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mercoledì 30 maggio 2012

ASSASSINIO ALLO CHALET PARADISO


Chi era quel mostro che aveva infierito con tanta ferocia sul corpo di quella ragazza così bella? Il commissario Parisi era abituato a certi spettacoli, ma ciò che vedeva in quel momento gli dava una rabbia sorda. Stringeva i pugni osservando il cadavere della giovane donna immerso nella vasca da bagno, massacrato da innumerevoli coltellate. Se avesse potuto avere fra le mani chi l’aveva ridotta così, non l’avrebbe passata liscia, anche a costo di rimetterci la carriera. Ma nel suo mestiere non era permesso lasciarsi prendere dai sentimenti di vendetta e distolse lo sguardo cercando di calmarsi. Anche l’agente speciale Loredana Caputo, non aveva parole per esprimere l’orrore che provava, stava impalata accanto al suo capo, in silenzio. Si riprese quando Parisi le chiese di chi fosse lo chalet in cui si trovavano.
 «Di Alonso Gonzales», rispose con un filo di voce.
«Quello del caffè?», domandò ancora il commissario.
«Proprio lui!», negli occhi dell’agente passò un lampo di malizia.
«E la ragazza, chi è?», incalzò Parisi.
«Ancora non lo sappiamo», disse lei allargando le  braccia.
«Chi ha avvertito la polizia?», ogni volta la domanda del commissario era come una staffilata. La povera Caputo cercava di stare al passo con il suo superiore.
«La donna delle pulizie, quando è arrivata ha telefonato chiedendo aiuto. Siamo corsi subito».
Il commissario uscì dal bagno e si diresse verso il salone: una donna accasciata su una poltrona guardava nel vuoto.«E’ lei che ha trovato il corpo?», le chiese Parisi.
«Sì….questa mattina sono arrivata presto, ho trovato la porta aperta e ho avuto paura che fossero venuti i ladri, ma non immaginavo di trovare quella ragazza», la donna si coprì il volto con le mani e scoppiò in lacrime.
Un grande difetto di Alex Parisi era che non sopportava di veder piangere nessuno, si avvicinò e le mise una mano sulla spalla:
ʺNon si disperi signora, la lascio andare a casa. Ma le devo chiedere ancora una cosa: la conosceva?».
Lei alzò il viso: «No», rispose,«non l’ho mai vista».
«Grazie, ho finito», la rassicurò il poliziotto.
Lo sguardo del commissario percorse il locale, poi urlò:
«Caputo! Vieni qui, dove ti sei cacciataʺ.
L’agente arrivò di corsa mettendosi sull’attenti.
«Avete perquisito la casa? Interrogato i vicini?», Parisi osservò la sua assistente impalata davanti a lui. «E’ possibile che ogni volta devo dirvi tutto? Muoversi…muoversi, vai a sentire gli inquilini delle case qui attorno».
Loredana se ne andò alzando le spalle, ormai era abituata ai modi di Parisi. Ritornò poco dopo con la faccia di chi non ha nulla di buono da raccontare: «Commissario, nessuno la conosce».
Parisi l’osservò per qualche secondo, si mise una mano sulla fronte come per riordinare i pensieri in tumulto:
«O.K.», disse, «aspettiamo il medico legale per stabilire l’ora del decesso poi si vedrà».
Il dottor Maggi arrivò puntuale, esaminò il corpo con meticolosità professionale e sentenziò:
«La ragazza è morta ieri tra le ventidue e le ventiquattro, le sono stati inferti dieci colpi di arma da taglio, la morte è avvenuta per dissanguamento».
Detto questo il medico riprese la sua borsa: «Io ho finito», disse laconico, «ci vediamo in commissariato».
Parisi uscì dalla villetta con il capo chino, lo rialzò solo per leggere la targa sul cancello “Chalet Paradiso”. ‘Una beffa del destino’, pensò e se ne andò scuotendo la testa.
Sulla pantera della Polizia che lo riconduceva in città, il commissario aveva ancora davanti agli occhi l’immagine dei lunghi capelli neri fluttuanti nell’acqua rossastra. No, quell’assassino doveva pagare il delitto, non gli avrebbe dato scampo, doveva prenderlo!

L’uomo che stava seduto al di là della scrivania indossava un completo grigio di ottima fattura, la camicia azzurra e la cravatta regimental completavano l’insieme. La carnagione scura denunciava le sue origini sudamericane. Parisi lo osservava cercando di farsi un’idea di chi aveva davanti: ‘bell’uomo, sicuro di sé, che piace molto alle donne’ , pensava scrutandolo.
«Dunque, signor Gonzales, lei non sa chi sia la ragazza che abbiamo trovato morta nella vasca da bagno del suo chalet in montagna?», chiese ironico guardando negli occhi il suo interlocutore che si muoveva sulla sedia in evidente imbarazzo.
«Gliel’ho già detto, non l’ho mai vista!!», rispose innervosito l’altro.
Ma  il fiuto del commissario Parisi era maturato in anni di esperienza: non si faceva prendere in giro e la reticenza di quell’uomo era così evidente!
 Continuò l’interrogatorio per ore facendo pressappoco la stessa domanda finché la sua vittima non si arrese: «Sì… la conoscevo», confessò Gonzales sfinito dalla tortura psicologica del poliziotto, «non posso ancora credere che sia morta, avevamo una relazione, ci incontravamo di nascosto un paio di volte alla settimana nel mio villino. La facevo passare dalla porta del garage così non la vedeva nessuno….si chiamava Barbara, era la figlia del professor Sanfelice».
Parisi l’interruppe: « Il famoso psichiatra?», chiese meravigliato.
 «Sì», affermò Gonzales chinando il capo, ma da un tratto si riprese e puntò lo sguardo sul commissario: «Non crederà che sia stato io?? Sono tornato poche ore fa dal Brasile dove ero andato per acquistare una partita di caffè. Cerchi di sapere chi l’ha ammazzata, lo faccia anche per me…volevo molto bene a Barbara..», la sua voce strozzata era diventata come un lamento. 
Questa volta Parisi volle credergli, sembrava sincero, si accontentò di aver finalmente appreso il nome della povera ragazza uccisa e lo lasciò andare. Prima di uscire, l’industriale si accostò alla scrivania: «Commissario, la prego, non faccia sapere niente a mia moglie», sussurrò.
Parisi lo guardò di traverso: " Vada pure" gli disse poi, quando Gonzales uscì, urlò attraverso la porta socchiusa:
«Caputo! Vai a prendere la macchina…usciamo».
L’agente speciale si fiondò nella rimessa auto della Polizia e poco dopo era al volante di una pantera azzurra.
 (continua)

  






2 commenti:

  1. Oh... non ci capisco niente! Bò... è stato il padre della ragazza? No, stavolta non riesco a indovinare. Bel racconto!

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  2. Ah,non preoccuparti!!!Tanto questa è ancora la prima parte!!!!Bellissimo,neanche io non ci capisco molto....tenterò la prossima volta!!!Comunque bellissimo!!!!Ciao, buone vacanze a tutti, da Clara.

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