« E adesso a cosa brindiamo?», chiese
lui.
«A noi due…però devi attendere ancora
un attimo…torno subito», disse lei invitante alzandosi col bicchiere in mano,
barcollando raggiunse la porta del bagno e si chiuse dentro.
Il professore raccolse il gioiello da
terra, lo soppesò in una mano e valutò più o meno una cifra da capogiro…
Stava ancora così quando Elena tornò avvolta
in una vestaglia trasparente che non lasciava nulla all’immaginazione: dietro
quel velo rosa si intravedeva un corpo invitante…
«Dove metto questo?», chiese lui
sobbalzando come se fosse stato colto in flagrante.
«Mettiamolo qui», disse lei gettando
con noncuranza il collier nel cassetto del comodino, «adesso non mi serve più».
«Non facciamo il nostro brindisi?»,
chiese ancora l’uomo, «dove hai messo lo champagne?».
«Hai ragione…l’ho dimenticato di
là…vado a prenderlo subito…», affermò la donna tornando poco dopo col calice in
mano..
Allacciarono le braccia nel brindisi
che avrebbe dovuto essere il preludio dell’amore. Si baciarono ancora e l’uomo
sentì che, forse per la prima volta da quando si era dedicato alla professione
di ladro di gioielli, era attratto in modo particolare dalla sua vittima…e
quando Elena gli confessò di sentirsi poco bene e di avere un gran sonno che
l’obbligava a chiudere gli occhi, si pentì di averle messo il sonnifero nel
bicchiere.
Ma ormai non c’era più nulla da fare,
la droga stava facendo il suo effetto e doveva rassegnarsi a concludere come al
solito il rituale che eseguiva ogni volta che derubava le donne ricche e sole
che riusciva a conquistare: l’adagiò sul letto e intascò il prezioso collier di
rubini che era nel cassetto. Rovistò nella valigia e prese tutto ciò che aveva
valore…si guardò intorno, vide le mani di Elena cariche di anelli, glieli sfilò
con delicatezza e li aggiunse al bottino.
A differenza delle altre volte rimase
ancora un po’ a guardare il bel viso della donna che dormiva, quel sonno lo
intenerì, si avvicinò, le rimboccò le coperte e le diede un bacio sulla
guancia, aprì la porta e uscì.
Il professore era un abilissimo ladro
internazionale, ricercato invano dall’Interpol da qualche anno; nessuno sapeva
il suo vero nome, tutti lo chiamavano così. Operava di preferenza sulle grandi
navi da crociera, individuava le donne facoltose che viaggiavano senza
compagnia, riusciva quasi sempre a fare breccia nei loro cuori e, prima che la
nave facesse scalo in qualche porto, metteva in opera le doti di conquistatore,
le ubriacava, e al momento buono somministrava loro un sonnifero che le
addormentava per tutto il tempo che gli serviva per sbarcare e dileguarsi
indisturbato.
Anche quella volta aveva approfittato della
festa di Capodanno per stringere il rapporto con Elena e derubarla, ma dentro
di sé sentiva una grande amarezza…quel furto gli pesava sulla coscienza perché
quella donna gli era rimasta nel cuore…
I rimorchiatori erano già arrivati a
condurre la nave in porto, i passeggeri si stavano preparando a sbarcare; due
uomini in divisa erano saliti a bordo e si erano fermati al principio della
passerella per osservare i crocieristi che disciplinatamente stavano scendendo;
quando venne il turno del professore si avvicinarono:
«Sono il commissario Parisi, lei è in arresto»,
disse uno dei due e, con un gesto rapido fece scattare le manette ai polsi
dell’uomo annichilito.
«Ma…vi state sbagliando! … c’è un errore»,
tentò di ribattere l'altro cercando di mantenere un dignitoso contegno.
«Nessun errore, professore», esclamò
dietro di lui una voce di donna.
L’uomo si voltò e sbarrò gli occhi:
Elena, che in quel momento sarebbe dovuta essere in cabina ancora addormentata,
era lì davanti a lui fresca e arzilla come non mai.
«Tu…tu non stavi dormendo?», chiese confuso.
«No, ho buttato il sonnifero nel
bagno quando sono andata a cambiarmi per farmi ammirare da te con quella meravigliosa vestaglia rosa…ricordi? ed ora finalmente mi posso presentare: agente
speciale Loredana Caputo, mi dispiace ma tutto era una commedia al fine di
arrestarti. Ho visto quando hai rubato i gioielli che, ovviamente non sono miei
ma che devo restituire al più presto…», affermò guardandolo per vedere la reazione alle sue parole.
Il professore aveva un'espressione attonita, era rimasto di sasso,
la sua carriera di ladro di preziosi era finita per colpa di una donna: troppo coinvolto da lei per accorgersi che
mentiva… però in fondo l’ammirava, era riuscita a metterlo nel sacco
elegantemente.
«Il bacio sotto il vischio non mi ha
portato fortuna», mormorò amaramente.
L’agente Loredana l’osservò in
silenzio per qualche secondo: rammentò quel momento piacevole e sorrise, poi
ritornò ad essere una poliziotta nello svolgimento del dovere.
Alex Parisi stava ascoltando attentamente, sul suo viso c'era un misto di ammirazione e compiacimento davanti alla sua
fedele assistente che aveva dimostrato di essere una brava agente di polizia ma,
soprattutto anche una donna affascinante
che era riuscita catturare un famoso e imprendibile ladro internazionale.
«Portatelo via», disse ai colleghi
che stavano aspettando il suo ordine, «brava Caputo! Non avevo nessun dubbio
che ce l’avresti fatta…», concluse poi battendo una mano sulla spalla di
Loredana.
«Già, ho sfoderato tutte le mie doti
di donna fatale e adesso il professore se ne va dietro le sbarre», rispose lei
con un pizzico di rammarico..
Mentre il professore andava via ammanettato si voltò a salutarla:
«Ciao, non me l’aspettavo! comunque ti auguro
un buon anno!», disse amareggiato, poi si allontanò con le spalle curve…
Lei lo guardò pensando che
il suo mestiere qualche volta era crudele… se non fosse stato un ladro forse sarebbe finita diversamente.
«Adesso possiamo andare… ti proporrò
per una vacanza premio», esclamò il commissario dirigendosi verso la vettura
della polizia.
«Grazie…però non in crociera!»,
ribatté lei e salì accanto a Parisi ritornando a essere l’agente speciale
Loredana Caputo.
FINE
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