Si
erano appena svegliati dopo aver trascorso la notte insieme, fra le lenzuola
c’era il tepore dei loro corpi abbracciati, la mano dell’uomo accarezzò il
volto della sua donna e:
“Mi vuoi sposare?”; sussurrò guardandola negli occhi ancora languidi di sensualità.
“Mi vuoi sposare?”; sussurrò guardandola negli occhi ancora languidi di sensualità.
Sara rimase in silenzio, si aspettava da tempo quelle parole
ma un conto è sognare di ascoltarle e un altro è sentirsele dire e capire che
Paolo faceva sul serio. Il “sì” sussurrato fra due baci suggellò la promessa di
appartenersi per sempre.
Lui prese una piccola scatola, lei l’aprì e
rimase attonita a guardare l’anello con diamante che brillava sul velluto blu :
“…da oggi sei mia ...”, e un istante dopo sull’anulare di Sara
splendeva il gioiello.
“E’ meraviglioso….”, riuscì a dire lei rimirandosi la mano
sottile impreziosita dalla gemma.
Da quel momento cominciarono a fare progetti per il
matrimonio: dalla chiesa dove celebrarlo, al ristorante per il rinfresco…fino
agli invitati e alle bomboniere.
La loro storia durava da due anni, si erano conosciuti nel
modo più banale: in casa di amici comuni, entrambi erano avvocati e
frequentavano lo stesso ambiente. Si erano piaciuti subito e avevano cominciato
a uscire insieme, in seguito l’attrazione era diventato amore, ma non avevano
mai parlato di nozze. Abitavano in due appartamenti diversi ma questo non era
un ostacolo alla loro felicità: anzi, quando decidevano di trascorrere qualche
giorno insieme uno dei due si trasferiva nella casa dell’altro.
Per Sara iniziarono giorni frenetici di preparativi, ma era
felice, non avrebbe mai pensato che Paolo, scapolo per vocazione, la chiedesse
in moglie…era un tipo che amava la propria libertà fino all’ossessione.
Avevano deciso di sposarsi in primavera , il tempo che
occorreva per sistemare la casa di Paolo che avevano scelto come loro nido
d’amore.
Un giorno, a pranzo in casa dei futuri suoceri, Sara avvertì
un momento di disagio: stavano parlando di Walter, il fratello maggiore di
Paolo che lei non conosceva. Qualche volta aveva sorpreso il suo fidanzato
confabulare con la madre a proposito di quel figlio che non vedeva da tempo.
Sapeva che era all’estero, un mistero circondava la sua persona, nessuno ne
parlava volentieri.
“Dovremo dirlo anche a tuo fratello…”, si lasciò sfuggire Sara in un momento di pausa, fra una portata e l’altra.
“Dovremo dirlo anche a tuo fratello…”, si lasciò sfuggire Sara in un momento di pausa, fra una portata e l’altra.
La ragazza si sentì puntare addosso gli occhi:
“Non ce n’è bisogno…mi ha telefonato che sarà qui per la fine
del mese”, rispose pronta la signora Alda.
“Bene…così finalmente lo conoscerò”, ribatté la ragazza.
Paolo la guardò di sbieco e non disse una parola, si alzò e
andò in cucina a prendere il piatto dell’arrosto, già pronto da portare in
tavola:
“Deve essere squisito”, affermò con il tono di voce di chi
vuole voltare pagina.
Sara capì e non insistette, però le rimase la curiosità di
sapere: in fin dei conti quella doveva diventare anche la sua famiglia e aveva diritto di
conoscerne anche i segreti, belli o brutti che fossero.
Il giorno dopo cercò di incontrare Linda, una cugina di Paolo
che lavorava in una ditta che aveva la sede a pochi passi dal suo studio:
“ E’ un po’ che non ci vediamo”, esordì serafica, “vorrei un
consiglio sull’abito da sposa… prendiamo un caffè insieme?”
Così Sara, fra una
chiacchiera e l’altra, pilotò il discorso in modo da farlo cadere proprio su
Walter, il misterioso fratello lontano.
“Come…non lo sai?”, chiese meravigliata Linda.
“Cosa devo sapere?”, ribatté Sara sulle spine.
“Walter è dovuto andarsene perché coinvolto in un traffico
illecito di denaro…era stato indagato ed era fuggito prima che lo condannassero
a quattro anni di carcere…ora può tornare, con l’indulto la sua pena è estinta,
ma la famiglia non lo perdona, specialmente Paolo che con la sua professione di
avvocato ha una reputazione da difendere…capisci adesso perché non ne vogliono
parlare?”.
Sara rimase di stucco: Paolo le aveva tenuto nascosto una cosa così importante riguardante
la sua famiglia....non ci poteva credere!
L’occasione per conoscere il misterioso cognato capitò quando una sera decise di andare a ritirare le bomboniere a casa dei genitori di Paolo. La porta si aprì e sull’uscio non
c’era il sorriso della signora Alda ma un tipo che la stava fissando interrogativamente.
“Sono Sara…c’è la signora?”, chiese.
Lo sguardo dell’uomo si soffermò con insistenza su di lei:
“Vieni”, le disse poi scostandosi, “entra, chiamo subito mia madre”.
“Vieni”, le disse poi scostandosi, “entra, chiamo subito mia madre”.
Eccolo lì la pecora nera della famiglia, quello del quale non
si doveva sapere l’esistenza, era un bell’uomo, più alto della media, aveva le
tempie grigie e il viso abbronzato con la fronte solcata da qualche
ruga: insomma uno di quei tipi che si dicono interessanti e che di solito piacciono
alle donne.
“Sei Walter?”, si decise a chiedere Sara dopo averlo
squadrato da capo a piedi.
“”E tu sei la ragazza di Paolo…la mia futura cognata …”,
disse lui scoprendo in un leggero sorriso i denti bianchissimi, “dovrò fare i
complimenti a mio fratello”, continuò
“ha fatto un’ottima scelta “, concluse osservandola con cura.
Sara si sentì scrutare
da quegli occhi chiari, quasi magnetici, era a disagio e si affrettò a concludere la visita, uscì con la sensazione
di avere incollato addosso lo sguardo di Walter.
Tornò a casa leggermente turbata da quell’incontro. “Ho
conosciuto tuo fratello”, disse a Paolo quella sera stessa.
Lui la guardò sorpreso
e sembrava che la notizia non gli facesse molto piacere.
“Meglio così”, disse infine, “mi hai evitato una
presentazione difficile”, concluse aggrottando le sopracciglia.
In seguito Sara ebbe modo di incontrare spesso Walter e si
accorse che cercava il pretesto per vederlo, subiva il suo fascino e quando era
sola non poteva fare a meno di pensarlo. Aveva anche scoperto che i preparativi
per le nozze la entusiasmavano di meno e che seguiva distrattamente i lavori di
ristrutturazione dell’appartamento in cui sarebbe dovuta andare ad abitare.
Quella sera uscì presto dall’ufficio, arrivata in strada si
accorse che pioveva, “quattro gocce non fanno male a nessuno”, pensò e
s’incamminò svelta verso la fermata dell’autobus, ma non fece tempo a fare
nemmeno qualche metro che un acquazzone si rovesciò sulla strada già lucida di
pioggia.
Si riparò sotto un cornicione, una vettura accostò il marciapiede
e una testa si sporse dal finestrino:
“Ciao Sara…vuoi un passaggio?”, era Walter.
La pioggia era così insistente che accettò.
Lui la guardava quasi
divertito: “Sembri un gattino bagnato”, le disse sorridendo.
Lei si lisciò i capelli fradici: “In effetti ho fatto una
bella doccia….devo essere un mostro”, si scusò.
L’altro scosse la testa: “Sei ancora più carina invece”, il
suo sguardo aveva qualcosa di tenero…di protettivo.
Sara si sedette accanto a lui rigida, Walter guidava in
silenzio, c’era molto traffico ed erano obbligati a fermarsi spesso, fra di
loro si era creata una certa tensione, sembrava che ognuno dei due avesse
timore dell’altro.
“Sei innamorata di mio fratello?”; chiese lui
improvvisamente. Sara si sorprese della domanda:
“Certo…altrimenti non lo sposerei”, affermò decisa.
“Certo…altrimenti non lo sposerei”, affermò decisa.
Walter, sempre con il viso rivolto verso la strada, ribatté:
“Tu non sei la donna per lui…ne sono sicuro”.
“Tu non sei la donna per lui…ne sono sicuro”.
Sara sempre più stupita si emozionò:
“Cosa te lo fa
pensare?”; rispose dopo una pausa per cercare di calmare il cuore che aveva
cominciato a galoppare.
Walter girò di scatto per una strada solitaria, fermò la
vettura e finalmente la guardò in viso.
“Conosco Paolo, è un bravo ragazzo ma non è capace di slanci…tu hai bisogno di un amore più forte, più appassionato…”, aveva gli occhi lucidi, avvicinò il volto a quello di lei che si sentì morire e non seppe sottrarsi al bacio che li unì .
“Conosco Paolo, è un bravo ragazzo ma non è capace di slanci…tu hai bisogno di un amore più forte, più appassionato…”, aveva gli occhi lucidi, avvicinò il volto a quello di lei che si sentì morire e non seppe sottrarsi al bacio che li unì .
Sara si riprese, aprì la portiera e si allontanò sconvolta…
corse sotto la pioggia senza curarsi dei vestiti fradici e dell’acqua che le
correva a rivoli sul viso. Arrivata a casa chiuse l’uscio dietro di sé, quasi
non era capace di respirare. “Cosa mi sta succedendo?…quell’uomo mi ha
stregata, io amo Paolo…e lo sposerò”, si disse…
Con le mani tremanti compose il numero del fidanzato: “Vengo
da te stasera?”; chiese, quasi pregando.
Ma la risposta la deluse: “Non posso, ho una cena con un
cliente…ci vediamo domani”, rispose Paolo frettolosamente. Lei rimase in casa
da sola, proprio quella sera aveva bisogno di avere vicino l'uomo che voleva sposare ma lui non l'aveva capito.
. Dopo una notte in bianco, decise di vedere Walter per chiarire definitivamente quella strana situazione che si era venuta a creare fra di loro. Ma appena lo vide riprovò il turbamento che la prendeva ogni volta che
l’aveva davanti: quegli occhi azzurri e quel sorriso particolare le facevano
venire un groppo alla gola, il ricordo di quel bacio così dolce ritornò
prepotente.
Però fece violenza su se stessa e riuscì a dire tutte le parole che aveva preparato durante la notte senza pace.
.“Devi dimenticare quello che è successo ieri sera…io amo
Paolo…è stato solo un attimo di debolezza”, sbottò dopo aver preso un bel
respiro.
Walter la fissò con l’aria di chi sta ascoltando una bambina
che non sa quello che dice:
“Non dire sciocchezze,
quel bacio era ricambiato e anche tu non puoi negare l’evidenza”.
“Non è vero!”, quasi gridò lei… “non ti amo….voglio sposare
Paolo…lo capisci?”, ma nei suoi occhi erano spuntate le lacrime.
Lui l’abbracciò e la tenne stretta a sé:
“Mi sono innamorato di
te appena ti ho vista…”, le sussurrò fra i capelli.
Sara respirò il suo profumo, sentiva le sue braccia
accoglierla sul suo petto, avrebbe voluto cedere alla tentazione ma ebbe la
forza di reagire.
“Lasciami andare…torno da Paolo, vedo il futuro solo con lui…
mi dà fiducia… invece tu”, si fermò perché si accorse di aver detto qualcosa di
troppo. Walter si staccò da lei:
“ So quello che pensi…sono un imbroglione e la
mia famiglia te l’ha fatto credere…ma non è così. Ho sbagliato volta sola, e ti assicuro che mi è
bastata, all’estero mi sono rifatto una vita e una buona posizione…tornerò
presto in Messico, ma voglio portarti con me”, affermò seriamente.
Sara si scosse : “ Non verrò mai…non
pensi a tuo fratello?”, chiese con la voce che le tremava.
“…se ne farà presto una ragione…lo
conosco…”, continuò Walter prendendole le mani, “tu non sei la donna per lui, è
troppo razionale, tu hai la passione dentro…lo vedo dai tuoi occhi…”..
Lei stava male…tutto quello
che diceva era vero…in quel momento avrebbe lasciato tutto per andarsene anche
in capo al mondo con lui. Era questa la passione improvvisa, quella che ti fa
perdere la testa e non capire più niente? Certamente sì… ma capì che se fosse
rimasta ancora un attimo avrebbe ceduto:
“Mi dispiace”, sussurrò e se ne andò
lasciando Walter in mezzo alla strada sconcertato.
La tempesta di sentimenti la
perseguitò per tutta la settimana anche perché Paolo, ignaro di tutto, era
partito per un convegno di lavoro e lei era rimasta sola e indifesa . Per di
più Walter continuava a telefonarle, dopo aver resistito, infine, stressata dalla sua
insistenza Sara decise di incontrarlo, ma mentendo anche a se stessa, gli disse
che voleva salutarlo prima che partisse.
Si incontrarono in un piccolo locale:
“Sono venuta a dirti addio…”, disse con un filo di voce.
“Dimmi che potrò sperare…non ti
sposare…e raggiungimi”, propose lui accarezzandole il viso, “non ti posso
dimenticare, sei la donna che ho sempre sperato di incontrare…è stato un colpo
di fulmine e il mio cuore non
sbaglia…non ti sposare, vieni via con me…parto domani mattina con l’aereo delle
nove…”, i suoi occhi lucidi la fissavano intensamente.
“Non posso…ti prego, non farmi del
male, non insistere”, Sara gli buttò al collo le braccia e lo strinse
disperatamente. “Addio”, sussurrò. Si alzò e uscì dal locale seguita dalla voce
concitata di Walter:
“Sara…non te ne andare!”,
Si mise a letto con il capo sotto il
cuscino, il cervello era in ebollizione…e anche il suo cuore…”..non devo…non
posso…Paolo mi vuole sposare…”. Si alzò disperata…passeggiò per l’appartamento
tutta la notte.
Walter chiuse le valige, salutò tutti
e chiamò un taxi…aveva un’infinita tristezza, aveva sperato fino all’ultimo di
poter convincere Sara, anche se si sentiva un verme nei confronti di suo
fratello…ma era più forte di lui, era come un fuoco che gli bruciava dentro,
non poteva farci niente, sognava Sara, il suo viso, i suoi occhi il suo corpo
morbido che aveva soltanto abbracciato…e aveva capito che anche lei provava gli
stessi sentimenti…partiva perciò con l’angoscia di non poterla più
rivedere…Uscì dal portone trascinando il trolley, l’auto era già
accostata al marciapiede:
“All’aeroporto”, disse salendo…ma il cuore ebbe un sussulto: Sara stava aprendo la portiera dalla parte opposta.
“Ciao…posso venire con te…”, la piccola pausa mise in agitazione Walter, “…in Messico?”.
“All’aeroporto”, disse salendo…ma il cuore ebbe un sussulto: Sara stava aprendo la portiera dalla parte opposta.
“Ciao…posso venire con te…”, la piccola pausa mise in agitazione Walter, “…in Messico?”.
Lui la trascinò dentro e …il bacio
che seguì fu così appassionato che anche il tassista non sapeva dove guardare, mise in moto e sorrise scuotendo il capo “Ah.. l’amore… beati loro!”,
sussurrò.
FINE
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