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domenica 19 marzo 2017

ALL'OMBRA DELLE PIRAMIDI

 


Francesco entrò nell’hotel e puntò deciso verso la reception dove un uomo in giacca amaranto 

smistava i numerosi turisti della comitiva nelle rispettive stanze…. ma il giovanotto non

 arrivò al bureaux poiché inciampò in una valigia posta nel bel mezzo della passatoia, ruzzolò per terra attirando  l'attenzione di chi era in coda.

"Chi è quel furbo che ha messo qui questo bagaglio!”, gridò rialzandosi a fatica.
Un tale si diresse di corsa verso di lui:
“Scusi…sono stato io…si è fatto male?”, chiese imbarazzato dallo spiacevole incidente.
Francesco, mentre si massaggiava un ginocchio, alzò lo sguardo e rimase come fulminato:
“Non ci posso credere!…Giacomo…Giacomo Martini!”, esclamò fissando l’uomo davanti a lui.
Questi restò un attimo interdetto, strizzò gli occhi…poi il suo viso si illuminò in un raggiante sorriso:
“Francesco…sei proprio tu…chi piacere rivederti…come stai?”, disse accavallando le parole  per l’emozione. I due si abbracciarono dandosi poderose pacche sulle spalle.
Si rivedevano dopo circa dieci anni, da quando coabitavano una stanzetta nei pressi dell’università dove frequentavano la facoltà di giurisprudenza. Quando si erano laureati ognuno era ritornato al proprio paese d’origine e non si erano più sentiti per varie circostanze. La loro amicizia però era di quelle che non si perdono nel tempo; anche se la vita li aveva allontanati conservavano un bel ricordo l’uno dell’altro…quante notti avevano passato insieme a studiare, a ballare o semplicemente a parlare di amori appena sbocciati…Ritrovarsi era per loro una grande festa…
“Cosa hai fatto?…lavori?…ti sei sposato?”, le domande si incrociavano nella frenetica voglia d’informarsi di ciò che avevano fatto da quando non si erano più frequentati.
Ma non ebbero tempo di rispondersi perché era arrivato il loro turno al bancone dove quel tale chiedeva i documenti e porgeva le chiavi delle camere.
“Mi raccomando…ci vediamo dopo”, si raccomandò Giacomo mentre sollevava la valigia incriminata e scompariva nell’ascensore.
I due giovani facevano parte di  un gruppo di turisti che avevano acquistato un viaggio last-minute a prezzi stracciati. Francesco aveva deciso di partire improvvisamente, per tante ragioni : il periodo che stava attraversando non era dei migliori. Si era accorto che il rapporto con  Roberta si stava trascinando affogato dalla noia: le giornate passate insieme erano tutte uguali,  tra di loro  l’attrazione fisica si era affievolita e  quella spirituale era proprio sparita…praticamente non avevano più nulla da dirsi. Così avevano deciso di fare vacanze separate per prendersi l’indispensabile pausa di riflessione, anticamera di una separazione già nell’aria.
La crociera sul Nilo l’aveva attirato, quella terra ricca di vestigia antiche dove misteri e culture diverse si mischiavano fin dalle origini di una storia rimasta ancora viva da quasi cinquemila anni, l’aveva sempre affascinato . Sapere che avrebbe visto le Piramidi e ritrovato i resti di una delle civiltà più antiche del mondo lo entusiasmava.
 Dopo una doccia ristoratrice si vestì con cura intenzionato a scendere, scostò le tendine della finestra e ammirò il giardino rigoglioso dell’hotel: le palme altissime ai bordi dei vialetti facevano ombra alle aiuole di fiori accuratamente accostati nei colori con un esaltante effetto coreografico, gli venne voglia di fare una passeggiata per sentirne il profumo. Si guardò intorno mentre percorreva il viale che lo portava in fondo al giardino: “avevo bisogno di tutto questo”, si disse .
Gli ultimi giorni non aveva fatto altro che litigare con Roberta, erano arrivati senza rendersene conto alla fine del loro amore…questo gli dispiaceva un po’, ma non ci poteva fare niente… Stava facendo queste amare  considerazioni quando sentì dietro di sé scricchiolare la ghiaia della stradina, poco dopo una giovane donna lo superò, non prima di avergli sorriso. Francesco ricambiò con un cenno di saluto e, seguendola, ebbe modo di ammirarne la figura snella e ben proporzionata. Indossava pantaloni bianchi attillati in modo da non nascondere nulla , la camminata agile la portò in breve lontana da lui. “Carina”, constatò con un sorriso.
Arrivato in fondo la ritrovò sulla terrazza ad ammirare il panorama, la raggiunse. Mentre stava avvicinandosi la ragazza si sporse dalla balaustra, forse un po’ troppo e Francesco, credendola a rischio di cadere, non poté fare a meno di correre verso di lei per trattenerla:
“Attenta!”, gridò prendendola per le spalle.
 La giovane si voltò stupita: “Non corro nessun pericolo…guarda giù, siamo quasi sulla sabbia”, rispose seccata, “ ma…fai sempre così per agganciare una donna oppure sei un tipo di quelli che si agitano per niente”, continuò alzando su di lui lo sguardo degli occhi verde acqua che in quel momento avevano dentro qualche pagliuzza dorata.
 Lui si sentì ridicolo :
“Scusa, non volevo…non è mia abitudine fare Superman che salva le ragazze…”, rispose impacciato. “non so cosa ho visto…da lontano sembrava dovessi cadere nel vuoto… a proposito, mi chiamo Francesco”, aggiunse.
“Alice…”,  lei allungò la mano per stringere la sua.
Lui la guardò in viso e, in quell’attimo, ebbe la sensazione di averla sempre conosciuta: nei sogni la sua donna aveva quella bocca carnosa, quei capelli biondi, tutto in lei incarnava l’ideale.
 Per qualche secondo rimase come imbambolato a fissarla, anche lei ricambiò quell’emozione restando immobile davanti a lui con un lieve sorriso che conteneva un pizzico di civetteria .
Un suono attirò la loro attenzione:
 “Deve essere il richiamo per l’aperitivo di benvenuto…vieni anche tu?”, propose lei continuando l’atteggiamento leggermente provocatorio. Francesco non riusciva toglierle gli occhi di dosso, ma si riprese subito:
“Con molto piacere”, rispose tornando a contemplarla ammirato. Durante il breve tragitto non poté fare a meno di farle la domanda che gli bruciava sulla bocca fin dal momento che si erano incontrati:
“Sei sola?”, s’informò. La ragazza tardò a rispondere:
“No..”, disse laconica. Lui non osò andare oltre…
Tutto il  gruppo stava già brindando al buon esito della vacanza, anche Giacomo era tra loro:
“Ti ho cercata…dove ti eri cacciata?”, disse rivolgendosi ad Alice.
“Ho fatto un giro in giardino…è così bello!”, rispose lei.
Nel frattempo Francesco guardava ora uno ora l’altra interrogativamente.
“Vedo che vi siete già  conosciuti, ti presento la mia fidanzata”, disse l’amico rivolgendosi a lui.
“Complimenti…”, mormorò il giovanotto, nella sua voce c’era un filo di delusione.
“Vi conoscete?”, chiese lei meravigliata.
Giacomo spiegò brevemente l’origine della loro amicizia.
“E’ stato il mio compagno di studi e d’avventure…”, disse battendo una mano sulla spalla a Francesco, “Sei qui anche tu in compagnia?”, chiese ancora.
“No…sono solo avevo bisogno di stare con me stesso a pensare”, rispose evasivo. 
 Da quel momento le giornate furono piene di emozioni per la meravigliosa terra d’Egitto, culla della civiltà dei Faraoni, dove tutto era visto attraverso occhi increduli di poter ancora ammirare qualcosa di straordinario rimasto a testimoniare i misteri di una civiltà scomparsa.
Sull’enorme battello, una specie di villaggio galleggiante sul Nilo, Francesco cercava accuratamente di evitare le occasioni per incontrarsi con Alice, aveva capito che in lei c’era qualcosa di sensuale che l’attraeva irresistibilmente, non voleva cedere  e così si teneva alla larga. Solo quando era in compagnia di Giacomo accettava di stare con loro, ma, mentre i due amici si scambiavano i ricordi di gioventù, Francesco non poteva fare a meno di osservare la giovane donna mentre altri pensieri gli frullavano per la testa….era una provocazione continua e  non ci poteva fare nulla, la sua mente fantasticava precipitandolo in uno stato d’ansia che non aveva mai provato prima. Aveva tanto desiderato visitare quei luoghi, ma ora che lo poteva fare scoprì che le visite nelle leggendarie necropoli egiziane gli servivano solo per stordirsi…Ma, nella valle dei Re dove erano sepolti più di sessanta Faraoni non poté fare a meno di lasciarsi coinvolgere dall’atmosfera suggestiva che aleggiava dentro le tombe…davanti ai colossi di Memnon si sentì un piccolo uomo che non riusciva a stare in pace con se stesso.
Roberta ogni tanto telefonava, ma lui la sentiva sempre più lontana, nei suoi desideri segreti c’era soltanto Alice.
 Non gli era mai capitato di dover combattere con un sentimento così importante, una battaglia dura, che forse era già persa in partenza.
Alla sera andava sul ponte della nave per godersi lo spettacolo di quel cielo così punteggiato di stelle da sembrare finto…e una volta si incontrò con lei…
“Non è meraviglioso?”, disse la giovane donna . La brezza della notte le scompigliava leggermente i capelli biondi e leggeri, indossava un vestito nero che le disegnava le forme morbide. Per Francesco fu come un’apparizione, non si aspettava di vederla da sola .
 “Giacomo è rimasto dentro?”, chiese.
“E’ in cabina…non ha voglia di fare niente questa sera, così sono uscita a prendere una boccata d’aria…ne valeva la pena”, rispose lei accennando alla volta celeste.
Era la prima volta che l’aveva così vicina…anche lei era turbata, non sapeva cosa dire.. Si guardarono intensamente per un lungo momento, improvvisamente, mosso da un impulso irresistibile, lui le prese il viso e baciò quella bocca che lo faceva impazzire, le sue mani tremavano mentre la accarezzava. Lei gli buttò le braccia al collo e ricambiò il bacio con una passione che li travolse…
“Vieni…andiamo nella mia cabina”, disse lui con la voce soffocata.
Alice lo seguì come in trance, ma quando fu davanti alla porta ebbe un sussulto e si svegliò:
“Non posso…non sarebbe giusto…”, mormorò ricomponendosi, “dimentichiamo quello che è successo..è stato soltanto un momento di debolezza”. 
“No…io ti voglio…sono pazzo di te…ti prego entra”, ormai aveva perso ogni ritegno, avrebbe fatto di tutto pur di averla…Ma lei si allontanò lentamente scuotendo la testa: “No…no…”, ripeteva.
Volse le spalle e corse per il lungo corridoio per allontanarsi dalla tentazione. Francesco la vide andarsene e gli venne l'ansia , aprì la porta e  si buttò sul letto disperato: “Accidenti a me…sono andato a innamorarmi della donna di un amico…non doveva capitarmi…”, si disse prendendosi la testa fra le mani. Si agitò su e giù per la cabina come un leone in gabbia finché non venne l’alba. Il giorno dopo si incontrarono e non ebbero il coraggio di guardarsi negli occhi…sapevano che avrebbero dovuto battersi contro la passione che li aveva attratti, e dovevano metterci tutte le loro forze. I giorni vissuti dopo quel breve momento d’amore non ebbero più nessuna importanza.
La  crociera finì e dovettero salutarsi:
“Ti mando l’invito per il nostro matrimonio”, annunciò Giacomo abbracciando l’amico.
Francesco si sentì rimescolare e rimase di sasso.
“Quando?”; chiese infine scuotendosi.
“Alla fine di settembre”.
 Alice era impallidita e cercava di non guardarlo e lui capì che tutto era finito ancora prima di cominciare.
“Spero di essere libero…altrimenti… auguri”, concluse con un sorriso un po’ triste..
Quando Francesco rientrò a casa era un altro uomo, rivide Roberta e,….per abitudine, per pigrizia perché non lo sapeva nemmeno lui…ricucì lo strappo e ritornò con lei…
Ma la sua vita era diventata piatta, niente lo interessava più di tanto, guardava Roberta e pensava ad Alice…i giorni passavano e il ricordo di lei non si affievoliva.
Finì l’estate e un bel giorno, ai primi di settembre, il postino mise nella casella delle lettere una busta bianca, lunga ed elegante che aveva tutta l’aria di essere una partecipazione di nozze….infatti Francesco l’aprì e restò imbambolato a fissare l’invito al matrimonio di Giacomo e Alice per il 25 dello stesso mese…lentamente strappò il cartoncino e lo mise nel cestino…poi telefonò a Roberta per andare al cinema a vedere un film comico…
  In data 20 settembre alle ore ventuno il citofono dell’appartamento di Francesco gracchiò:
“Chi è a quest’ora”, brontolò lui alzando la cornetta:
“Sono Alice, aprimi”, soffiò dentro il microfono una voce femminile.
Il cuore di Francesco fece una capriola…schiacciò il pulsante poi si precipitò sul pianerottolo ad aspettare l’ascensore che stava salendo. La porta si aprì ed apparve lei, Alice, la bella bocca sensuale atteggiata ad una smorfia e gli occhi rossi pieni di pianto.
“Cosa è successo?”; chiese allarmato lui.
La ragazza si precipitò nelle sue braccia:
“Non ce l’ho fatta…sono innamorata di te e non potevo sposare Giacomo, l’avrei fatto soffrire….”, singhiozzò.
Francesco la strinse a sé, in quel momento capì cos’è la felicità..
“Andiamo dentro…adesso non mi scappi più”, disse prendendola in braccio per varcare la soglia, chiudendo poi la porta dietro di sé.
Aveva perso un amico….ma aveva trovato l’amore, quello vero!

                                                                                                                              FINE




  









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