Rita si guardò allo specchio con occhio critico e convenne
che il tempo era stato clemente con lei: a quarantacinque anni era ancora una
bella donna. Il corpo si era conservato sodo e con le curve al posto giusto, i
capelli corvini folti e ricci non avevano ancora nessun filo d’argento, anche
lo sguardo degli occhi scuri e vellutati era rimasto quello di una
volta…soltanto alcune rughe ai lati della bocca e sulla fronte rivelavano che
era trascorsa qualche primavera.
Era sposata con Matteo da dieci anni, il matrimonio
funzionava soltanto perché lei sopportava le frequenti scappatelle del marito.
Nel piccolo paese sul mare dove abitava, le donne erano abituate a non
lamentarsi e a chiudere gli occhi per non vedere: così faceva lei, ma non era
felice, era soltanto rassegnata. La sua vita era piatta e incolore anche perché
non aveva avuto figli. Matteo faceva il rappresentante di biancheria intima
femminile e stava fuori casa tutta la settimana, perciò lei era spesso sola e,
quando lui rientrava era stanco morto. Il sabato e la domenica li passava per
la maggior parte a dormire e a guardare la televisione. Se uscivano era solo
per andare sulla passeggiata a mare vestiti con gli abiti della festa oppure a
farsi vedere al bar Medusa per fare quattro chiacchiere con gli amici. Le
giornate erano lunghe e noiose in quel posto dove non succedeva mai niente; il
tempo sembrava non passasse mai…così, aveva accettato di aiutare una zia nel
suo negozio di parrucchiere. Meglio lavare teste e mettere bigodini che
intristirsi nella casa vuota.
Quella mattina era in ritardo, si truccò in fretta e si
accinse a uscire. Aveva appena varcato la soglia che il telefono squillò, tornò
indietro e sollevò il ricevitore, una voce maschile sconosciuta chiese:
“Signorina, sono il tecnico per riparare il computer… c’è il dottor Bellotti?”.
“Signorina, sono il tecnico per riparare il computer… c’è il dottor Bellotti?”.
Rita rimase un attimo interdetta:
“Probabilmente lei ha sbagliato numero…questa è una casa privata…”, rispose titubante.
“Probabilmente lei ha sbagliato numero…questa è una casa privata…”, rispose titubante.
L’altro si scusò e interruppe la comunicazione. Dopo qualche
secondo, quando lei stava chiudendo l’uscio, il telefono si fece sentire di
nuovo. Rita corse all’apparecchio: la stessa voce di qualche attimo prima le
rifece la stessa domanda.
“Insomma, le ho già detto che ha sbagliato…il mio numero é…”,
e sciorinò nervosamente uno dopo l’altro le cifre.
“Probabilmente c’è un contatto, mi perdoni…però”, dopo una
piccola pausa riprese, “lei ha una bella voce…io mi chiamo Fabio e lei?”.
La donna rispose seccata: “Lasci perdere…”, e troncò la
conversazione. “Ce ne sono di tipi strani al mondo…”, borbottò quando
finalmente riuscì a chiudere la porta di casa.
Quella sera Rita trascorse la serata davanti alla TV , con
l’uncinetto tra le dita per terminare l’ennesimo centrino, come faceva sempre
durante i giorni di solitudine. Ma non sapeva che, se fino allora la sua vita era stata senza slanci, da
quel giorno si sarebbe movimentata alla grande.
La sorpresa del mattino dopo la lasciò di stucco: un fattorino le portò un grande fascio di rose
rosse accompagnate da un lungo biglietto: “Questi fiori la sorprenderanno, ma è
stato un impulso al quale non ho saputo sottrarmi. Si chiederà come ho scoperto
il suo indirizzo: è stato facile, dal suo numero di telefono. Non so niente di
lei, ma il timbro della sua voce mi ha colpito, perciò mi piacerebbe tanto
conoscerla…so di essere sfacciato, ma è quello che mi sento di fare in questo
momento. Forse le chiedo l’impossibile ma, se non fosse così, si affacci alla
finestra, io sono in strada, accanto ad una vettura rossa…non può sbagliare.
Fabio”
Rita finì di leggere l’incredibile biglietto e rimase senza
fiato. Sembrava l’episodio di una soap opera!. Si avvicinò cautamente ai vetri
e scostò le tende: in effetti al di là
della strada c’era un uomo davanti a una macchina rossa che stava osservando
attentamente le finestre del palazzo. Era alto, ben vestito, non giovanissimo…
“Se andassi a raccontarlo non ci crederebbe nessuno”, si
disse emozionata. Cominciò a girare per la casa nervosa, era quasi attratta da
quella situazione assurda, però aveva paura di mettersi nei guai: chi era
quell’uomo? Per essersi comportato in quel modo doveva essere un tipo
stravagante. Decise di non farsi vedere e, quando uscì di casa sentendo gli
occhi dello sconosciuto che la seguivano curiosi, affrettò il passo e scomparve
in breve dietro l’angolo.
Non riuscì a lavorare bene quel giorno.
“Cos’hai oggi Rita,
stai annaffiando la signora Rossi…”, la rimproverò la zia mentre tamponava il
collo bagnato della malcapitata con un asciugamano asciutto.
Tornò a casa agitata, guardava l’apparecchio telefonico
temendo che quel tale telefonasse, si sentiva presa di mira e aveva paura: cosa
voleva da lei?. Fece un balzo sulla poltrona quando il silenzio della casa fu
interrotto da uno squillo:
“Perché non hai voluto incontrarmi?”, chiese la voce
misteriosa, “ho sperato che tu scendessi…ma non l’hai fatto”.
Rita tremava per la collera:
“Mi lasci in pace”,
gridò, “lei è pazzo”,
L’altro rimase zitto, poi ricominciò:
“Va bene… ma ti prego non riattaccare…dimmi almeno come ti chiami” disse.
“Va bene… ma ti prego non riattaccare…dimmi almeno come ti chiami” disse.
“Rita “, rispose meccanicamente lei senza aggiungere altro.
“E’ un bellissimo nome…parla un po’ con me, Rita, stasera sono giù di morale…mi sento
abbandonato dal mondo”, quasi implorò lui.
La donna non ebbe il coraggio di riattaccare e rimase ad
ascoltarlo, il misterioso interlocutore iniziò a parlare di tante cose, le
disse della sua vita di uomo solo, senza affetti dopo che la moglie l’aveva
lasciato, volle sapere di lei…se era sposata e…se era felice. Chiacchierarono,
il tempo passava ma non se ne accorsero tanto erano coinvolti in quella
singolare conversazione fra due persone che non si erano mai viste.
“Allora buonanotte Rita”, disse infine lui, “ti chiamerò
ancora domani…non so perché, ma ho bisogno di sentire la tua voce così calda e
sensuale, vorrei conoscerti ma se non vuoi non importa, aspetterò….mi dirai tu
quando”.
Rita posò il ricevitore turbata: si stava rendendo conto che
nessuno le aveva mai parlato così e nessuno era stato ad ascoltarla con
pazienza , con lui era riuscita ad aprirsi e a raccontare le sue emozioni.
Quello sconosciuto aveva trovato la porta per entrare nella sua anima. Quando
poco dopo il marito telefonò lo sentì lontano, non solo fisicamente e non andò
oltre alle solite parole che si scambiavano ogni sera: “Come stai…cosa hai
fatto oggi…”. Erano anni che il loro amore si era spento, ma il matrimonio
continuava per abitudine e per rassegnazione da parte di lei.
Ogni sera Fabio telefonava sempre alla stessa ora, Rita
aspettava quel momento con trepidazione; la loro intesa era perfetta, stavano
ore a parlare e Rita era divisa fra il desiderio di conoscerlo e la sua onestà
interiore che le impediva di lasciarsi andare a nuovi sentimenti.
Però una sera, quando Fabio le disse: “Ti voglio vedere…vieni
adesso…non posso più aspettare”, lei non riuscì a dire di no: era arrivato il
momento che anche lei desiderava da quando era cominciata la loro storia strana.
L’appuntamento era sul
lungomare, la serata era calda e l’aria tiepida, Rita incontrò Fabio come se
fosse il principe di una favola: lui le prese le mani e le scrutò il viso:
“Sei come ti pensavo….con quegli occhi, quella bocca…non mi sono sbagliato, sei bella dentro e fuori…”, mormorò turbato senza staccarle lo sguardo di dosso.
“Sei come ti pensavo….con quegli occhi, quella bocca…non mi sono sbagliato, sei bella dentro e fuori…”, mormorò turbato senza staccarle lo sguardo di dosso.
“Tu non potevi essere diverso…ti immaginavo così”, rispose
lei con un filo di voce. In quel momento si accese fra loro la scintilla magica
dell’amore, si guardarono negli occhi e capirono che erano fatti l’uno per
l’altra.
Passeggiarono vicini incuranti delle persone che,
incontrandoli, bisbigliavano alle loro spalle, quando si lasciarono le loro
bocche si baciarono nel buio di un angolino discreto.
Da quel giorno si videro spesso, si incontravano in un paese
vicino, lontani da sguardi pettegoli e la passione li travolse una notte, sulla
sabbia ancora calda dai raggi del sole, complici la luna, le stelle e lo
sciabordìo delle onde del mare.
I loro corpi si
unirono e si intesero, come si erano intese le loro anime. Provarono momenti di
intensa emozione liberando il desiderio che li aveva attratti dal momento in
cui si erano conosciuti.
Rita tornò a casa quella notte felice di aver vissuto
finalmente un amore completo, quello che aveva provato con Fabio era ciò che
aveva sempre sognato. Si rese conto che fino ad allora aveva sacrificato la sua
vita passando sopra ai tradimenti di Matteo per non creare scandali in quel
paese bigotto; era stata obbligata a convincersi che una buona moglie doveva
accettare il marito con tutti i suoi difetti…Non aveva mai conosciuto l’ardore
dei sensi alimentato dalla passione
Da quel momento magico, nel quale i due amanti si erano dati
uno all’altra senza falsi pudori, si incontrarono ancora in un paese vicino,
lontani dagli sguardi pettegoli: la camera di una pensioncina nascosta nella
pineta ospitò il loro amore appassionato:.
“Vieni con me, non
possiamo più nasconderci, tu mi ami, e io non posso più fare a meno di te”,
sussurrava Fabio fra i capelli profumati di Rita, dopo aver fatto l’amore. Ogni
volta che lei ritornava a casa era sempre più combattuta, era decisa a vivere
la sua felicità ma non aveva il coraggio di affrontare il marito, i parenti,
tutti quelli che la conoscevano…si faceva tanti scrupoli e si sentiva in colpa.
Però non poteva rinunciare a Fabio, la sua passione per lui era così forte che
tremava quando gli era vicina e il suo cuore aveva già fatto la scelta, le
mancava soltanto la forza per andare fino in fondo. L’occasione arrivò
insperata quando Matteo tornò dai suoi viaggi con una sorpresa:
“Ti presento Nadia”, le disse accennando a una giovane donna rossa
vistosamente truccata, “dovresti essere così gentile da preparare un letto in
più perché rimane da noi a dormire”. Rita rimase senza parole:
“Come mai deve restare qui?”; chiese poi guardando l’altra interrogativamente.
“Come mai deve restare qui?”; chiese poi guardando l’altra interrogativamente.
“Deve andare dai suoi in Toscana….e io l’accompagno…niente di
più”, le rispose il marito voltandole le spalle e uscendo dalla stanza.
Rita non ci vide più: gli andò dietro e l’affrontò:
“ Hai passato il limite…cos’è questa novità? Adesso devo
anche ospitare le tue amanti? Se pensi
che accetti ancora i tuoi tradimenti, questa volta hai capito male…io me ne
vado”, esclamò piena di rabbia. Matteo, sorpreso della reazione della moglie
cercò di calmarla:
“Non fare così tesoro…quella donna non è niente per me, l’accompagno solo a casa dato che lunedì dovrò lavorare da quelle parti”, le prese il viso fra le mani e tentò di baciarla. Lei si ritrasse disgustata:
“Non fare così tesoro…quella donna non è niente per me, l’accompagno solo a casa dato che lunedì dovrò lavorare da quelle parti”, le prese il viso fra le mani e tentò di baciarla. Lei si ritrasse disgustata:
“Ascoltami bene, ti assicuro che non scherzavo…rimani tu in
casa con lei. Non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, ma ho trovato qualcuno
che mi ama veramente…e che io amo da morire…”, disse tutto d’un fiato Rita
irrigidendosi.
Matteo la guardò e sorrise sarcastico:
“Ho capito…sei molto
arrabbiata, non credo a quello che mi hai detto…non è da te”.
“Lo so…anch’io non ci credevo, ma è successo e non posso
farci nulla. Non mi trattenere, qui non
ci resto più, ho sofferto troppo in questi lunghi anni”.
Dall’amarezza con cui la moglie aveva pronunciato queste
parole, Matteo capì che stava dicendo la verità: la fissò stringendo i pugni:
“Sei una sgualdrina!”, sibilò.
“Va bene…accetto anche questo, non m’ importa più di niente,
né di te, né di questo paese ipocrita…ti lascio per sempre”, l’affrontò Rita
senza paura, “se ti fa piacere puoi anche picchiarmi…sono qui”, lo sfidò con
occhi ardenti.
Matteo le andò vicino sconvolto dall’ira, ma in quel momento
entrò la sua rossa:
“Cosa succede? C’è qualcosa che non va?”, chiese guardandoli.
“Ti lascio il posto, Nadia…ti regalo mio marito, spero che tu
non te ne debba pentire”, esclamò Rita uscendo e sbattendo la porta.
Afferrò la borsa e corse fuori, così, senza prendere niente
di suo, chiudeva con il passato e voleva ricominciare la vita da quel momento.
Quando incontrò Fabio l’abbracciò con passione: “Stringimi forte, voglio stare
con te, per sempre”.
Le braccia di lui l’accolsero come un porto sicuro:
“Sarai la mia donna e
non ci lasceremo più”, le sussurrò commosso. Dagli occhi di Rita scese una
lacrima di felicità.
FINE
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