Lorenzo si tappò le orecchie e mise la testa sotto il
cuscino, la voce di Gianna, stridula e petulante, lo chiamava: “Il caffè è
pronto! Vieni subito altrimenti si raffredda…”. Tutte le mattine era così, lei si
alzava presto, quasi all’alba, andava in cucina, preparava la colazione e
cominciava a chiamarlo. Lui se ne starebbe stato volentieri ancora sotto le
coperte, ma non c’era niente da fare: finché non si presentava sbadigliando
sulla soglia lei non smetteva. Alla vista della moglie spettinata, avvolta in
una vecchia vestaglia di un colore indefinito, ogni volta era preso dallo
sconforto. Dopo tanti anni di matrimonio non si era ancora abituato a quella
visione mattutina che gli rovinava tutta la giornata. Usciva di casa con un
peso sullo stomaco, che non era dovuto al caffè troppo forte o alla marmellata
di arance che non gli era mai piaciuta, ma proprio al fatto che era arrivato al
punto di non sopportare più Gianna. Durante il tragitto per l’ufficio si calmava
a poco a poco, e quando entrava era completamente rasserenato: l’aspettava
Ramona, la segretaria perfetta, bella, elegante, colta, efficiente, e
soprattutto giovane.
La storia con lei era cominciata
subito, dapprima si era trattato soltanto di un'infatuazione dovuta al fatto di
condividere la giornata con quell’affascinante ragazza sempre impeccabile e
carina, poi con l’andare del tempo si era accorto di non poter più fare a meno
di lei. Aveva preso una cotta formidabile, era disposto a tutto pur di non
perderla.
“Buon giorno avvocato”, lo salutò
la ragazza con un sorriso, “le ho preparato sulla scrivania le pratiche da
firmare”. Al solo vederla l’avvocato Lorenzo Viviani si riconciliò con la vita.
Ramona vestiva un completo gessato, la gonna corta mostrava le gambe ben
tornite, la camicetta, sotto la giacca, era scollata quel tanto che bastava per
mostrare l’attaccatura del seno. I capelli corvini le cadevano sulle spalle,
lisci e lucidi, il trucco sapiente metteva in evidenza il taglio un po’ orientale
degli occhi neri e il disegno della bocca carnosa. Come sempre le andò vicino,
gli piaceva cominciare la giornata aspirando il suo profumo: “A dopo”,
sussurrò. Nello studio non potevano lasciarsi andare a nessun tipo di
confidenza, non volevano che gli altri sapessero del loro amore, uscivano ad
orari diversi, ma poi si incontravano in casa di lei, prima di cena che Lorenzo
consumava regolarmente con la moglie. Qualche volta riusciva a rimanere fuori
con la solita scusa dei clienti importanti da portare al ristorante, ma questo
non gli bastava più…aveva maturato dentro di lui un’insofferenza verso Gianna
che gli annebbiava il cervello. Non la voleva soltanto lasciare, voleva
distruggerla, cancellarla, non sentire più parlare di lei… Era bisbetica,
petulante, noiosa, gli aveva rovinato la vita, non era riuscita nemmeno a
dargli un figlio…non ne poteva più di vedersela girare per casa.
L’aveva sposata quando ancora non
si era laureato, era arrivato dal meridione e non aveva una casa, quella donna,
più vecchia di lui l’aveva accolto nel suo appartamento, l’aveva aiutato a
completare gli studi ed era riuscita ad accalappiarlo senza che lui quasi se ne
rendesse conto. Durante quei dieci anni di matrimonio l’aveva tradita, ma era
sempre tornato da lei per pigrizia ma questa volta…no, doveva liberarsene
definitivamente. In quella bella casa avrebbe portato Ramona per ricominciare a
vivere alla grande col bel gruzzolo di Euro che Gianna aveva sul conto corrente
e che sarebbero passati a lui in eredità.
Il piano che aveva architettato
doveva essere il delitto perfetto.
Quella domenica restò in casa per fare
compagnia a Gianna:
“Il tempo si sta rimettendo al
bello”, disse guardando fuori, “le previsioni sono ottime per questa
settimana”, continuò volgendosi verso la moglie che stava sferruzzando su una
poltrona. La donna alzò gli occhi:
“E’ vero”, confermò apatica.
“E’ vero”, confermò apatica.
“In ufficio non ho molto lavoro…che
ne diresti di andare allo chalet?”, propose cauto.
Gianna cambiò espressione, divenne
più attenta:
“Sai che te lo volevo proporre io?”; rispose, nei suoi occhi brillò un’insolita luce, “ma non sapevo se potevo chiedertelo, sei sempre così occupato…”, concluse abbassando lo sguardo sul lavoro a maglia.
“Sai che te lo volevo proporre io?”; rispose, nei suoi occhi brillò un’insolita luce, “ma non sapevo se potevo chiedertelo, sei sempre così occupato…”, concluse abbassando lo sguardo sul lavoro a maglia.
Lorenzo riprese l’argomento con più
entusiasmo:
“Benissimo, possiamo andare il prossimo week-end se il tempo non cambia…ma, anche se nevica è ancora meglio, ce ne staremo in santa pace davanti al camino a leggere”, affermò dolcemente.
“Benissimo, possiamo andare il prossimo week-end se il tempo non cambia…ma, anche se nevica è ancora meglio, ce ne staremo in santa pace davanti al camino a leggere”, affermò dolcemente.
Gianna si alzò e gli andò vicino:
“Sei un tesoro”, sussurrò, “quest’anno non siamo ancora andati in montagna. E’
un vero peccato non utilizzare quella bella casetta fra i boschi”, concluse
cercando di abbracciarlo. Lui tentò di scostarsi, ma se ne accorse in tempo,
anzi si mostrò più affettuoso del solito.
“Certo cara…senza contare che lo chalet ha
bisogno di manutenzione. Non basta che Franz vada a vedere ogni tanto, c’è
sempre qualcosa che si guasta col tempo. Allora prepara i maglioni, io andrò in
cantina a recuperare gli sci. Non vedo l’ora di mettermeli ai piedi”, disse
allegramente.
La settimana trascorse come al
solito, prima di rincasare Lorenzo rimaneva con Ramona un paio d’ore che gli
bastavano per avere il coraggio di affrontare la serata con Gianna. L’argomento
divorzio era sempre in agguato, anche il venerdì sera la ragazza gli fece una
scena di gelosia:
“Te ne vai in montagna con tua moglie…e poi mi dici che non la puoi sopportare…non ci credo, non la lascerai mai”, singhiozzò disperata.
“Te ne vai in montagna con tua moglie…e poi mi dici che non la puoi sopportare…non ci credo, non la lascerai mai”, singhiozzò disperata.
“Ho organizzato questo fine
settimana per avere l’occasione di parlarle, quando tornerò avrò chiarito tante
cose…la convincerò a divorziare”.
“L’hai detto molte volte…ma sto
ancora aspettando “, ribatté lei di malumore, asciugandosi gli occhi.
“Stai tranquilla…vedrai che fra non molto
saremo insieme, per sempre”, affermò abbracciandola stretta: affondò il viso
fra i capelli neri, e rimase così per qualche secondo. Senza di lei la vita era
vuota, era innamorato pazzo e si voleva convincere che ciò che aveva in mente
era la cosa migliore da fare per non perderla.
I coniugi Viviani partirono carichi
di valige e di sacchetti di provviste, lo chalet si trovava in una zona lontana
dall’abitato ma vicina agli impianti, fra i pini, una posizione stupenda dalla
quale si godeva la vista della Marmolada coperta di neve. Arrivarono nel primo
pomeriggio, la stradina che portava alla casa era sdrucciolevole, dopo vari
tentativi riuscirono a fermare la vettura davanti al portone di legno scolpito.
Era una bella giornata ma faceva freddo, appena sceso di macchina Lorenzo si
guardò intorno e respirò a pieni polmoni: l’aria frizzante e pulita gli diede
una sferzata. Sentiva la necessità di incorporare energia per essere pronto ad
attuare ciò che aveva pensato e ripensato nelle lunghe notti insonni. Il suo
cervello stava lavorando come un computer: mille pensieri si accavallavano uno
sull’altro, mille dubbi l’assalivano.
“Guarda che meraviglia”, esclamò
Gianna lasciando vagare lo sguardo. Lo ski- lift portava su gli sciatori con le
tute variopinte, il cielo era limpido, senza una nuvola. Lorenzo alzò gli
occhi:
“Il tempo è stupendo…quasi vado
subito a sciare prima che chiudano gli impianti…vieni anche tu?”, chiese
guardingo. Sapeva che la moglie avrebbe detto di no, a lei piaceva andare di
mattina:
“No, preferisco rimanere in casa…mentre ti aspetto disfo i bagagli e magari preparo la cena”, rispose infatti tranquilla. Lui prese le valige ed entrò in casa; si accorse subito che era stato attivato il riscaldamento.
“No, preferisco rimanere in casa…mentre ti aspetto disfo i bagagli e magari preparo la cena”, rispose infatti tranquilla. Lui prese le valige ed entrò in casa; si accorse subito che era stato attivato il riscaldamento.
“Hai telefonato tu a Franz?”,
chiese rivolto a Gianna.
“Non sei contento?…se non l’avessi
fatto qui dentro ci sarebbe stato il gelo…”, rispose lei stupita: di solito
chiedeva all’uomo che aveva l’incarico di custodire lo chalet di far trovare la
casa riscaldata al loro arrivo.
“Va bene…va bene”, borbottò lui.
“Vuoi qualcosa di caldo?”, propose
la moglie. Ad un suo cenno affermativo andò in cucina a mettere l’acqua per il
te. “Vado a vedere in cantina se la caldaia è a posto:”, disse e si infilò
nella botola del sottoscala che portava in un locale dove c’erano gli impianti
del riscaldamento e dove si posavano gli sci .
Nel locale male illuminato si
diresse verso il bruciatore: “se fosse stato spento avrei lavorato meglio”,
pensò contrariato. Doveva collegare un timer all’impianto in modo che al
momento giusto scoccasse una scintilla e, di conseguenza, prendesse fuoco il gasolio.
Lavorò qualche minuto, dalla cucina gli arrivò la voce di Gianna: “Cosa fai lì
sotto?…vieni su, è pronto!”.
“Vengo subito”, rispose. Le mani
gli tremavano e non riusciva a finire il lavoro, cercò di calmarsi. “Devo far
presto…altrimenti si insospettisce”, pensò. Per la fretta non riusciva ad
infilare un maledetto filo nel punto giusto. Finalmente, dopo vario tentativi,
il congegno fu sistemato.
“Eccomi! C’è qualcosa che non va
nella caldaia…aspettami un attimo, telefono a Franz che venga stasera a dare
un’occhiata ”, esclamò uscendo dalla botola. Andò fuori, in macchina a prendere
il cellulare:
“Franz? Hai acceso il riscaldamento
ma sembra che ci sia qualche problema…no…no, non venire adesso, stiamo uscendo,
ti aspetto stasera”. Doveva far sapere a qualcuno che l’incidente era stato
provocato per un guasto all’impianto. Dopo la telefonata rientrò e si diresse
verso il tavolo dove sua moglie aveva preparato il te. Ingollò la bevanda calda
che in qualche modo lo rifocillò: era percorso da brividi che non erano di
freddo, ma erano dati dalla tensione nervosa che aveva addosso. Diede
un’occhiata all’orologio: “Due ore”, stava pensando, “mancano solo due ore…me
ne devo andare al più presto”. Fuori il sole era ancora caldo, gli impianti di
risalita funzionavano ancora.
“Allora vado a prendere gli sci”,
disse Lorenzo in fretta, si precipitò lungo la scaletta che portava giù, si
diresse di corsa verso il ripostiglio, nel passare davanti alla caldaia diede
un’occhiata e vide la spia luminosa del congegno elettronico che aveva
posizionato poco prima: tutto funzionava alla perfezione. Doveva solo sbrigarsi
ad uscire di casa, per la fretta inciampò in una scatola fuori posto e perse
l’equilibrio, cadde sul pavimento. “Acc…devo fare più attenzione”, sussurrò
spaventato. Si rialzò agilmente scrollandosi di dosso la polvere. Risalì e aprì
la botola sotto la scala.
Infilò gli scarponi e prese la
giacca a vento: “Ciao ci vediamo fra poco”, salutò la moglie indaffarata
davanti al frigorifero. Si avviò per il sentiero che portava alla sciovia, dopo
pochi passi si accorse che un uomo veniva nella direzione opposta:
“Buon giorno avvocato”, esclamò il nuovo arrivato.
“Buon giorno avvocato”, esclamò il nuovo arrivato.
“Franz…che ci fai qui?”, chiese con
la voce tremante Lorenzo.
“Mi ha chiamato lei…c’è qualcosa
che non va?”, domandò l’uomo, “vado subito a controllare non si sa mai…può
essere pericoloso”.
“Ti ho detto di venire stasera,
adesso stiamo uscendo…”replicò irritato Lorenzo. In quel momento Gianna apparve
sulla porta dello chalet. Franz sorrise: “La signora è in casa”, disse
sollevato.
Lorenzo era nel panico, guardava Franz, la
moglie, l’orologio…
“No…sta uscendo anche lei, torna
dopo ti ho detto, ora non abbiamo tempo”, sbottò innervosito. Il giovanotto
guardava senza capire, credeva di aver fatto una gentilezza correndo subito
dopo la telefonata.
“Vuoi che venga con te?”, intervenne Gianna che aveva sentito . “Mi vado a preparare, vuoi andare a prendermi gli sci, per favore?”. Lorenzo stravolto, rientrò in casa, si infilò nella botola rapidamente…se non poteva attuare il suo piano almeno avrebbe messo in salvo la vita. Il tempo trascorreva implacabile, le lancette giravano senza fermarsi, il congegno elettronico inesorabilmente si avvicinava alla scintilla fatale. Non c’era altro da fare che allontanarsi il più presto possibile. Con gli sci in spalla si accinse a salire le scale di legno, il rumore secco di una porta che si chiude lo fece sobbalzare: il chiarore che proveniva dalla botola che prima era aperta ora non c’era più. Qualcuno l’aveva chiusa: arrivò in cima e spinse, ma per quanto facesse forza non riusciva ad aprirla, il chiavistello da fuori l’aveva inchiodata.
“Vuoi che venga con te?”, intervenne Gianna che aveva sentito . “Mi vado a preparare, vuoi andare a prendermi gli sci, per favore?”. Lorenzo stravolto, rientrò in casa, si infilò nella botola rapidamente…se non poteva attuare il suo piano almeno avrebbe messo in salvo la vita. Il tempo trascorreva implacabile, le lancette giravano senza fermarsi, il congegno elettronico inesorabilmente si avvicinava alla scintilla fatale. Non c’era altro da fare che allontanarsi il più presto possibile. Con gli sci in spalla si accinse a salire le scale di legno, il rumore secco di una porta che si chiude lo fece sobbalzare: il chiarore che proveniva dalla botola che prima era aperta ora non c’era più. Qualcuno l’aveva chiusa: arrivò in cima e spinse, ma per quanto facesse forza non riusciva ad aprirla, il chiavistello da fuori l’aveva inchiodata.
“Gianna apri!”, urlò disperato. La
voce tranquilla della moglie gli rispose:
“No…ora rimani dove sei, io me ne vado e tu salterai in aria…cosa credevi che non avessi capito? Sono più brutta della tua amante, più vecchia…ma non più scema.”
“No…ora rimani dove sei, io me ne vado e tu salterai in aria…cosa credevi che non avessi capito? Sono più brutta della tua amante, più vecchia…ma non più scema.”
Lorenzo sentiva il sudore colare
sulla pelle:
“Ti scongiuro…apri… c’è poco tempo…perdonami…non voglio morire”, la voce era disperata.
“Ti scongiuro…apri… c’è poco tempo…perdonami…non voglio morire”, la voce era disperata.
Dalla parte opposta silenzio, lui
urlò ancora fino ad avere la voce rauca . Gianna intanto stava infilandosi il
giaccone di pelliccia e tornò a prendere le valige:
“Ti ho fatto seguire, Lorenzo,
sapevo che avevi acquistato quella cosa diabolica e aspettavo che tu la
mettessi in opera…non hai perso un momento. So che mi odi, devi sapere che ti
odio anch’io…addio caro, ci vedremo all’inferno…Ah, dimenticavo, ho assicurato
la casa per parecchi milioni, ne comprerò un’altra meno isolata”. Si infilò i
guanti e il berretto di lana e uscì; sul sentiero l’aspettava Franz.
“Andiamo”, disse gelida, “facciamo
presto…”.
“E l’avvocato?”, chiese il
giovanotto stupito.
“Sta ancora cercando gli sci…non ti
preoccupare verrà dopo”, affermò la donna allungando il passo.
Erano arrivati quasi agli impianti
quando una detonazione risuonò nella valle, una nube di fumo nero invase
l’aria. Poco dopo tutti correvano verso lo chalet in fiamme. Franz era
annichilito, balbettava continuamente:
“L’aveva detto che c’era un
guasto…”. Gianna finse il dolore per la perdita del marito e, per non cadere in
deliquio si appoggiò al braccio di Franz: quel bel giovanottone biondo non le
dispiaceva.
“Cosa fai nella vita oltre che
accendere la caldaia?”, chiese alzando lo sguardo, osservando attentamente il
metro e novanta del ragazzo.
“Sono perito elettronico”, rispose
lui meravigliato dalla disinvoltura della signora Gianna, “e vorrei diventare
ingegnere”, concluse.
“Ti piacerebbe studiare in città?”,
propose lei sorridendogli insinuante. “Vieni a trovarmi, posso aiutarti se vuoi”.
Lui la guardò e annuì: era una cosa che si poteva fare.
FINE