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lunedì 29 aprile 2013

UN FIORE NEL FANGO

Quarta puntata

Rosalia, confusa tra la folla, in fondo all’aula aveva assistito al processo cercando di non farsi notare da Giulio, la sentenza non la colse di sorpresa, sapeva già che da quando aveva fatto la telefonata alla caserma dei Carabinieri aveva condannato suo padre al carcere; era stato un gesto molto sofferto, ma doveva farlo: per la vita di Giulio e per non rischiare di far commettere un altro omicidio alla banda maledetta di cui suo padre era il boss.
 Era ritornata da poco da Parigi dove studiava belle arti, quando si trovò coinvolta  e complice del rapimento, era stata costretta con le minacce a collaborare…poi si era innamorata del prigioniero. In principio quell’uomo in preda alla disperazione le suscitava tenerezza e non era stata capace di trattarlo con la durezza che avrebbe dovuto, ma quando lui la baciò sentì dentro di sé che quella tenerezza era amore.
Ora il processo era finito, niente la tratteneva in quella terra così bella e travagliata, con quella sua gente fiera e gelosa fino a diventare violenta. Le valige erano pronte, non aveva più nessuno da salutare, nemmeno sua madre che se era andata fin da quando lei era bambina, si recò al porto per prendere il traghetto e quando partì rimase a lungo a fissare la sponda che si allontanava velocemente, chissà quando sarebbe tornata?   
Aveva scelto di andarsene per cancellare i brutti ricordi, forse lontano da lì l’aspettava una vita migliore, anche se dentro al suo cuore l’immagine di Giulio era difficile da cancellare.
Arrivò a Parigi che era notte: sapeva già dove andare. Fuori dell’aeroporto Charles De Gaulle cercò un taxi libero e si fece portare in rue Martin dove condivideva un monolocale con Valentina, sua compagna di studi all’accademia  artistica.. La ragazza l’accolse con sorpresa: “ Cosa ci fai qui?, potevi almeno telefonarmi…!”, esclamò leggermente contrariata.
“Ho deciso all’improvviso”, rispose Rosalia, “allora, posso entrare?”. Con le valige ai piedi era rimasta sulla porta: “Certo, ma… “, l’amica si fermò imbarazzata, “dovrai abituarti a un nuovo inquilino”.
Rosalia entrò e si guardò intorno: quella piccola stanza con uso cucina non poteva essere divisa in tre:
“Non ci voleva … chi è?”, chiese .
“Oh, è Claude, un ragazzo che viene dalla Provenza, studia scultura anche lui”, rispose l’amica.
 “Dove è sistemato?”, domandò scrutando il locale
“Non ti preoccupare, ci arrangeremo…lo faremo dormire per terra”, Valentina era a disagio, poi disse  tutto d'un fiato “…anche se fino ad ora occupava il tuo letto!”.
“Ah…bene!”, Rosalia era più stupita che contrariata: non si aspettava questa novità e non era nemmeno nello spirito per fare nuove conoscenze, tanto più che avrebbe dovuto dividere quotidianamente lo spazio vitale con uno sconosciuto.
Al di là della porta del bagno si sentiva un rumore d’acqua scrosciante, in quell’istante in cui Rosalia stava prendendo atto della sua presenza, Claude uscì da quell’uscio a piedi nudi e  con un asciugamano giallo attorno alla vita.
“Bonjour!…, esclamò fermandosi di botto. Con occhi attoniti guardò le due ragazze cercando di coprirsi come meglio poteva. Valentina prese per  mano l’amica:
“Ti presento Rosalia”, disse rivolgendosi al ragazzo sempre più imbarazzato.
“Sei arrivata in anticipo”, farfugliò Claude in uno stentato italiano, “non ti aspettavamo così presto, credevo di potermene andare prima che tu venissi…ma ormai hai scoperto tutto e dovrai sopportarmi, ancora per poco, te lo prometto…sto aspettando che si liberi un posto da un amico che in questi giorni ha dovuto ospitare la sua ragazza”, alzò le spalle come per scusarsi, stirò le labbra in una smorfia che voleva essere un sorriso, prese da una sedia un paio di jeans e sparì dentro la doccia.
Rosalia si girò verso Valentina:
“Mi adatterò se si tratta di un breve periodo”, brontolò appoggiando sul divano-letto la sua borsa.
Quando Claude si ripresentò indossava, una maglietta azzurra come i suoi occhi, il ciuffo biondo gli dava un’aria un po’ strafottente, puntò gli occhi sulla siciliana e il suo sguardo la considerò da capo a piedi:
“Carina la tua amica!”, disse rivolto a Valentina.
Rosalia si voltò come punta da una vespa: “Senti, non  ti mettere strane idee in testa, hai sbagliato momento! Se vuoi stare qui, ci rimani senza infastidire…”, il tono della sua voce non ammetteva repliche e i due la guardarono stupefatti. Valentina si avvicinò:
“Calmati…guarda che sta scherzando, finora si è comportato bene, è un bravo ragazzo”, disse tranquilla.
La convivenza, infatti, si rivelò meglio del previsto, Claude era simpatico e gentile, anche se qualche volta si soffermava a fissare Rosalia in silenzio. Frequentavano insieme i corsi d’arte e insieme trascorrevano le serate, qualche volta in casa e spesso nei bistrot a fare le ore piccole.
 Rosalia cercava di stordirsi per dimenticare il passato che ritornava implacabile specialmente quando si svegliava in preda agli incubi. Una notte, madida di sudore, aprì gli occhi di colpo: in sogno aveva visto Giulio morire. Un urlo strozzato le uscì dalla gola, Claude che dormiva nella piccola anticamera su una branda di fortuna, si alzò e si avvicinò in punta di piedi: “Cosa succede, ti senti male?”, le chiese premuroso.
“Non è niente”, rispose lei cercando di calmarsi. Lui le circondò le spalle con un braccio e l’attirò a sé.
“Buona...buona…è tutto passato”, ripeteva lentamente come si fa con i bambini quando hanno paura del buio. Rosalia si trovò abbracciata a lui senza saperlo. Valentina dormiva beata immersa in un sonno profondo.
“Parlami di te”, le sussurrò fra i capelli, “c’è qualcosa  che non riesco a capire”, concluse il ragazzo. Lei si rese conto di essere fra le sue braccia e si tirò indietro cercando di superare quell’attimo di abbandono: “Ti sbagli”, gli rispose freddamente, “non ho niente da nascondere…è stato solo un incubo!”.
Claude la respinse: “Volevo solo aiutarti!”, le disse, si alzò e ritornò a coricarsi.
Quel piccolo momento di intimità aveva fatto scattare nel ragazzo quello che fino allora aveva cercato di respingere: si era innamorato di Rosalia, ma capiva che era  senza speranza: negli occhi di lei c’era la tristezza di chi ha lasciato un amore. Capiva che lei soffriva, cercava di esserle vicino almeno come amico, cercando di scoprire cosa c’era dietro quello sguardo senza allegria, ma lei non si lasciava sfuggire nulla, teneva dentro di sé il segreto che aveva lasciato in Italia.
Claude rimase nella piccola casa di Montmarte più del previsto, la ragazza del suo amico ci aveva preso gusto a rimanere a Parigi, e lui ne era contento perché così poteva rimanere vicino a Rosalia, dividere con lei la vita quotidiana, sperando sempre di poter fare breccia nel suo cuore. 
Ma per Rosalia niente aveva più molta importanza, le insistenti attenzioni di Claude non la interessavano: si era buttata sullo studio che le stava dando grandi soddisfazioni.
“Stai facendo progressi”, le disse il professor Blanche osservando attentamente la scultura che Rosalia stava ultimando. “Se continui così sarai pronta fra breve per una mostra tutta tua”:
Gli occhi della ragazza si accesero:
“Grazie professore”, disse sorridendo.
Andava sempre più volentieri all’accademia, scolpire era diventato lo scopo della sua vita, trasferiva nel marmo la sua anima tormentata e forse era questo che la distingueva dagli altri.
Anche Claude si era accorto dell’impegno che metteva quando lavorava con lo scalpello.
“Brava!”, le disse un giorno, “vorrei avere io la tua sensibilità…diventerai una grande artista.”.
La profezia di Claude si avverò ben presto. Aiutata dal professor Blanche, Rosalia riuscì ad esporre le sue sculture, la critica fu molto lusinghiera e così cominciò a farsi strada nel mondo dell’arte, solo grazie al suo talento.
Una sera, mentre rincasava avvertì la presenza di qualcuno alle spalle, per la strada c’erano pochi passanti e la via era male illuminata. Con un certo timore affrettò il passo senza voltarsi indietro, cercava di raggiungere al più presto il portone della sua casa, ma era ancora lontana di parecchi isolati.. Svoltò un angolo e fu tentata di entrare in un bar per vedere chi aveva dietro di sé, ma la porta del locale era occupata da un tale che stava scaricando delle casse di bibite e proseguì. Poco dopo chi la inseguiva le era molto vicino, lei si voltò e riconobbe con terrore uno degli uomini della banda di suo padre…cercò di fuggire ma l’altro fu più svelto di lei.
 “Rosalia!”, disse prendendola per un braccio, “dove vai?…non scappare adesso che finalmente ti ho trovata…”. La ragazza impallidì e, con la voce in gola disse:
“Cosa vuoi da me…lasciami andare!”.
“Non ci penso nemmeno… sei stata tu che hai mandato in galera mio fratello, ti ho sentita quando telefonavi, e ti ho cercata dappertutto, anche se tuo padre non diceva mai a nessuno dove stavi…ho visto la tua foto su un giornale e finalmente ha capito dov’eri”.
“ Ormai non c’è più niente da fare, tuo fratello deve pagare per il male che ha fatto”, disse Rosalia fissando lo sguardo sul viso dell’altro mentre cercava di divincolarsi. Ma negli occhi del suo aggressore c’era tanto odio che la spaventò:
“Anche tu devi pagare!”, sibilò lui.
Improvvisamente comparve fra le mani dell’uomo la lama di un coltello. Rosalia urlò prima di cadere.
 (continua)






7 commenti:

  1. la storia si sta ingarbugliando molto, tanti colpi di scena ... bellissimo!

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    1. Grazie! mi fa piacere sentire i commenti...servono per migliorare! Ciao

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  2. E' un racconto abbastanza coinvolgente, anche se non riesco a capire il genere. Non è un giallo, giusto? Carino, in ogni caso.

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    1. Ciao Era, era un po' che non ti sentivo e...mi mancavano i tuoi commenti. Comunque non è proprio un giallo, ma un romanzo mnovimentato, come è nel mio stile.
      Ciao, seguimi!

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    2. Ho sempre seguito! Non ho commentato per un po' perché la storia mi confondeva, ma era anche coinvolgente. Ma eccomi qui! :P

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  3. Ciao sono Gioia, ma come follower : Ariel. questo romanzo è il primo che sto leggendo mi ha preso, vai avanti che ti seguo volentieri. Leggerò anche gli altri già conclusi.brava! ( scusa il tu ma in rete é più comodo )

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    1. Ciao Gioia,
      mi fa piacere sentirti, scrivo per passione e per i miei lettori: più sono meglio è! Comunque grazie! ogni settimana una puntata...speriamo che piaccia.
      Ciao

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