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venerdì 9 marzo 2012

UNICO INDIZIO: UNA CRAVATTA DI SETA

UNICO INDIZIO : UNA CRAVATTA DI SETA

Il commissario Alex Parisi aprì gli occhi ancora impastati di sonno. Da qualche tempo non riusciva più a dormire bene, si rivoltava nel letto senza trovare una posizione adatta per entrare nelle braccia di Morfeo. Le sue notti erano popolate da incubi da quando una serie di delitti, probabilmente tutti compiuti dalla stessa mano, aveva messo in allarme gli abitanti della piccola città nella quale era stato trasferito a dirigere la stazione di Polizia locale.  In pochi mesi tre donne erano state assassinate nei loro appartamenti, strangolate tutte con una cravatta di seta a piccoli pois bianchi su fondo bordeaux e con il viso sfigurato da ferite inflitte da una lama tagliente come un rasoio. Erano donne che vivevano sole, appartenenti alla classe medio-alta della borghesia: una dottoressa , la moglie separata di un funzionario statale e per ultima un’anziana signorina che viveva di rendita. Non avevano nulla in comune, se non che erano ancora delle belle donne, curate ed eleganti, che frequentavano gli ambienti “in” della città.
Di ogni delitto era stata fatta un’analisi approfondita, era stata scandagliata la vita di ciascuna di loro e interrogato amici e parenti, ma non era emerso nulla che potesse indicare una pista da seguire, solo la presenza della cravatta di seta sempre uguale e della stessa marca che stringeva il collo delle vittime era  forse l’indizio che l’assassino era un uomo. Un serial killer, uno psicopatico che agiva sotto l’impulso di un oscuro sentimento. La città viveva nella paura, ogni giorno poteva essere l’ultimo per una donna sola.
Quella mattina Parisi aveva deciso di prendersi un giorno di ferie per andare a pescare, una sua antica passione che lo rilassava e gli faceva dimenticare per qualche ora i grattacapi del suo mestiere. Si vestì con calma: giubbotto impermeabile, cappellino antipioggia e stivali di gomma. Mise l’attrezzatura del pescatore nel baule della vettura, e si diresse verso il commissariato per avvisare che per quel giorno non sarebbe stato presente; ma non arrivò in ufficio perché il telefono squillò dopo che ebbe percorso pochi metri:
«Commissario, hanno ucciso un’altra donna…venga subito», la voce concitata della sua aiutante, l’agente speciale Loredana Caputo, gli diede una stretta allo stomaco.
«O.K.», rispose rassegnato, «anche per questa volta i pesci se ne staranno in santa pace».
Arrivò in questura di umore nero. «Come è successo?», chiese lasciandosi andare sulla sedia dietro la scrivania del suo ufficio. L’aveva chiesto ma sapeva già la risposta:
«E’ stata strangolata in casa con una cravatta di seta, uguale alle altre», aveva risposto la Caputo.
Il commissario stancamente si alzò:
«Andiamo», disse, e la pantera della polizia sfrecciò per le vie dirigendosi verso i quartieri alti della città
Quando arrivarono sul posto c’era già la solita folla di curiosi, Parisi si fece largo ed entrò nel portone di un’antica casa patrizia.
La vittima era la vedova di un industriale, viveva in un appartamento lussuoso. Il corpo giaceva in salotto, abbandonato su un grande tappeto persiano, gli occhi sbarrati in un ultimo sguardo di terrore; al collo era stretto il laccio di seta della solita cravatta, la faccia cancellata dalle ferite inferte con violenza.
Alex Parisi, sebbene fosse abituato a queste orrende visioni, sentì il sangue gelare nelle vene:
«Poveretta», sussurrò fissando con orrore quel viso che non aveva più lineamenti.
Loredana era diventata pallida e guardò il suo capo in cerca di aiuto, stava sentendosi male.
«Cosa fai? Coraggio, che razza di agente sei? Capisco che è un po’ dura, ma devi farti una corazza e andare avanti», l’apostrofò il commissario prendendole una mano. A quel contatto lei si sentì meglio e cominciò il suo lavoro.
 Fece ispezionare la casa e costatò che, come per gli altri delitti, non era stato rubato nulla:
«E pensare che qui ce ne sarebbero state delle cose da portare via», concluse poi lasciando vagare lo sguardo fra il lusso che la circondava. Mentre si guardava intorno incontrò gli occhi chiari di Parisi: «Andiamo Loredana, qui non c’è più nulla da fare, la scientifica ci dirà come si è svolto il delitto», mormorò con voce stanca il commissario, poi rivolto alla sua assistente la fissò per qualche interminabile istante : «Ti dò carta bianca, Caputo, vai, indaga, fruga ovunque, interroga tutti quelli che vuoi, ma facciamo in modo che questa sia l’ultima vittima di quell’assassino».
La ragazza alzò la testa in un gesto di sfida:
«O.K., le assicuro che ce la metterò tutta per trovarlo, ci può giurare, andrò a disturbare anche il diavolo, ma lo prenderemo».
Infatti, da quel giorno Loredana si mise alla ricerca di ogni indizio che potesse portarla alla verità: durante le notti insonni  era arrivata alla conclusione che il killer era una persona di un certo livello intellettuale. Con troppa astuzia non lasciava tracce, entrava nelle case da amico, nessuna porta era mai stata forzata, colpiva e se ne andava senza prendere niente, dopo aver eseguito il suo macabro cerimoniale: strangolare la vittima con la cravatta di seta, poi sfigurarne il viso.  Dell’ultima vittima non sapeva ancora nulla, se non il suo nome: Sonia Marini, aveva sessantacinque anni, vedova con un unico figlio che viveva all’estero, non aveva parenti stretti in città, frequentava quel tipo di ambiente di gente piena di soldi che non si fa mancare niente: viaggi, auto di lusso, case in ogni angolo di paradiso.
«Dovevamo partire per una crociera, era già tutto pronto….», singhiozzava un’amica che Loredana aveva convocato al commissariato, «era soddisfatta del suo intervento…».
«Quale intervento?», l’interruppe Parisi, presente all’interrogatorio.
«Aveva fatto un lifting e…non so quale altra cosa con un risultato clamoroso:  dimostrava dieci anni di meno».
Mentre l’altra parlava, il commissario si rivolse alla sua aiutante:
« Pensi anche tu quello che penso io?...», disse.
«Certo commissario, oggi vado subito alla Clinica Salus a indagare», rispose pronta la ragazza.
La bella poliziotta entrò negli uffici amministrativi della clinica, un impiegato seduto dietro una scrivania la guardò con interesse:
«Lei è un agente di polizia?», chiese alludendo alla divisa della ragazza.
«Certo», rispose Loredana, «non si vede? Ma lasciamo perdere i convenevoli, vorrei sapere quando è stata ricoverata la signora Sonia Marini e per quale intervento».
 «Nel mese di settembre la signora era nostra ospite per una plastica facciale, borse sotto gli occhi, guance, lifting completo. L’ha operata il dottor Salvi», rispose l’uomo, poi dopo qualche secondo di silenzio aggiunse: «in questa città quel chirurgo plastico ha stirato molte rughe, regalando l’illusione della gioventù a tante donne»
«Posso avere l’elenco delle signore che si sono sottoposte a questi interventi?», chiese ancora l’agente.
                                                                                                                                          (continua)

7 commenti:

  1. Hmmmm... non potrebbe essere quello che gli ha chiesto "Sei un agente della polizia"? Potrebbe averlo voluto sapere per poterle mentire! O il dottore che poi viene a visitare le donne per "vedere il risultato come va" o per ritirare il pagamento, che poi le strangola e le disfigura! Eh, forse però ho DAVVERO troppa fantasia... ma ci provo lo stesso! Chissà he non ia davvero così! Bè, sempre ammesso che tra le donne ci siano le vittime. Ma potrebbe avergli anche dato una lista falsa... bò, vedremo meglio al prossimo giallo.

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  2. Ciao Lucilla, sono Martina, anche io sono d'accordo con Era, secondo me l'assasino è il dottore o quello che gli ha chiesto:"sei un agente di polizia?", va be, io aspetto il seguito, anche se non credo di avere indovinato, comunque..................................
    io aspetto con attesa la fine del giallo.
    CIAO!!!!

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    1. Ciao Martina,
      come ho già detto a Era non sono loro, comunque in questi giorni metterò un altro brano che forse vi porterà sulla strada giusta.
      Ciao!!! a presto

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  3. io punto sulle cravatte sono sulla strada giusta? salutoni Mary

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    1. Ciao mary!
      certo che sei sulla strada giusta! domani scriverò un altro brano....ciao bella! bacioni
      Lucilla

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  4. vediamo se ho capito qualcosa, il colpevole è giordani che per incolpare l'altro ha usato le cravatte di seta sapendo che salvi era noto per usarle spesso, l'arma tagliente era un bisturi e il movente è la gelosia professionale visto che l'altro era più bravo e gli portava via le clienti. come sono andata? baci Mary

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  5. allora avevo indovinato! davvero diabolico il piano, bravissima zia, bella trama. al prossimo dunque?

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