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domenica 12 marzo 2017

UNA STELLA PER AMICA



Periodo nero per Daniel, la sua ragazza l’aveva lasciato, si era innamorata di un altro e senza tanti preamboli gli aveva detto la fatidica frase: “non ti amo più” e, per chiudere il cerchio della sfortuna si era rotto una gamba in un incidente di moto. Così era costretto stare in casa con un vistoso gesso che gli bloccava la gamba destra.
In quei giorni anche il tempo gli era avverso, pioveva continuamente e, quando guardava dalla finestra gli passava la voglia di uscire.
 Gli pesava il pensiero di  prendere le stampelle e faticare sui marciapiedi affollati solo per andare all’edicola a comprare il giornale, o a bere un caffè al bar vicino. 
I giorni erano diventati interminabili, passava il tempo fra la televisione e il computer facendo il conto alla rovescia per arrivare al momento in cui avrebbe tolto quel maledetto gesso.
Appassionato di musica classica si era messo a chattare su un sito di musicologi alla ricerca di qualcuno con cui scambiare opinioni o informarsi sulle ultime novità discografiche. 
A un suo quesito su un determinato concerto, aveva risposto  Stella con un' interessante opinione personale.
 E da lì cominciarono a frequentarsi on -line.
Chattavano quasi tutti i giorni , per lui il tempo passava più velocemente, andava al computer sperando che lei fosse presente, gli piaceva come scriveva e la sensibilità con cui affrontava gli argomenti che lo interessavano.
 Quasi sempre si trovavano d'accordo, era bello perché li univa la passione per la musica e su questo intraprendevano interminabili discussioni  dimenticandosi del tempo.        
 Ma in David ovviamente c'era anche una curiosità diversa, dopo aver esaurito le reciproche considerazioni  sulle sinfonie di Beethoven, di Bach o di chi altro, era passato al privato.
 Aveva sentito l’esigenza di raccontare le sue disgrazie, e aveva scoperto che era facile  aprire l’ anima senza imbarazzo attraverso quello schermo che nascondeva l’ identità. Si accorse che arrivavano le risposte giuste, quelle che lui voleva sentire in quel momento difficile della sua vita. Però Stella parlava poco di sé, sembrava che non avesse niente da raccontare, anche sollecitata lasciava perdere l’argomento.
 Per un po’ si  frenò, ma poi la curiosità fu più forte di lui:
 “ Come sei? Mandami una tua foto, mi piacerebbe conoscerti”, chiese.
“O.K. domani ci scambieremo le nostre immagini”, rispose lei inaspettatamente..
Quando il giorno seguente aprì il sito ,  era un po’ emozionato, “ vediamo”, si disse cliccando.
 Sullo schermo apparve un viso di donna, giovane, con lo sguardo intenso, il sorriso dolce. Si fermò a osservarlo per qualche secondo piacevolmente impressionato, non si era sbagliato, l’aveva immaginata così: una ragazza semplice con un’aria intelligente.
Anche da parte di Stella ci fu un riscontro positivo:
“Piacere di conoscerti, sei come pensavo”, gli fece sapere.
 Da quel giorno continuarono a parlarsi attraverso il computer, era diventata una piacevole abitudine sentirsi a un’ora pattuita: ormai per David era un appuntamento che gli alleggeriva la giornata. Un pomeriggio,  non ricevette nulla e cambiò improvvisamente umore; ebbe paura che lei non gli rispondesse più e quando il giorno dopo rivide il suo nome nella chat tirò un sospiro di sollievo.
 Da quando si scriveva con Stella i giorni di forzata immobilità passavano veloci, finché venne il momento tanto atteso: una  bella mattina tolse il gesso e si sentì libero.
 La gamba era ancora debole, ma, dopo un periodo di riabilitazione tornò a essere quello di sempre. In quei giorni il lavoro trascurato durante la forzata immobilità non gli lasciava molto tempo libero perciò con Stella, chattava solo di sera, però la pensava spesso anche durante la giornata, anzi il desiderio di vederla si faceva più insistente, voleva guardarla negli occhi per ritrovarvi quella dolcezza che traspariva dalle sue risposte. 
“Perché non ci incontriamo?”, domandò.
“Rimaniamo così, è troppo bello sapere di avere un amico a cui scrivere, in questo momento l’intesa fra noi è così perfetta che avrei paura di rovinare tutto”, rispose Stella, deludendolo.
 Non ebbe il coraggio di replicare, forse aveva ragione lei, si ripromise di ritentare più avanti, non voleva forzare i tempi e non voleva perdere il contatto: era difficile trovare una persona con tanta sensibilità e intelligenza.
 Ormai non passava giorno che non la sentisse, le raccontava la sua giornata, i progetti e le speranze, era uno sfogo poterle dire ciò che aveva dentro specialmente da quando era rimasto solo.
 Lei l’aiutava a non mollare, e lui aveva bisogno di quelle parole, non avrebbe più potuto chiudere la giornata senza sentirla, aveva il potere di rasserenarlo. 
Ma poi non riuscì più a trattenere il desiderio di incontrarla, gli sembrava così stupido parlare con un monitor!
“Ti prego, voglio conoscerti di persona, ormai …non possiamo continuare così ”.
 A questo accorato appello Stella rispose:  “Mi hai convinta, vediamoci”.
Si diedero appuntamento in un locale del centro,  David quel giorno era emozionato e, nello stesso tempo in un angolino c’era un vago timore: “ e se fosse una delusione? Se lei non fosse quella della foto?”.
“Sarò seduta  e avrò un vestito rosso: mi raccomando alle diciassette in punto”, aveva scritto Stella.
David entrò e si guardò intorno, sulle prime non notò nulla, ma poi osservando meglio vide, seduta a un tavolino,  una ragazza bruna vestita di rosso,  che stava fissando la porta d’ingresso: era lei.
 La stessa dell’immagine del computer; il suo cuore si allargò: era tutto vero, non c’erano misteri.“Ciao”, si avvicinò leggermente imbarazzato.
“Finalmente ci vediamo”, rispose lei, “ sono felice di conoscerti”, un sorriso le illuminò il viso.
“Ti chiami proprio Stella?”, chiese ancora lui.
“Certo…e tu sei David? Non abbiamo avuto tanta fantasia”, scherzò la ragazza.
In un primo momento erano a disagio, cercavano le parole per iniziare una conversazione, non erano dietro uno schermo, perciò c’era una certa difficoltà a sciogliersi.
“Deluso?”, domandò ancora lei .
“Assolutamente no, anzi, la foto non ti rende giustizia, sei molto meglio!”, esclamò David.
“Sono banale, ma posso dire che per te è la stessa cosa?”.
  Da quel  momento l’atmosfera si fece più calda, ogni tanto si scoprivano a scrutarsi, ognuno dei due aveva avuto dubbi sulla vera identità dell’altro e si accorgevano con piacere che la verità era quella che stavano vivendo.
Dopo aver trascorso quasi due ore seduti a parlare, Stella diede un’occhiata all’orologio:
 “Si è fatto tardi, devo  tornare”, disse a malincuore.
“E’ passato  il tempo troppo in fretta, ma questo è stato un primo incontro, ci rivedremo presto”, ribatté David. Nel volto di Stella passò un’ombra:
“Aspetta a dirlo”, mormorò alzandosi, si scostò, prese una stampella sul pavimento, la  mise sotto l’ascella e a fatica fece qualche passo.
“Ecco, io sono così, adesso cosa ne dici?”, chiese guardandolo fisso per vedere la reazione.
David non mosse un muscolo del viso, rimase come impietrito davanti a lei che si appoggiava per  muoversi. Un groppo gli salì alla gola, osservò quella giovane donna dallo sguardo fiero che non voleva la sua pietà e pensò che era meravigliosa.
“Tu  pensi che questo mi trattenga dall’incontrarci ancora? Il problema per me non esiste, tu sei Stella, e ormai sai tutto di me, a chi potrei raccontare la mia vita?”, esclamò lui.
Lei s’irrigidì:  “Ti ringrazio”, sussurrò, rimase un attimo in silenzio: “Se non faremo delle lunghe passeggiate, potremmo continuare la nostra amicizia”, disse timidamente.
David la prese sottobraccio:
 “Smetti di dire sciocchezze, andiamo”, uscirono insieme chiacchierando.
Dopo quell’appuntamento ce ne furono altri, Stella era una piacevole compagnia, il suo carattere allegro e positivo equilibrava quello di lui che era propenso a vedere tutto nero. David si stava accorgendo che, senza la sua  presenza tutte le cose avevano un sapore diverso,  il suo handicap  non le impediva di andare ovunque, era talmente organizzata che niente la spaventava, si spostava con l’auto senza problemi.
 C’era un lungo ponte quel mese:
 “Perché non ce ne andiamo al caldo?”, propose Stella “se ti va potremmo fare una vacanza sul Mar Rosso, potrei chiederlo anche a Teresa, una mia amica carissima….è carina, vedrai che ti piacerà”. David rimase un attimo pensieroso, poi acconsentì, aveva bisogno di rilassarsi dopo i brutti momenti trascorsi. Partirono in tre, Stella voleva che non ci fosse  nessun equivoco, la loro doveva rimanere una bella e semplice amicizia. Ma da subito, durante il viaggio in aereo,  si accorse che forse aveva fatto un errore a  invitare Teresa, le moine della sua amica verso David la infastidivano, sentiva una morsa allo stomaco ogni volta che li vedeva scherzare e ridere insieme, faceva finta di niente, ma girava la testa da un’altra parte per distrarsi.
Nel lussuoso albergo di Sharm-el-Scheik le due ragazze avevano la camera in comune, Stella cominciò a guardare l’amica con altri occhi, le stava diventando antipatica, la infastidiva quella sua aria esuberante . 
 “Cosa ci mettiamo stasera?”, disse subito Teresa rovistando nella valigia aperta sul letto, “c’è anche l’orchestra, si balla!”.
Stella volse il viso da un’altra parte: “Vestiti come ti pare, tanto io non posso venire”, rispose sgarbata. L’altra la guardò con gli occhi sbarrati:
”Cosa ti prende? Non sei mai stata così scostante. E poi, perché non puoi venire? Hai un sacco di abiti eleganti, mi sembra che tu stia facendo degli inutili capricci”, esclamò..
  Stella si calmò: “Scusami, hai ragione, sono un po’ nervosa”, disse a bassa voce.
Fra le due si stabilì una certa tensione, si vestirono in silenzio e quando furono pronte Teresa l’osservò : “Sei bellissima, però devi cambiare quella faccia, sorridi!”.
David le aspettava nella hall, Teresa gli si avvicinò guardandolo con civetteria e lo prese sottobraccio:
”Vogliamo andare?”, chiese insinuante.
Stella si fermò all’ascensore, appoggiata a un elegante bastone aveva difficoltà a proseguire, per la prima volta David lesse nei suoi occhi  il rammarico di non essere come gli altri,  si scostò da Teresa e la raggiunse:
 “Vieni”, disse offrendole il  braccio, “sei fantastica”.
 In effetti quella sera il vestito che indossava Stella le donava molto, lungo fino alle caviglie nascondeva perfettamente la sua menomazione, la scollatura pronunciata metteva in risalto il seno, un collier dava luce al viso illuminato dai grandi occhi castani. Per tutta la sera David non le staccò gli occhi di dosso ignorando i tentativi di abbordaggio dell’amica invadente.
 La invitò anche sulla pista da ballo, la sorresse, turbato di poterla stringere a sé, e la guidò in un angolo dove si mossero lentamente al ritmo della musica. Stava provando un sentimento che covava in lui da tempo, non voleva confessarlo nemmeno a se stesso: non era amicizia ciò che lo legava a lei, ma amore.
  Se ne rese conto nel momento in cui provò anche una forte attrazione fisica: con il viso fra i suoi capelli mormorò: “Sono innamorato di te, ti prego, non mi dire di no”.
Stella si irrigidì, alzò il viso verso di lui:
 “ David, non è possibile, io non ti amo, sei soltanto un amico”, pronunciò le parole a fatica, stava dicendo una grossa bugia, ma non poteva fare altrimenti.
“Sapevo che mi avresti risposto così, però guarda dentro te stessa, anche tu mi ami, lo sento, c’è un’intesa troppo bella fra di noi, pensaci”, supplicò il giovane.
“Hai preso un granchio, ti voglio bene, ma non è amore, restiamo come siamo, non complichiamoci la vita”, rispose Stella staccandosi da lui.
Ritornarono al tavolo in silenzio, lui deluso, Stella molto triste, stava allontanando da sé l’uomo che poteva renderla finalmente felice, ma sentiva che non poteva accettare un amore che forse era ispirato dalla pietà.
La vacanza terminò bruscamente, Stella volle tornare, non se la sentiva di continuare a giocare con i sentimenti, da quando David le aveva detto che l’amava si sentiva a disagio.
Dopo, tornata a casa,  fece in modo di diradare gli incontri, e David ne soffriva, si rifiutava di capire, i giorni in cui non riusciva a parlarle gli mancava qualcosa di essenziale, ormai era abituato alla sua serenità, al suo carattere solare che gli rendeva piacevole la vita.
 Non era soltanto egoismo, era amore, la pensava continuamente, e la desiderava. Non la vedeva da una settimana e gli sembrava un secolo, finalmente prese coraggio e le telefonò per incontrarsi. Quando si videro, negli occhi di ciascuno spuntò una luce, e David capì che anche lei provava lo stesso turbamento:
 “Non sai quanto sono felice di vederti e vedo che anche tu lo sei”, le sussurrò tenendole  le mani.
Lei sentì un calore attraversarle il corpo e rimase immobile.
 Poi si scosse e lentamente si avvicinò:
 “Mi arrendo, mi sono innamorata di te  e non volevo che succedesse, ho paura di rovinarti la vita”, disse allacciandosi a lui.  David la tenne stretta, c’era un dolce senso di protezione in quell’abbraccio, era sua e l’avrebbe difesa ad ogni costo se era necessario.
“La mia vita sarebbe rovinata senza di te”, rispose cercando la sua bocca..
Da quel bacio cominciò la loro felicità.

FINE








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