Ma il tempo
passava e le sue speranze andavano man mano scemando: doveva convincersi di
essere stato raggirato da quella bella donna che l’aveva stregato a tal punto
da fargli dimenticare i suoi doveri. Ma chi andava a pensare a una cosa simile?
tutto sembrava così bello e perfetto!
Con il cuore a
pezzi si decise a chiamare l’ingegner
Morandi:
“Cosa succede
Andreani? Ha già parlato con Kreuzer? E’
andato storto qualcosa?”, chiese l’altro preoccupato.
“Sì… e la prego di
accettare le mie dimissioni, riceverà la lettera tra breve. Non mi è possibile
dirle di più …mi scusi, ma devo andare”, concluse in fretta.
Interruppe la
conversazione mentre Morandi gridava qualcosa.
Si mise alla piccola scrivania della stanza e
si accinse a scrivere la sua sconfitta. Dopo aver infilato la busta in una
casella postale, si fece portare all’aeroporto , prese il primo aereo per Milano e se ne tornò a casa
con l’animo gonfio di amarezza.
Non si presentò più in sede, nella lettera
spedita aveva confessato la ragione
delle sue dimissioni: scrisse che, per la seconda volta non era riuscito a
portare a termine la sua missione.
Per tanto tempo rimase
rintanato nel suo appartamento , si lasciava andare senza curarsi più di se
stesso, mangiava gli avanzi del frigorifero, non si faceva nemmeno la barba,
doveva prendere sonniferi per cercare di dormire qualche ora. Quello che gli
era accaduto lo stava distruggendolo anche fisicamente. Non rispondeva più al
telefono tanto che gli amici erano preoccupati per lui. Quando andavano a
trovarlo e lo vedevano in quelle condizioni cercavano di tirarlo fuori dalla
tana, ma lui non ne voleva sapere, stava lì come un leone ferito che non
trovava la forza di combattere. Anche
con Claudia era finita, non c’era mai stata tanta affinità fra loro e, da
quando nella sua vita era apparsa Fiamma, tutte le altre avevano perso ogni
attrattiva. Trascorse giorni e giorni in quel modo, poi lentamente cominciò a
uscire: andava per le strade come in trance, vedeva Fiamma ovunque, ogni chioma
fulva che incontrava gli faceva battere il cuore, era arrivato persino a
fermare qualcuna che sembrava lei; non faceva niente tutto il giorno si limitava
a gironzolare senza una meta. Si era
infilato in un tunnel buio dal quale era difficile uscire, chiese aiuto a uno psicologo…i giorni
passavano uno dietro l’altro, stava cadendo nel baratro della depressione , le
crisi d’ansia lo sommergevano ….
Dopo
tanto tempo, con l’aiuto dei farmaci e della sua forza riuscì a vedere una luce
in fondo al buio. Ricominciò ad
attaccarsi alla vita : iniziò a spedire domande di assunzione e a contattare
colleghi e conoscenti per cercare di tornare nel mondo del lavoro.
Fece molti colloqui, ma senza nessun esito; la
risposta era sempre la stessa: “Le faremo sapere”. Cominciò a pensare che, nel
settore si era sparsa la voce della sua triste storia e che nessuno volesse
assumere un tale che si era fatto raggirare per ben due volte .
La lettera che una
mattina trovò nella posta era di un suo amico, trasferitosi a Bombay per
lavoro, Mario gli raccontava la sua vita
e lo invitava ad andarlo a trovare quando voleva. Perché non approfittare per
sparire per un po’ di tempo fino a che le acque non si fossero calmate? L’India
era un paese che l’aveva sempre affascinato: per la sua cultura, i misteri, la
civiltà tanto lontana dalla nostra. Decise di partire, anche alla ricerca di se
stesso: sentiva la necessità di trovarsi in un’altra atmosfera che non fosse
quella incombente del denaro e degli affari. Partì, convinto di fare la cosa
giusta.
Quando mise piede
nel nuovo paese una forte emozione lo pervase, si era allontanato per cercare
una nuova dimensione e capì che lì
poteva trovarla. Era tutto diverso, anche l’odore che aleggiava nell’aria era
un altro: le strade erano affollate di gente vestite con abiti multicolore, le
donne avvolte nei sari incedevano con una naturale eleganza. Si toccava la
povertà, ma anche la dignità di ognuno di loro.
Mario, felice di
ospitare un vecchio amico, gli fece da guida in tutto quello che doveva vedere
in città, lo introdusse nel suo mondo e
nelle sue amicizie.
In un circolo culturale conobbe un giovane
medico indiano, Rhami con il quale si trovò subito in sintonia: avevano in
comune l’interesse per la ricerca e per
merito suo cominciò a ritornare alla
vita e a interessarsi al lavoro.
Rhami praticava la medicina alternativa con erbe e elementi naturali, Giulio si era appassionato
a cercare con lui nuove formule per creare medicinali in grado di guarire le
malattie senza intossicare l’organismo. Si fermava in laboratorio fino a sera,
lavorando ininterrottamente anche dodici ore. Quando finiva era stanco, ma
soddisfatto: si era buttato su qualcosa che l’interessava e cercava di
dimenticare , di non pensare.
“Mi stai aiutando
molto”, gli diceva spesso Rhami, “senza di te sarei ancora al punto di
partenza”. E lui era felice di trafficare ancora fra i suoi alambicchi, sapendo
di essere utile a qualcuno. Lavorando al fianco dell’amico indiano la serenità
era tornata, anche se pensava spesso a Fiamma, ormai lo faceva solo con
nostalgia e non più con rancore.
Ma quando una sera
si sentì ripetere i ringraziamenti dal nuovo amico indiano, gli uscì una parte
della sua verità:
“ Tu non sai che
mi hai salvato….ero caduto in depressione perché avevo perso il lavoro e stare qui con te mi ha riportato alla vita”.
Rhami lo guardò
stupito:
“ Io non
sapevo….ma allora perché non ti fermi qui, ti potrei assumere , sei bravo e ormai sai
tutto , sei diventato indispensabile e il pensiero di perderti quando saresti
ritornato in Italia mi terrorizzava ”, disse battendogli una mano sulla spalla.
Giulio rimase un
attimo perplesso, quella proposta l’aveva lusingato e sconcertato.
“Grazie, hai
ragione, lavoriamo bene insieme” si fermò qualche secondo, in quegli attimi
nella sua mente scattò qualcosa d’imprevisto: “ e…sai cosa ti dico?” continuò, “accetto,
ti devo la mia rinascita… ”, concluse
sorridendo.
Rhami gli prese
una mano e la strinse: “ Sono contento….hai fatto una buona scelta, non te ne
pentirai. E adesso andiamo a cena a casa mia a festeggiare ”, concluse.
Giulio non seppe
dire di no, da quando era in India aveva sempre cenato da solo o con l’amico
italiano, e pensare di andare in una famiglia del posto lo attirava molto:
l’unico modo di entrare nell’anima di un popolo era di conoscerne gli usi e i
costumi.
Entrò nella casa
di Rhami con timidezza, la moglie, avvolta in un sari arancio era bellissima, i
grandi occhi scuri, vellutati lo fissavano con simpatia mentre sorridendo lo
invitava ad entrare. La casa, arredata con mobili di stile orientale era
accogliente, nel locale, dove era apparecchiata con cura la tavola, in un
divanetto di bambù era seduta una giovane donna:
“Posso presentarti mia sorella Lena?”, disse Rhami. La ragazza si alzò, anche lei indossava il sari che le fasciava il corpo snello e cadeva in morbide pieghe sulla spalla. Il viso con i lineamenti minuti e regolari era illuminato dagli occhi neri e da un bel sorriso:
“Posso presentarti mia sorella Lena?”, disse Rhami. La ragazza si alzò, anche lei indossava il sari che le fasciava il corpo snello e cadeva in morbide pieghe sulla spalla. Il viso con i lineamenti minuti e regolari era illuminato dagli occhi neri e da un bel sorriso:
“Molto lieta”,
disse allungando con grazia una mano.
Giulio la strinse,
stupito di incontrare una ragazza così carina:
“E’ medico anche
lei, lavora in ospedale”, si affrettò a dire l’amico.
“Sono felice di
conoscerti, Rhami mi aveva nascosto di avere una sorella, è un vero piacere!”,
disse guardandola negli occhi….e lei arrossì.
La cena fu davvero deliziosa, e la serata
trascorse così piacevolmente che quando ritornò nella sua stanza d’albergo ripensò
molto al viso sereno di Lena. Lo sguardo sincero degli occhi scuri l’avevano
portato a paragonarlo a quello ardito di Fiamma.
Nei giorni che seguirono si fermò parecchie
volte in laboratorio per mettere a punto
un medicinale che stavano preparando , erano a arrivati a buoni risultati e
questo gli dava molta soddisfazione. Una sera la porta si aprì e entrò Lena,
vestiva un tailleur blu e aveva i capelli raccolti da un grande nastro celeste,
era molto graziosa, diversa da quando l’aveva vista quella sera in casa del
fratello.
“Ciao”, disse semplicemente.
“Ciao”, disse semplicemente.
Giulio stupito
guardò la sua figurina esile avanzare.“Ho finito il turno in ospedale e sono
venuta a trovarti. Stai lavorando…disturbo?”, proseguì lei, timida.
Giulio si passò
una mano sugli occhi e si staccò dal bancone:
“Assolutamente no”, rispose, “ero stanco ma non mi decidevo a smettere, tanto…nessuno mi aspetta e qualche volta preferisco restare”.
“Assolutamente no”, rispose, “ero stanco ma non mi decidevo a smettere, tanto…nessuno mi aspetta e qualche volta preferisco restare”.
Senza aggiungere altro si mise la giacca “Per
oggi ne ho abbastanza, se vuoi possiamo uscire”, disse accompagnando Lena alla
porta.
In strada, Lena si
mise al suo fianco, lei così minuta, vicino a lui sembrava una bambina; gli
trotterellava a fianco sforzandosi di tenere il suo passo.
Alzò il viso verso di lui: “ Hai detto che sei
solo? Ero venuta appunto per chiederti
di venire a cena da noi”, i suoi occhi
scuri erano pieni di luce.
Giulio
raccolse l’invito di quello sguardo, in fin dei conti faceva piacere anche a
lui, da quando si era trasferito in albergo le sue serate erano solitarie.
Da
quella sera altre volte Lena invitò Giulio, era evidente che era attratta da
lui, ma non erano mai andati oltre l’amicizia. Anche a Giulio non dispiaceva
quella piccola donna bruna, ma provava per lei solo un sentimento di grande
ammirazione per il modo in cui svolgeva il suo lavoro, sacrificando per gli
altri una parte della sua vita. Andò a trovarla in ospedale e vide con quanta
abnegazione si dedicava ai bambini ammalati, felice quando riusciva a strappare
un sorriso da quelle bocche pallide.
I grandi occhi dei piccoli erano costantemente
fissi sulla loro dottoressa che cercava
con ogni mezzo di distrarli e di farli giocare..
“Sei veramente in
gamba”, le disse ammirato Giulio, “avremmo bisogno di medici come te, anche da
noi”.
Lei lo fissò
divenendo improvvisamente seria:
“Non lascerei questo paese per nessuna ragione
al mondo”, rispose.
Sempre più spesso
si vedevano e cominciava a nascere fra loro un sentimento che avrebbe potuto
trasformarsi in amore se nel cuore di Giulio non fosse entrata con tanta
prepotenza Fiamma. Non riusciva a
dimenticarla, anche se conoscerla era
stata una disgrazia e aveva cambiato il
corso della sua vita.
Continuò a frequentare la casa di Rhami, per
passare qualche sera in un’atmosfera familiare in compagnia di Lena tanto dolce e riposante. Un giorno arrivò prima del tempo e trovò un
uomo e un bambino di circa sei anni: non fece domande, ma si accorse che
lei non aveva più l’espressione serena di sempre e, quando lo vide entrare abbassò la testa a
disagio, come se avesse qualcosa da nascondere.
“Ti presento Nadir
…e mio figlio Omar”, disse lei arrossendo leggermente.
Negli occhi di
Giulio, Lena lesse lo stupore e quasi l’incredulità:
“Sì”, proseguì calma, “sono separata da quasi un anno: ognuno di noi è andato per la propria strada, ma mio figlio sta con il padre. In India, le leggi non sono molto favorevoli alle donne anche se lavoriamo alla pari degli uomini, e forse anche di più” confessò con una certa amarezza.
“Sì”, proseguì calma, “sono separata da quasi un anno: ognuno di noi è andato per la propria strada, ma mio figlio sta con il padre. In India, le leggi non sono molto favorevoli alle donne anche se lavoriamo alla pari degli uomini, e forse anche di più” confessò con una certa amarezza.
Giulio non replicò, c’era rimasto male, ma del
resto non aveva nessun diritto di frugare nella sua vita. Si era accorto anche che lei stava pian piano scivolando verso
un sentimento più profondo nei suoi confronti…
Quella fu l’ultima
visita che fece in casa dell’amico indiano, pensò che forse la sua presenza
disturbava l’equilibrio di Lena, lei aveva un figlio da un uomo del suo paese…e
lui non era sicuro di se stesso e di quello che provava per lei....doveva dare un taglio netto, far passare del tempo per scrutarsi dentro in attesa di una risposta.
Gli dispiaceva molto troncare con Lena, ma era sicuro che lei avrebbe capito...
(continua)
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