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mercoledì 10 luglio 2013

UNA MOSTRUOSA RAGNATELA


 
 
La signora Gemma infilò le chiavi nella toppa dell’appartamento 345 del residence La Mimosa, di solito a quell’ora Tatiana dormiva ancora, tornava all’alba e rimaneva a letto fino a mezzogiorno. Anche quella mattina la donna entrò con cautela per non disturbarla, andò nello sgabuzzino a prendere gli arnesi per le pulizie e si diresse verso il soggiorno dove solitamente regnava un caotico disordine. Ma quando aprì la porta lasciò cadere per terra ciò che aveva in mano, lanciò un urlo agghiacciante: distesa sul pavimento c’era Tatiana, immobile, accanto a lei un uomo. I due corpi non davano segni di vita. La donna si avvicinò per cercare di portare soccorso, ma si accorse che erano già morti. Sul tavolo erano rimasti gli avanzi della cena, due bicchieri ancora pieni di vino e, nei piattini, due fette smozzicate di torta. Terrorizzata Gemma e si precipitò fuori urlando.
 «Cosa è successo?», chiese il portinaio vedendo la donna scendere le scale a precipizio.
 «Ci sono due morti nell’appartamento 345, la ragazza russa e un uomo», farfugliò lei ancora sotto choc.
« Chiamo subito la polizia», decise lui.
Il commissario Parisi era appena arrivato in ufficio, si stava sedendo alla scrivania quando la Caputo aprì la porta :
«Commissario, dobbiamo andare in via delle Mimose, hanno trovato due cadaveri», annunciò.
Parisi si passò una mano sulla fronte:
«O.K.», borbottò rassegnato.
L’auto azzurra della Polizia attraversò a tutta velocità la città e non passò nemmeno un quarto d’ora che arrivarono a destinazione. Il commissario, davanti alla scena che gli si presentò davanti non mosse ciglio, era abituato a spettacoli di questo genere.  I corpi dell’uomo e della giovane donna erano distesi per terra uno accanto all’altro, sembravano dormire. Il poliziotto si aggirò per l’appartamento osservando con attenzione tutto ciò che gli interessava, si avvicinò alla tavola, annusò il cibo rimasto, e scosse la testa; poi si chinò ad osservare i  cadaveri:
« Che strano…sembrano morti per cause naturali», asserì, «non hanno nessun segno di violenza….a meno che..», il suo sguardo si posò sul resto della torta.
«Caputo, chiama la squadra omicidi, mi piacerebbe sapere se quello che penso io corrisponde a verità».  
La poliziotta eseguì l’ordine, poi fece la domanda che le bruciava sulle labbra:
«Commissario, potrebbero essere stati avvelenati?...però di solito quando è così hanno un aspetto diverso, più sofferto».
«Hai ragione, Caputo, questi due sembrano essere morti per una attacco di cuore…ma aspettiamo il medico legale che se ne intende più di noi», tagliò corto Parisi.
Non passò nemmeno un quarto d’ora che la squadra omicidi, sparpagliata per l’appartamento, cominciò ad analizzare tutto ciò che poteva interessare a svelare la causa della morte dei due, e il dottor Lojacono, dopo averne costatato il decesso, affermò che sembravano morti per arresto cardiaco, :
 « Però è stranissimo che tutti e due abbiano avuto un malore nello stesso momento, ad ogni modo, portate via tutto il cibo e le bevande che sono sul tavolo, non dimenticate nemmeno una briciola». Il dottore si avvicinò ai cadaveri pensieroso e scosse la testa: «chissà cosa è successo! », borbottò rivolgendosi al commissario.
 «Hai ragione, c’è qualcosa che non va, mandami subito i risultati del laboratorio, vedi di farlo il più presto possibile, fai analizzare tutto quello che era sulla tavola.», si raccomandò Parisi  battendo una mano sulla spalla del collega, «è tutto così strano! Poveracci, hanno fatto una brutta fine». Uscì da quell’appartamento con la faccia scura:
«Andiamo, Caputo, dobbiamo iniziare le indagini, è un caso abbastanza anomalo», disse alla sua assistente .
 Come sempre, in tutti i casi in cui si brancolava nel buio, Parisi si buttava a capofitto nelle indagini, la vita delle vittime, il loro under ground sociale, le parentele, le abitudini, gli amori, gli amici e gli eventuali nemici, erano passati al setaccio e in quel caso voleva sapere tutto sul dottor Alex Vitali e sulla bella Tatiana. Tornò in commissariato e si mise subito al lavoro.
«Commissario, ci sono i risultati del laboratorio scientifico», Loredana entrò di corsa nell’ufficio del capo.
Parisi lesse con cura il referto del medico, era ansioso di sapere la causa della morte: «Sono stati avvelenati dalla torta», disse fra sé il commissario, «il cuore non c’entra,  hanno trovato del veleno nel sangue e nei tessuti»
Si mise una mano sulla fronte: era uno di quei rompicapi che gli facevano perdere il sonno. Innanzitutto cominciò le indagini sulle vittime, e chi aveva mandato la torta avvelenata doveva saltare fuori!
 Dalla scientifica avevano appurato che il veleno era uno strano miscuglio di sostanze letali e che era stato iniettato in più parti con una siringa su un dolce non casalingo ma di pasticceria. Sguinzagliò i suoi collaboratori per trovare dove era stata acquistata la crostata e, dopo innumerevoli visite nelle pasticcerie della città senza risultato, scoprirono che era stata confezionata nel reparto dolciumi di un supermercato. Ovviamente nessuno dei commessi ricordava l’acquirente, c’erano talmente tanti clienti durante la giornata che era impossibile sapere chi aveva comprato una crostata.. Intanto Parisi andava avanti nelle indagini, doveva sapere chi erano le vittime e come vivevano. Il dottore in chimica Alex Vitali lavorava come ricercatore nel laboratorio di una casa farmaceutica, sposato con una donna più vecchia di lui e poco attraente aveva il pallino delle belle donne. Infatti l’ultima sua conquista era Tatiana, una stupenda russa poco più che ventenne della quale si era perdutamente innamorato. Lui, cinquantenne, con lei riprovava i brividi e i tremori della lontana gioventù, esaudiva ogni suo desiderio e la faceva vivere nel lusso..Tutto questo era saltato fuori dagli interrogatori nell’ambiente dei locali notturni dove lavorava la ragazza.  «Era pazzo di lei», aveva detto un’amica, «e le aveva perfino promesso di sposarla». Ma, frugando nel passato della ragazza, era venuto fuori anche un altro uomo: Daniele, il proprietario del locale dove Tatiana si esibiva come cantante e con il quale aveva avuto una relazione.
 La scenata di gelosia che le aveva fatto la sera prima della sua morte, se la ricordavano tutti.
«Vattene con quel vecchio e non farti vedere mai più! Sei una donna da niente», le aveva gridato scaraventandole la borsa in strada.
Il commissario Parisi lo convocò: «Non mi sono mosso dal locale e dopo sono andato a letto, mia madre può testimoniare e non ho regalato torte a nessuno», disse il giovane, «non sono stato io …anche se lo meritavano», concluse rosso in volto.
Dopo avergli fatto ancora un sacco di domande il commissario lo lasciò andare, era sospettabile, ma doveva avere delle prove certe per poterlo dichiarare colpevole.
                                                                                                                                               (continua)

 

 

 

 

 

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