Un’auto di grossa cilindrata
aspettava Paula davanti all’ingresso dell’aeroporto, l’uomo aprì la porta e la
spinse dentro senza tanti complimenti.
“Smettila di frignare, andiamo dal
capo e ci penserà lui a fartela passare”, disse sedendosi alla guida.
La ragazza, si raggomitolò in un
angolo del sedile, stava piangendo sommessamente, era disperata, pensava a Federico che forse non avrebbe
rivisto mai più.
L’aveva incontrato quando nella sua
esistenza c’erano soltanto amarezze e, anche se per una sola notte si erano
amati, fin dal primo momento che l’aveva visto sulle impetuose onde dell’Oceano
Atlantico, aveva intuito che era lui l’uomo che cercava. Quando poi il caso li
aveva fatti incontrare al night e aveva notato il modo in cui lui la guardava, aveva ritrovato nei suoi occhi lo stesso
sentimento che era nel suo cuore. Ripensava al momento in cui aveva tentato di
baciarla e il modo in cui lei si era sottratta, l’aveva fatto soltanto perché
con lui doveva essere diverso, non voleva che fosse la sua bellezza a
conquistarlo, ma ciò che aveva dentro di sé, quello che ancora non aveva dato a
nessun altro.
Fino a allora era stata costretta a vendere il
suo corpo a chi offriva di più, Federico nelle ore trascorse insieme le aveva
promesso un futuro onesto, e lei ci aveva creduto; anche l’offerta di farla
diventare una cantante era qualcosa che aveva sempre sognato…stava per
afferrare la fortuna ma non aveva fatto i conti con il passato.
Intanto la vettura stava
percorrendo la città, Paula sapeva dove
erano diretti. Arrivati a destinazione, l’uomo che l’aveva letteralmente rapita, la
trascinò fuori dall’abitacolo; si erano fermati davanti al cancello di una
lussuosa villa, grandi palme nascondevano la facciata dell’edificio. Il
cancello si aprì e s’ inoltrarono lungo il vialetto che conduceva alla scala
dell’ingresso. Un tale armato di pistola stava davanti al portone, appena li vide si scansò:
“Avanti, passate, siete attesi”, borbottò.
Pedro Olivares stava aspettandoli
seduto dietro una gigantesca scrivania, appena i due entrarono si alzò e si
diresse verso la ragazza:
“Dove credevi di andare? Sai che
non lo puoi fare, soltanto io ti dò il
permesso di allontanarti”, si avvicinò ancora di più e due manrovesci fecero
barcollare Paula .
“Ahi, mi hai fatto male!”, si
lamentò strofinandosi una guancia.
“Questo è solo l’assaggio, se ci
riprovi andrò più sul pesante”, disse l’uomo guardandola torvo.
Paula non reagiva, tanto sapeva che
non sarebbe servito a nulla. Purtroppo conosceva quell’uomo da quando era
incappata nelle maglie della sua organizzazione di prostituzione d’alto bordo.
Aveva appena vent’anni quando erano morti i
suoi genitori in un incidente d’auto, non aveva parenti che la potessero
aiutare e non passò molto tempo che restò senza soldi. Le piaceva cantare ed
era andata a cercare lavoro nel locale notturno dove l’aveva vista Federico. La
sua voce con un particolare timbro sensuale le aveva aperto le porte, era stata
subito ingaggiata per le serate al night, non sapeva però che dietro a questo, c’era un altro lavoro: fare compagnia ai
clienti più danarosi..
In principio si era rifiutata, più volte aveva cercato
di scappare, ma l’avevano presto riacciuffata e aveva subìto spesso violenze
fisiche dagli scagnozzi del boss che non volevano perdere la più bella ragazza
del gruppo.
Pedro si rimise a sedere alla
scrivania:
“Mister Foster ti sta aspettando all’Hotel Hilton,
fatti bella a vai subito da lui. Ha già telefonato impaziente, non voglio farlo
aspettare”, sentenziò guardandola fisso.
Paula assentì senza pronunciare
parola, si chiuse la porta dietro le spalle e uscì con il cuore che le
scoppiava. “Dove sei Federico?”, invocava il suo nome ma sapeva che non lo
avrebbe visto mai più.
+++
L’aereo volava oltre le nubi, non ci mancava molto
all’arrivo. Federico aveva passato il tempo a arrovellarsi, : cosa era
successo a Paula? Non se lo spiegava, c’era dietro un mistero, ma doveva essere
qualcosa di grave… durante il lungo viaggio aveva avuto modo di chiedersi tante
cose: ma i pensieri ad un certo punto incontravano sempre un punto di domanda:
chi era Paula?
Non sapeva niente di lei, sapeva soltanto che aveva preso
una sbandata formidabile, e che doveva
fare di tutto per ritrovarla. Aspettava di arrivare a destinazione per
telefonarle.
“Siamo prossimi all’atterraggio. I passeggeri
sono pregati di allacciare le cinture”, stava dicendo la hostess. L’aereo cominciò
la discesa e toccò il suolo senza problemi.
Appena sceso dalla scaletta,
Federico prese subito il cellulare e fece il numero di Paula, aspettò che lei
gli rispondesse, ma il telefono era muto.. Da quel momento ripeté più volte
quel numero, ma sempre senza nessun risultato: silenzio totale!
Non sapeva che Paula era stata
costretta a buttare in mare il cellulare per fare perdere le sue tracce! … e
non sapeva che la donna della quale si era innamorato era ricaduta nel baratro
della sua triste vita . Lei cercava di
allontanare il ricordo di Federico ormai rassegnata al suo destino, ma non era
facile….le ore trascorse con lui non si cancellavano, le lasciavano dentro la
dolcezza che mitigava una parte della sua infelicità.
Cantava nel night e spesso finiva
la notte in compagnia di qualche turista, erano per lo più uomini in cerca
della brasiliana di un certo livello, alloggiati in hotel di lusso, che
volevano l’avventura occasionale da poter raccontare agli amici al loro
rientro.
Poi c’era mister Mike Foster
cinquantenne finanziere americano in Brasile per affari, zeppo di quattrini,
che se la portava dietro come accompagnatrice nei meeting per pavoneggiarsi al
suo fianco. In quel periodo l’americano la richiedeva spesso, il boss aveva
aumentato il prezzo, ma Foster sganciava senza batter ciglio pur di avere Paula
accanto a lui. L’uomo si era abituato alla sua presenza, ogni giorno le
telefonava per un appuntamento e Paula ormai, da quando il manager americano
era entrato nella sua vita, cercava di cogliere il lato positivo della squillo
d’alto bordo: frequentava locali d’élite, accettava assegni che non rientravano
nel compenso pattuito e regali sontuosi. Il conto in banca era notevolmente
aumentato. Il suo obiettivo era quello di mettere assieme una somma per
ritentare la fuga e raggiungere Federico. La paura però non l’abbandonava mai,
la sua mente lavorava per trovare il modo di ingannare senza destare sospetti
chi la teneva prigioniera, aspettava l’occasione per ribellarsi ai suoi
sfruttatori; e un bel giorno quell’occasione le fu servita sopra un piatto
d’argento.
“Sai che quando avrò terminato i
miei affari in Brasile, dovrò andare in Italia?”, le disse Mike Foster, “vorrei
farti una proposta” aggiunse poi dopo qualche secondo.
Lei sussultò:
“Davvero? Deve essere un paese meraviglioso, ne parlano
tutti”, rispose evasivamente cercando di
mantenersi calma, “ dimmi pure, ti
ascolto”.
“Se ti va, vorrei che tu mi
accompagnassi”, affermò lui.
“Volentieri, ho sempre sognato di
vedere Roma, Venezia, Milano”, disse la ragazza cercando padroneggiarsi per non
far trasparire la sua frenesia, “però devi prima parlarne con Pedro”.
“A quello ci penso io, conosco quel
tipo di persone, basta fargli balenare davanti un bel mucchio di quattrini,
stai tranquilla che non ci sarà nessun
problema”, ribatté Foster.
Paula era felice, andare in Italia
voleva dire avere la speranza di rivedere Federico!
Pochi giorni dopo Foster le
telefonò:
“Prepara la valigia, fra due giorni partiamo”, annunciò.
“Come hai fatto? Hai convinto
Pedro!”, chiese lei incredula.
“E’ stato facile, non avevo dubbi,
davanti ai soldi non ha battuto ciglio”, riprese Mike.
In effetti il miliardario americano
aveva sborsato una somma di denaro tale da coprire anni ed anni di sfruttamento
di Paula, praticamente aveva comprato il
suo futuro.
La giovane donna ringraziò tutti i
santi del paradiso che conosceva:
“Evviva! Vado da Federico, ormai
non mi ferma più nessuno, lo cercherò e lo troverò, ne sono sicura, so solo che
si chiama Martini di cognome e abita a Milano…”, era così contenta che le mani
le tremavano.
Non fece trasparire la sua gioia,
non disse a nessuno che sarebbe partita, in segreto si mise a fare i bagagli,
ogni cosa che riponeva in valigia era un pezzo della sua triste esistenza che portava
via dal Brasile. Di notte, prima di
addormentarsi pensava a come si sarebbe liberata di Mike, faceva mille
congetture e mille progetti, ed era convinta che non sarebbe stato difficile.
In fin dei conti era un brav’uomo e non sospettava che lei avesse qualcuno in
Italia che doveva raggiungere, non sapeva niente di lei, nemmeno che era di
origini italiane. Paula aveva fatto un piano che avrebbe dovuto funzionare:
sapeva che il primo congresso si teneva a Roma e che lei avrebbe avuto la
mattinata libera per visitare la città, in quelle ore progettava di fare la sua
fuga, era certa di riuscirci.
Intanto Federico non si rassegnava,
aveva progettato di tornare a Rio de Janeiro per cercare Paula,
ma anche per lui stavano
addensandosi delle nubi nel cielo del suo futuro.
Aveva già predisposto il
viaggio quando una sera l’ex moglie gli telefonò; appena sentì la sua voce si
sentì rimescolare il sangue:
“Ti avevo detto di non farti più
sentire, si può sapere cosa vuoi?”, sbottò.
Laura rimase zitta, udiva il suo
ansimare, qualche secondo dopo, con la voce piena di pianto disse:
“Federico, devo vederti, ti prego non mi dire di no”.
“Federico, devo vederti, ti prego non mi dire di no”.
Lui fu tentato di interrompere la
conversazione, non voleva avere più nessun rapporto con quella donna che l’aveva
tradito dopo soli due anni di matrimonio con Luca, un compagno d'infanzia e uno dei suoi miglio amici.....,
ma poi l’ascoltò.
“Si può sapere cosa vuoi da me? Se
devi dirmi qualcosa dimmelo per telefono così non ti vedo in faccia, sarei
tentato di commettere una sciocchezza”, gridò.
“Sono nei guai, mi sono accorta di
aver fatto uno sbaglio, ti ho tradito ma sono stata punita, con Luca non vado d’accordo, è stato solo un
momento di follia e adesso sto pagando il mio errore. L’ho lasciato e sono senza
casa, tutti mi hanno voltato le spalle…ti prego mi rimani soltanto tu”,
piagnucolò
“Hai una bella sfacciataggine,
proprio a me devi chiedere aiuto? Te ne sei andata sbattendo la porta e
dicendomi che non mi ami più…adesso arrangiati”, era talmente arrabbiato che
aveva la voce roca.
Dall’altro capo ancora una pausa, poi :
“Ti
scongiuro, ti chiedo asilo solo per qualche giorno, aspetto di incassare un
assegno, dopo torno in Sicilia, dai
miei”.
L’uomo non resistette oltre e buttò
giù la cornetta :
“Vai all’inferno”, esclamò al colmo dell’ira, “questa è
pazza, non la riprenderei per tutto l’oro del mondo”.
Ma un minuto dopo sentì aprire la
porta: Laura entrò in casa e appoggiò una valigia sul pavimento.
“Ciao Federico, sono qui”.
Lui la guardò attonito: non credeva
ai suoi occhi, aveva sempre saputo che era una donna intraprendente che non si
fermava davanti a nulla ma questo non se lo sarebbe mai aspettato, tornare a
casa come se nulla fosse accaduto.
“Hai una bella faccia tosta a
presentarti, vuoi riprendere il tuo posto di brava mogliettina?”, riuscì a dire
dopo essersi riavuto dalla sorpresa, “mi dispiace ma non c’è niente da fare,
gira i tacchi e torna fuori”. Prese la valigia e la mise sul pianerottolo.
Lei si accasciò a terra priva di
sensi, Federico si spaventò, la sollevò e l’adagiò sul divano del soggiorno,
cercò di svegliarla con qualche schiaffetto sulle guance, poi andò in cucina a
prendere dell’acqua fresca.
Al suo ritorno la donna aveva gli
occhi aperti: “Federico”, sussurrò, “non mi scacciare, dopo domani me ne vado,
te lo chiedo per pietà”.
A questo punto l’uomo non ebbe più
il coraggio di respingerla:
“Va bene, togliti dalla mente di
restare, anzi ti dò tempo due giorni, poi se non te ne vai userò le maniere
forti. Nel frattempo, per non incontrarti io me ne vado in albergo”, sentenziò.
Laura abbassò la testa e non
rispose. Poco dopo Federico comparve con un borsone:
“Allora ci vediamo dopodomani, voglio sincerarmi che tu lasci la casa. Voglio anche le chiavi che ti sei tenuta.... per non avere brutte sorprese”, affermò.
“Allora ci vediamo dopodomani, voglio sincerarmi che tu lasci la casa. Voglio anche le chiavi che ti sei tenuta.... per non avere brutte sorprese”, affermò.
Chiuse la porta alle sue spalle
lasciando la donna in lacrime afflosciata sul divano.
+++
"Ragazzo, accompagna mister Foster e
signora nella suite n.360", disse l’uomo tutto d’un pezzo che era dietro al banco
della reception.
Il fattorino prese i bagagli e si
diresse all’ascensore, scese al quinto piano e accompagnò Paula e Mike : aprì
la porta e dicendo “buonanotte signori”, allungò una mano per la mancia.
La suite era lussuosa, mobili antichi, tappeti, divani, quadri alle pareti, frigobar, computer e un grande mazzo di fiori sul tavolo d’ingresso.
“Che meraviglia!”, esclamò Paula guardandosi intorno, “si vede che siamo in Italia, guarda che mobili e che specchi”. Anche mister Foster era ammirato, nel corso della sua vita di uomo d’affari aveva girato mezzo mondo ma doveva convenire che a Roma trovavi arte e storia in ogni angolo.
La suite era lussuosa, mobili antichi, tappeti, divani, quadri alle pareti, frigobar, computer e un grande mazzo di fiori sul tavolo d’ingresso.
“Che meraviglia!”, esclamò Paula guardandosi intorno, “si vede che siamo in Italia, guarda che mobili e che specchi”. Anche mister Foster era ammirato, nel corso della sua vita di uomo d’affari aveva girato mezzo mondo ma doveva convenire che a Roma trovavi arte e storia in ogni angolo.
Si sistemarono poi uscirono a cena:
la vista del Colosseo illuminato li colpì, chiesero al taxista di fermarsi,
scesero e rimasero a ammirarlo increduli, c’erano tante cose da scoprire,
vestigia antiche rimaste a testimonianza di un’incredibile civiltà che, dopo
millenni era ancora presente nell’aria di Roma. Ma pur essendo entusiasta di
ciò che la circondava, il pensiero di Paula era sempre lo stesso: trovare il modo di allontanarsi da Foster e
ritrovare Federico.
Il giorno dopo, mentre Mike era ad
un congresso di industriali, si mise al computer per cercare sulle pagine
gialle on line il numero di telefono di
Federico Martini a Milano. Dopo vari tentativi trovò quello che cercava e, con
le mani che tremavano compose il numero: lo squillo al di là era insistente ma
nessuno rispondeva, lasciò suonare molte volte prima di riattaccare. Poi un
pensiero la fermò: “E’ mattina, sarà al lavoro, proverò all’ora di cena”, si
disse.
Quella sera avevano deciso di cenare
nell’hotel dove erano alloggiati, stavano aspettando il cameriere quando lei si
mise una mano sulla fronte::
”Mi è venuto un cerchio alla testa, andrò a prendere un cachet”, disse ad un certo punto.
”Mi è venuto un cerchio alla testa, andrò a prendere un cachet”, disse ad un certo punto.
“Vado io”, propose gentilmente Foster.
“Non lo troveresti…faccio in un
lampo, tu intanto ordina pure quello che vuoi. Per me un’insalata”.
Salì in camera e rifece il numero
di Federico:
“Pronto?”, una voce femminile
rispose. Lei si fermò sorpresa:
“E’ la casa di Federico Martini?”.
“ Sì, chi parla ?”, domandò l’altra
.
“Sono
Paula, vorrei parlare con lui”, chiese mentre il cuore cominciava a batterle
forte.
“Dica pure a me, sono sua moglie”,
rispose la donna.
A queste parole Paula lasciò cadere
il ricevitorer, era annichilita: “la moglie! E non mi ha mai detto nulla! Anche
lui è come tutti gli altri…voleva solo il mio corpo! ”, si lasciò cadere sulla
poltrona e non ebbe più la forza di alzarsi.
(continua)
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