Giada uscì dalla doccia con
l’asciugamano avvolto attorno a corpo, fece qualche passo e
sorrise al suo uomo che l’aspettava tra le lenzuola.
Michele l’ammirò ancora
una volta. Era bella, le gambe tornite e perfette, i capelli biondi e lunghi
accarezzavano le spalle bianche, il viso dolce illuminato dai grandi occhi
verdi era incantevole: sembrava Venere uscita dalla spuma del mare. Mai come il
quel momento provò il desiderio di
averla sempre tutta per sé.
Si frequentavano da due anni, lui, scapolo super
convinto e lei reduce da un matrimonio fallito non avevano avuto ancora il
coraggio di mettersi insieme definitivamente, temevano che la convivenza
offuscasse l’amore che li univa.
Specialmente Michele, ancorato alle sue
abitudini radicate nel tempo, aveva paura che una persona in casa avrebbe condizionato
la vita così ordinata su binari prestabiliti.
Era un tipo particolare, tutti gli anni
trascorsi da single l’avevano fatto diventare un po’ orso, poco comunicativo e
pieno di manie.. Una delle sue innumerevoli ossessioni era l’ordine, ogni cosa
doveva essere al suo posto, gli dava un fastidio fisico e lo faceva star male
vedere un letto sfatto o il lavandino colmo di piatti da lavare… aveva
l’abitudine di mettere a posto ogni cosa prima di andare al lavoro oppure prima
di chiudere la porta di casa per qualsiasi evenienza. Lo ammetteva: era un suo
grande difetto, e gli amici lo prendevano in giro, ma era più forte di
lui…forse per questo alla bella età di trentotto anni non si era ancora
sposato…
Da qualche tempo però si era
accorto che i suoi ferrei principi stavano capitolando, si stava innamorando
sempre più di Giada…Per esempio, quella sera avrebbe voluto che il loro incontro
non finisse mai, passavano i giorni ed
era sempre più preso da lei, si accorgeva che non ne poteva fare più a meno…
era costantemente nei suoi pensieri.
La loro relazione, cominciata casualmente con
un incontro in casa di amici stava
trasformandosi in qualcosa di più importante… Pensò che sarebbe stato bello
passare tutte le notti insieme, tornare a casa e sapere che c’era lei ad
aspettarlo…forse era venuto il momento di lasciare da parte le sue stupide
fissazioni e fare entrare in casa la donna della sua vita.
Quella sera non le permise di
andarsene come faceva di solito dopo aver fatto l’amore…si svegliò il mattino
dopo e la guardò dormire aveva il viso sereno e un piccolo sorriso sulle
labbra…Michele decise di proporle di vivere insieme per ritrovare ogni giorno
quel piacere infinito di averla vicino .
Giada aprì gli occhi…”Buon giorno
amore”; sussurrò.
Lui si chinò a baciarla poi :
“Devo parlarti”, le disse accarezzandole il viso.
“Devo parlarti”, le disse accarezzandole il viso.
“Come sei serio!…è successo
qualcosa?”, rispose lei meravigliata dal tono.
“Sì…non ce la faccio più a vederti
andare via …e vorrei che finalmente tu venissi a stare con me…”.
Giada non rispose subito, l’attimo
di silenzio fece tremare Michele che si aspettava più entusiasmo.
Ma fu soltanto la sorpresa che
aveva ritardato per qualche secondo l’abbraccio di lei.
“Sei sicuro di quello che dici?”;
chiese poi preoccupata, conoscendo il suo uomo.
“Vai tranquilla…l’amore mi farà
cambiare, te lo prometto”, scherzò lui.
“Facciamo una prova…se non va me ne
ritorno a casa mia , non voglio perderti per questo…ti amo troppo…
ma sono certa che saremo felici insieme”, affermò Giada con gli occhi che
brillavano.
“Quando?”; insistette Michele.
“Domani”, ribatté subito lei.
Infatti il giorno dopo Giada arrivò
con tre valige e un borsone:
“Dove li metto?”. Michele, ebbe un attimo di smarrimento, vedere l’anticamera invasa dai bagagli gli diede quasi una leggera nausea e un po’di nervosismo, ma si calmò immediatamente, aveva promesso di dominarsi e doveva mantenere.
“Dove li metto?”. Michele, ebbe un attimo di smarrimento, vedere l’anticamera invasa dai bagagli gli diede quasi una leggera nausea e un po’di nervosismo, ma si calmò immediatamente, aveva promesso di dominarsi e doveva mantenere.
Aprì le ante dell’armadio e fece
del suo meglio per far posto ai vestiti di Giada, purtroppo il contenuto di una
delle tre valige non trovò collocamento…
“La riporterò a casa, poi si vedrà”,
disse conciliante lei leggendo negli occhi di Michele un certo disagio.
“ OK però non facciamoci prendere dal panico, per adesso
sistemiamoci alla meglio, poi potremo anche comprare un altro armadio”, disse
Michele per mistificare l’agitazione che lo stava prendendo.
Dopo il primo impatto, tutto si risolse e
proseguirono la serata con una cenetta a due, preparata da Michele che si
reputava un ottimo cuoco. Finito di mangiare, Giada andò in salotto a bere il
caffè lasciando la tavola apparecchiata, lui non sapeva come dirglielo… di
solito non faceva a tempo nemmeno a terminare il pasto che piatti, bicchieri,
posate erano finiti rapidamente in lavastoviglie, e il resto nell’ordine in cui
erano in precedenza.
“Amore, il caffè si raffredda”.
“Vengo subito”, rispose lui mentre
si affrettava a riporre tutto per avere la tavola pulita.
Giada non si accorse del traffico e
se ne stava beata a guardare un programma sul televisore.
Michele placò la sua ansia abbracciando
stretta la sua donna: aveva voluto averla con sé ed ora doveva dominarsi e
cercare di vincersi se voleva vivere felice con lei.
Cominciò così la convivenza , lui
cercando una via d’uscita in nome dell’amore e lei, dopo la delusione del suo
matrimonio finito male sperava di rifarsi una vita felice. .
Però, nonostante l’amore, la
passione e la certezza di aver fatto la cosa giusta, per Michele ogni giorno aveva la sua dose di
piccolo tormento: il tappo del dentifricio vagante nel lavandino, le calze
stese ad asciugare, le tazze della colazione dimenticate nel lavello della
cucina…la comparsa di un cestino pieno di ombretti, rossetti, matite, creme per
le mani, per il viso, da giorno e da notte sulla mensola del bagno…senza
contare lo stravolgimento delle sue abitudini, per esempio quella di leggere
prima di addormentarsi, mentre Giada piombava immediatamente nel sonno del
giusto…oppure fare la doccia in santa pace nell’unica stanza da bagno
dell’appartamento senza avere l’angoscia di sentire muovere vigorosamente la
maniglia della porta e sentire la voce di Giada:
“Ti prego, Michele, sono in ritardo…aprimi…!”.
“Ti prego, Michele, sono in ritardo…aprimi…!”.
Conoscendosi, chiamava a raccolta
tutta la sua pazienza, e per amor suo usciva scalzo inondando il pavimento e
andandosi ad asciugare in camera.
Quando usciva di casa era nervoso
ed arrivava in ufficio intrattabile.
Giancarlo, uno dei colleghi che
considerava anche un amico, ascoltava le sue lamentele.
“Se le vuoi bene devi superare…sono
sciocchezze, ci sono cose ben più importanti nella vita…”, gli ripeteva.
“Hai ragione…i problemi sono
soltanto miei, sono un nevrotico…ma tante volte vorrei tornare indietro, e
riprendere la mia vita…però cosa me ne faccio di un’esistenza senza Giada?”,
rispondeva lui.
Con tanta buona volontà stava
abituandosi alla nuova situazione, era contento di avercela fatta…
Una sera arrivò a casa in ritardo,
si accinse ad aprire la porta e sentì al di là un tramestìo insolito. Entrò e
si sentì avvinghiare i pantaloni dai denti di un cagnolino bianco,
graziosissimo: un batuffolo di pelo in movimento…
“ Si chiama Ricciolo, non è delizioso?”, chiese Giada.
“ Si chiama Ricciolo, non è delizioso?”, chiese Giada.
Prese in braccio la bestiola per
mostrarla a Michele rimasto senza fiato. Non è che non gli piacessero gli animali…ma in
quel momento non era proprio il caso di complicare le cose…
“Me l’ha regalato una mia amica…so
che tu non sei d’accordo, ma appena l’ho visto non ho resistito…è troppo
carino! Sembra un peluche...Dai amore, non fare quella faccia, vedrai che non
ci darà nessun fastidio….ci penso io, lo porto fuori, gli insegno come deve
comportarsi…ti prego, teniamolo…”, pregò Giada sfoderando uno dei suoi migliori
sorrisi.
Michele si lasciò incantare e non
ebbe la forza di dire di no…e cominciò subito quella stessa sera l’insediamento
di Ricciolo in casa sua.
Il cucciolo era molto carino e
anche Michele si lasciò scappare una carezza, il pelo morbidissimo lo fece
sorridere: “Dove lo mettiamo stanotte?”, chiese apprensivo , “non nella nostra
camera….non voglio peli dappertutto”.
Giada gli lanciò uno sguardo
supplichevole:
“Poverino….è la prima notte che dorme senza la sua mamma”; disse cercando di commuoverlo.
“Poverino….è la prima notte che dorme senza la sua mamma”; disse cercando di commuoverlo.
Ma Michele resistette:
“Domani gli compri una cuccia e lo abitui a dormire in fondo all’anticamera per stasera lo chiuderemo in bagno”, affermò lui .
“Domani gli compri una cuccia e lo abitui a dormire in fondo all’anticamera per stasera lo chiuderemo in bagno”, affermò lui .
Quella notte però nessuno dormì,
nel preciso istante in cui si diedero la buonanotte, il silenzio fu interrotto
dal guaito di Ricciolo. Giada si alzò e cercò di calmarlo: “Buono
Ricciolo…dormi”, supplicò dietro la porta chiusa. Ma dall’altra parte si
scatenò l’inferno: il cucciolo abbaiava
e graffiava l’uscio, non si calmò finché la ragazza non aprì e lo coccolò fra
le sue braccia, si presentò così da Michele che in quel momento scoprì di avere
un altro tic: stava strizzando gli occhi in modo incontrollabile…. si alzò,
andò in cucina dove inghiottì un bicchiere d’acqua con venti gocce di
tranquillante.
“Calma, Michele”, si disse, “ non è
successo niente…in fin dei conti è solo un cagnolino…”.
Ma si chiedeva perché, dopo aver superato il
primo impatto, doveva affrontare ancora una seconda prova…
Tornò in camera disposto ad essere
conciliante…Giada era sotto le coperte e accucciato ai suoi piedi Ricciolo,
dormiva finalmente tranquillo.
“Sia ben chiaro”, affermò Michele
guardando Giada con la faccia scura, “questa è la prima e l’ultima volta che il
cane dorme con noi…”
“Stai tranquillo, domani lo
sistemerò nella cuccia…dai, amore, vieni a letto, e non essere in collera”,
disse lei andandogli vicino con l’intenzione di farsi perdonare a modo
suo…infatti Michele cascò nella trappola degli occhi verdi e, per quella sera
fecero pace.
Ma non andò sempre così, dopo
diverse immersioni a piedi nudi nel laghetto di pipì di Ricciolo e qualche paio
di ciabatte rosicchiate, Michele era ritornato a non sopportare più lo
stravolgimento della sua vita.
Era diventato nervoso, aveva perso
la concentrazione anche sul lavoro:
“Non ce la faccio più”, si sfogò con Giancarlo, “Amo alla follia Giada ma non riesco più a rientrare nei binari, la mia casa non è più la stessa…devo chiederle di lasciarmi riprendere, solo per qualche tempo…forse ho fatto male a proporle di vivere insieme…non ero ancora pronto…”.
“Non ce la faccio più”, si sfogò con Giancarlo, “Amo alla follia Giada ma non riesco più a rientrare nei binari, la mia casa non è più la stessa…devo chiederle di lasciarmi riprendere, solo per qualche tempo…forse ho fatto male a proporle di vivere insieme…non ero ancora pronto…”.
L’amico scosse la testa : “Devi
darti una calmata…se vuoi bene alla tua donna accettala così com’è…anche con un
cucciolo di barboncino…”.
“No…sto passando un brutto periodo,
mi conosco, la cosa migliore da fare in questo momento è di allontanarci per un
breve periodo…sono certo che presto mi passerà…spero soltanto che mi capisca”.
“Fai come credi”, rispose
Giancarlo, “ricordati però che stai
rischiando, per un amore come il vostro vale la pena di sopportare un po’ di
confusione…non credi? In fin dei conti questa è la vita…più è movimentata
meglio è”.
Michele scosse il capo in segno
negativo, ormai nella sua mente si era già fissata l’idea di chiedere una
tregua e così quella sera rientrò prima con l’intenzione di parlare chiaro.
Anche Giada era già a casa,
l’abbracciò più stretto del solito. Lui la tenne vicina, il profumo dei suoi
capelli gli fece perdere per un istante la determinazione, poi si scosse e la
guardò:
“Ti devo parlare”, affermò cercando di dare alla voce un tono meno perentorio.
“Ti devo parlare”, affermò cercando di dare alla voce un tono meno perentorio.
“Anch’io”, rispose la ragazza.
Michele la guardò sorpreso:
“Qualcosa non va?”, le chiese scrutandole il viso per cogliere qualche segno di
ciò che stava per dirgli….forse, anche lei si era accorta che fra di loro c’era
un certo disagio e, magari aveva preso la stessa sua decisione.
“Ti devo dire un a cosa molto
importante…andiamo di là”, disse trascinandolo in salotto e obbligandolo a
sedersi sul divano accanto a lei mentre Ricciolo faceva andare la coda in segno
di festa.
“E’ un po’ di tempo che ti vedo
nervoso, “, cominciò Giada.
Michele sentì un colpo allo stomaco….aveva
previsto giusto e non sapeva se esserne contento…
“So che sopporti a mala pena che la
casa sia in disordine ma…un conto è abitare da soli e un altro è una coppia...anzi
una famiglia”, continuò lei mentre una luce brillava nei suoi occhi.
Michele era disorientato e non
sapeva ancora cosa rispondere: “Continua…”, disse infine.
Giada gli strinse le mani: “Tieniti
forte…ne hai bisogno…”, attimi di suspence poi… “aspettiamo un bambino…”,
sussurrò guardando il suo uomo intensamente.
Lui sentì qualcosa che gli serrò lo
stomaco…era rimasto talmente colpito dalla notizia che non aveva più
reazioni…la sua mente si era come offuscata.
“Non sei contento?”, chiese lei
leggermente delusa.
Michele si scosse : “Sono talmente
felice che non ho più parole per dirtelo!”. Era la pura verità!
Le
prese il viso fra le mani , la guardò negli occhi e si accorse che avevano
una luce languida che non le aveva mai visto…
“Ti rendi conto che sarai sommerso
dai pannolini, dalle pappe, dai seggioloni e poi…da lui, o lei…che porterà in
casa la confusione più totale?”, chiese Giada.
“E chi se ne importa….ben venga la
rivoluzione, la casa deve essere viva…non un museo”, improvvisamente scoprì che
quello che diceva era ciò che aveva inconsciamente sempre desiderato, ci voleva
l’amore per quella ragazza dagli occhi verdi e l’arrivo di un figlio per farlo
tornare a galla.
“Cosa mi dovevi dire ?”, chiese poi
Giada.
Michele ormai era entrato in
un’altra dimensione e gli sembrò così meschino ciò che aveva pensato di
proporle che si vergognò di se stesso. Rimase in silenzio per qualche secondo:
“Volevo chiederti una cosa”.
“Volevo chiederti una cosa”.
“Dimmi”, rispose lei.
“Mi vuoi sposare?”, aspettò con gli
occhi chiusi che lei sussurrasse “Sì”…e anche Ricciolo abbaiò contento…
FINE
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