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domenica 20 novembre 2016

UN AMORE A TEMPO DI SAMBA - terza puntata




 



Era così delusa che non aveva più nessuna reazione, si riscosse al suono insistente del telefono:

“Ti senti bene?” le chiese Mike, “come mai non scendi?”.

“Scusami ma proprio non ce la faccio, sto malissimo”, rispose con una voce così angosciata che l’uomo si preoccupò, non gli era mai capitato da quando la conosceva di sentirla in quel modo.

Dopo pochi minuti entrò in camera e la trovò bocconi sul letto, si avvicinò e si accorse che aveva il viso inondato dalle lacrime:

“Dimmi cosa sta succedendo, stai male?, chiamiamo un dottore”, si precipitò al telefono, ma lei lo fermò.

“No!, non è necessario”, disse singhiozzando senza frenarsi.

“Se non serve il medico, cerca di farmi capire se ti posso aiutare”, disse Mike addolorato.

La ragazza si asciugò le lacrime, lo guardò con occhi spenti:

“Ti ringrazio, penso che ormai tu non possa fare più niente per me”, rispose.

Mike era annichilito, sospettava che ci fosse sotto qualcosa di terribile, forse Olivares l’aveva richiamata o l’aveva minacciata, o forse lui stesso l’aveva offesa inavvertitamente.

“Ho fatto qualcosa che non va?, Parla…non mi fare impazzire”, esclamò .

Paula non voleva saperne di aprirsi, si chiuse in un ostinato mutismo , Mike passò la notte a cercare di farla parlare, gli faceva male vederla così, anche se per lui era solo una bella figliola da esibire, il suo cuore tenero non lo sopportava : le lacrime delle donne erano il suo punto debole, in quel momento gli si poteva chiedere la luna che avrebbe fatto il possibile per regalarla

Paula aveva paura a confessargli tutto per timore delle rappresaglie del boss, ma ad un certo punto non ce la fece più, le mancava il respiro, aveva bisogno di tirar fuori quel groppo che le chiudeva la gola. In quel momento a chiunque fosse davanti a lei avrebbe chiesto aiuto, e così fece.

Confessò ogni cosa, e mentre parlava sentiva alleggerirsi il cuore, vedeva sul viso di Mike lo stupore, ma dall’espressione si intuiva che era disposto ad aiutarla a superare quel brutto momento.

“Ora sai tutto”, mormorò lei, “puoi fare ciò che vuoi, rimandarmi indietro oppure continuare il viaggio in mia compagnia, per me è indifferente”.

“Perché dovrei farti ancora soffrire, ho capito che stai passando un  brutto periodo, per vederti sorridere sono disposto ad aiutarti, anzi, sai che ti dico? Se fossi in te vorrei parlare con quel tale e guardarlo negli occhi, deve avere il coraggio di dirti in faccia che ti ha ingannata”, affermò Mike, si avvicinò a Paula e la tenne vicina.

“Hai ragione, ma dovrei andare a Milano”, rispose lei quasi rinfrancata.

“Ti accompagno io, lo troveremo, stai tranquilla”.

Paula alzò gli occhi su di lui riconoscente, meravigliata dalla sua disponibilità: l’aveva sempre pensato che mister Foster fosse un buon uomo e ora ne aveva la conferma.

Alleggerita dal peso che le premeva sul cuore la ragazza si distese sul letto e mentre dalle finestre entrava il chiarore dell’alba si addormentò.

+++

 Federico aveva quasi timore di tornare a casa, ma non voleva dare alla sua ex moglie nemmeno un giorno in più di quello che era stato pattuito;  non intendeva scendere a nessun  compromesso, aveva intuito che lei ci avrebbe riprovato delusa dal fallimento del nuovo mènage, ma ormai le loro strade si erano divise e doveva essere così per il resto della vita.

 Non l’amava più, soprattutto da quando era stato stregato da Paula nessuna donna lo interessava; ma quando pensava a lei mille perché si affacciavano alla mente: perché l’aveva lasciato proprio nel momento di partire? Cosa era successo di tanto importante per non riuscire nemmeno ad avvertirlo? Era rimasto davanti allo sportello del chek-in  come un  cretino, non aveva avuto nemmeno il tempo di accorgersi che era sparita: avrebbe dato qualsiasi cosa per capire, pensava a tante cose possibili,

,  ma la verità era certamente un’altra. Di lei e del suo passato non conosceva nulla, avrebbe potuto avere un altro uomo! , nella notte d’amore non si erano detti niente, sapeva solo che era stato ammaliato dal suo fascino esotico, dal suo corpo statuario, dalla sua voce sensuale  dai toni bassi.  Per lui era stato un vero colpo di fulmine una cosa senza precedenti, che non aveva spiegazioni se non quella di essere fatti l’uno per l’altra e che era lei la donna con la quale voleva trascorrere il resto della vita. Era stato azzardato forse decidere improvvisamente  di portarla via, ma non c’era tempo per pensare, aveva visto anche nei suoi occhi il desiderio di seguirlo e di lasciarsi alle spalle una vita che forse non le piaceva più.  Da qualche giorno stava pensando di tornare in Brasile per scoprire la verità, qualsiasi cosa fosse non gli importava, voleva solo rivederla e tentare ancora una volta di portarla con sé.

Quel giorno era particolarmente inquieto, aveva passato la notte pensando a Paula e, prima di affrontare l’ennesima discussione con l’ex moglie, prese la decisione di passare all’agenzia viaggi per prenotare un posto sul volo per Rio de Janeiro. Uscì con il biglietto in tasca e  si sentiva più tranquillo,  si diresse verso casa pronto a affrontare Laura. 

Per  sua fortuna Laura sembrava aver capito che con lui non c’era più nulla da fare, si era preparata a lasciare il campo: sulla panca dell’anticamera era appoggiata  la sua borsa e lei era in salotto, già pronta per andarsene.
 “Così va bene”, disse Federico, “vedo che hai afferrato il concetto, prima te ne vai meglio è, in questo modo potremo anche in un futuro molto lontano essere amici”, concluse sarcastico.

 La donna sembrava avesse pianto, si alzò lentamente, afferrò il bagaglio:

“Allora addio”, disse mesta, aprì la porta , ma si voltò ancora una volta prima di uscire.

“Ah, dimenticavo, ha telefonato una certa Paula e ha chiesto di te”.

Il cuore di Federico fece una capriola, acchiappò Laura per una mano:

“Cosa hai detto?”, chiese concitato. Lei lo guardò come si guarda un matto:

“Ripeto, ha telefonato Paula”, affermò alzando la voce.

“Quando ha telefonato e da dove, cosa ha detto?”, la raffica di domande investì la donna che alzò le spalle seccata:

 “Lasciami, mi fai male!”, esclamò massaggiandosi il polso che lui le aveva strattonato, “non so nulla, ho solo risposto al telefono e una donna che ha detto di chiamarsi Paula ha chiesto di te, poi ha interrotto”.

“E tu cosa le hai detto? Che sei mia moglie?”, urlò Federico.

Laura si ritrasse quasi spaventata dall’espressione alterata del suo viso:

“Lasciami andare, non ne voglio sapere dei tuoi traffici”, improvvisamente corse giù per le scale lasciando l’ex marito sbalordito sulla porta di casa.

La notizia della telefonata l’aveva sconvolto, la sfortuna stava perseguitandolo, ormai non sapeva più come comportarsi, mise una mano in tasca e toccò quel biglietto aereo che aveva appena acquistato: cosa doveva fare? Partire o aspettare che Paula si facesse viva di nuovo? Ma l’arrivo inaspettato di Laura aveva complicato le cose, proprio quel giorno doveva telefonare! Quante volte aveva sperato inutilmente che accadesse, e quante volte aveva sognato di incontrarla, ma c’era sempre qualcosa che non andava per il verso giusto.

+++

Mister Mike Foster aveva concluso i suoi impegni di lavoro ed era disposto ad accompagnare Paula, l’aveva promesso sperando che si togliesse dalla testa quel chiodo fisso: se constatava di persona che quell’italiano l’aveva ingannata, sarebbe tornata da lui, riconoscente e, ogni volta che doveva tornare in Brasile per affari, lei sarebbe stata lì, pronta a fargli compagnia come sempre. Pagava così tanto che don Pedro Olivares non osava dirgli mai di no.

“Domani andiamo a Milano”, annunciò l’americano .

Lei sentì un pugno nello stomaco:

 “Va bene, .”, rispose laconica.

La decisione di andare l’aveva presa quasi a malincuore: dentro di lei si stava scatenando una guerra, da quando aveva capito che viveva con sua moglie, non avrebbe più voluto incontrare Federico, ma la voglia di vederlo e di sentire dalle sue labbra che si era presa gioco di lei era più forte. Però anche qualcos’altro l’impensieriva: come avrebbe giustificato la fuga dall’aeroporto di Rio de Janeiro? Da quando aveva saputo di venire in Italia la sua mente aveva cominciato ad architettare scuse varie per spiegare la sua fuga, non voleva dirgli la verità si sarebbe sentita male, lui sapeva poco di lei, ma confessargli che era sfruttata da una cosca di malavitosi era troppo umiliante. Comunque il desiderio di incontrarlo era superiore a tutto: “Non mi importa ciò che succederà”, si disse, “voglio vederlo”.

I bagagli erano già fatti , il conto dell’albergo pagato, erano pronti a lasciare Roma quando una telefonata rivoluzionò il programma: Mike doveva trattenersi ancora per qualche giorno per una questione importante riguardante il suo lavoro:

 “Vai tu, da sola, forse è meglio, ti sentiresti impacciata con la mia presenza, così sei libera di prendere le decisioni che vuoi”, propose mister Foster.

Paula ci pensò su un secondo solo:

“Forse hai ragione, allora io vado, ti telefono”, rispose svelta, saltò sul taxi che era stato chiamato per portarli all’aeroporto e salutò con la mano fuori dal finestrino.

                                                                                     +++

Intanto Federico era in grande confusione, non sapeva come muoversi: “dov’era Paula? Ancora in Brasile oppure era arrivata a Milano?”, erano queste le domande che non lo facevano dormire, non immaginava minimamente che la sua donna stava andando da lui.

Era ora di cena e Federico non aveva fame, ma doveva pur ingurgitare qualcosa, svogliatamente mise sul fuoco una pentola d’acqua per cuocere un po’ di pasta, appoggiò sul tavolo un piatto, le posate, un bicchiere, l’acqua minerale e si accorse di non avere più vino. Telefonò alla bottiglieria sotto casa e ordinò una cassetta di chianti, poco dopo il campanello della porta d’ingresso suonò:

“Che velocità”, pensò, aprì e, invece del garzone, davanti a lui c’era Paula; per poco  non si sentì male.

“Tu!”, esclamò, fece per abbracciarla ma lei lo respinse, lo stava fissando senza parlare.

“Perché?”, chiese lui, “ho fatto qualcosa che non va?”.

“Puoi uscire? Dovrei parlarti”, attaccò la ragazza.

“Entra”, l’invitò Federico sconcertato.

“No, grazie, non vorrei disturbare, magari tua moglie non gradisce la mia presenza”.

Federico sorrise e tirò un sospiro di sollievo, se l’aspettava:

 “C’è stato un equivoco, non è come pensi”, rispose cercando di rompere quel momento di tensione.

“Dicono tutti così, comunque ripeto l’invito: vorrei parlarti”, insistette lei.

L’uomo allungò timidamente una mano per toccarle un braccio:

 “Vieni dentro, non c’è nessuna  moglie, credimi”.

Lei si scostò e la sua espressione dura non prometteva nulla di buono:

“Eppure quando ho telefonato in casa tua c’era una donna che ha detto di esserlo, come mai?”, ribatté lei.

“Se ti decidi a entrare posso spiegarti tutto”, continuò Federico mantenendosi calmo.

Paula entrò guardandosi intorno, non ancora convinta che in casa non ci fosse nessuno, lui la stava osservando: “Stai tranquilla, sono solo”, disse.

Erano seduti sul divano, molto vicini ma rigidi, lui cercava di iniziare a parlare, lei era sulla difensiva, pronta a controbattere.

 “Ti prego di ascoltarmi, se vuoi, ti spiego come sono andate le cose”, disse infine Federico e cominciò a raccontare la vera storia della presenza di Laura in casa sua.

 Mentre lui parlava il viso di Paula si distendeva e, dopo, quando ebbe sentito la conclusione, si sentì meglio, il peso sul cuore stava andandosene, aveva ritrovato Federico e questo era il regalo più bello che si potesse aspettare.

Gli mise le braccia al collo e gli sussurrò: “Ti amo”.

Lui la tenne stretta aspirando il suo profumo, una tenerezza l’invase: era quello il  momento che aveva sognato da quando l’aveva persa a Rio.

“Perché sei sparita?”, le sussurrò, “mi hai  fatto diventare pazzo”.

Lei si staccò dall’abbraccio:

“Ti dovrei raccontare molte cose, ma ti prego di credermi che non è stata per mia volontà, siamo stati insieme una sola sera e ancora non ci conosciamo”, disse cercando le parole, “dovevo mettere a posto qualcosa lasciato in sospeso”.

“Perché sparire? Lo potevi dire senza paura, ti avrei aiutato”.

“Non potevo fare altrimenti, qualcuno è venuto a prendermi”, rispose lei arrossendo.

“Ho capito, c’è un altro uomo!”

Lei era confusa, non sapeva cosa rispondere, non voleva dirgli la verità … si aggrappò alle parole che lui le aveva detto:

“…sì,  c’era un altro che non voleva che lo lasciassi…mi ha minacciata, ho dovuto andare via con lui …ma adesso non c’è più! Sono libera! ”, farfugliò Paula sapendo di mentire.

Federico non l’ascoltava, gli bastava averla vicina, toccarla, sapere che anche lei lo amava.

“…ma questo ormai non conta più”, esclamò, “ adesso sei qui e non ti lascio andare via. Sfido chiunque a venirti a prendere. Ormai la tua vita a Rio, per me è un capitolo chiuso”, disse, la sollevò e la portò in camera da letto, la desiderava da troppo tempo!

La sera stessa, dopo aver fatto l’amore con Federico, Paula inviò un messaggio a mister Foster: “Addio Mike , grazie di tutto, senza di te non avrei trovato la felicità”. L’americano capì che non sarebbe tornata e acquistò un solo biglietto per il volo di ritorno in Brasile.

                                                                         +++

Paula e Federico iniziarono la vita insieme, lei era così contenta che le sembrava di vivere un sogno, il suo passato era difficile da dimenticare, ma l’amore di Federico l’aiutava, ogni tanto aveva la sensazione di essere seguita, spiata, come quando era nelle mani di don Pedro, ma poi si rendeva conto che era libera. Libera di andare dove voleva, di passeggiare, di fare shopping, di stare con il  suo uomo quando lo desiderava. Questo era per lei una conquista così grande che ancora non le sembrava vera. Aveva solo venticinque anni, ma, se si voltava indietro le sembrava di averne vissuti cento, era rimasta sola a vent’anni e da allora la sua vita era stata soltanto sofferenza.

Quando era accanto a Federico qualche volta lo guardava senza che se ne accorgesse, vedeva in lui, oltre che il suo grande amore, anche colui che l’aveva fatta diventare una donna da rispettare, e provava dentro di sé un miscuglio di sentimenti, dalla riconoscenza alla passione, e si commuoveva ogni volta che lui la desiderava. Non avrebbe mai voluto che sapesse il suo passato, non poteva permettersi di mettere in gioco ciò che stava vivendo, tornare indietro equivaleva a un suicidio.   

Federico non aveva dimenticato la promessa che le aveva fatto durante la loro prima notte d’amore a  Rio, Paula aveva una voce così bella che sarebbe stato un peccato non farla conoscere, lui se ne intendeva, quello era il suo mestiere e frequentava  le persone giuste. Così si mise in contatto con diverse case discografiche e la ragazza cominciò a fare provini. Ovunque andasse il suo modo di cantare suscitava entusiasmo, era una grande interprete specialmente di samba. Federico non fece nessuna fatica a farle firmare un contratto.

Quando le chiesero di apporre la sua firma , Paula aveva le mani che tremavano, non avrebbe mai creduto di arrivare a tanto: diventare una cantante era sempre stato il suo desiderio segreto e, vederlo realizzato era per lei una qualcosa di grande. Prima di siglare guardò Federico, aveva gli occhi che luccicavano per la felicità, esitò un attimo, ma lui l’incitò:
”Dai, firma”, e la ragazza brasiliana che non aveva speranze realizzò in un solo  momento il suo sogno.

 Il disco che incise diventò popolare in breve tempo, anzi quasi un tormentone, trasmesso più volte dalla radio, dalle televisioni e conquistò il primo posto nella hit-parade.

 La carriera di Paula prese il volo,  diventò la regina del samba. La sua vita privata non aveva ombre, con Federico avevano intenzione di sposarsi al più presto, non appena avrebbero trovato il tempo fra un concerto e l’altro, far un’incisione e l’altra. Il nome di Paula sulle locandine riempiva i teatri e gli stadi, torme di giovani si mettevano in fila all’alba per acquistare i biglietti del concerto, 

Quando appariva sul palco, avvolta in abiti che mettevano in risalto il corpo, con i lunghi capelli neri che ondeggiavano sul viso, era un boato d’entusiasmo che proveniva da quella folla arrivata da ogni parte per ascoltarla.

Ogni volta era un’emozione diversa, dava tutta se stessa durante l’esibizione e la gente lo sentiva, per questo era diventata popolare, per la sua bravura e per la grande personalità che trasformavano le sue performances in serate travolgenti. Terminato lo spettacolo era sfinita ma felice, aveva donato tutte le sue energie alla musica e al suo pubblico. Ormai era diventata un idolo, un’icona dei giovani fans che facevano pazzie pur di andare a sentirla cantare. “Paula…Paula!”, gridavano i ragazzi, il suo nome ritmato da migliaia di giovani l’entusiasmava le dava la carica per esibirsi tirando fuori tutta la grinta che possedeva.  

Dalla sera in cui si era presentata alla porta di Federico erano trascorsi ormai due anni, due anni vissuti come la favola di una  ragazza che non si aspettava nulla dalla vita e, con un colpo di bacchetta magica aveva avuto tutto.

Una mattina si erano svegliati che il sole era già alto, dalla finestra entrava un raggio carico di pulviscolo dorato che andava a posarsi sui capelli di Paula; come sempre erano andati a letto alle prime ore del giorno, la luce filtrata dalle fessure della tapparella svegliò Federico, Paula accanto a lui era  ancora nelle braccia di Morfeo. Così addormentata sembrava molto più giovane, indifesa, ma c’era qualcosa che la disturbava, dopo un lieve lamento si mise a sedere di colpo sul letto, aveva gli occhi aperti, impauriti: “No!”, gridò, “non voglio!”.

“Paula!”, Federico le accarezzò il viso dolcemente.
Dal modo in cui lei lo guardò, Federico capì che si era svegliata:
 “Calmati, è stato un incubo”, disse, lei si rifugiò nelle sue braccia tremando.

“Si può sapere cosa hai sognato?”, le chiese cercando di non agitarla.

Paula lo fissò senza parlare, si scosse :

“Qualcuno mi inseguiva, mi voleva fare del male e io scappavo…correvo lungo una strada deserta”, sussurrò, “poi lui mi ha presa e…”, non riuscì a proseguire, si allacciò al suo collo:
 “Tienimi stretta, ho paura: questo è un sogno premonitore, mi succederà qualcosa di brutto, ne sono sicura”, pronunciò queste parole tremando.

“Non dire sciocchezze, sai che non è vero niente, ti sarà rimasto qualcosa sullo stomaco, ieri sera, dopo lo spettacolo abbiamo mangiato, poi siamo subito andati a dormire”, affermò lui cercando di calmarla. Ma Paula era veramente impaurita:

“Noi brasiliani a queste cose ci crediamo, spero che non sia vero”, disse a bassa voce come parlando a se stessa. 

“E’ tutto finito, sei qui con me, è stato solo un brutto sogno”, rispose tenendola stretta.

Paula finalmente sorrise:
”Hai ragione, sono felice e ti amo”, fece una pausa poi: “andiamo a fare colazione, ho fame”, concluse alzandosi.

Federico l’afferrò per la vita e la fece precipitare sul letto:
 “Stai qui, ti devo dire una cosa importante”, esclamò.

“Se si tratta di lavoro, rimandiamo a dopo, ora non connetto”, rispose lei ridendo.

“No, non si tratta di lavoro, ma di noi due”, le mise le braccia sulle spalle e ordinò: “guardami, ti piaccio?”, chiese.

“Cosa stai dicendo, sei il mio amore, lo sai”.

“Allora, mi vuoi sposare?”, chiese lui fissandola negli occhi.

Il sorriso che apparve sulla bocca di Paula non si può descrivere, rimase zitta mentre i suoi occhi si inumidivano:

“Sì…sì…”, gridò, gli buttò le braccia al collo e rimase così, senza più dire nulla, attaccata a lui.

 Federico strinse a sé Paula, con tenerezza e passione: ora che aveva detto sì, la sentiva ancora più sua. Si sciolsero dall’abbraccio e si alzarono:
 “Devo prendere immediatamente un caffè”, esclamò lui, “sento di averne bisogno”.

“Sai che domani devi cantare a Parigi?”, disse Federico mentre imburrava una fetta di pane tostato.

“Certo, stai tranquillo è tutto sotto controllo, quando abbiamo l’aereo?”, rispose Paula.

“Domani in mattinata, facciamo le cose con calma, andiamo in albergo, poi in teatro, poi alle prove e alla sera, come sempre grande trionfo. E al ritorno predisponiamo tutto per le nozze”, disse lui.

“Non mi sembra vero!”, rispose lei mentre gli occhi le brillavano di felicità, “però posso chiederti un  favore?”.

“Tutto quello che vuoi”.

“Non vorrei pubblicizzare la cosa, se lo viene a sapere la stampa siamo rovinati, non mi lascerebbero più vivere. Facciamo una cerimonia intima: noi due e i testimoni, cosa ne dici?”.

Federico non tardò a rispondere, era ciò che desiderava, pensava addirittura di disdire qualche impegno per avere il tempo di fare una  luna di miele in piena regola e anche il viaggio di nozze alle Maldive.

L’indomani partirono per Parigi, il concerto all’Olimpia era già in programma da molto tempo e per Paula era stata una grande soddisfazione sapere di cantare in quel prestigioso teatro dove si erano esibiti i più grandi artisti del mondo.

Varcò la soglia del palcoscenico con venerazione, durante le prove era emozionata e alla sera quando arrivò il  momento di uscire in scena il cuore cominciò a batterle forte, sensazioni che non aveva mai provato durante i suoi concerti. Lo scroscio di applausi che l’accolse alla sua entrata  riuscì a frenare l’emozione, l’orchestra intonò il primo pezzo e la sua voce, intensa, e toccante si diffuse per il teatro. Al termine gli applausi diventarono un’ovazione e Paula s’inchinò per ringraziare, la luce dei riflettori le impediva di vedere in  platea, solo gli spettatori delle prime file erano visibili: notò un uomo bruno con i capelli lunghi trattenuti da una coda, il viso con la pelle  scura, che batteva le mani freneticamente e la guardava come volesse spogliarla.

(continua)

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