La tavola da surf s’inerpicava
sull’onda per poi precipitare con forza alla ricerca di un altro cavallone.
Federico aveva l’adrenalina a mille, andare su e giù sulle creste spumeggianti
lo rendeva euforico, a ogni caduta
sentiva lo stomaco salire quasi in gola, era così eccitante che avrebbe voluto continuare all’infinito. Si
accorse di non essere il solo surfista, poco più avanti uno stupendo esemplare
di donna si destreggiava con abilità sulla tavola, rimanendo sempre in piedi,
al contrario di lui che spesso andava sotto annaspando
faticosamente per poi risalire e cercare rimettersi dritto. Ad un tratto,
un’onda più forte delle altre lo sbatté giù ricoprendolo, sommerso dall’acqua
stava quasi per affogare, con un colpo di reni riuscì a tirarsi fuori e a
raggiungere la riva. Uscì sfiancato e barcollante mentre la bella figliola che
aveva notato poco prima lo raggiunse preoccupata.
Lui stava borbottando parole
irripetibili contro l’impetuoso mare di Ipanema che l’aveva sbattuto sulla battigia
come uno straccio vecchio.
La giovane donna si avvicinò e
sorrise, se imprecava voleva dire che era in buona salute:
“Sei italiano?”,
chiese con un forte accento brasiliano.
“Sì, non si vede?”, rispose lui
stupito.
“Ho sentito che ce l’avevi con il
mio mare, anzi gliene hai dette di tutti i colori, nessuno di noi carioca si
permetterebbe di insultarlo ”, disse lei leggermente risentita.
“Per forza, sono quasi annegato,
non mi aspettavo onde così alte”, affermò Federico passandosi una mano sulla
fronte insabbiata.
“Bisogna saperlo prendere per il
verso giusto, voi turisti arrivate qui e vi buttate subito a cavalcare le
onde…e poi succedono cose così, come quello che è successo a te”.
Federico la stava osservando mentre
parlava, il suo sguardo percorreva quel corpo di donna da capo a piedi soffermandosi sui punti più interessanti, e venne nella conclusione
che quella ragazza era proprio bella. Il bikini non nascondeva nulla: le gambe
lunghe e snelle, la vita stretta e il seno prorompente: con la pelle ambrata
cosparsa di goccioline brillanti e la massa di capelli neri un po’ appiccicata
al viso, sembrava una creatura marina, una sirena emersa dagli abissi.
Federico, affascinato da tanta
bellezza era come imbambolato, si riscosse solo quando lei gli propose di
andare a bere qualcosa per riaversi dallo spavento.
“E tu, come mai parli italiano?”,
domandò lui mentre sorseggiava una bibita fresca appollaiato sullo sgabello del
bar della spiaggia all’ombra di una tettoia di paglia.
“Mio nonno è venuto in Brasile
per fare fortuna, ha incontrato la nonna ed è rimasto. Mia madre mi ha
insegnato la lingua perché diceva che non bisogna mai perdere le radici”.
“Se la nonna era bella come te,
lo capisco”, rispose Federico
lanciandole un’occhiata da intenditore, “a proposito come ti chiami?”, domandò.
“Paula…e tu?”.
“Federico”, allungò una mano per stringere quella di lei che tenne a lungo fra le sue.
La ragazza arrossì e la ritrasse con grazia per rispondere a un uomo che
l’aveva chiamata:
“Vengo subito”, si volse verso Federico, “scusa ma devo
andare”, disse in fretta alzandosi.
Lui avrebbe voluto trattenerla ma non ne
ebbe il coraggio, però, prima che lei se ne andasse le chiese se poteva
rivederla, “magari domani sulla spiaggia”, azzardò.
Paula scosse la testa, “Non so,
vedremo, non ti prometto nulla”, e se ne andò con quel tale.
Federico Marini, trentacinquenne,
agente teatrale, reduce da un difficoltoso divorzio che l’aveva distrutto sia fisicamente che
moralmente, era letteralmente fuggito dai luoghi che gli ricordavano la sua sconfitta per arrivare a Rio de Janeiro in
compagnia di un amico, aveva previsto un periodo di vacanza e già che era sul
posto era intenzionato a cercare nuovi talenti: fra i brasiliani c’era sempre
qualcuno che valeva la pena di ascoltare. Così aveva preso una vettura a
noleggio e scorrazzava da Copacabana ad Ipanema, fermandosi sulle spiagge di
sabbia bianca lambite dall’oceano blu, faceva
surf sulle onde gigantesche, si
sdraiava al sole e pensava che in fin dei conti la vita era bella anche se la
moglie l’aveva tradito con il suo migliore amico.
Con Andrea, suo compagno di viaggio, finiva la
giornata in qualche locale notturno, si stordiva al suono del samba, conosceva
qualche ragazza che si portava in albergo, dopotutto bisognava continuare a
vivere!
Dopo aver conosciuto Paula,
Federico non pensava ad altro, ritornò sulla spiaggia di Ipanema, nello stesso
stabilimento balneare, al medesimo bar per chiedere di lei.
Il
barista stava preparando i cocktails, i bicchieroni di liquido verde,
dove navigavano pezzi di frutta esotica erano pronti sul banco in attesa di un
gruppo di turisti che doveva arrivare per l’aperitivo:
”Chi? Quella ragazza del surf? E’
la prima volta che viene qui, non l’avevo mai vista prima, non so neppure come
si chiama”, rispose continuando a mescere.
“ Mi ha detto di chiamarsi Paula,
era in compagnia di un uomo bruno con i baffi”, insistette Federico nella
speranza di scoprire qualcosa su di lei.
Ma non riuscì a saperne di più:
“peccato”, pensò, mi sarebbe piaciuto rivederla”, ma poi si mise il cuore in
pace e continuò la vacanza, mancavano pochi giorni al rientro e aveva ancora
molto da scoprire in quella città enorme, caotica eppure bellissima. Con Andrea,
decisero di andare sul Corcovado dove sorge la statua del Cristo Redentore;
presero la funicolare, attraversarono la foresta tropicale e si trovarono sulla
cima, di lassù la visione della città era una cosa indimenticabile.
Con altri gruppi di turisti stavano
ammirando il panorama mozzafiato, quando Federico ebbe un balzo, aveva visto
Paula, in compagnia di un tale che, dal vestito che portava, non poteva che
essere un americano in vacanza: bermuda cachi e camicia a vistosi fiori, l’uomo
era sulla cinquantina e teneva stretta la ragazza accanto a sé. Lei ogni tanto
gli sorrideva.
“Paula”, esclamò, ma la giovane
appena lo scorse cercò andarsene, trascinò con sé il suo accompagnatore e salì
di corsa sulla funicolare che stava tornando indietro.
Federico non fece in tempo a raggiungerla, e
si limitò a guardare il trenino a cremagliera che portava a bordo Paula e
quell’uomo. “E’ lei?”, gli chiese Andrea che sapeva tutto dell’incontro sulla
spiaggia e della bellezza statuaria della brasiliana, l’amico l’aveva stordito
di particolari e ormai era come se la conoscesse di persona.
“Non ne sono sicuro”, disse
soprapensiero, “se fosse stata lei mi avrebbe salutato”, concluse.
Andrea lo guardò con
sufficienza: “Magari quello era suo marito,
tu che ne sai?”.
“Non può essere, era vecchio e
brutto, lei è così bella!”, con lo sguardo sognante guardò l’orizzonte.
“Ehi, svegliati, la funicolare sta
per scendere, se non ci affrettiamo rimaniamo sul Corcovado”, disse Andrea
prendendo l’amico per la manica.
Passò ancora qualche giorno e a
Federico ogni tanto tornava alla mente Paula, la sua bellezza l’aveva talmente
colpito che avrebbe dato qualsiasi cosa per ritrovarla. Però il tempo era
trascorso e il biglietto di ritorno era per l’indomani..
“Siamo arrivati all’ultima sera, andiamo in un
night di Copacabana, le notti qui sono calde in tutti i sensi, non mi voglio
perdere nemmeno un minuto”, disse Andrea.
I due uomini si prepararono con
cura ed uscirono: sulla lunga passeggiata del lungomare con il pavimento di
pietre a onde bianche e nere famoso in tutto il mondo, non c’era che
l’imbarazzo della scelta. La movida brasiliana prendeva vita negli innumerevoli
locali notturni dove ci si scatenava a ritmo di salsa e samba. Federico e Andrea entrarono al “Barman Club”
un locale esclusivo dove i turisti e la buona borghesia della città si
mischiavano con il solo scopo di divertirsi. I due amici si sedettero vicini
all’orchestra, nell’unico tavolo rimasto libero e ordinarono da bere.
L’atmosfera nel locale era soft, luci soffuse e arredamento lussuoso. Qualche
coppia in pista ballava, era ancora presto per vivere appieno la notte.
“Senti la cantante che voce
particolare, ha un timbro caldo e sensuale, è molto brava”, disse Federico da
intenditore.
“Hai ragione, ha una voce che emoziona, peccato
che non si riesce a vedere da qui, quella colonna nasconde la vista”, rispose
Andrea, fece per alzarsi e sporgersi, ma si risedette subito.
“Guarda tu, non ne sono sicuro ma
mi sembra la tua amica”, affermò .
“Chi, Paula? Stai scherzando?”,
ribatté Federico alzandosi a sua volta. Sentì un tuffo al cuore: la donna che
cantava era proprio lei, più bella che mai, fasciata in un abito lungo di
pailettes rosse che metteva in evidenza il corpo perfetto, stava cantando con un’espressione intensa che
lo colpì; emozionato, ripiombò sulla sedia asciugandosi la fronte
imperlata di sudore.
“Hai ragione”, disse sconvolto, “è
proprio lei”.
Chiamò un cameriere e scrisse un
biglietto:
”Per favore lo porti alla signorina che canta, aspetto una risposta”
”Per favore lo porti alla signorina che canta, aspetto una risposta”
Poco dopo il ragazzo tornò e gli porse un foglio: “Aspettami dopo lo
spettacolo, ti raggiungo”, c’era scritto. Federico da quel momento non si alzò
più dal tavolo, ascoltò Paula interpretare uno dopo l’altro tanti brani con la
sua voce calda, leggermente roca che entrava nell’anima. “E’ una rivelazione,
canta divinamente”, continuava a ripetere all’amico.
Non si distrasse nemmeno quando una
bella figliola gli propose compagnia, se fosse stato in un altro momento magari
avrebbe finito la serata con lei.
Terminata la performance Paula
raggiunse Federico al tavolo, Andrea si era allontanato con una delle ragazze.
Appena la vide davanti a sé il giovane sentì dentro qualcosa che non aveva mai
provato, forse era quello il colpo di fulmine di cui aveva sentito sempre tanto
parlare, ma che a lui non era mai capitato. L’emozione gli bloccò la parola,
lei era superbamente bella, il suo sguardo era attirato dalla bocca carnosa che
si scopriva in un sorriso, avrebbe voluto baciarla, ma si rese conto che stava
andando troppo in fretta.
“Come hai fatto a trovarmi?”, stava
dicendo Paula, lui si scosse:
”E’ stato per caso o forse il destino ha voluto che ti incontrassi ancora”, disse fissandola in viso.
”E’ stato per caso o forse il destino ha voluto che ti incontrassi ancora”, disse fissandola in viso.
La ragazza si sedette: “ Sei
solo?”, chiese.
“Sono con un amico, ma ho
l’impressione che lo rivedrò in albergo domani mattina”, rispose lui, poi la
guardò intensamente: “Canti molto bene, vorrei portarti via con me”, disse.
“Perché? Canto da tre anni in
questo locale e non me ne vado”, rispose dopo qualche secondo di pausa.
“Non hai capito, ti sto proponendo
del lavoro”, continuò lui, “ sono un
agente teatrale e, nel mondo dello spettacolo conto qualcosa, se vuoi ne
possiamo parlare”.
Paula restò in silenzio per qualche
secondo:
“Non mi stai prendendo in giro?”,
chiese cauta.
Federico spostò la sedia e si mise
accanto a lei, le accarezzò il volto e le spostò i capelli dalla fronte:
“Come puoi pensarlo, quello che ti
ho appena detto è tutto vero, non potrei mai prendermi gioco di te”, sussurrò
accostandole la bocca alla guancia.
Lei si scostò: “Allora possiamo
parlarne, andare a conoscere la terra delle mie origini è stato sempre il mio
sogno segreto…vieni, andiamo fuori, qui dentro si soffoca”, disse, diventando
improvvisamente nervosa.
Il cielo brasiliano era tutto
punteggiato di stelle, andarono verso il mare, si sedettero sulla sabbia:
“Allora?”, ricominciò Paula, “Spiegami bene
cosa dovrei fare”.
Federico inebriato dal suo profumo
non resistette e tentò di baciarla, la ragazza si scostò con uno scatto. “No,
siete tutti uguali…aspettate solo di saltarmi addosso!”, gridò infuriata, si
alzò e corse via lasciando il giovane sconcertato. Federico tentò di
raggiungerla, ma non riuscì più e vederla, la notte l’aveva inghiottita.
“Che stupido! Non ho saputo
trattenermi, e adesso cosa faccio? Torno al Club a chiedere di lei”, si disse.
L’orchestra stava ancora suonando, poche persone erano rimaste all’interno del
locale, chiese del direttore: “Vorrei sapere l’indirizzo di Paula, la cantante…”.
L’altro lo guardò incuriosito: “Lei
è italiano?”, domandò.
“Sì, ma questo non significa nulla,
non sono un parente se è ciò che pensa, vorrei soltanto mettermi in contatto
con Paula. Domani parto e, prima devo parlarle”, replicò spazientito.
“Non perdo tempo con degli
sconosciuti e non do’ l’indirizzo a nessuno…Se ne vada!”, gridò l’uomo
minaccioso, “o chiamo la sicurezza”.
A Federico non restò altro che
allontanarsi, ma era appena uscito dal locale che si sentì una voce di donna:
“Ehi!”, si voltò e vide una ragazza, nascosta dietro una palma che lo stava
aspettando.
“Dici a me?”, chiese .
L’altra fece un cenno col capo, si
sporse e gli passò un biglietto. Federico diede un’occhiata e vide che c'era l’indirizzo di Paula e il suo numero di telefono.
“Grazie”, ma l’altra era già
sparita.
Chiamò subito Paula : “Chi ti ha
dato il mio numero?”, gli disse seccata.
“Una donna, giovane e bruna”,
rispose lui cauto.
“Ho capito, è Dolores una mia
amica, ma… cosa vuoi ancora?”.
“Volevo chiederti scusa e incontrarti:
domani mattina ho l’aereo per Roma, ti prego vediamoci”.
Il tono della sua voce era così
accorato che Paula non seppe dire di no:
“ Partendo dal night, la terza
strada a destra, la mia casa è l’ultima del vicolo”, disse in fretta .
Paula era affacciata a una finestra e, non
appena lo vide arrivare “Vieni su”, sussurrò.
Federico salì le due rampe di scale
a quattro gradini per volta. “Sono qui”, esclamò.
Entrò in casa e si guardò intorno curioso: l’arredamento era
modesto ma dignitoso, alle pareti quadri colorati che mettevano allegria,
mobili di bambù e tende bianche alle finestre, si sedettero su un divano a
fiori: “E’ carino qui”, disse lui, abiti da sola?”.
“Sì, prima stavo con Dolores, la
ragazza che ti ha dato l’indirizzo, ma poi
lei è andata a vivere con un tizio e sono rimasta l’unica padrona di
casa”. Fece una pausa, si vedeva che era imbarazzata poi si fece forza e
chiese: “Riparliamo di quello che mi hai detto sulla spiaggia? Mi interessa
molto, spero soltanto che tu non mi inganni”.
“Sei disposta a venire allora?”,
domandò lui emozionato.
“Sì, ci ho pensato e ho deciso che per me sarebbe un colpo di
fortuna, quella fortuna che non ho mai avuto nella vita. Ora sono sola, senza
parenti, mi devo arrangiare per mantenermi, se tu dici la verità parto con te”,
Paula era diventata improvvisamente seria, il tono di malinconia nella sua voce
colpì Federico che le accarezzò timidamente il viso:
“Scusami, non ne posso fare a meno, ho preso
una cotta formidabile per te, ti amo!” disse improvvisamente guardandola
intensamente negli occhi, “se tu vieni con me ti giuro che ti farò diventare la
regina del samba, non puoi capire come sto in questo momento, farei qualsiasi
cosa per te. Ti giuro che non mi è mai
successa una cosa simile”
Paula sorrise, si avvicinò a lui
fino a sfiorare con la bocca la sua guancia, Federico si impose di rimanere
fermo, non voleva ripetere l’errore, ma questa volta non era lui a prendere
l’iniziativa.
Lei
cominciò a spogliarlo lentamente, facendosi spogliare, poi allacciati
sul divano fecero l’amore con un ardore sconosciuto. Per Federico era la
rinascita dopo tanto tempo di delusioni. In quella notte ardente dove la
sensualità si mischiava a sensazioni mai provate, si giurarono che non si
sarebbero lasciati mai più.
Federico si svegliò stirandosi, allungò una
mano, accanto a lui Paula stava ancora dormendo, l’osservò provando un’intensa
commozione, sembrava una bambina con la bocca leggermente aperta, la massa di
capelli neri sparsa sul cuscino era qualcosa di vivo, eccitante. Li accarezzò
lentamente e lei si svegliò.
“Buon giorno amore”, sussurrò con
la bocca ancora impastata di sonno, “che ore sono?”.
“Non lo so”, rispose lui, si alzò e
andò ad aprire la finestra; la luce violenta del sole già alto gli fece
strizzare gli occhi: si rese conto che era già mattino inoltrato. Ad un tratto
un pensiero lo agitò, si batté una mano sulla fronte: “Ho dimenticato
completamente Andrea”, esclamò, “devo avvisarlo che sono ancora vivo. Chissà
quante me ne ha dette”,
Telefonò all’amico che
effettivamente l’aveva già dato per disperso:
“Disgraziato, dove sei?” Ti ricordi
ancora che fra poco dobbiamo partire?”, urlò Andrea, e una sequela di insulti
uscì da quella bocca finché Federico non si decise ad interrompere la
telefonata.
“Forse ha ragione lui”, disse a
Paula, “se vuoi ancora venire con me ci dobbiamo sbrigare. Prima di tutto cerca
il passaporto, poi metti qualcosa in valigia, io intanto telefono all’agenzia
viaggi per prenotare un posto anche per te sullo stesso volo. Speriamo che
tutto funzioni”, disse concitato.
Dopo aver preparato tutto in
fretta, Federico e Paula si presentarono
al check-in puntuali, erano felici, per lei stava iniziando una nuova vita e lui
aveva trovato l’amore, quello vero.
Federico aveva già consegnato i
biglietti, dietro il banco una hostess stava controllando i documenti quando un
uomo si avvicinò a Paula. Lei ebbe un sussulto, il suo viso impallidì, cercò di
allontanarsi, ma quel tale la seguì. Federico stata osservando la scena
preoccupato, vide che l’uomo gesticolava e che la ragazza cercava di tenergli
testa, ebbe l’impressione che quel tale volesse costringere Paula a seguirlo..
L’impiegata dietro il banco gli chiese qualcosa, lui cercò di risponderle e distrasse lo sguardo, quando si voltò
Paula e il suo interlocutore erano scomparsi.
Si precipitò alla loro ricerca,
percorse di corsa il lungo corridoio ma dei due nessuna traccia.
“Paula”, urlò. Un agente della
polizia aeroportuale vedendolo così stravolto gli si avvicinò:
”Posso fare qualcosa per lei? Sta cercando qualcuno?”, domandò.
”Posso fare qualcosa per lei? Sta cercando qualcuno?”, domandò.
“Sì, la mia ragazza che era qui un
attimo fa con un tale, probabilmente ha cercato di portarla via…trovatela,
forse è in pericolo”, esclamò al colmo dell’agitazione.
“Si calmi signore, non possiamo
cercare una persona che si è allontanata per qualche minuto, se non dovesse
tornare entro domani, venga e denunci l’accaduto”, rispose il poliziotto
calmissimo guardando Federico con l’aria di che ha a che fare con un
visionario.
“Ho capito, non mi volete
aiutare…il mio aereo parte, Paula è scomparsa”, farneticava.
Andrea comparve sulla porta del
gate:
“Ti vuoi sbrigare? Non possiamo più
aspettare, se vuoi rimanere dimmelo, io vado da solo”, esclamò arrabbiato
Federico tardava a rispondere, non sapeva cosa
fare, la scomparsa di Paula era stata così repentina che l’aveva lasciato
disorientato,ma il suo ritorno in Italia era importante per tanti affari lasciati
in sospeso, l’amico non gli dava tregua, all’ultimo richiamo seguì Andrea come
un automa e salì su quell’aereo che Paula non aveva potuto
prendere.
(continua)
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