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mercoledì 2 maggio 2012

LA REGINA NERA

La regina nera

Appoggiato al bancone del bar del Grand Hotel Majestic,  un giovanotto bruno stava osservando una coppia che scendeva lo scalone. La donna era di una bellezza sconvolgente: lunghi capelli biondi coprivano le spalle come un manto di seta, il viso dai lineamenti perfetti era illuminato da grandi occhi pervinca, il corpo snello fasciato in un abito nero, metteva in risalto le curve, tutte al punto giusto. La collana di diamanti, che aveva al centro una stupenda perla nera, brillava sul profondo decolté.
L’uomo che l’accompagnava era più anziano di lei di parecchi anni: capelli brizzolati, una piccola barba bianca e grossi occhiali cerchiati di nero.
«Chi sono?», chiese il giovane al barista mentre non abbandonava con lo sguardo i due che si stavano dirigendo nella sala dove era in corso un galà di beneficenza.
«Il petroliere Adami e sua moglie», rispose il ragazzo.
«Ospiti dell’hotel?», chiese ancora il cliente curioso.
«Sì, da qualche settimana».
«Molto bella», ammise l’uomo mentre si allontanava, alludendo alla visione bionda.
Il barista si accorse con piacevole stupore che il cliente gli aveva lasciato come mancia un biglietto di grosso taglio.
«Grazie!», esclamò, ma l’altro se ne era già andato.
Poco dopo l’uomo entrò nella sala della festa e percorse con lo sguardo il locale colmo di gente, poi si diresse deciso verso il tavolo dove era seduta la bella signora con il marito. In mano teneva un bicchiere colmo di un liquido rosato e, quando arrivò nei pressi della coppia, inciampò nell’orlo sollevato di un tappeto e, cercando di rimettersi in equilibrio rovesciò il contenuto del calice nella scollatura della donna  che si voltò infuriata:
«Cosa sta facendo!! Stia più attento, mi ha rovinato il vestito!».
Il giovane aveva la fronte imperlata di sudore. «Stia fermo», disse lei innervosita colpendo la mano che cercava di rimediare al danno con un fazzoletto.
«Sono costernato, la prego di perdonarmi…non volevo», farfugliò lui.
Il marito che fino allora non era intervenuto aiutò la moglie ad alzarsi :
 «Vieni cara, ti accompagno in  camera a cambiarti», la sua voce gelida e l’occhiataccia lanciata all’incauto intruso erano più che eloquenti: «Se ne vada!», sibilò.
L’uomo si allontanò imbarazzato, seguito dagli sguardi incuriositi degli ospiti seduti ai tavoli.
Il giorno seguente un fattorino recapitò nella camera 215 dei signori Adami un grosso scatolone:
«Chi lo manda ?», chiese la signora meravigliata. Il marito consegnò  il biglietto che accompagnava l’involucro alla moglie che lesse lentamente: «La prego di accettare questo omaggio per farmi perdonare la sbadataggine di ieri sera”, tolse dalla scatola uno stupendo abito di raso nero:
 «E’ bellissimo…è di Armani», sussurrò appoggiandoselo sul corpo.
«Valentina!», esclamò spazientito il marito, «Si può sapere chi te lo manda?».
«Il biglietto è firmato Alì Benhari, credo sia quello che ieri sera mi ha rovesciato addosso lo champagne rosé», rispose lei affascinata dall’abito.
 «Non possiamo accettarlo, non conosco questo tale», sbottò innervosito Adami mentre stava chiamando la reception: «Vorrei sapere chi ha mandato lo scatolone che mi è stato recapitato poco fa. C è un biglietto con firma Benhari. Chi è?».
«E’ un principe arabo, ospite dell’hotel », rispose l’usciere.
«Come posso incontrarlo?», chiese ancora il petroliere.
«Il principe cena tutte le sere in albergo», rispose l’altro.
  Adami interruppe la conversazione e borbottò:
 «Lo ringrazierò di persona ma…non era il caso per due gocce su un vestito…».
«Lo metterò stasera», cinguettò Valentina, «sai, questi sceicchi…meglio non contraddirli, magari si offendono».
Quella sera stessa la giovane signora Adami fece il suo ingresso in sala da pranzo fasciata nel lungo abito di seta, molti si girarono a guardarla.
Mentre raggiungeva il tavolo le venne incontro Alì Benhari che s’inchinò sfiorandole la mano con le labbra: «Sono felice che abbia accettato il mio piccolo dono, dovevo farmi perdonare l’involontario danno al suo vestito », i suoi occhi neri e brillanti si puntarono sul viso di Valentina facendola arrossire.
«Sarei molto lieto di avervi miei ospiti stasera», continuò il giovane principe rivolto al marito.
C’era tanto garbo in quella proposta che il petroliere non seppe dire di no.
La serata trascorse amabilmente anche per merito di Alì che aveva una conversazione brillante e raccontava cose interessanti, ad un certo punto si fermò e, guardando il collier di Valentina:
«E’ magnifica quella perla», disse ammirato.
La donna accarezzò il gioiello, «E’ la “Regina nera” una delle  più belle al mondo, regalo di mio marito, disse rivolgendo un sorriso al consorte.
«E’ rarissima», proseguì il principe Benhari, «non ne ho mai viste di così grandi, ha una luce particolare», i suoi occhi neri fissavano Valentina.
Poi si volse verso Adami : «La signora merita anche qualcosa di più vivace. Se permette…», trasse di tasca il cellulare, compose un numero e parlò nella sua lingua mentre Valentina e il marito lo stavano guardando stupefatti. Qualche minuto dopo un ragazzo di colore posò sul tavolo un astuccio. Sempre più meravigliati i signori Adami stavano osservando la scenetta senza dire una parola.
«Ecco cosa ci vuole per la signora!», disse Benhari aprendo la scatola: sul velluto blu scintillava uno stupendo collier di rubini. Gli occhi di Valentina si spalancarono per lo stupore.
«Che meraviglia!», esclamò attratta dallo splendore delle pietre.
 «Ormai siamo diventati amici e nel mio paese un amico è sacro. Per rendere più stretto il nostro legame vi prego di accettare questo modesto omaggio», disse galantemente il principe.
«No», il tono del signor Adami non ammetteva replica, «mi dispiace, non possiamo…non ne vedo il motivo, lei è stato fin troppo gentile a inviare l’abito che indossa mia moglie», concluse freddamente.
Sul viso di Alì Benhari passò un’ombra di disappunto, la sua bocca si strinse in una smorfia.
«Se non accetta vuol dire che mi è nemico!», pronunciò queste parole con un tono di voce gelido e fece l’atto di alzarsi dal tavolo. Valentina e il marito si lanciarono un’occhiata attonita, non sapevano come comportarsi davanti a quell’uomo in piedi che li guardava con occhi di sfida.
«Se la mettiamo su questo tono», farfugliò Adami, «non ci resta che accettare», disse allargando le braccia in un gesto di resa.
«Molto bene, ma non dovete sentirvi obbligati…ora possiamo continuare la serata in allegria. Brindiamo alla nostra amicizia!», concluse Alì, risiedendosi.
In camera, prima di coricarsi Valentina non resistette alla tentazione di indossare il gioiello, si mise davanti allo specchio rimirandosi compiaciuta.
«Vale una fortuna! Mi sembra di vivere una favola; ho sentito tanto parlare di questi  ricchissimi nababbi che distribuiscono denaro e gioielli come noccioline…ma non ne aveva mai conosciuto uno», sussurrò. Il marito la stava osservando, ma non profferì parola, si ficcò sotto le coperte: «Buona notte», disse voltandosi dalla parte opposta a quella di lei.
La sera dopo Valentina sfoggiava il collier di  rubini che le donava luce al viso dandole un tocco di raffinata eleganza. Mentre si recavano a cena incontrarono lo sceicco nella hall:
«Le sta molto bene», le disse ammirato alludendo al collier, «purtroppo questa è l’ultima sera che ci vediamo, domani parto e sono felice che le resti un mio ricordo», disse fissandola negli occhi, «non mi dimenticherò mai di lei, Valentina», aggiunse a voce bassa. In quel momento Adami aveva la sensazione di essere di troppo.
«Anche per noi lei sarà indimenticabile…anzi, per ricambiare le sue gentilezze, proporrei di andare al night a terminare la serata», rispose lei turbata dai modi del giovane arabo. Il marito la guardò meravigliato, ma accettò per non contraddirla.
Nel locale notturno aleggiava un’atmosfera coinvolgente, un cantante al pianoforte  sussurrava motivi soft, si sedettero a un tavolo e ordinarono da bere. Fra un bicchiere di champagne e uno di wisky, ad una certa ora della notte erano molto allegri e continuarono così finché arrivarono all’alba quasi senza accorgersene. Ritornarono all’hotel e salirono nelle loro camere salutandosi un’ultima volta davanti all’ascensore: sul viso di Alì c’era un’ombra di malinconia.
Ma, la sorpresa che aspettava i signori Adami quando aprirono la porta della camera 215 non fu molto piacevole: la cassaforte era aperta e…vuota. Tutti i gioielli della signora erano spariti e fra questi naturalmente la rarissima “regina nera”.
Poco dopo nella stanza regnava la confusione più totale, c’erano almeno una decina di persone che si guardavano intorno incredule : il direttore dell’hotel, i camerieri ai piani, l’addetto alla reception, e qualche cliente curioso.
Valentina seduta sul letto era in preda alla disperazione, suo marito sbraitava con il povero direttore:
«In che razza di albergo sono finito! Mi avevate assicurato che le casseforti erano impenetrabili, che non era mai successo niente, invece…ci hanno rubato tutto….tutto…compresa la “regina nera”!
«Che cosa?», chiese spalancando gli occhi il suo interlocutore.
«Sì, una perla rarissima, di un valore inestimabile!», si diresse verso la moglie, «cara, non fare così sapessi quanto mi dispiace, vedrai che la ritroveremo, è quasi impossibile smerciare un gioiello di quel valore. E poi è assicurata», accarezzò la donna cercando di consolarla.
Il suo sguardo si diresse verso il collier di rubini che Valentina indossava ancora: «Questo forse ci ripagherà in parte del danno subìto, non sarà lontano dal valore della collana rubata».
                                                                                                                                                    (continua)




8 commenti:

  1. Potrebbe essere stato il direttore... aveva le chiavi o almeno i passpartout delle cassaforti credo... e poi è il pi prbabile. L'arabo è troppo ovvio, e ho già qualche esperiena coi tuoi gialli... ehehe...

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    1. Guarda che nei miei gialli c'è sempre una sorpresa!!!!
      L'arabo sarebbe sospettato, ma...era stato tutta la sera con loro...
      il direttore poveretto non c'entra nulla...
      alla prossima puntata che pubblicherò tra pochissimo.
      Ciaoooo

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    2. Alora forse è proprio l'arabo! Se non è stato lui,è un principe, tutti quei servitori che dovrebbe avere... vederemo che ne pensa il nostro caro commissario Parisi.

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    3. Il commissario Parisi entrerà in seguito per svolgere le indagini....

      Riuscirà a trovare il colpevole??

      vedremo in seguito-
      Ciao da Lucilla.

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  2. Allora....forse è il marito,che voleva dare la colpa all'arabo...o il barista...non so....vedremo...m non c'è parisi???Ciao,da clara!!!

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    1. Il marito è innocente...il commissario Parisi naturalmente ci sarà dopo, quando dovrà risolvere il caso.

      A presto....Lucilla

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    2. AHA! Hai detto che il marito è innocente, ma il barista? No... non avrebbe senso... vediamo la prossima puntata, qua non c'ho capito niente!

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  3. secondo me è stato l'arabo con un complice,l'arabo da la collana di finti rubini alla donna in modo che lei lacsasse giu la regina nera,
    e li porta in un altro locale cosi lasca tempo al complice di rubare tutto

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