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domenica 13 novembre 2016

UN AMORE A TEMPO DI SAMBA - seconda puntata


Un’auto di grossa cilindrata aspettava Paula davanti all’ingresso dell’aeroporto, l’uomo aprì la porta e la spinse dentro  senza tanti complimenti.
“Smettila di frignare, andiamo dal capo e ci penserà lui a fartela passare”, disse sedendosi alla guida.
La ragazza, si raggomitolò in un angolo del sedile, stava piangendo sommessamente, era disperata,  pensava a Federico che forse non avrebbe rivisto mai più.
L’aveva incontrato quando nella sua esistenza c’erano soltanto amarezze e, anche se per una sola notte si erano amati, fin dal primo momento che l’aveva visto sulle impetuose onde dell’Oceano Atlantico, aveva intuito che era lui l’uomo che cercava. Quando poi il caso li aveva fatti incontrare al night e aveva notato il modo in cui lui la guardava,  aveva ritrovato nei suoi occhi lo stesso sentimento che era nel suo cuore. Ripensava al momento in cui aveva tentato di baciarla e il modo in cui lei si era sottratta, l’aveva fatto soltanto perché con lui doveva essere diverso, non voleva che fosse la sua bellezza a conquistarlo, ma ciò che aveva dentro di sé, quello che ancora non aveva dato a nessun altro.
 Fino a allora era stata costretta a vendere il suo corpo a chi offriva di più, Federico nelle ore trascorse insieme le aveva promesso un futuro onesto, e lei ci aveva creduto; anche l’offerta di farla diventare una cantante era qualcosa che aveva sempre sognato…stava per afferrare la fortuna ma non aveva fatto i conti con il passato.
Intanto la vettura stava percorrendo la città, Paula sapeva  dove erano diretti. Arrivati a destinazione,  l’uomo che l’aveva letteralmente rapita, la trascinò fuori dall’abitacolo; si erano fermati davanti al cancello di una lussuosa villa, grandi palme nascondevano la facciata dell’edificio. Il cancello si aprì e s’ inoltrarono lungo il vialetto che conduceva alla scala dell’ingresso. Un tale armato di pistola stava davanti  al portone, appena li vide si scansò:
 “Avanti, passate, siete attesi”, borbottò.
Pedro Olivares stava aspettandoli seduto dietro una gigantesca scrivania, appena i due entrarono si alzò e si diresse verso la ragazza:
“Dove credevi di andare? Sai che non lo puoi fare, soltanto io ti dò  il permesso di allontanarti”, si avvicinò ancora di più e due manrovesci fecero barcollare Paula .
“Ahi, mi hai fatto male!”, si lamentò strofinandosi una guancia.
“Questo è solo l’assaggio, se ci riprovi andrò più sul pesante”, disse l’uomo guardandola torvo.
Paula non reagiva, tanto sapeva che non sarebbe servito a nulla. Purtroppo conosceva quell’uomo da quando era incappata nelle maglie della sua organizzazione di prostituzione d’alto bordo.
 Aveva appena vent’anni quando erano morti i suoi genitori in un incidente d’auto, non aveva parenti che la potessero aiutare e non passò molto tempo che restò senza soldi. Le piaceva cantare ed era andata a cercare lavoro nel locale notturno dove l’aveva vista Federico. La sua voce con un particolare timbro sensuale le aveva aperto le porte, era stata subito ingaggiata per le serate al night, non sapeva però che dietro a questo,  c’era un altro lavoro: fare compagnia ai clienti più danarosi..
 In principio si era rifiutata, più volte aveva cercato di scappare, ma l’avevano presto riacciuffata e aveva subìto spesso violenze fisiche dagli scagnozzi del boss che non volevano perdere la più bella ragazza del gruppo.
Pedro si rimise a sedere alla scrivania:
“Mister  Foster ti sta aspettando all’Hotel Hilton, fatti bella a vai subito da lui. Ha già telefonato impaziente, non voglio farlo aspettare”, sentenziò guardandola fisso.
Paula assentì senza pronunciare parola, si chiuse la porta dietro le spalle e uscì con il cuore che le scoppiava. “Dove sei Federico?”, invocava il suo nome ma sapeva che non lo avrebbe visto mai più.
+++
L’aereo volava oltre le nubi, non ci mancava molto all’arrivo. Federico aveva passato il tempo a arrovellarsi, : cosa era successo a Paula? Non se lo spiegava, c’era dietro un mistero, ma doveva essere qualcosa di grave… durante il lungo viaggio aveva avuto modo di chiedersi tante cose: ma i pensieri ad un certo punto incontravano sempre un punto di domanda: chi era Paula?
Non sapeva niente di lei, sapeva soltanto che aveva preso una sbandata formidabile,  e che doveva fare di tutto per ritrovarla. Aspettava di arrivare a destinazione per telefonarle.
  “Siamo prossimi all’atterraggio. I passeggeri sono pregati di allacciare le cinture”, stava dicendo la hostess. L’aereo cominciò la discesa e toccò il suolo senza problemi.
Appena sceso dalla scaletta, Federico prese subito il cellulare e fece il numero di Paula, aspettò che lei gli rispondesse, ma il telefono era muto.. Da quel momento ripeté più volte quel numero, ma sempre senza nessun risultato: silenzio totale!
Non sapeva che Paula era stata costretta a buttare in mare il cellulare per fare perdere le sue tracce! … e non sapeva che la donna della quale si era innamorato era ricaduta nel baratro della sua triste vita . Lei  cercava di allontanare il ricordo di Federico ormai rassegnata al suo destino, ma non era facile….le ore trascorse con lui non si cancellavano, le lasciavano dentro la dolcezza che mitigava una parte della sua infelicità.  
  Cantava nel night  e spesso finiva la notte in compagnia di qualche turista, erano per lo più uomini in cerca della brasiliana di un certo livello, alloggiati in hotel di lusso, che volevano l’avventura occasionale da poter raccontare agli amici al loro rientro.
Poi c’era mister Mike Foster cinquantenne finanziere americano in Brasile per affari, zeppo di quattrini, che se la portava dietro come accompagnatrice nei meeting per pavoneggiarsi al suo fianco. In quel periodo l’americano la richiedeva spesso, il boss aveva aumentato il prezzo, ma Foster sganciava senza batter ciglio pur di avere Paula accanto a lui. L’uomo si era abituato alla sua presenza, ogni giorno le telefonava per un appuntamento e Paula ormai, da quando il manager americano era entrato nella sua vita, cercava di cogliere il lato positivo della squillo d’alto bordo: frequentava locali d’élite, accettava assegni che non rientravano nel compenso pattuito e regali sontuosi. Il conto in banca era notevolmente aumentato. Il suo obiettivo era quello di mettere assieme una somma per ritentare la fuga e raggiungere Federico. La paura però non l’abbandonava mai, la sua mente lavorava per trovare il modo di ingannare senza destare sospetti chi la teneva prigioniera, aspettava l’occasione per ribellarsi ai suoi sfruttatori; e un bel giorno quell’occasione le fu servita sopra un piatto d’argento. 
“Sai che quando avrò terminato i miei affari in Brasile, dovrò andare in Italia?”, le disse Mike Foster, “vorrei farti una proposta” aggiunse poi dopo qualche secondo.
 Lei sussultò:
 “Davvero?  Deve essere un paese meraviglioso, ne parlano tutti”, rispose evasivamente  cercando di mantenersi calma,  “ dimmi pure, ti ascolto”.
“Se ti va, vorrei che tu mi accompagnassi”, affermò lui.
“Volentieri, ho sempre sognato di vedere Roma, Venezia, Milano”, disse la ragazza cercando padroneggiarsi per non far trasparire la sua frenesia, “però devi prima parlarne con Pedro”.
“A quello ci penso io, conosco quel tipo di persone, basta fargli balenare davanti un bel mucchio di quattrini, stai tranquilla che non ci sarà nessun  problema”, ribatté  Foster.
Paula era felice, andare in Italia voleva dire avere la speranza di rivedere Federico!
Pochi giorni dopo Foster le telefonò:
 “Prepara la valigia, fra due giorni partiamo”, annunciò.
“Come hai fatto? Hai convinto Pedro!”, chiese lei incredula.
“E’ stato facile, non avevo dubbi, davanti ai soldi non ha battuto ciglio”, riprese Mike.
In effetti il miliardario americano aveva sborsato una somma di denaro tale da coprire anni ed anni di sfruttamento di Paula, praticamente  aveva comprato il suo futuro. 
La giovane donna ringraziò tutti i santi del paradiso che conosceva:
“Evviva! Vado da Federico, ormai non mi ferma più nessuno, lo cercherò e lo troverò, ne sono sicura, so solo che si chiama Martini di cognome e abita a Milano…”, era così contenta che le mani le tremavano.
Non fece trasparire la sua gioia, non disse a nessuno che sarebbe partita, in segreto si mise a fare i bagagli, ogni cosa che riponeva in valigia era un pezzo della sua triste esistenza che portava via dal Brasile.  Di notte, prima di addormentarsi pensava a come si sarebbe liberata di Mike, faceva mille congetture e mille progetti, ed era convinta che non sarebbe stato difficile. In fin dei conti era un brav’uomo e non sospettava che lei avesse qualcuno in Italia che doveva raggiungere, non sapeva niente di lei, nemmeno che era di origini italiane. Paula aveva fatto un piano che avrebbe dovuto funzionare: sapeva che il primo congresso si teneva a Roma e che lei avrebbe avuto la mattinata libera per visitare la città, in quelle ore progettava di fare la sua fuga, era certa di riuscirci.
 
Intanto Federico non si rassegnava, aveva progettato di tornare a Rio de Janeiro per cercare Paula,
ma anche per lui stavano addensandosi delle nubi nel cielo del suo futuro.
Aveva già predisposto il viaggio quando una sera l’ex moglie gli telefonò; appena sentì la sua voce si sentì rimescolare il sangue:
“Ti avevo detto di non farti più sentire, si può sapere cosa vuoi?”, sbottò.
Laura rimase zitta, udiva il suo ansimare, qualche secondo dopo, con la voce piena di pianto disse:
 “Federico, devo vederti, ti prego non mi dire di no”.
Lui fu tentato di interrompere la conversazione, non voleva avere più nessun rapporto con quella donna che l’aveva tradito dopo soli due anni di matrimonio con Luca, un compagno d'infanzia e uno dei suoi miglio amici....., ma poi l’ascoltò.
“Si può sapere cosa vuoi da me? Se devi dirmi qualcosa dimmelo per telefono così non ti vedo in faccia, sarei tentato di commettere una sciocchezza”, gridò.
“Sono nei guai, mi sono accorta di aver fatto uno sbaglio, ti ho tradito ma sono stata punita, con  Luca non vado d’accordo, è stato solo un momento di follia e adesso sto pagando il mio errore. L’ho lasciato e sono senza casa, tutti mi hanno voltato le spalle…ti prego mi rimani soltanto tu”, piagnucolò
“Hai una bella sfacciataggine, proprio a me devi chiedere aiuto? Te ne sei andata sbattendo la porta e dicendomi che non mi ami più…adesso arrangiati”, era talmente arrabbiato che aveva la voce roca.
 Dall’altro capo ancora una pausa, poi :
 “Ti scongiuro, ti chiedo asilo solo per qualche giorno, aspetto di incassare un assegno, dopo torno in  Sicilia, dai miei”.
L’uomo non resistette oltre e buttò giù la cornetta :
 “Vai all’inferno”, esclamò al colmo dell’ira, “questa è pazza, non la riprenderei per tutto l’oro del mondo”.
Ma un minuto dopo sentì aprire la porta: Laura entrò in casa e appoggiò una valigia sul pavimento.
“Ciao Federico, sono qui”.
Lui la guardò attonito: non credeva ai suoi occhi, aveva sempre saputo che era una donna intraprendente che non si fermava davanti a nulla ma questo non se lo sarebbe mai aspettato, tornare a casa come se nulla fosse accaduto.
“Hai una bella faccia tosta a presentarti, vuoi riprendere il tuo posto di brava mogliettina?”, riuscì a dire dopo essersi riavuto dalla sorpresa, “mi dispiace ma non c’è niente da fare, gira i tacchi e torna fuori”. Prese la valigia e la mise sul pianerottolo.
Lei si accasciò a terra priva di sensi, Federico si spaventò, la sollevò e l’adagiò sul divano del soggiorno, cercò di svegliarla con qualche schiaffetto sulle guance, poi andò in cucina a prendere dell’acqua fresca.
Al suo ritorno la donna aveva gli occhi aperti: “Federico”, sussurrò, “non mi scacciare, dopo domani me ne vado, te lo chiedo per pietà”.
A questo punto l’uomo non ebbe più il coraggio di respingerla:
“Va bene, togliti dalla mente di restare, anzi ti dò tempo due giorni, poi se non te ne vai userò le maniere forti. Nel frattempo, per non incontrarti io me ne vado in albergo”, sentenziò.
Laura abbassò la testa e non rispose. Poco dopo Federico comparve con un borsone:
 “Allora ci vediamo dopodomani, voglio sincerarmi che tu lasci la casa. Voglio anche le chiavi che ti sei tenuta.... per non avere brutte sorprese”, affermò.
Chiuse la porta alle sue spalle lasciando la donna in lacrime afflosciata sul divano.
+++
"Ragazzo, accompagna mister Foster e signora nella suite n.360", disse l’uomo tutto d’un pezzo che era dietro al banco della reception.
Il fattorino prese i bagagli e si diresse all’ascensore, scese al quinto piano e accompagnò Paula e Mike : aprì la porta e dicendo “buonanotte signori”, allungò una mano per la mancia. 
La suite era lussuosa, mobili antichi, tappeti, divani, quadri alle pareti, frigobar, computer e un grande mazzo di fiori sul tavolo d’ingresso.
 “Che meraviglia!”, esclamò Paula guardandosi intorno, “si vede che siamo in Italia, guarda che mobili e che specchi”. Anche mister Foster era ammirato, nel corso della sua vita di uomo d’affari aveva girato mezzo mondo ma doveva convenire che a Roma trovavi arte  e storia in ogni angolo.
Si sistemarono poi uscirono a cena: la vista del Colosseo illuminato li colpì, chiesero al taxista di fermarsi, scesero e rimasero a ammirarlo increduli, c’erano tante cose da scoprire, vestigia antiche rimaste a testimonianza di un’incredibile civiltà che, dopo millenni era ancora presente nell’aria di Roma. Ma pur essendo entusiasta di ciò che la circondava, il pensiero di Paula era sempre lo stesso:  trovare il modo di allontanarsi da Foster e ritrovare Federico.
Il giorno dopo, mentre Mike era ad un congresso di industriali, si mise al computer per cercare sulle pagine gialle on line  il numero di telefono di Federico Martini a Milano. Dopo vari tentativi trovò quello che cercava e, con le mani che tremavano compose il numero: lo squillo al di là era insistente ma nessuno rispondeva, lasciò suonare molte volte prima di riattaccare. Poi un pensiero la fermò: “E’ mattina, sarà al lavoro, proverò all’ora di cena”, si disse. 
 Quella sera avevano deciso di cenare nell’hotel dove erano alloggiati, stavano aspettando il cameriere quando lei si mise una mano sulla fronte::
”Mi è venuto un cerchio alla testa, andrò a prendere un cachet”, disse ad un certo punto.
“Vado io”, propose gentilmente Foster.
“Non lo troveresti…faccio in un lampo, tu intanto ordina pure quello che vuoi. Per me un’insalata”.
Salì in camera e rifece il numero di Federico:
“Pronto?”, una voce femminile rispose. Lei si fermò sorpresa:
 “E’ la casa di Federico Martini?”.
“ Sì, chi parla ?”, domandò l’altra .
  “Sono Paula, vorrei parlare con lui”, chiese mentre il cuore cominciava a batterle forte.
“Dica pure a me, sono sua moglie”, rispose la donna.
A queste parole Paula lasciò cadere il ricevitorer, era annichilita: “la moglie! E non mi ha mai detto nulla! Anche lui è come tutti gli altri…voleva solo il mio corpo! ”, si lasciò cadere sulla poltrona e non ebbe più la forza di alzarsi.
(continua)
 
 

 

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