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domenica 5 maggio 2013

UN FIORE NEL FANGO

Quinta puntata

La ragazza riaprì gli occhi e vide su di sé il viso di Claude che stava cercando di rianimarla.
“Cosa è successo?”, chiese ancora sotto choc… poi, senza aspettare la risposta si alzò di scatto.
 “Dov’è andato? Voleva uccidermi”, disse spaventata. Il cuore le batteva in petto come un tamburo,  vedeva ancora davanti a sé quella lama che brillava sotto la luce dei lampioni.
“Calmati…per fortuna sono intervenuto in tempo, stavo tornando a casa e, ho visto quell’uomo che ti aggrediva, l’ho afferrato alle spalle in tempo prima che ti colpisse..., ma mi è sfuggitoʺ
L’aiutò a rialzarsi e la condusse con sé cingendole la vita:
“Vieni, andiamo a casa, mi racconterai con calma,! E’ finita, adesso stai tranquilla”.
 Rosalia in quel momento aveva bisogno di qualcuno che la tenesse stretta e abbandonò la testa sulle sue spalle.
 Fra le mura del piccolo appartamento si sentì sicura, Claude si aspettava da lei una confessione: aveva il sospetto che quell’aggressione fosse legata al mistero che lei  si portava dentro fin da quando si erano conosciuti.
 Rosalia tremava ancora di paura, sentiva su di sé il fiato acre di quell’uomo, rivedeva la mano armata  che si stava abbattendo su di lei:
“ E’ stato terribile… credevo proprio di morire”, sussurrò chiudendo gli occhi.
“Andiamo alla polizia”, le disse Claude.
A quelle parole lei si voltò di scatto: “Sei impazzito?…cosa c’entra la polizia…non voglio più parlarne, è stato solo un brutto momento”.
 “Voleva ucciderti. Se non intervenivo in tempo quell’uomo ti avrebbe  accoltellata…te ne rendi conto?”, le disse Claude guardandola in viso per vedere le sue reazioni. Rosalia stava facendo degli sforzi per riprendere il controllo, non voleva dire nulla di più per non tradirsi, la sua storia doveva rimanere segreta!
“Forse era un maniaco…ce ne sono tanti in giro!”, rispose cercando di dare alla voce un tono rassicurante.
Poco convinto lui lasciò perdere. Poco dopo il cicalino del telefono interruppe l’atmosfera che si stava facendo pesante: Claude alzò il ricevitore: “C’è Rosalia?”, una voce sconosciuta uscì dalla cornetta.
“E’ per te”. La ragazza si alzò a fatica dal divano dove era sdraiata e raggiunse l’apparecchio, mentre percorreva quei pochi metri guardò l’amico: “Chi è?”, chiese sottovoce.
 “Non so, rispose lui, non l’ho mai sentito:”
Quando Rosalia rispose diventò ancor più pallida: “Questa volta ti sei salvata…ma ti rivedrò presto e non mi sfuggirai. Chi ha tradito deve pagare…ricordatelo”. La comunicazione s’interruppe e la ragazza mise giù il telefono e rimase per qualche secondo a guardare nel vuoto..
Claude si avvicinò: “Chi era?”, chiese.
 Rosalia scoppiò in lacrime e l’abbracciò. Il ragazzo la sentiva singhiozzare senza ritegno e non sapeva cosa fare, le sollevò il viso bagnato di pianto, la disperazione che leggeva nel suo sguardo gli fece capire che qualcosa di grosso era successo.
“Ti prego”, le disse dolcemente, “raccontami tutto, forse potrò aiutarti”.
Sconfitta, lei cedette: “Va bene”, sussurrò.
 Cominciò a parlare, si liberò di quel segreto che l’opprimeva: raccontò tutto ma non gli disse che si era innamorata dell’uomo che aveva salvato tradendo suo padre.
+++

Da più di un anno Giulio era tornato a Milano. Dopo il sequestro la sua vita era cambiata, a parte il divorzio che ormai era stato legalizzato, anche il suo carattere, i suoi sentimenti non erano più quelli di prima. Era diventato scontroso e sospettoso, tanto che gli amici avevano difficoltà a frequentarlo, sul lavoro era esigente e i collaboratori lo sopportavano solo perché lui era il padrone. Passava le serate in solitudine, guardando la televisione o qualche video di film che lo interessava particolarmente. Quella sera il campanello interruppe la tensione di un giallo che stava seguendo in TV. Si alzò dalla poltrona con fastidio, andò ad aprire:
“Ciao, Giulio, disturbo?”.
 Sulla soglia c’era Clara, un’amica d’infanzia che non vedeva da tanto tempo. Fasciata in un abito attillato che metteva in evidenza tutte le sue curve la giovane donna entrò. Giulio si scostò senza parlare.
“Sorpreso?”, continuò lei. “Potresti anche farmi una migliore accoglienza, dopo tutto non ci vediamo da quando eravamo al liceo”. Clara si accomodò sul divano e accavallò le gambe.
“Come stai?  sono contento di rivederti”, rispose lui impacciato, “è solo che…non ti aspettavo. Ormai sono abituato a farmi compagnia da solo e le improvvisate mi sconvolgono”.
“Certo che non sei molto gentile…ma io non mi lascio intimidire, sono venuta per portare l’orso fuori dalla sua tana, vestiti e usciamo!”. Giulio la guardò sorpreso:
“Veramente non avevo previsto di uscire,  dove vuoi andare?”, le chiese, sul viso aveva l’espressione infastidita di chi si era visto scombussolare una tranquilla serata.
“Per prima cosa a cena perché ho una fame da lupi, poi a ballare e poi…si vedrà”, rispose lei tutto d’un fiato.
 Lui alzò le spalle: “Veramente …ho già mangiato, sai, da solo non ho molta scelta”.
“Non importa, starai a guardarmi…dai, sbrigati che si sta facendo tardi”.
 Travolto da quel ciclone a Giulio  non rimase altro che uscire con lei. La conosceva fin dall’infanzia, era la figlia di un amico di suo padre ed erano quasi cresciuti insieme, lei era sempre stata innamorata di lui,  ma da parte sua non era mai scoccata la scintilla magica: la vedeva solo con gli occhi di un amico fedele, non di più; per innamorarsi aveva bisogno di qualcosa di speciale. Quando conobbe Linda fu attratto dal suo fascino e dalla sua classe e, quando si sposò, Clara ci rimase tanto male che scomparve dalla sua vita. Non si fece più vedere perché non riusciva a nascondere la delusione. Poi aveva saputo che lui era ritornato libero e la caccia alla preda era ricominciata. Prima di andare a presentarsi alla sua porta ci aveva molto riflettuto, poi quella sera non aveva saputo resistere e, l’averlo trascinato fuori era già una piccola conquista.
Nel ristorante dove si erano rifugiati l’atmosfera era accogliente, Clara aveva ordinato antipasti di pesce e Giulio la stava a guardare divertito mentre sorseggiava un bicchiere di spumante ghiacciato.
 “Allora? Non mi dici nulla ?”, cominciò lei, “dopo l’avventura che hai passato dovresti essere solo tu a tenere viva la conversazione, ne hai di cose da raccontare!”
“Ti dispiace se parliamo d’altro?”; rispose Giulio seccato, “non voglio assolutamente tornare su quella parte della mia vita…mi disturba in tutti i sensi”, si era fatto talmente serio che Clara era rimasta sorpresa e c’era stato un momento d’imbarazzo.
“Va bene”, rispose , “se ti da’ tanto fastidio, non ne parleremo più”.
Continuarono la serata in un locale dove si ballava e Clara sfoderò tutte le armi della seduzione, lei era di quelle che non credevano nell’amicizia fra un uomo e una donna, era convinta che prima o poi l’attrazione fra i due poli opposti si sarebbe fatta sentire… La musica che si diffondeva lenta e suadente le dava il coraggio di stringersi a lui: teneva la testa abbandonata sul suo petto, mentre le mani gli accarezzavano la nuca. Era forse la prima volta, fin da quando erano ragazzi, che gli era così vicina:  con gli occhi chiusi, si lasciava trasportare dal suono dolce della musica e per nessuna ragione al mondo avrebbe voluto che quel momento finisse. Si svegliò solo quando Giulio disse:
“Si è fatto tardi, domani devo andare presto in ufficio, ti dispiace se torniamo?”.
Mentre uscivano dal locale, Clara si appese al suo braccio :
 “E’ stata una bella serata…”, disse con aria sognante.
“Se ti fa piacere usciremo di nuovo insieme”, rispose lui distratto.
 Clara non si aspettava molto di più, si accontentò di quella promessa e, quando si lasciarono gli posò un piccolo bacio sulla bocca:
“Così non ti dimenticherai di chiamarmi”, esclamò.
 Quella notte Giulio la passò quasi in bianco, non era più uscito con una donna da quando era tornato a Roma; l’improvvisata di Clara l’aveva sconcertato: lei era bella, simpatica, ma era soltanto un’amica e non poteva fargli dimenticare Rosalia; ogni notte gli tornavano alla mente i suoi occhi, il viso appassionato, i capelli come seta che accarezzava a lungo dolcemente. L’aveva cercata tanto, ma non era riuscito ad avere nessuna notizia, era scomparsa dalla sua vita come lei aveva promesso l’ultima notte in cui erano stati insieme.

Nei giorni seguenti aveva pensato di telefonare a Clara,  ma ogni volta che si avvicinava al telefono, la sua mano si ritraeva. Aveva capito che, se si fosse fatto vivo sarebbe stato come darle una speranza e questo non lo voleva, gli dispiaceva deluderla poiché sapeva benissimo quello che lei si aspettava da lui.
 Ma Clara non lasciò perdere la partita che aveva iniziato con tanta ostinazione e, un bel giorno, si presentò improvvisamente, come ormai era sua abitudine.
“Visto che Maometto non va alla montagna….”, cinguettò sorridendo sull’uscio, “ Eccomi qui!”.
Impacciato Giulio la fece entrare.
“Mi offri qualcosa per tirarmi su?”, chiese lei sprofondando nel divano. “Per esempio una bella vodka ghiacciata”, continuò togliendosi il giacchino di pelle. Sotto aveva un top argentato che le lasciava scoperte le spalle e lasciava intravedere i seni che aveva piccoli e ben fatti.
“Ai suoi ordini, madame”, rispose lui tentando di scherzare, ma era in evidente confusione.
Portò due bicchieri sul tavolino e la bottiglia di liquore, il liquido gelato gli entrò nello stomaco e gli diede una sferzata. Lei rideva e beveva, dopo parecchi sorsi anche lui era su di giri, la sua volontà era annullata in balia dei fumi dell’alcol. Si trovarono abbracciati senza sapere né in che modo e  né quando era partita la scintilla che li aveva uniti.

Cominciò così, senza che Giulio ne fosse completamene consapevole, la sua storia con Clara: finalmente lei era riuscita ad avere per sé l’uomo che aveva desiderato da sempre.
Clara non si accontentò di una relazione, ma volle annunciare alla famiglia il fidanzamento; ovviamente tutti ne furono felici perché forse era sempre stato il desiderio dei suoi genitori vederla sposata con il figlio del loro miglior amico e Giulio si trovò coinvolto in una cosa che non aveva desiderato, ma che suo malgrado, accettava. Dopotutto Clara era giovane e bella, avrebbe anche potuto diventare una compagna per la vita.
Però, il suo cuore, i suoi più intimi sentimenti erano sempre legati al ricordo della Sicilia e di Rosalia, ma ormai aveva perso ogni speranza di rivederla, si sentiva sconfitto e si doveva convincere che i sogni sono solo sogni, ma la vita continua.
(continua)




4 commenti:

  1. Momento di pausa nella tensione della narrazione, con una imprevedibile novità ...interessante ! Sono curiosa di sapere come si svolgeranno i fatti prima del possibile ( ?) incontro tra Giulio e Rosalia, ma il bello sta proprio nel mezzo. Cosa starà tramando
    la nostra romanziera ? Io ti seguo...

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    1. Ciao Gioia,
      E' una specie di telenovela...vedrai il seguito fra una settimana. Ciao e grazie per aver letto le mie storie!!

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  2. Però, alla fine questo racconto è bello lungo! Solo adesso sono già 34 pagine in un formato da libro (ho fatto la prova), chissà più tardi! Sta diventando sempre più avvincente, non vedo l'ora della prossima puntata.

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  3. Ciao EDra,
    veramente questo è un romanzo breve, perciò molto più lungo di un racconto. Ci saranno tante altre puntate....a risentirci lunedì prossimo!!

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