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mercoledì 18 dicembre 2013

FINE " L'ARMA DEL DELITTO"


Questa volta il commissario non aveva molto da fare, il colpevole della morte di Brandi si doveva cercare fra chi era sulla barca. A bordo, oltre a Roberto, Giada e Viola, c’erano un marinaio e lo skipper Salvatore. Il poliziotto li convocò uno per volta per un primo interrogatorio, ognuno di loro poteva essere l’assassino.
Tenne sotto torchio in special modo Salvatore, poiché la litigata furiosa fra lui e Brandi la notte precedente la scomparsa dell’industriale l’avevano sentita tutti.
«Quell’uomo non mi convince», disse all’agente speciale Loredana Caputo mentre stava esaminando i verbali degli interrogatori.
«Ha ragione, commissario, perché lo skipper  non vuole dire il motivo della rissa? .potrebbe essere quello il movente  dell’assassinio», concluse lei.
Parisi annuì in silenzio e gli venne alla mente l’ostinazione del giovanotto quando l’aveva sentito la prima volta:
«Mi può dire la ragione della lite?», questa domanda l’aveva già fatta una decina di volte e la risposta era stata sempre quella: “motivi personali”.
«Benedetto ragazzo, se non mi fa capire sono obbligato a metterla sotto accusa, in questo momento per me è il solo che ha un movente plausibile».
L’altro aveva alzato le spalle : «Faccia quello che crede, commissario, però sta prendendo un granchio, non sono stato io, e la verità verrà fuori, prima o poi», aveva affermato tranquillamente.
Dagli altri ospiti dello yacht non riuscì a cavare nulla, ma qualche giorno dopo un nuovo elemento d’accusa si delineò nel corso delle indagini e così, Salvatore venne richiamato dalla polizia.
 Si accorse che non tirava un buon vento dallo sguardo del commissario:
 «Questo di chi è?», chiese serio Parisi mostrando un oggetto che teneva in mano.
«E’ il mio pugnale da pesca subacquea», rispose subito l’altro.
«Lo sa che è con questo che probabilmente Brandi è stato ucciso? Ci sono ancora tracce di sangue», gli sbatté in faccia il commissario.
Salvatore rimase fermo sulla sedia per qualche secondo: «Non ne so nulla», disse a bassa voce.
«Lo mando in laboratorio e, se il DNA corrisponde con quello della vittima, sono costretto ad arrestarla», il tono era di quelli che non ammettono replica.
Salvatore si alzò: «Ora posso andare?», chiese con aria leggermente strafottente.
«Si tenga a disposizione», affermò Parisi, «c’è ancora qualcosa che devo comunicarle: la signora Viola Brandi ha dichiarato che la sera prima eravate insieme e che il marito vi ha sorpresi, e questo è il motivo della litigata…lei cosa ne dice?».
«Se l’ha affermato la signora ora posso dire che è la verità, ma io mi dichiaro innocente, commissario, deve credermi», disse il giovane guardandolo dritto negli occhi..
Parisi scosse la testa: «Mi auguro che quello che dice sia vero. Aspettiamo il risultato delle analisi, poi giudicheremo», concluse.
Qualche tempo dopo una camionetta della Polizia si fermò davanti alla casa dello skipper, scesero due agenti per arrestare Salvatore: il sangue sulla lama era quello dell’industriale ucciso.
Il giovanotto chiese di fare una telefonata:
 «Viola, mi stanno portando in prigione, ma io non ho ammazzato tuo marito», disse e, con uno scatto nervoso chiuse il cellulare.
Salì con gli agenti ammanettato: l’assassino era stato preso!.
 Il rumore mediatico sull’assassinio in alto mare fu enorme, anche perché la vittima era un personaggio importante nel mondo degli affari, ogni fonte d’informazione si affrettò a divulgare la notizia mettendo in evidenza la rapidità della risoluzione. Anche Parisi non si sarebbe mai aspettato di chiudere il caso in così  breve tempo, di solito, quando tutto coincide in modo facile c’è stato qualche particolare che non è stato valutato nel modo giusto. Questo il commissario lo sapeva, da buon pignolo ripassò con pazienza certosina  tutto ciò che sapeva sul delitto Brandi. Non ci dormiva di notte, aspettava la lampadina che s’illuminasse improvvisamente nel suo cervello e gli desse la risposta che cercava.
E la luce si accese in una notte insonne:
 «Se Salvatore ha ucciso Brandi, perché non ha eliminato dell’arma del delitto? Perché non ha buttato a mare anche il pugnale?» si chiese il commissario, e si diede una risposta che poteva essere plausibile: «perché non è lui l’assassino, qualcuno l’ha incastrato e ha fatto in modo che tutti gli indizi cadessero su di lui».
 Riaprì immediatamente le indagini e chiese di mettere sotto controllo il telefono di tutti quelli che erano a bordo quel giorno. Il commissario aveva già un sospetto ma voleva esserne sicuro.
 Quando ascoltò una delle tante telefonate di Viola a Roberto ne ebbe la certezza:
 «Ciao amore…siamo sulla strada buona, ci manca qualche particolare ma ormai sono l’erede universale di Marino, mi sono fatta intestare un bel gruzzolo in banca e, quando avrò chiuso il conto potremo partire. Nessuno ci prenderà più, ormai il colpevole è in cella, poverino mi dispiace ma è stato proprio un ingenuo. Ho usato il suo pugnale poi l’ho rimesso dov’era, sono stata bravissima. A presto amore», quando Viola staccò la conversazione non sapeva che avrebbe visto il sole dietro le sbarre per molti anni e non sotto una palma nella spiaggia di Santo Domingo.
«Hai sentito Caputo? Mai fidarsi delle donne, Salvatore credeva di aver ritrovato la passione di un tempo….ma come si sbagliava!»
Loredana guardò il suo capo di traverso:
«Non tutte sono come quella!», brontolò sottovoce.
Il commissario sorrise : «Lo so, Caputo…tu sei di un’altra razza!»
                                                                                                                                            FINE
 

 

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