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sabato 18 febbraio 2017

UN VIAGGIO FUORI DAL MONDO

 

La zingara che lo seguiva da qualche minuto gli si avvicinò, Tommaso si fermò sorpreso e la guardò: era una ragazza molto bella con gli occhi neri e profondi, vestita con una lunga gonna variopinta e un corpetto viola. “Lascia che ti legga la mano”, gli disse invitante. Preso alla sprovvista lui non ebbe il tempo di replicare. La donna prese la sua mano sinistra e sul suo viso passò un’ombra: “Devi fare un lungo viaggio”, sussurrò con la testa china. Tommaso non si scompose: “Sono abituato, è il mio lavoro…ormai ho girato tutto il mondo, mi manca solo di andare sulla luna…”, rispose scherzosamente. La zingara alzò lo sguardo su di lui: “Questo sarà un viaggio diverso….molto diverso”, s’interruppe come chi cerca le parole per continuare, “scoprirai cose che non sai e che ti faranno soffrire…”, concluse a bassa voce.. Tommaso ritrasse la mano con un gesto brusco, non credeva nelle profezie delle zingare, ma un brivido gli percorse la schiena. La donna lo fissò con gli occhi lucidi che racchiudevano verità che non poteva rivelare, Tommaso se ne accorse e non volle sapere; prese dalla tasca dieci euro e li diede alla gitana: “Tieni, adesso lasciami in pace!”, si voltò e quasi correndo si allontanò da lei.
Una strana sensazione di angoscia si era impadronita di lui, arrivò nello studio e con sollievo trovò le cose che gli erano famigliari: il suo mondo rassicurante dove esisteva solo la concreta realtà dei calcoli e dei progetti di un ingegnere. Isabella, la sua segretaria era, come sempre, davanti al computer e lo accolse con un allegro “Buongiorno e bentornato!” che gli fece svanire immediatamente il malessere di poco prima. La ragazza alzò il viso dalla tastiera e Tommaso si accorse, forse per la prima volta, che aveva gli occhi blu, dolci e limpidi e una faccia  pulita, acqua e sapone.
“Novità?”, chiese come tutte le mattine.
“Dovrebbe andare domani per un collaudo a Trieste”, rispose lei.
 Tommaso si passò una mano sulla fronte:
“Va bene, prepari il dossier, partirò stanotte, altrimenti non ce la faccio ad arrivare in tempo”, disse con un sospiro. Era appena tornato da un lungo viaggio e non se la sentiva di ripartire, ma  non poteva tirarsi indietro.
Giuseppe, entrò nell’ufficio: “Lieto di rivederti”, esclamò dandogli una pacca sulla spalla “allora, hai firmato il contratto con i giapponesi?”
“Certo…”, rispose subito Tommaso “cosa credi di avere a che fare con un principiante? Se i capi ci riconoscono una percentuale questo affare sarà una miniera d’oro!”, il suo entusiasmo contagiò l’amico.
“Ottimo…allora dobbiamo festeggiare, questa sera ti invito a cena con  Laura… ti va di andare  nel ristorante nuovo qua vicino a mangiare il pesce?”, propose Giuseppe.
“Sarebbe bello, ma non posso…devo ripartire per Trieste, sai quel collaudo è molto importante per il buon nome del nostro studio, quella macchina deve funzionare alla perfezione.”
Una lieve contrazione del viso di Giuseppe anticipò la risposta:
“Ci vado io…se vuoi”.
“Ti ringrazio, ma…vogliono me,  era nel contratto.  Ne farei volentieri a meno, credimi”, rispose Tommaso stringendosi nelle spalle.  
L’amico lo guardò di sottecchi, e brontolò: “Fa come ti pare…”
+++
 La pioggia batteva sul parabrezza creando strani disegni in movimento, i tergicristalli si muovevano a ritmo frenetico, la strada lucida rifletteva la luce dei fari delle auto che venivano dalla corsia opposta dilatando e sfocando le immagini confuse dalla cortina dell’acqua che scendeva a dirotto e che riduceva la visibilità a qualche metro. Anche il terreno era viscido per la pioggia,  ma Tommaso guidava sereno ascoltando un brano di musica ritmo- sinfonica, ogni tanto ripensava alla giornata trascorsa e rivedeva sua moglie Laura che lo salutava di fretta, mentre stava uscendo: “Ciao, ciao…ci vediamo domani sera, mi raccomando torna presto, abbiamo la cena dai Degiorgi!” Gli aveva dato un piccolo bacio sulla guancia ed era salita a bordo della sua utilitaria rossa scomparendo poco dopo dietro una curva. “Mah!”, pensava Tommaso, “lei è fatta così …ormai sono cinque anni che siamo sposati e non posso pretendere che sia tutto come il primo giorno, e poi… la lascio molto sola ,”sorrise fra sé, “prometto che d’ora in poi manderò Beppe al posto mio”.
 Fra i tanti flash di quel pomeriggio aveva rivisto anche il viso preoccupato di Isabella,  i suoi occhi chiari si erano fatti più cupi mentre diceva: “Non vada stasera, ingegnere, il tempo è pessimo! Potrebbe partire presto domani mattina… sarebbe più prudente!”,  risentiva la sua voce che lo inseguiva in corridoio mentre stava chiudendo la porta dello studio.
Improvvisamente comparvero nella foschia quattro punti luminosi, come occhi infuocati di belve in agguato, il piede andò al freno, disperatamente schiacciò sperando di evitare l’urto, ma la vettura impazzita continuò la sua corsa….
+++
Tommaso era lontano, molto lontano…in un’altra dimensione, alla fine di un lungo tunnel c’era una luce  bianca, in quell’alone vedeva se stesso disteso su un lettino d’ospedale mentre tutta la sua vita gli scorreva davanti come in un film: da quando era bambino fino al matrimonio con Laura e allo schianto in autostrada. Sentiva anche tutto ciò che accadeva in quella stanza, in quel momento sua moglie e Giuseppe erano accanto al suo corpo immobile.
“Povero Tommy”, stava dicendo Laura “non se lo meritava…in fin dei conti era un buon marito”.
“Gran lavoratore”, la voce era di Beppe “ forse un po’ troppo assente…” .
 Il braccio dell’amico circondava le spalle di Laura.
“Ma al suo posto c’eri tu!”, rispondeva lei . 
Tommaso ascoltava senza poter intervenire, tutto ciò che vedeva era distante, irraggiungibile …
sentiva la sua anima in preda a qualcosa che assomigliava al dolore, ma era soltanto stupore per quella verità che non si aspettava di conoscere. Si accorse anche di poter leggere i pensieri e quello che captò dalla mente di Giuseppe gli svelò dei lati così perfidi della vita che avrebbe preferito non sapere. L’amico stava già facendo i programmi per soffiargli l’affare con i giapponesi e presentarlo come una sua iniziativa…. “metterò in banca un bel po’ di quattrini…in assenza di Tommaso il guadagno sarà tutto mio…finalmente potrò farmi il fuoristrada…”
Che delusione! E pensare che si era sempre fidato ciecamente di lui, l’aveva sempre considerato un onesto invece era un bel mascalzone…. non si accontentava di avergli rubato la moglie!
Purtroppo anche il cervello di Laura sembrava una calcolatrice: conti su conti per cercare di capire di quanto avrebbe potuto disporre: “domani devo andare subito in banca per vedere la situazione…naturalmente rimane tutto a me …anche l’appartamento in montagna…non si azzardino a portarmelo via…”
Un dottore era entrato nella camera, aveva osservato il suo corpo e se ne era andato senza dire una parola. Nella mente del medico c’erano pensieri di speranza…forse non era ancora morto…forse dipendeva da lui se tornare o no, ma dopo quello che aveva visto preferiva starsene nel limbo dei sentimenti dove non soffriva, sentiva che questa volta non sarebbe più tornato dal viaggio; gli avevano distrutto tutto quello per cui valeva la pena di vivere: l’amore, l’amicizia, il lavoro. Il tempo stava sfuggendo e non gliene rimaneva ancora molto…quella figura immobile sul lettino stava allontanandosi sempre di più, la stanza stava perdendo i contorni e tutto si sfumava…le voci erano sempre più deboli.
Improvvisamente quella porta si era aperta di nuovo: una testa di capelli ricci, bruni, e un visino addolorato si era affacciato dallo spiraglio..
“Posso entrare?”, la voce era esile e sommessa.
Isabella andava verso il letto, guardava il suo viso immobile e piangeva, le lacrime cadevano silenziose dagli occhi blu senza ritegno, non si curava nemmeno di asciugarle. “Perché…perché è successo questo?…ti volevo bene e non ho mai potuto dirtelo, aspettavo solo di vederti e quando tornavi dai tuoi viaggi uello che pensava        qqq  qqqq
q per me era una giornata di sole anche se pioveva…Tommaso la mia vita non sarà più quella di prima senza di te, mi accontentavo di stare nell’ombra, mi bastava sapere che c’eri..…”.
 Lei non lo sapeva ma lui stava ascoltando i suoi pensieri, c’era qualcuno che lo amava così tanto e lui non se n’era mai accorto, si era sempre accontentato di quello che gli dava Laura: un amore tiepido senza slanci, ora sapeva che anche quel poco era un inganno.
Isabella se ne stava in disparte in silenzio, Laura stava parlandole:
“E’ una grande disgrazia… non so se riuscirò a superare questo dolore…”, ma i suoi occhi erano freddi e asciutti.
 La ragazza aveva girato il viso verso di lei, l’aveva fissata senza rispondere, ma Tommaso sapeva quello che pensava: “è inutile fare la commedia, tanto so che lo tradivi…se ne erano accorti tutti, meno lui … se potessi parlargli ancora una volta gli direi che la vita può ancora essere bella …gli starei vicina per dargli la felicità che non aveva mai avuto”.
 Laura si era allontanata: “Devo andare, si è fatto tardi”, aveva detto ed era uscita dalla camera con Giuseppe.
 Isabella, rimasta sola si era avvicinata al letto e aveva allungato una mano per fare una carezza sul viso immobile: “Non mi lasciare…”, aveva sussurrato. La disperazione che Tommaso leggeva nel cuore di quella ragazza poteva essere l’ancora di salvezza per tornare alla vita…ma doveva mettercela tutta per riappropriarsi del suo corpo.
+++
La prima cosa che gli fece capire di essere ancora vivo fu il dolore che provò quando cercò di muovere le gambe, con uno sforzo immenso aprì le palpebre e si trovò davanti il viso di Laura, le richiuse subito: non era quello che voleva vedere: “Vattene…”, disse con un filo di voce. Lei, stupita si voltò verso Beppe :
“Guarda…ha aperto gli occhi…è vivo!…ha detto qualcosa, ma non ho capito bene…”
“Certo che è un vero miracolo…sì, ho sentito anch’io, ha pronunciato una parola…forse è ancora confuso”, rispose lui. Laura suonò il campanello per chiamare l’infermiere, che poco dopo arrivò: “Signora”, disse, avvicinandosi al paziente, “suo marito ce l’ha fatta…è uscito dal coma”.
Tommaso riaprì gli occhi e con un cenno chiamò l’uomo presso il letto, sussurrò qualche parola. L’infermiere si volse alla donna che guardava attonita la scena: “Mi ha detto che…”, fece una pausa, “…che non vuole vederla, la prega di allontanarsi”, concluse imbarazzato.
Laura guardò Giuseppe: “Cosa vuol dire?”
“Forse vuol essere lasciato tranquillo”, rispose lui, “cerchiamo di non stancarlo, andiamo fuori, torneremo più tardi”
. Ma quando tornarono per loro la porta rimase chiusa.
Da quel momento Tommaso non volle più incontrare Laura, le fece sapere che era tutto finito e che avrebbe chiesto il divorzio non appena si fosse ristabilito. Sua moglie non riuscì mai a capire come avesse fatto a scoprire la sua tresca con Giuseppe.
Per Tommaso la vita riprendeva lentamente, solo le visite di Isabella riuscivano a ridargli il sorriso che aveva perduto. Lei arrivava tutti i giorni e rimaneva a fargli compagnia per lunghe ore dopo l’orario di lavoro, cercava di tirarlo su di morale raccontandogli un sacco di cose, cercava di alleggerire con le sue chiacchiere l’atmosfera pesante di quella stanza d’ospedale, ma ogni volta che lo guardava, nel suo sguardo c’era un messaggio per lui, qualcosa che non riusciva a dire, trattenuta dalla timidezza e dalla paura di ottenere un rifiuto.  Una sera, d’improvviso lui le prese la mano:                                          
“Cosa mi devi dire?”, le chiese incoraggiante.
“Nulla”, rispose lei voltando il viso.
“Io ho letto i tuoi pensieri quando credevi di non rivedermi mai più.”, disse Tommaso alzandosi seduto sul letto, “non sfuggire…so tutto ”, Isabella abbassò gli occhi turbata ed arrossì.
“Hai capito?”, disse a bassa voce, “è tanto tempo che volevo dirtelo, ma allora per me non c’era posto, adesso non so…”
“Zitta…non continuare”, la interruppe lui, “ti devo la vita, lo sai? …stavo facendo un lungo viaggio e proprio quando stavo oltrepassando il punto di non ritorno sei comparsa tu, sono tornato solo per te!”,  nella voce di Tommaso c’era tanta tenerezza…Isabella lo guardò senza capire, quelle parole misteriose non avevano senso…  ma le bastava sapere che lui era lì, vicino a lei, forse per sempre.                         

FINE






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