Era così delusa che non aveva più
nessuna reazione, si riscosse al suono insistente del telefono:
“Ti senti bene?” le chiese Mike,
“come mai non scendi?”.
“Scusami ma proprio non ce la
faccio, sto malissimo”, rispose con una voce così angosciata che l’uomo si
preoccupò, non gli era mai capitato da quando la conosceva di sentirla in quel
modo.
Dopo pochi minuti entrò in camera e
la trovò bocconi sul letto, si avvicinò e si accorse che aveva il viso inondato
dalle lacrime:
“Dimmi cosa sta succedendo, stai
male?, chiamiamo un dottore”, si precipitò al telefono, ma lei lo fermò.
“No!, non è necessario”, disse
singhiozzando senza frenarsi.
“Se non serve il medico, cerca di
farmi capire se ti posso aiutare”, disse Mike addolorato.
La ragazza si asciugò le lacrime,
lo guardò con occhi spenti:
“Ti ringrazio, penso che ormai tu
non possa fare più niente per me”, rispose.
Mike era annichilito, sospettava
che ci fosse sotto qualcosa di terribile, forse Olivares l’aveva richiamata o
l’aveva minacciata, o forse lui stesso l’aveva offesa inavvertitamente.
“Ho fatto qualcosa che non va?,
Parla…non mi fare impazzire”, esclamò .
Paula non voleva saperne di
aprirsi, si chiuse in un ostinato mutismo , Mike passò la notte a cercare di
farla parlare, gli faceva male vederla così, anche se per lui era solo una
bella figliola da esibire, il suo cuore tenero non lo sopportava : le lacrime
delle donne erano il suo punto debole, in quel momento gli si poteva chiedere
la luna che avrebbe fatto il possibile per regalarla
Paula aveva paura a confessargli
tutto per timore delle rappresaglie del boss, ma ad un certo punto non ce la
fece più, le mancava il respiro, aveva bisogno di tirar fuori quel groppo che
le chiudeva la gola. In quel momento a chiunque fosse davanti a lei avrebbe
chiesto aiuto, e così fece.
Confessò ogni cosa, e mentre
parlava sentiva alleggerirsi il cuore, vedeva sul viso di Mike lo stupore, ma
dall’espressione si intuiva che era disposto ad aiutarla a superare quel brutto
momento.
“Ora sai tutto”, mormorò lei, “puoi
fare ciò che vuoi, rimandarmi indietro oppure continuare il viaggio in mia
compagnia, per me è indifferente”.
“Perché dovrei farti ancora
soffrire, ho capito che stai passando un
brutto periodo, per vederti sorridere sono disposto ad aiutarti, anzi,
sai che ti dico? Se fossi in te vorrei parlare con quel tale e guardarlo negli
occhi, deve avere il coraggio di dirti in faccia che ti ha ingannata”, affermò
Mike, si avvicinò a Paula e la tenne vicina.
“Hai ragione, ma dovrei andare a
Milano”, rispose lei quasi rinfrancata.
“Ti accompagno io, lo troveremo,
stai tranquilla”.
Paula alzò gli occhi su di lui
riconoscente, meravigliata dalla sua disponibilità: l’aveva sempre pensato che
mister Foster fosse un buon uomo e ora ne aveva la conferma.
Alleggerita dal peso che le premeva
sul cuore la ragazza si distese sul letto e mentre dalle finestre entrava il
chiarore dell’alba si addormentò.
+++
Federico aveva quasi timore di tornare a casa,
ma non voleva dare alla sua ex moglie nemmeno un giorno in più di quello che
era stato pattuito; non intendeva
scendere a nessun compromesso, aveva
intuito che lei ci avrebbe riprovato delusa dal fallimento del nuovo mènage, ma
ormai le loro strade si erano divise e doveva essere così per il resto della
vita.
Non l’amava più, soprattutto da quando era
stato stregato da Paula nessuna donna lo interessava; ma quando pensava a lei
mille perché si affacciavano alla mente: perché l’aveva lasciato proprio nel
momento di partire? Cosa era successo di tanto importante per non riuscire
nemmeno ad avvertirlo? Era rimasto davanti allo sportello del chek-in come un
cretino, non aveva avuto nemmeno il tempo di accorgersi che era sparita:
avrebbe dato qualsiasi cosa per capire, pensava a tante cose possibili,
, ma la verità era certamente un’altra. Di lei e
del suo passato non conosceva nulla, avrebbe potuto avere un altro uomo! ,
nella notte d’amore non si erano detti niente, sapeva solo che era stato
ammaliato dal suo fascino esotico, dal suo corpo statuario, dalla sua voce
sensuale dai toni bassi. Per lui era stato un vero colpo di fulmine
una cosa senza precedenti, che non aveva spiegazioni se non quella di essere
fatti l’uno per l’altra e che era lei la donna con la quale voleva trascorrere
il resto della vita. Era stato azzardato forse decidere improvvisamente di portarla via, ma non c’era tempo per
pensare, aveva visto anche nei suoi occhi il desiderio di seguirlo e di
lasciarsi alle spalle una vita che forse non le piaceva più. Da qualche giorno stava pensando di tornare
in Brasile per scoprire la verità, qualsiasi cosa fosse non gli importava,
voleva solo rivederla e tentare ancora una volta di portarla con sé.
Quel giorno era particolarmente
inquieto, aveva passato la notte pensando a Paula e, prima di affrontare
l’ennesima discussione con l’ex moglie, prese la decisione di passare
all’agenzia viaggi per prenotare un posto sul volo per Rio de Janeiro. Uscì con
il biglietto in tasca e si sentiva più
tranquillo, si diresse verso casa pronto
a affrontare Laura.
Per sua fortuna Laura sembrava aver capito che con
lui non c’era più nulla da fare, si era preparata a lasciare il campo: sulla
panca dell’anticamera era appoggiata la
sua borsa e lei era in salotto, già pronta per andarsene.
“Così va bene”, disse Federico, “vedo che hai afferrato il concetto, prima te ne vai meglio è, in questo modo potremo anche in un futuro molto lontano essere amici”, concluse sarcastico.
“Così va bene”, disse Federico, “vedo che hai afferrato il concetto, prima te ne vai meglio è, in questo modo potremo anche in un futuro molto lontano essere amici”, concluse sarcastico.
La donna sembrava avesse pianto, si alzò
lentamente, afferrò il bagaglio:
“Allora addio”, disse mesta, aprì
la porta , ma si voltò ancora una volta prima di uscire.
“Ah, dimenticavo, ha telefonato una
certa Paula e ha chiesto di te”.
Il cuore di Federico fece una
capriola, acchiappò Laura per una mano:
“Cosa hai detto?”, chiese
concitato. Lei lo guardò come si guarda un matto:
“Ripeto, ha telefonato Paula”,
affermò alzando la voce.
“Quando ha telefonato e da dove,
cosa ha detto?”, la raffica di domande investì la donna che alzò le spalle
seccata:
“Lasciami, mi fai male!”, esclamò
massaggiandosi il polso che lui le aveva strattonato, “non so nulla, ho solo
risposto al telefono e una donna che ha detto di chiamarsi Paula ha chiesto di
te, poi ha interrotto”.
“E tu cosa le hai detto? Che sei
mia moglie?”, urlò Federico.
Laura si ritrasse quasi spaventata
dall’espressione alterata del suo viso:
“Lasciami andare, non ne voglio
sapere dei tuoi traffici”, improvvisamente corse giù per le scale lasciando
l’ex marito sbalordito sulla porta di casa.
La notizia della telefonata l’aveva
sconvolto, la sfortuna stava perseguitandolo, ormai non sapeva più come
comportarsi, mise una mano in tasca e toccò quel biglietto aereo che aveva
appena acquistato: cosa doveva fare? Partire o aspettare che Paula si facesse
viva di nuovo? Ma l’arrivo inaspettato di Laura aveva complicato le cose,
proprio quel giorno doveva telefonare! Quante volte aveva sperato inutilmente
che accadesse, e quante volte aveva sognato di incontrarla, ma c’era sempre
qualcosa che non andava per il verso giusto.
+++
Mister Mike Foster aveva concluso i
suoi impegni di lavoro ed era disposto ad accompagnare Paula, l’aveva promesso
sperando che si togliesse dalla testa quel chiodo fisso: se constatava di
persona che quell’italiano l’aveva ingannata, sarebbe tornata da lui,
riconoscente e, ogni volta che doveva tornare in Brasile per affari, lei
sarebbe stata lì, pronta a fargli compagnia come sempre. Pagava così tanto che
don Pedro Olivares non osava dirgli mai di no.
“Domani andiamo a Milano”, annunciò
l’americano .
Lei sentì un pugno nello stomaco:
“Va bene, .”, rispose laconica.
La decisione di andare l’aveva
presa quasi a malincuore: dentro di lei si stava scatenando una guerra, da
quando aveva capito che viveva con sua moglie, non avrebbe più voluto
incontrare Federico, ma la voglia di vederlo e di sentire dalle sue labbra che
si era presa gioco di lei era più forte. Però anche qualcos’altro
l’impensieriva: come avrebbe giustificato la fuga dall’aeroporto di Rio de
Janeiro? Da quando aveva saputo di venire in Italia la sua mente aveva
cominciato ad architettare scuse varie per spiegare la sua fuga, non voleva
dirgli la verità si sarebbe sentita male, lui sapeva poco di lei, ma
confessargli che era sfruttata da una cosca di malavitosi era troppo umiliante.
Comunque il desiderio di incontrarlo era superiore a tutto: “Non mi importa ciò
che succederà”, si disse, “voglio vederlo”.
I bagagli erano già fatti , il
conto dell’albergo pagato, erano pronti a lasciare Roma quando una telefonata
rivoluzionò il programma: Mike doveva trattenersi ancora per qualche giorno per
una questione importante riguardante il suo lavoro:
“Vai tu, da sola, forse è meglio, ti
sentiresti impacciata con la mia presenza, così sei libera di prendere le
decisioni che vuoi”, propose mister Foster.
Paula ci pensò su un secondo solo:
“Forse hai ragione, allora io vado,
ti telefono”, rispose svelta, saltò sul taxi che era stato chiamato per
portarli all’aeroporto e salutò con la mano fuori dal finestrino.
+++
Intanto Federico era in grande
confusione, non sapeva come muoversi: “dov’era Paula? Ancora in Brasile oppure
era arrivata a Milano?”, erano queste le domande che non lo facevano dormire,
non immaginava minimamente che la sua donna stava andando da lui.
Era ora di cena e Federico non
aveva fame, ma doveva pur ingurgitare qualcosa, svogliatamente mise sul fuoco
una pentola d’acqua per cuocere un po’ di pasta, appoggiò sul tavolo un piatto,
le posate, un bicchiere, l’acqua minerale e si accorse di non avere più vino.
Telefonò alla bottiglieria sotto casa e ordinò una cassetta di chianti, poco
dopo il campanello della porta d’ingresso suonò:
“Che velocità”, pensò, aprì e,
invece del garzone, davanti a lui c’era Paula; per poco non si sentì male.
“Tu!”, esclamò, fece per
abbracciarla ma lei lo respinse, lo stava fissando senza parlare.
“Perché?”, chiese lui, “ho fatto
qualcosa che non va?”.
“Puoi uscire? Dovrei parlarti”,
attaccò la ragazza.
“Entra”, l’invitò Federico
sconcertato.
“No, grazie, non vorrei disturbare,
magari tua moglie non gradisce la mia presenza”.
Federico sorrise e tirò un sospiro
di sollievo, se l’aspettava:
“C’è stato un equivoco, non è come pensi”,
rispose cercando di rompere quel momento di tensione.
“Dicono tutti così, comunque ripeto
l’invito: vorrei parlarti”, insistette lei.
L’uomo allungò timidamente una mano
per toccarle un braccio:
“Vieni dentro, non c’è nessuna moglie, credimi”.
Lei si scostò e la sua espressione
dura non prometteva nulla di buono:
“Eppure quando ho telefonato in
casa tua c’era una donna che ha detto di esserlo, come mai?”, ribatté lei.
“Se ti decidi a entrare posso
spiegarti tutto”, continuò Federico mantenendosi calmo.
Paula entrò guardandosi intorno,
non ancora convinta che in casa non ci fosse nessuno, lui la stava osservando:
“Stai tranquilla, sono solo”, disse.
Erano seduti sul divano, molto
vicini ma rigidi, lui cercava di iniziare a parlare, lei era sulla difensiva,
pronta a controbattere.
“Ti prego di ascoltarmi, se vuoi, ti spiego
come sono andate le cose”, disse infine Federico e cominciò a raccontare la
vera storia della presenza di Laura in casa sua.
Mentre lui parlava il viso di Paula si
distendeva e, dopo, quando ebbe sentito la conclusione, si sentì meglio, il
peso sul cuore stava andandosene, aveva ritrovato Federico e questo era il
regalo più bello che si potesse aspettare.
Gli mise le braccia al collo e gli
sussurrò: “Ti amo”.
Lui la tenne stretta aspirando il
suo profumo, una tenerezza l’invase: era quello il momento che aveva sognato da quando l’aveva
persa a Rio.
“Perché sei sparita?”, le sussurrò,
“mi hai fatto diventare pazzo”.
Lei si staccò dall’abbraccio:
“Ti dovrei raccontare molte cose,
ma ti prego di credermi che non è stata per mia volontà, siamo stati insieme
una sola sera e ancora non ci conosciamo”, disse cercando le parole, “dovevo
mettere a posto qualcosa lasciato in sospeso”.
“Perché sparire? Lo potevi dire
senza paura, ti avrei aiutato”.
“Non potevo fare altrimenti,
qualcuno è venuto a prendermi”, rispose lei arrossendo.
“Ho capito, c’è un altro uomo!”
Lei era confusa, non sapeva cosa
rispondere, non voleva dirgli la verità … si aggrappò alle parole che lui le
aveva detto:
“…sì, c’era un altro che non voleva che lo
lasciassi…mi ha minacciata, ho dovuto andare via con lui …ma adesso non c’è
più! Sono libera! ”, farfugliò Paula sapendo di mentire.
Federico non l’ascoltava, gli
bastava averla vicina, toccarla, sapere che anche lei lo amava.
“…ma questo ormai non conta più”,
esclamò, “ adesso sei qui e non ti lascio andare via. Sfido chiunque a venirti
a prendere. Ormai la tua vita a Rio, per me è un capitolo chiuso”, disse, la
sollevò e la portò in camera da letto, la desiderava da troppo tempo!
La sera stessa, dopo aver fatto
l’amore con Federico, Paula inviò un messaggio a mister Foster: “Addio Mike ,
grazie di tutto, senza di te non avrei trovato la felicità”. L’americano capì
che non sarebbe tornata e acquistò un solo biglietto per il volo di ritorno in
Brasile.
+++
Paula e Federico iniziarono la vita
insieme, lei era così contenta che le sembrava di vivere un sogno, il suo
passato era difficile da dimenticare, ma l’amore di Federico l’aiutava, ogni
tanto aveva la sensazione di essere seguita, spiata, come quando era nelle mani
di don Pedro, ma poi si rendeva conto che era libera. Libera di andare dove
voleva, di passeggiare, di fare shopping, di stare con il suo uomo quando lo desiderava. Questo era per
lei una conquista così grande che ancora non le sembrava vera. Aveva solo
venticinque anni, ma, se si voltava indietro le sembrava di averne vissuti
cento, era rimasta sola a vent’anni e da allora la sua vita era stata soltanto
sofferenza.
Quando era accanto a Federico
qualche volta lo guardava senza che se ne accorgesse, vedeva in lui, oltre che
il suo grande amore, anche colui che l’aveva fatta diventare una donna da
rispettare, e provava dentro di sé un miscuglio di sentimenti, dalla
riconoscenza alla passione, e si commuoveva ogni volta che lui la desiderava.
Non avrebbe mai voluto che sapesse il suo passato, non poteva permettersi di
mettere in gioco ciò che stava vivendo, tornare indietro equivaleva a un
suicidio.
Federico non aveva dimenticato la
promessa che le aveva fatto durante la loro prima notte d’amore a Rio, Paula aveva una voce così bella che
sarebbe stato un peccato non farla conoscere, lui se ne intendeva, quello era
il suo mestiere e frequentava le persone
giuste. Così si mise in contatto con diverse case discografiche e la ragazza
cominciò a fare provini. Ovunque andasse il suo modo di cantare suscitava
entusiasmo, era una grande interprete specialmente di samba. Federico non fece
nessuna fatica a farle firmare un contratto.
Quando le chiesero di apporre la
sua firma , Paula aveva le mani che tremavano, non avrebbe mai creduto di
arrivare a tanto: diventare una cantante era sempre stato il suo desiderio
segreto e, vederlo realizzato era per lei una qualcosa di grande. Prima di
siglare guardò Federico, aveva gli occhi che luccicavano per la felicità, esitò
un attimo, ma lui l’incitò:
”Dai, firma”, e la ragazza brasiliana che non aveva speranze realizzò in un solo momento il suo sogno.
”Dai, firma”, e la ragazza brasiliana che non aveva speranze realizzò in un solo momento il suo sogno.
Il disco che incise diventò popolare in breve
tempo, anzi quasi un tormentone, trasmesso più volte dalla radio, dalle televisioni
e conquistò il primo posto nella hit-parade.
La carriera di Paula prese il volo, diventò la regina del samba. La sua vita
privata non aveva ombre, con Federico avevano intenzione di sposarsi al più
presto, non appena avrebbero trovato il tempo fra un concerto e l’altro, far
un’incisione e l’altra. Il nome di Paula sulle locandine riempiva i teatri e
gli stadi, torme di giovani si mettevano in fila all’alba per acquistare i
biglietti del concerto,
Quando appariva sul palco, avvolta
in abiti che mettevano in risalto il corpo, con i lunghi capelli neri che
ondeggiavano sul viso, era un boato d’entusiasmo che proveniva da quella folla
arrivata da ogni parte per ascoltarla.
Ogni volta era un’emozione diversa,
dava tutta se stessa durante l’esibizione e la gente lo sentiva, per questo era
diventata popolare, per la sua bravura e per la grande personalità che
trasformavano le sue performances in serate travolgenti. Terminato lo
spettacolo era sfinita ma felice, aveva donato tutte le sue energie alla musica
e al suo pubblico. Ormai era diventata un idolo, un’icona dei giovani fans che
facevano pazzie pur di andare a sentirla cantare. “Paula…Paula!”, gridavano i
ragazzi, il suo nome ritmato da migliaia di giovani l’entusiasmava le dava la
carica per esibirsi tirando fuori tutta la grinta che possedeva.
Dalla sera in cui si era presentata
alla porta di Federico erano trascorsi ormai due anni, due anni vissuti come la
favola di una ragazza che non si aspettava
nulla dalla vita e, con un colpo di bacchetta magica aveva avuto tutto.
Una mattina si erano svegliati che
il sole era già alto, dalla finestra entrava un raggio carico di pulviscolo
dorato che andava a posarsi sui capelli di Paula; come sempre erano andati a
letto alle prime ore del giorno, la luce filtrata dalle fessure della
tapparella svegliò Federico, Paula accanto a lui era ancora nelle braccia di Morfeo. Così
addormentata sembrava molto più giovane, indifesa, ma c’era qualcosa che la
disturbava, dopo un lieve lamento si mise a sedere di colpo sul letto, aveva
gli occhi aperti, impauriti: “No!”, gridò, “non voglio!”.
“Paula!”, Federico le accarezzò il
viso dolcemente.
Dal modo in cui lei lo guardò, Federico capì che si era svegliata:
“Calmati, è stato un incubo”, disse, lei si rifugiò nelle sue braccia tremando.
Dal modo in cui lei lo guardò, Federico capì che si era svegliata:
“Calmati, è stato un incubo”, disse, lei si rifugiò nelle sue braccia tremando.
“Si può sapere cosa hai sognato?”,
le chiese cercando di non agitarla.
Paula lo fissò senza parlare, si
scosse :
“Qualcuno mi inseguiva, mi voleva
fare del male e io scappavo…correvo lungo una strada deserta”, sussurrò, “poi
lui mi ha presa e…”, non riuscì a proseguire, si allacciò al suo collo:
“Tienimi stretta, ho paura: questo è un sogno premonitore, mi succederà qualcosa di brutto, ne sono sicura”, pronunciò queste parole tremando.
“Tienimi stretta, ho paura: questo è un sogno premonitore, mi succederà qualcosa di brutto, ne sono sicura”, pronunciò queste parole tremando.
“Non dire sciocchezze, sai che non
è vero niente, ti sarà rimasto qualcosa sullo stomaco, ieri sera, dopo lo spettacolo
abbiamo mangiato, poi siamo subito andati a dormire”, affermò lui cercando di
calmarla. Ma Paula era veramente impaurita:
“Noi brasiliani a queste cose ci
crediamo, spero che non sia vero”, disse a bassa voce come parlando a se
stessa.
“E’ tutto finito, sei qui con me, è
stato solo un brutto sogno”, rispose tenendola stretta.
Paula finalmente sorrise:
”Hai ragione, sono felice e ti amo”, fece una pausa poi: “andiamo a fare colazione, ho fame”, concluse alzandosi.
”Hai ragione, sono felice e ti amo”, fece una pausa poi: “andiamo a fare colazione, ho fame”, concluse alzandosi.
Federico l’afferrò per la vita e la
fece precipitare sul letto:
“Stai qui, ti devo dire una cosa importante”, esclamò.
“Stai qui, ti devo dire una cosa importante”, esclamò.
“Se si tratta di lavoro, rimandiamo
a dopo, ora non connetto”, rispose lei ridendo.
“No, non si tratta di lavoro, ma di
noi due”, le mise le braccia sulle spalle e ordinò: “guardami, ti piaccio?”,
chiese.
“Cosa stai dicendo, sei il mio
amore, lo sai”.
“Allora, mi vuoi sposare?”, chiese
lui fissandola negli occhi.
Il sorriso che apparve sulla bocca
di Paula non si può descrivere, rimase zitta mentre i suoi occhi si
inumidivano:
“Sì…sì…”, gridò, gli buttò le
braccia al collo e rimase così, senza più dire nulla, attaccata a lui.
Federico strinse a sé Paula, con tenerezza e
passione: ora che aveva detto sì, la sentiva ancora più sua. Si sciolsero
dall’abbraccio e si alzarono:
“Devo prendere immediatamente un caffè”, esclamò lui, “sento di averne bisogno”.
“Devo prendere immediatamente un caffè”, esclamò lui, “sento di averne bisogno”.
“Sai che domani devi cantare a
Parigi?”, disse Federico mentre imburrava una fetta di pane tostato.
“Certo, stai tranquillo è tutto
sotto controllo, quando abbiamo l’aereo?”, rispose Paula.
“Domani in mattinata, facciamo le
cose con calma, andiamo in albergo, poi in teatro, poi alle prove e alla sera,
come sempre grande trionfo. E al ritorno predisponiamo tutto per le nozze”,
disse lui.
“Non mi sembra vero!”, rispose lei
mentre gli occhi le brillavano di felicità, “però posso chiederti un favore?”.
“Tutto quello che vuoi”.
“Non vorrei pubblicizzare la cosa,
se lo viene a sapere la stampa siamo rovinati, non mi lascerebbero più vivere.
Facciamo una cerimonia intima: noi due e i testimoni, cosa ne dici?”.
Federico non tardò a rispondere,
era ciò che desiderava, pensava addirittura di disdire qualche impegno per
avere il tempo di fare una luna di miele
in piena regola e anche il viaggio di nozze alle Maldive.
L’indomani partirono per Parigi, il
concerto all’Olimpia era già in programma da molto tempo e per Paula era stata
una grande soddisfazione sapere di cantare in quel prestigioso teatro
dove si erano esibiti i più grandi artisti del mondo.
Varcò la soglia del palcoscenico
con venerazione, durante le prove era emozionata e alla sera quando arrivò
il momento di uscire in scena il cuore
cominciò a batterle forte, sensazioni che non aveva mai provato durante i suoi
concerti. Lo scroscio di applausi che l’accolse alla sua entrata riuscì a frenare l’emozione, l’orchestra
intonò il primo pezzo e la sua voce, intensa, e toccante si diffuse per il
teatro. Al termine gli applausi diventarono un’ovazione e Paula s’inchinò per
ringraziare, la luce dei riflettori le impediva di vedere in platea, solo gli spettatori delle prime file
erano visibili: notò un uomo bruno con i capelli lunghi trattenuti da una coda,
il viso con la pelle scura, che batteva
le mani freneticamente e la guardava come volesse spogliarla.
(continua)
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