Francesco entrò nell’hotel e puntò deciso verso la reception dove un uomo in giacca amaranto
smistava i numerosi turisti della comitiva nelle rispettive stanze…. ma il giovanotto non
arrivò al bureaux poiché inciampò in una valigia posta nel bel mezzo della passatoia, ruzzolò per terra attirando l'attenzione di chi era in coda.
"Chi è quel furbo che ha messo qui questo bagaglio!”, gridò
rialzandosi a fatica.
Un tale si diresse di corsa verso di lui:
“Scusi…sono stato io…si è fatto male?”, chiese imbarazzato dallo spiacevole incidente.
“Scusi…sono stato io…si è fatto male?”, chiese imbarazzato dallo spiacevole incidente.
Francesco, mentre si massaggiava un ginocchio, alzò lo
sguardo e rimase come fulminato:
“Non ci posso credere!…Giacomo…Giacomo Martini!”, esclamò fissando l’uomo davanti a lui.
“Non ci posso credere!…Giacomo…Giacomo Martini!”, esclamò fissando l’uomo davanti a lui.
Questi restò un attimo interdetto, strizzò gli occhi…poi il
suo viso si illuminò in un raggiante sorriso:
“Francesco…sei proprio tu…chi piacere rivederti…come stai?”, disse accavallando le parole per l’emozione. I due si abbracciarono dandosi poderose pacche sulle spalle.
“Francesco…sei proprio tu…chi piacere rivederti…come stai?”, disse accavallando le parole per l’emozione. I due si abbracciarono dandosi poderose pacche sulle spalle.
Si rivedevano dopo circa dieci anni, da quando coabitavano
una stanzetta nei pressi dell’università dove frequentavano la facoltà di
giurisprudenza. Quando si erano laureati ognuno era ritornato al proprio paese
d’origine e non si erano più sentiti per varie circostanze. La loro amicizia
però era di quelle che non si perdono nel tempo; anche se la vita li aveva
allontanati conservavano un bel ricordo l’uno dell’altro…quante notti avevano
passato insieme a studiare, a ballare o semplicemente a parlare di amori appena
sbocciati…Ritrovarsi era per loro una grande festa…
“Cosa hai fatto?…lavori?…ti sei sposato?”, le domande si
incrociavano nella frenetica voglia d’informarsi di ciò che avevano fatto da
quando non si erano più frequentati.
Ma non ebbero tempo di rispondersi perché era arrivato il
loro turno al bancone dove quel tale chiedeva i documenti e porgeva le chiavi
delle camere.
“Mi raccomando…ci vediamo dopo”, si raccomandò Giacomo mentre
sollevava la valigia incriminata e scompariva nell’ascensore.
I due giovani facevano parte di un gruppo di turisti che avevano
acquistato un viaggio last-minute a prezzi stracciati. Francesco aveva deciso
di partire improvvisamente, per tante ragioni : il periodo che stava
attraversando non era dei migliori. Si era accorto che il rapporto con Roberta si stava trascinando affogato dalla
noia: le giornate passate insieme erano tutte uguali, tra di loro
l’attrazione fisica si era affievolita e
quella spirituale era proprio sparita…praticamente non avevano più nulla
da dirsi. Così avevano deciso di fare vacanze separate per prendersi
l’indispensabile pausa di riflessione, anticamera di una separazione già
nell’aria.
La crociera sul Nilo l’aveva attirato, quella terra ricca di
vestigia antiche dove misteri e culture diverse si mischiavano fin dalle
origini di una storia rimasta ancora viva da quasi cinquemila anni, l’aveva
sempre affascinato . Sapere che avrebbe visto le Piramidi e ritrovato i resti
di una delle civiltà più antiche del mondo lo entusiasmava.
Dopo una doccia
ristoratrice si vestì con cura intenzionato a scendere, scostò le tendine della
finestra e ammirò il giardino rigoglioso dell’hotel: le palme altissime ai
bordi dei vialetti facevano ombra alle aiuole di fiori accuratamente accostati
nei colori con un esaltante effetto coreografico, gli venne voglia di fare una
passeggiata per sentirne il profumo. Si guardò intorno mentre percorreva il
viale che lo portava in fondo al giardino: “avevo bisogno di tutto questo”, si
disse .
Gli ultimi giorni non aveva fatto altro che litigare con
Roberta, erano arrivati senza rendersene conto alla fine del loro amore…questo
gli dispiaceva un po’, ma non ci poteva fare niente… Stava facendo queste
amare considerazioni quando sentì dietro
di sé scricchiolare la ghiaia della stradina, poco dopo una giovane donna lo
superò, non prima di avergli sorriso. Francesco ricambiò con un cenno di saluto
e, seguendola, ebbe modo di ammirarne la figura snella e ben proporzionata.
Indossava pantaloni bianchi attillati in modo da non nascondere nulla , la
camminata agile la portò in breve lontana da lui. “Carina”, constatò con un
sorriso.
Arrivato in fondo la ritrovò sulla terrazza ad ammirare il
panorama, la raggiunse. Mentre stava avvicinandosi la ragazza si sporse dalla
balaustra, forse un po’ troppo e Francesco, credendola a rischio di cadere, non
poté fare a meno di correre verso di lei per trattenerla:
“Attenta!”, gridò prendendola per le spalle.
La giovane si voltò
stupita: “Non corro nessun pericolo…guarda giù, siamo quasi sulla sabbia”,
rispose seccata, “ ma…fai sempre così per agganciare una donna oppure sei un
tipo di quelli che si agitano per niente”, continuò alzando su di lui lo
sguardo degli occhi verde acqua che in quel momento avevano dentro qualche
pagliuzza dorata.
Lui si sentì ridicolo
:
“Scusa, non volevo…non è mia abitudine fare Superman che
salva le ragazze…”, rispose impacciato. “non so cosa ho visto…da lontano
sembrava dovessi cadere nel vuoto… a proposito, mi chiamo Francesco”, aggiunse.
“Alice…”, lei allungò
la mano per stringere la sua.
Lui la guardò in viso e, in quell’attimo, ebbe la sensazione
di averla sempre conosciuta: nei sogni la sua donna aveva quella bocca carnosa,
quei capelli biondi, tutto in lei incarnava l’ideale.
Per qualche secondo
rimase come imbambolato a fissarla, anche lei ricambiò quell’emozione restando
immobile davanti a lui con un lieve sorriso che conteneva un pizzico di
civetteria .
Un suono attirò la loro attenzione:
“Deve essere il
richiamo per l’aperitivo di benvenuto…vieni anche tu?”, propose lei continuando
l’atteggiamento leggermente provocatorio. Francesco non riusciva toglierle gli
occhi di dosso, ma si riprese subito:
“Con molto piacere”, rispose tornando a contemplarla ammirato. Durante il breve tragitto non poté fare a meno di farle la domanda che gli bruciava sulla bocca fin dal momento che si erano incontrati:
“Sei sola?”, s’informò. La ragazza tardò a rispondere:
“Con molto piacere”, rispose tornando a contemplarla ammirato. Durante il breve tragitto non poté fare a meno di farle la domanda che gli bruciava sulla bocca fin dal momento che si erano incontrati:
“Sei sola?”, s’informò. La ragazza tardò a rispondere:
“No..”, disse laconica. Lui non osò andare oltre…
Tutto il gruppo stava
già brindando al buon esito della vacanza, anche Giacomo era tra loro:
“Ti ho cercata…dove ti eri cacciata?”, disse rivolgendosi ad Alice.
“Ti ho cercata…dove ti eri cacciata?”, disse rivolgendosi ad Alice.
“Ho fatto un giro in giardino…è così bello!”, rispose lei.
Nel frattempo Francesco guardava ora uno ora l’altra
interrogativamente.
“Vedo che vi siete già
conosciuti, ti presento la mia fidanzata”, disse l’amico rivolgendosi a
lui.
“Complimenti…”, mormorò il giovanotto, nella sua voce c’era
un filo di delusione.
“Vi conoscete?”, chiese lei meravigliata.
Giacomo spiegò brevemente l’origine della loro amicizia.
“E’ stato il mio compagno di studi e d’avventure…”, disse
battendo una mano sulla spalla a Francesco, “Sei qui anche tu in compagnia?”,
chiese ancora.
“No…sono solo avevo bisogno di stare con me stesso a
pensare”, rispose evasivo.
Da quel momento le
giornate furono piene di emozioni per la meravigliosa terra d’Egitto, culla
della civiltà dei Faraoni, dove tutto era visto attraverso occhi increduli di
poter ancora ammirare qualcosa di straordinario rimasto a testimoniare i
misteri di una civiltà scomparsa.
Sull’enorme battello, una specie di villaggio galleggiante
sul Nilo, Francesco cercava accuratamente di evitare le occasioni per
incontrarsi con Alice, aveva capito che in lei c’era qualcosa di sensuale che
l’attraeva irresistibilmente, non voleva cedere
e così si teneva alla larga. Solo quando era in compagnia di Giacomo
accettava di stare con loro, ma, mentre i due amici si scambiavano i ricordi di
gioventù, Francesco non poteva fare a meno di osservare la giovane donna mentre
altri pensieri gli frullavano per la testa….era una provocazione continua
e non ci poteva fare nulla, la sua mente
fantasticava precipitandolo in uno stato d’ansia che non aveva mai provato
prima. Aveva tanto desiderato visitare quei luoghi, ma ora che lo poteva fare
scoprì che le visite nelle leggendarie necropoli egiziane gli servivano solo
per stordirsi…Ma, nella valle dei Re dove erano sepolti più di sessanta Faraoni
non poté fare a meno di lasciarsi coinvolgere dall’atmosfera suggestiva che
aleggiava dentro le tombe…davanti ai colossi di Memnon si sentì un piccolo uomo
che non riusciva a stare in pace con se stesso.
Roberta ogni tanto telefonava, ma lui la sentiva sempre più
lontana, nei suoi desideri segreti c’era soltanto Alice.
Non gli era mai
capitato di dover combattere con un sentimento così importante, una battaglia
dura, che forse era già persa in partenza.
Alla sera andava sul ponte della nave per godersi lo
spettacolo di quel cielo così punteggiato di stelle da sembrare finto…e una
volta si incontrò con lei…
“Non è meraviglioso?”, disse la giovane donna . La brezza
della notte le scompigliava leggermente i capelli biondi e leggeri, indossava
un vestito nero che le disegnava le forme morbide. Per Francesco fu come
un’apparizione, non si aspettava di vederla da sola .
“Giacomo è rimasto
dentro?”, chiese.
“E’ in cabina…non ha voglia di fare niente questa sera, così
sono uscita a prendere una boccata d’aria…ne valeva la pena”, rispose lei
accennando alla volta celeste.
Era la prima volta che l’aveva così vicina…anche lei era
turbata, non sapeva cosa dire.. Si guardarono intensamente per un lungo
momento, improvvisamente, mosso da un impulso irresistibile, lui le prese il
viso e baciò quella bocca che lo faceva impazzire, le sue mani tremavano mentre
la accarezzava. Lei gli buttò le braccia al collo e ricambiò il bacio con una
passione che li travolse…
“Vieni…andiamo nella mia cabina”, disse lui con la voce
soffocata.
Alice lo seguì come in trance, ma quando fu davanti alla
porta ebbe un sussulto e si svegliò:
“Non posso…non sarebbe giusto…”, mormorò ricomponendosi, “dimentichiamo quello che è successo..è stato soltanto un momento di debolezza”.
“Non posso…non sarebbe giusto…”, mormorò ricomponendosi, “dimentichiamo quello che è successo..è stato soltanto un momento di debolezza”.
“No…io ti voglio…sono pazzo di te…ti prego entra”, ormai
aveva perso ogni ritegno, avrebbe fatto di tutto pur di averla…Ma lei si
allontanò lentamente scuotendo la testa: “No…no…”, ripeteva.
Volse le spalle e corse per il lungo corridoio per
allontanarsi dalla tentazione. Francesco la vide andarsene e gli venne l'ansia , aprì la porta
e si buttò sul letto disperato:
“Accidenti a me…sono andato a innamorarmi della donna di un amico…non doveva
capitarmi…”, si disse prendendosi la testa fra le mani. Si agitò su e giù per
la cabina come un leone in gabbia finché non venne l’alba. Il giorno dopo si
incontrarono e non ebbero il coraggio di guardarsi negli occhi…sapevano che
avrebbero dovuto battersi contro la passione che li aveva attratti, e dovevano
metterci tutte le loro forze. I giorni vissuti dopo quel breve momento d’amore
non ebbero più nessuna importanza.
La crociera finì e
dovettero salutarsi:
“Ti mando l’invito per il nostro matrimonio”, annunciò Giacomo abbracciando l’amico.
“Ti mando l’invito per il nostro matrimonio”, annunciò Giacomo abbracciando l’amico.
Francesco si sentì rimescolare e rimase di sasso.
“Quando?”; chiese infine scuotendosi.
“Alla fine di settembre”.
Alice era impallidita
e cercava di non guardarlo e lui capì che tutto era finito ancora prima di
cominciare.
“Spero di essere libero…altrimenti… auguri”, concluse con un
sorriso un po’ triste..
Quando Francesco rientrò a casa era un altro uomo, rivide
Roberta e,….per abitudine, per pigrizia perché non lo sapeva nemmeno lui…ricucì
lo strappo e ritornò con lei…
Ma la sua vita era diventata piatta, niente lo interessava
più di tanto, guardava Roberta e pensava ad Alice…i giorni passavano e il
ricordo di lei non si affievoliva.
Finì l’estate e un bel giorno, ai primi di settembre, il
postino mise nella casella delle lettere una busta bianca, lunga ed elegante
che aveva tutta l’aria di essere una partecipazione di nozze….infatti Francesco
l’aprì e restò imbambolato a fissare l’invito al matrimonio di Giacomo e Alice
per il 25 dello stesso mese…lentamente strappò il cartoncino e lo mise nel
cestino…poi telefonò a Roberta per andare al cinema a vedere un film comico…
In data 20 settembre
alle ore ventuno il citofono dell’appartamento di Francesco gracchiò:
“Chi è a quest’ora”, brontolò lui alzando la cornetta:
“Sono Alice, aprimi”, soffiò dentro il microfono una voce femminile.
“Chi è a quest’ora”, brontolò lui alzando la cornetta:
“Sono Alice, aprimi”, soffiò dentro il microfono una voce femminile.
Il cuore di Francesco fece una capriola…schiacciò il pulsante
poi si precipitò sul pianerottolo ad aspettare l’ascensore che stava salendo.
La porta si aprì ed apparve lei, Alice, la bella bocca sensuale atteggiata ad
una smorfia e gli occhi rossi pieni di pianto.
“Cosa è successo?”; chiese allarmato lui.
La ragazza si precipitò nelle sue braccia:
“Non ce l’ho fatta…sono innamorata di te e non potevo sposare Giacomo, l’avrei fatto soffrire….”, singhiozzò.
“Non ce l’ho fatta…sono innamorata di te e non potevo sposare Giacomo, l’avrei fatto soffrire….”, singhiozzò.
Francesco la strinse a sé, in quel momento capì cos’è la
felicità..
“Andiamo dentro…adesso non mi scappi più”, disse prendendola
in braccio per varcare la soglia, chiudendo poi la porta dietro di sé.
Aveva perso un amico….ma aveva trovato l’amore, quello vero!
FINE
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