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sabato 4 gennaio 2014

CAPODANNO IN CROCIERA


 

La nave filava veloce nel mare buio e calmo, la notte serena e il cielo stellato creavano un’atmosfera fiabesca. Il professore era appoggiato al parapetto e fissava affascinato le onde spumeggianti che s’infrangevano contro la chiglia. Era un bell’uomo sulla cinquantina, bruno, sempre abbronzato, molto curato nella persona e nell’abito: sapeva portare i vestiti con quella scioltezza che contraddistingue l’uomo elegante. In quel momento indossava uno smoking amaranto, con lo sparato della camicia a pieghe sottili e il papillon di raso. Era la notte di Capodanno e il transatlantico era in festa, nel salone grande si ballava, le signore in abito da sera sfoggiavano le loro migliori toilettes e i gioielli più belli. Mancavano ancora due ore alla mezzanotte e il professore si era appartato per pensare: aveva negli occhi la bella bionda con la quale si era intrattenuto molte volte durante la crociera… anzi se proprio voleva essere onesto con se stesso, pensava con intensità alla collana di diamanti che indossava l’affascinante signora.

Da quando si erano imbarcati aveva notato subito quella donna di classe che esibiva vestiti firmati, bagaglio di lusso, gioielli di valore: soltanto nelle dita aveva tre anelli con brillanti che ad ogni movimento della mano mandavano bagliori, senza contare i braccialetti e gli orecchini…. e non erano bigiotteria, di questo il professore ne era sicuro, dopo tanti anni di attività aveva imparato a capire il falso dal vero con un solo colpo d’occhio. La cosa determinante che l’aveva spinto a fare la sua conoscenza era il fatto che viaggiasse da sola, perciò con la parlantina sciolta e il fascino dell’uomo di mondo gli era stato facile avvicinarla e iniziare a farle una discreta corte… senza strafare, con molto tatto era riuscito a farsi accettare come cavaliere fisso durante il viaggio. Era stato in sua compagnia nelle escursioni a terra, quando si erano divertiti a girare per i mercatini a comperare oggetti etnici di ogni tipo, l’aveva aiutata anche nel deserto a salire sui cammelli, avevano riso insieme durante gli spettacoli a bordo, insomma ormai poteva dire di averla in parte conquistata senza mai essere arrivato a rubarle nemmeno un bacio. Lei si chiamava Elena,  era una donna colta, vivace, in tutto il suo essere sprizzava energia, aveva gli occhi verde acqua che illuminavano un viso dai lineamenti forti che la rendevano ancor più interessante. In quella serata particolare, con lo sguardo perduto nel vuoto, mentre la brezza marina gli scompigliava i capelli, il professore pensava a lei e… al modo migliore di portare a termine il suo intento com’era solito fare quando aveva messo gli occhi su ciò che gli interessava. Da quell’ultima notte dell’anno aveva deciso di ritirarsi, ormai poteva permettersi di vivere di rendita, nel suo futuro vedeva un’esistenza sotto le palme di Miami Beach, fra belle donne e fiumi di champagne…

 Rientrò nel salone e si diresse verso il tavolo dove l’aspettava Elena. L’osservò con occhio critico e dovette convenire che era proprio  bella : indossava un abito lungo rosso, scintillante, con una scollatura vertiginosa sul seno prosperoso, il décolleté era ornato da un collier di rubini e diamanti che splendevano sotto la luce del grande lampadario di cristallo. Il professore era abbagliato da tutto ciò che aveva davanti: dall’avvenenza femminile e dal valore di quel fantastico gioiello.
«Perché mi sta guardando in quel modo, professore?», chiese lei
«Sto ammirando la sua bellezza», disse l’uomo mentre il suo sguardo la percorreva tutta.
«Questa è l’ultima notte dell’anno e la prima di quello che deve venire…dovevo essere all’altezza della situazione », rispose Elena accarezzandosi la collana che brillava attorno al suo collo.
«Vogliamo ballare?», chiese lui alzandosi galantemente.
Allacciati, in mezzo alle altre coppie si lasciarono portare dalla musica dolce di una canzone d’amore, ognuno di loro cercava di non oltrepassare i limiti anche se erano tentati di farlo.
 Tornati al tavolo Elena chiese cauta:
«Non so nulla di lei, professore, nemmeno come si chiama».
«Ha ragione… non ne abbiamo mai avuto l’occasione…. comunque il mio nome è Alessandro Monti», rispose l’uomo leggermente imbarazzato.
«Professore in che cosa?», insistette lei.
«In musica», affermò l’uomo dopo qualche attimo di incertezza, «suono il violino in un’orchestra sinfonica…però ora mi sono preso una vacanza», concluse.
«Potremmo darci del tu?», propose Elena, «sarai il primo uomo che avrò accanto nel nuovo anno, e non ti dimenticherò facilmente».
Intanto i camerieri stavano portando ai tavoli lo champagne per brindare al nuovo anno, fra qualche minuto sarebbe scoccata la mezzanotte… Il professore afferrò una mano della sua compagna e la trascinò in pista, l’orchestra aveva accelerato la musica e tutti saltellavano fra coriandoli e stelle filanti…I due si scatenarono ancora fino a che il direttore di sala cominciò il conto alla rovescia; tornarono al tavolo e alle ventiquattro in punto stapparono la bottiglia fra il chiasso di altre centinaia di tappi che saltavano in aria.
Si trovarono sotto il vischio a brindare, le loro labbra si sfiorarono in un lieve bacio. «Auguri! Buon anno…», si dissero mentre i loro sguardi si incontravano leggermente turbati. Dopo molti calici lo champagne fece il suo effetto, le bollicine li resero euforici, fra una samba e un rock ballarono fino all’alba, finché sfiniti decisero di lasciare il salone.
«Andiamo a bere nella mia cabina», propose Elena alquanto alticcia, «saremo più comodi».
 Al professore non sembrava vero e accettò al volo, tutto andava secondo le sue previsioni.
Intanto la nave stava dirigendosi verso il porto di Genova dove si sarebbe conclusa la crociera di una settimana sul Mediterraneo. Il cielo si stava schiarendo, era l’alba di un nuovo anno e i crocieristi stravolti dalla notte insonne se ne stavano andando nelle rispettive cabine a riposare, erano ancora in alto mare e avevano tutto il tempo per dormire e arrivare in forma alla fine della vacanza.
Elena, appena oltrepassata la porta della cabina buttò in aria le scarpe d’argento … era su di giri e il professore l’osservava attentamente. La donna si lasciò andare  su una poltrona, allungò i piedi nudi, con le unghie laccate di rosso sul tavolino, si slacciò il collier e lo buttò per terra.
«Vieni Alessandro», l’invitò, «portami ancora da bere…c’è una bottiglia nel secchiello».

Lui si avvicinò. «Aspetta…prima devo ripetere una cosa che mi è tanto piaciuta», rispose l’uomo stringendola a sé, fissò la sua bocca e la baciò appassionatamente. Elena lasciò fare ma sembrava non essere molto presente…
 «Ho sete…», bofonchiò con la voce impastata.
Lui si alzò, stappò la bottiglia, versò il vino in due calici, voltò le spalle e, senza farsi accorgere, estrasse una pastiglia dal taschino e la sciolse nel bicchiere che portò alla donna che l’aspettava impaziente..
                                                                                                                                            (Continua)

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