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sabato 21 giugno 2014

FINALE : "INSEGUIRE UN SOGNO"


 Quell’immagine che gli sorrideva dalla copertina gli sembrava un miraggio: “Come è possibile!”, pensò. Nel rivedere quel viso riprovò la medesima sensazione di quasi beatitudine che aveva provato davanti al quadro, ingigantita però dalla felicità di avere la certezza di poter presto rivedere la sua donna.

Nella redazione del giornale seppe che Serena l’aveva cercato più volte e questo gli diede la conferma che era lì, negli Stati Uniti, forse arrivata proprio per lui …ma il destino si era messo di mezzo e l’aveva fatto partire proprio nel momento in cui lei arrivava. Non se la sarebbe più fatta scappare: telefonò immediatamente alla rivista di moda ed ebbe il recapito del fotografo che aveva fatto la foto di copertina. Non lasciò passare nemmeno un minuto, si precipitò all’indirizzo dello studio pregustando il momento di incontrare Serena…quasi non poteva crederci, gli sembrava di vivere in un sogno e aveva paura di svegliarsi.

“Cerca Serena?”, gli chiese Raniero rispondendo alla domanda di quel tipo strano che gli aveva chiesto della signorina Molinari.

“Sì, mi dica dove posso trovarla..” Nella voce del giornalista c’era l’ansia repressa di chi non vuole perdere del tempo prezioso. Il fotografo, dopo una pausa , lo guardò e allungandogli una mano disse:

“Lei è Philip?” Stupito di essere stato riconosciuto lui annuì, “Come sa di me…?”, chiese  sempre più meravigliato.

“Serena mi ha raccontato della vostra storia a Milano”,  rispose Raniero , “sono felice di fare la sua conoscenza, venga , si accomodi…le devo spiegare tante cose.”

 Il fotografo l’accompagnò verso un divanetto:

 “Prego, si sieda.” Per Philip quel cerimoniale era una tortura, non gli interessava parlare con quell’uomo, voleva solo sapere se poteva rivedere Serena, al più presto. Senza accogliere l’invito restò in piedi :

 “Lei…dov’è?” , chiese bruscamente, “ non posso vederla?”

“La prego di accomodarsi”; insisté l’altro, “come le ho detto devo farle un lungo racconto…e ci vuole tempo”

 Pazientemente Raniero aspettò che Philip si sedesse.

Quando il fotografo cominciò a parlare, il giornalista quasi non riusciva a credere alle parole di quel tale che s’impicciava dei fatti suoi; lo guardava con astio, come se inventasse quello che stava raccontando, ma poi la lunga spiegazione della vicenda di Serena lo convinse che stava dicendo la verità. Tutto quello che allora gli era sembrato strano e misterioso diveniva improvvisamente chiaro, si spiegava il comportamento di Serena nell’ultima sera in cui erano stati insieme, si spiegavano gli strani maneggi attorno al quadro  quando l’aveva sorpresa in piedi sul letto mentre stava osservando la cornice…e l’espressione impaurita del suo viso!

Mentre Raniero cercava le parole per raccontare il legame con Sandro, stringeva i pugni per contenere la rabbia. Povera Serena! Perseguitata e ricattata…lasciata in balia di un mascalzone. Stava ad ascoltare attonito l’incredibile storia che quell’uomo gli stava raccontando, ammirato dal coraggio che Serena aveva dimostrato, lei così fragile eppure così forte da mettere nel sacco il suo persecutore; si commosse quando seppe che era arrivata negli Stati Uniti solo per lui, per cercare protezione e non aveva trovato nessuno…

“Ma…adesso dov’è?”, disse interrompendo il fotografo che ancora non aveva finito di raccontare. Raniero gli mostrò il giornale con la foto di Walter:

“E’ tornata in Italia per aiutare suo fratello…non so come andrà a finire ne’ quando tornerà!”, disse tristemente.

“Nooo!”, gridò Peter. “Non posso perderla un’altra volta!”

 Un oscuro destino lo seguiva impedendogli di riunirsi alla donna che amava, imprecando contro tutto e contro tutti uscì dallo studio fotografico e si ritrovò in strada pieno di rabbia senza sapere cosa fare. Non voleva rassegnarsi, ma doveva accettare la realtà e sperare che Serena ritornasse da lui.

+++

Il commissario Parisi sgranò gli occhi stupito: nel suo modesto e polveroso ufficio era entrato un raggio di sole. La ragazza che sedeva al di là della scrivania era straordinariamente bella, gli sembrava di averla già vista da qualche parte…ma non si ricordava dove. Ma l’importante era che  era lì, davanti a lui e lo fissava con quegli occhi grigioazzurri che lo facevano andare in confusione.

“Dunque, signorina, mi stava dicendo…?”, chiese ricomponendosi.

“Commissario, sono la sorella di Walter Molinari…vorrei sapere dov’è e…se posso vederlo.” Rispose Serena, era già la terza volta che ripeteva la domanda.

“Ah… sì…sì, il caso Rinaldi! Sa che suo fratello è imputato di rapina?”

Parisi disse questo controvoglia, avrebbe voluto dare notizie migliori a quella meraviglia della natura.

“Mi scusi, ma sono appena arrivata dagli Stati Uniti…ho letto su un giornale che potrebbe essere l’assassino di Marcello, ma sono sicura che non è stato lui! Mi dica qualcosa, la prego…”

Il commissario si alzò e le andò vicino:

 “Si tranquillizzi…non è stato lui! Proprio in questi giorni ho saputo la verità: Rinaldi è stato vittima di un regolamento di conti…era il suo fidanzato, vero?”, chiese .

 Con un cenno della testa Serena disse di sì, non riusciva nemmeno a parlare, la conferma dell’innocenza di Walter le aveva tolto un enorme peso dal cuore. Non le importava che suo fratello fosse ancora in prigione con l’accusa di rapina, le bastava sapere che non era un assassino, i diamanti erano stati restituiti e un buon avvocato avrebbe potuto fargli ridurre la pena.

Quando Serena uscì dal commissariato era quasi notte, e pioveva. La luce dei lampioni si rifletteva sulle pozzanghere della strada, il cielo era cupo , ma dentro di lei c’era il sereno. Ritornò in albergo e chiamò subito Raniero per dargli la bella notizia. “Torno presto”, gli gridò al telefono e quando l’altro gli disse che Philip era a New York e l’aveva cercata non voleva crederci. La gioia di poterlo rivedere era tanto grande che le mancava quasi il respiro: finalmente poteva ritrovare la felicità che aveva inseguito per tutto quel tempo. Decise di partire con il primo aereo disponibile, subito…voleva buttargli le braccia al collo e dirgli tutto il suo amore, ormai era libera: “mi merito un po’ di serenità” si disse. Il giorno dopo fece i bagagli in fretta, cercò immediatamente un avvocato  per la difesa di Walter, tutto filava liscio, chiuse le valige, ma mentre stava uscendo dalla camera sentì squillare il telefono: “Signorina Molinari, un signore desidera parlarle”. Era l’impiegato della reception. “Sto scendendo, gli dica di attendermi…” , rispose Serena contrariata.

Uscì dall’ascensore e si trovò davanti Sandro: il ciuffo biondo era sempre lo stesso, forse un po’ più arruffato, sul viso la solita espressione indisponente, questa volta accentuata dall’ira che traspariva dagli occhi cupi. Serena sentì gelarsi il sangue nelle vene.

“Ti ho trovata finalmente!”, esclamò lui con voce repressa, “ho un conto da saldare con te… devi pagare perché ho sofferto. Ero innamorato…ma adesso ti odio e non ti perdono. Non mi importa se andrò in galera, tanto la mia vita è rovinata”. Serena non si accorse nemmeno che nella mano di Sandro era comparsa un’arma, non ebbe il tempo di fuggire… il colpo secco risuonò nella grande hall: il corpo della ragazza cadde a terra senza un lamento.

 

Philip Randon ripercorreva via Brera dopo tanto tempo, nei suoi pensieri naturalmente c’era Serena. Come poteva dimenticarla ritrovandosi in quei luoghi? Dal giorno del suo ritorno dall’India erano passati parecchi mesi ed era appena arrivato in Italia per un nuovo incarico. Arrivato all’altezza della galleria d’arte che aveva segnato la sua vita fu preso da un’infinita tristezza. Quanti ricordi! Di proposito volle passare abbassando lo sguardo , ma questo non gli impedì di scorgere con la coda dell’occhio l’immagine che occupava una parte della piccola vetrina. Alzò gli occhi e rimase a fissare il quadro esposto per qualche secondo senza avere il coraggio di entrare: dietro il vetro c’era il viso di Serena con quell’espressione che l’aveva fatto innamorare. La sorpresa l’aveva inchiodato davanti alla porta:  era persecuzione quella che metteva sulla sua strada quel quadro! Si fece forza ed entrò: un giovane gli venne incontro. “Desidera?”, gli chiese . Philip non sapeva nemmeno cosa rispondere. Con un cenno della testa in direzione del dipinto riuscì a farfugliare: “Ecco…vorrei…..”. Intuendo il suo desiderio il ragazzo lo anticipò:
“Quel quadro?…non è in vendita…è solo l’insegna della nostra galleria”.
“Ma io…l’avevo già acquistato…tanto tempo fa”, disse Philip sempre più confuso.

“Come dice?”, il suo interlocutore lo guardava perplesso.

 In quel momento una voce femminile si fece sentire:

 “C’è qualcosa che non va ?”.

 La figura di una donna si stagliò sulla porta a vetri che dava sul retro. Il viso era in ombra ma a Philip cominciò a battere il cuore, quando la giovane donna avanzò e li raggiunse il grido che gli sfuggì era di immensa gioia: “Serena!” Anche lei spalancò gli occhi e gli corse incontro:  si ritrovarono stretti in un appassionato abbraccio. Philip le toccava i capelli, il viso, come impazzito di felicità: “Finalmente …, non posso crederci!… non è un sogno… Adesso non ti lascerò andare via…mai più ! come mai sei qui?…”, chiese guardandosi in giro.

Negli occhi chiari di Serena passò un’ombra:

“Sono viva per miracolo, ho passato dei giorni tremendi, non mi importava più di niente: tutto mi sembrava inutile…anche la vita. Poi lentamente sono uscita dall’incubo, ho rilevato la galleria e sono rimasta ad aspettarti…sapevo che prima o poi saresti ritornato, quel quadro, ritrovato per caso, è servito da richiamo. In quella tela c’è una strana magia che ti attira…”.

Philip la guardò dolcemente:

“Non è quel quadro che voglio…sei tu! E per sempre.

                                                                                                            FINE

 

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