbiaditi”.

“Però devi darmi il tempo di cambiarmi, se mi dici dove sei alloggiato,  ci troviamo fra un’ora”.

Quando si rividero  la ragazza aveva completamente cambiato look: indossava un vestito di raso rosso, lungo fino alla caviglia, sopra le spalle nude aveva uno scialle nero con lunghe frange annodato sapientemente sulla spalla destra. Uscì dall’utilitaria  mostrando le belle gambe abbronzate, portava sandali di vernice nera che mettevano in evidenza i piedi nudi con le unghie laccate di rosso. Fred aveva visto allontanarsi una ragazzina e si trovava davanti una donna affascinante.

Elisa indicò la vettura che tradiva i segni del tempo, le ammaccature sulla carrozzeria ormai non si contavano più: “Dai, vieni, se non ti disturba salire su questa vecchia carretta”, esclamò appena vide Fred uscire dalla porta dell’albergo.

“Dove mi porti?”, chiese subito lui accomodandosi sul sedile.

“Fidati…vedrai che ti piacerà”, mise in moto il motore e si diresse fuori città.

Era un tramonto tenue fra le colline che conservano l’austera fisionomia medievale propria di tutta la campagna umbra, ricca di torri e chiese, di bastioni, archi, dove si ritrova quel filo magico di storia e di cultura che unisce tutto il paesaggio. La macchina percorreva le stradine tortuose e anguste, ognuno era intento ai propri pensieri. L’uomo si chiedeva come mai era lì, con quella ragazza che poteva essere sua figlia, per la quale aveva provato subito un’irresistibile attrazione.     

Lei guidava attenta alla strada, a un tratto, dietro una curva apparve un castello difeso agli sguardi da alberi secolari. Elisa si fermò: “Ecco, siamo arrivati”, affermò sorridendo, felice di scorgere nello sguardo di Fred la sorpresa e l’ammirazione per il luogo incantevole dal quale emanava un’aura di fiaba, di suggestione di principi e leggende e d’incanto di epoche remote.

 “E’ fantastico…non avevo mai visto un posto così bello!”, esclamò entusiasta.

 Nella sontuosa sala da pranzo arredata con gusto e ricercatezza aleggiava la magia degli antichi banchetti; mangiarono una minestra di farro e della carne con tartufo nero, assaggiarono un prezioso olio d’oliva sulle fette di pane casereccio, il tutto annaffiato dal favoloso vino delle colline umbre.

Quella sera Fred notò di nuovo la somiglianza con Maria, avere davanti a sé quella ragazza era come tornare a essere lo studente di tanti anni prima, era come fare un tuffo nel passato e rivivere le sensazioni di allora.

 Durante il pranzo Elisa si mostrò in tutta la freschezza della sua giovane età:  cominciò a ridere, resa euforica dai bicchieri bevuti senza curarsi degli sguardi di disapprovazione che provenivano dai tavoli vicini. Fred la lasciava fare divertito, la guardava mangiare di buon appetito trangugiando i bocconi con avidità, gli occhi scuri luccicavano sotto la luce fioca dei lampadari che sembravano antiche torce; l’atteggiamento della ragazza lo metteva di buon umore.

“Con chi sei venuta qui?”, domandò lui curioso

“Qui sono di casa”, rispose lei inaspettatamente. “Guardati intorno”, l’invitò, “ti piacciono i quadri alle pareti?”, chiese poi.

Fred si accorse che tanti dipinti ornavano la sala, erano quadri d’ispirazione classica, molto belli, con i colori sfumati e una notevole tecnica di pittura.

“Di chi sono?”, chiese.

“Li ho dipinti io”, rispose lei, “ti piacciono? Tu te ne intendi, il tuo giudizio è molto prezioso…ma devi dirmi la verità”.

Fred rimase ancora per qualche secondo a fissare le opere appese:
“Sono molto belli”, disse poi, “hai l’arte dentro di te…”, aggiunse con convinzione.

 Un ragazzo bruno, di aspetto piacevole ma con la faccia segnata da una cicatrice che gli attraversava la guancia, si diresse verso il loro tavolo:

“Ciao Elisa, come stai ?”, chiese chinandosi verso di lei. La ragazza sobbalzò e un’ombra passò nei suoi occhi, cambiò improvvisamente espressione e divenne seria.

“Va tutto bene”, rispose fissando in viso il suo interlocutore.

“Sono contento per te”, mormorò questi a voce bassa, “a presto”, concluse lanciando uno sguardo al professore che assisteva immobile al dialogo.

“Chi è?”, chiese Fred curioso.

“Fabio, un amico”, e non aggiunse altro, poi cambiando tono aggiunse: “la cena è stata ottima, vogliamo andare?”.

Uscirono nella notte, le nuvole avevano improvvisamente coperto il cielo, l’aria si era fatta più fresca, di lontano si udiva il brontolio del tuono e qualche lampo attraversava il cielo oltre la collina.

“Sta per venire il temporale”, disse Elisa rabbrividendo stringendosi nello scialle di ciniglia, “sarà meglio affrettarci”.

Ripercorsero la strada velocemente, a ogni curva Fred si aggrappava ai sedili; lei se ne accorse e scoppiò a ridere: “Stai tranquillo, conosco la zona, ti porto sano e salvo all’hotel”.

Arrivati a destinazione Elisa frenò bruscamente davanti alla porta girevole dell’albergo: “Eccoti arrivato”, disse allegramente,“hai visto? non è successo niente…”

Scesero dalla vettura e lei propose: “Non mi inviti a prendere un drink?”.

Fred non rispose, era attratto da lei, ma non voleva che quella piacevole serata si concludesse come una squallida avventura.

“Allora?”, incalzò lei.

“Va bene”, rispose l’uomo senza molta convinzione.

Salirono nella suite, Fred andò verso il piccolo frigo-bar, lei si accomodò in una poltrona di velluto verde.

“Cosa prendi?”, disse lui.

“Qualsiasi cosa va bene…purché la beviamo insieme”, affermò Elisa togliendosi lo scialle. Indossava un vestito che lasciava le spalle nude, e metteva in evidenza la scollatura.

Il professor Adams fece appello a tutto il suo self-control per comportarsi come un gentiluomo.

“Quando parti?”, chiese Elisa spostandosi dalla poltrona e andando a sedersi accanto a lui sul piccolo divano.

 “Domani sera”, rispose Fred, “ormai il mio compito è finito…mi dispiace lasciare l’Italia ancora una volta…e mi spiace di più lasciare te. Ma spero di tornare a rivederti presto”.

 “Lo spero anch’io…ma il quadro?…l’hai già con te?”.

“Vedi quella valigetta di pelle nera?  Il dipinto sarà racchiuso lì dentro, domani vado a ritirarlo alla casa d’aste, fortunatamente è di piccole dimensioni così posso portarmelo appresso in aereo”, disse mostrando alla ragazza un piccolo bagaglio. “L’ho acquistato qui, in quella valigeria che c’è sulla piazza del duomo”, aggiunse riponendo la valigia sul tavolo.

“Stai molto attento…secondo me è rischioso viaggiare con un simile tesoro”, disse Elisa .

“Non è la prima volta, ci sono abituato…ma ora parliamo di te, cosa farai?”, chiese guardandola negli occhi.

“Ti penserò”, rispose lei avvicinando il viso al suo. Fred si trovò la bella bocca invitante a pochi centimetri dalla sua, la tentazione era forte, chiuse gli occhi…ma poi si ritrasse.

“E’ tardi”, sussurrò, “dobbiamo salutarci”.

Elisa si alzò di scatto:
 “Va bene…allora arrivederci alla prossima asta”, disse seccamente.

Il professor Adams si diede dell’imbecille quando l’accompagnò alla porta.
+++

La sera in cui Fred Adams partì era chiara e tranquilla, il temporale del giorno prima aveva pulito il cielo, il professore era in coda davanti al check-in, la valigetta nera era saldamente nelle sue mani. A un tratto si  sentì chiamare, si voltò: Elisa era in fondo al salone delle partenze che stava correndo verso di lui:

“Che ci fai qui?”; disse Fred stupito.

“Sono venuta a salutarti”, rispose lei buttandogli le braccia al collo. Fred sentì il tepore del corpo giovane di lei sul suo petto, la strinse con calore abbandonando la valigetta ai suoi piedi.

Rimase così per qualche secondo, felice di poterla stringere fra le braccia, quello che avrebbe voluto fare la sera prima ma che si era negato soltanto per ragioni di buon senso.

Elisa gli scoccò un bacio sulla guancia:

“Arrivederci professore…torna presto!”, esclamò. Intanto era arrivato il turno di Fred e a malincuore dovette lasciarla.

 Si voltò e gli sembrò di riconoscere in un giovanotto che si allontanava velocemente qualcuno che aveva già visto: quel tale che aveva salutato Elisa al ristorante. Non fece caso alla circostanza, anche perché c’era talmente tanta gente in aeroporto che avrebbe potuto confondersi.

 Salì’ sull’aereo, ma avrebbe voluto scendere per tornare indietro e correre verso di lei.                          

(continua)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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