Lorenzo l’aveva riconosciuta subito fra la moltitudine del
sabato in un centro commerciale. La massa inconfondibile dei suoi capelli
corvini si notava in mezzo alla gente. Ancor prima di vederla gli era arrivata
la sua risata sommessa, un po’ rauca, sensuale, come la sua voce. Gesticolava e
stava parlando con un gruppo di persone,
probabilmente amici ; era rimasto a osservarla per qualche minuto, senza farsi
scorgere: rivederla dopo più di un anno l’ aveva emozionato.
In un solo istante era tornato indietro nel tempo,
alla sera in cui le aveva detto che non era più innamorato di lei, Michela
aveva sgranato gli occhi e aveva scosso la testa, incredula:
«Perché?», aveva chiesto semplicemente.
«Ho conosciuto un’altra», aveva risposto lui abbassando lo sguardo.
Michela era impallidita:
“Non credere che non me ne sia accorta…sono mesi che ti stai comportando
in un modo strano, sempre assente …sei un altro ! Il mio Lorenzo non c’è più, e
questo che ho davanti non mi piace…vai pure dall’altra”, disse con gli occhi pieni
di lacrime.
Se ne andò sbattendo la
porta.
Ma lei non sapeva che Lorenzo in quel periodo stava attraversando un momento difficile in
cui tutto andava storto: la crisi aveva ridotto le entrate, lo studio di architettura stava perdendo i clienti, l’improvvisa
perdita del padre gli aveva dato il colpo finale. Era entrato in uno stato di
negatività al limite della depressione. Ogni
mattina affrontare la giornata gli metteva ansia, sognava solo di andarsene per
non affrontare i problemi che lo assillavano. Gli dava perfino fastidio la
frenetica attività di Michela che non stava mai ferma. In quei momenti aveva
bisogno di qualcuno che lo sopportasse con pazienza senza coinvolgerlo in cose
che per lui non avevano più nessun interesse .
«Amore, cosa facciamo per il week-end? Andiamo al mare ?”,
chiedeva lei puntualmente ogni sabato.
Per farla contenta accettava, ma per lui, che desiderava soltanto chiudersi in una stanza e dormire,
il fine settimana si trasformava in un incubo. Non era colpa di Michela, lei
era una ragazza esuberante, piena di voglia di vivere, lui invece non aveva più
voglia di fare niente..
E pensare che si era
innamorato di lei perché era un vulcano e non gli lasciava il tempo di annoiasi.
Una mattina in cui era
più depresso del solito, Rachele, l’ impeccabile segretaria entrò in ufficio
per fargli firmare dei documenti e, mentre posava le carte sulla scrivania, per
la prima volta l’ osservò più attentamente.
La sua calma, il viso
dolce, i sereni occhi chiari, gli fecero un effetto rilassante , senza volerlo pensò: “probabilmente questa
sarebbe la donna che fa per me, tranquilla, senza grilli per la testa, sempre
pronta a pianificarmi la giornata”.
Non l’aveva mai guardata sotto questo aspetto, si sorprese a
pensare a lei come una probabile compagna di vita. Michela fino a quel momento
aveva occupato tutti i suoi pensieri, cosa gli stava succedendo? non
aveva mai pensato di fare entrare un’altra donna nella sua vita…. Però quello che stava attraversando era un
periodo particolare della sua vita in
cui cercava la tranquillità di cui aveva bisogno, era entrato come in un tunnel dal
quale aveva paura di non poter uscire.
Così Lorenzo, quasi senza rendersi conto di quello che stava
facendo, invitò Rachele a cena:
«Hai impegni per questa sera?».
Lei lo guardò e diventò rossa:
«Ma…ingegnere, dobbiamo
incontrare qualche cliente?», domandò sempre più sorpresa.
«Assolutamente no…vorrei soltanto uscire con te, se vuoi,
stasera ti vengo a prendere».
«Dobbiamo festeggiare qualcosa? Ci sono! E’ andato in porto
il preventivo con l’architetto Salvi».
«Non chiederti tante cose, vuoi uscire con me o no?»
Lei, aggiustandosi i capelli biondi, rispose:
«Va bene…a che ora?».
«Se mi dai l’indirizzo sono lì alle ventuno in punto» disse Lorenzo quasi divertito dal suo imbarazzo.
Andarono a cena, poi passeggiarono per le vie semideserte
chiacchierando, si rese conto che stava trascorrendo una serata tranquilla, era
sereno, come soggiogato dall’ aria placida di Rachele.
Da quel giorno uscirono insieme ancora tante volte, si stava abituando a lei che gli appianava la
vita non solo sul lavoro, le diceva spesso che era nata per organizzare,
pianificare, risolvere i problemi difficili… però non si decideva a tagliare
con Michela dalla quale, doveva ammetterlo, era ancora attratto. Gli piacevano
i suoi capelli, la sua bocca, il suo corpo snello e scattante.
E allora, confuso da
questi sentimenti, Lorenzo si comportò nel modo più sbagliato: le frequentò
entrambe e non si decideva a scegliere. Inconsciamente dentro di lui c’era la
voglia di cercare una via d’uscita dalla
depressione e credeva di averla trovata in Rachele che gli dava la pace
interiore..
Il giorno in cui decise di dire a Michela che non l’amava più,
sentì che si stava staccando qualcosa, come se tagliasse un nodo che lo teneva
legato a lei, non avrebbe mai creduto di arrivare a tanto dopo la passione che
c’era stata fra loro, eppure l’aveva fatto!
E si era subito
giustificato facendo tacere la coscienza: “ è troppo esuberante, per me va bene
Rachele, non c’è niente da fare”.
E così aveva fatto lo sbaglio di non ascoltare il cuore.
Poi la sfortuna si stancò di perseguitarlo, gli affari tornarono
a prendere quota, l’incubo della depressione si stava allontanando, e si
trovava accanto una compagna sensibile, carina, docile: insomma una moglie
perfetta.
Le chiese di sposarlo,
in ufficio, mentre stava firmando la corrispondenza. Di romantico non c’era
assolutamente nulla, né il luogo, né le parole con cui le disse:
«Vuoi diventare mia
moglie?», continuando a mettere firme.
Rachele arrossì,
rimase in silenzio, sorrise e rispose di
sì.
Non aveva più rivisto Michela né avuto sue notizie dopo la
sera in cui le disse che nella sua vita c’era un’altra.
Ogni tanto si chiedeva se aveva fatto la cosa giusta, ma
ormai era passato troppo tempo! Anche se la pensava spesso come il suo primo e
grande amore.
E, quel giorno, nel centro commerciale, mentre con Rachele stava
facendo la lista di nozze in un casalinghi di lusso, dopo un anno l’incontrò. Non credeva gli facesse un tale effetto
rivederla: il cuore cominciò a battere più forte.
«Non ti senti bene?
Sei diventato pallido», gli chiese Rachele osservandolo preoccupata.
«No, sto benissimo, qui dentro manca l’aria, ti dispiace se
esco?», disse mentre non lasciava con lo sguardo la sua ex che stava proprio
fuori dal negozio.
«Hai ragione, vengo anch’io, continueremo un altro momento,
non c’è nessuna fretta».
Uscì con Rachele nell’istante in cui Michela lo aveva visto, notò
che lo stupore ingrandì i suoi occhi nocciola:
«Lorenzo», esclamò lei, lo guardò per qualche istante poi
sussurrò:
«Quanto tempo che non ci vediamo! Come stai?»
«Bene…e tu?», ma le parole non servivano a niente, gli occhi
erano fissi in quelli dell’altro, il tempo non era mai trascorso, in quel
momento era tornato a quando l’aveva vista per la prima volta. Era bella come allora, anzi di più, la bocca
morbida che ancora non si era aperta al sorriso gli ricordava i baci che si
erano dati.
Intanto Rachele stava chiedendo:« E’ una tua amica?».
Lorenzo si scosse e cercò di riprendere il self control:
«Scusa, dimenticavo di presentarvi: Michela e Rachele la mia
fidanzata», disse tutto d’un fiato.
Michela finalmente sorrise, ma amaramente:
«Sono contenta di vederti», il suo sguardo si posò sul foglio
che Rachele teneva in mano sul quale, a caratteri abbastanza grandi da poter
essere visti anche a distanza, c’era scritto Lista di nozze.
«Ci sposiamo fra un mese», si affrettò a dire Rachele che
aveva notato lo sguardo curioso dell’altra.
In quel momento quella frase gli fece uno strano effetto, era
come se per la prima volta si rendesse conto che stava facendo un passo
importante, forse il passo più importante della sua vita.
Michela lo guardò per
avere una conferma, non disse nulla ma nei suoi occhi si leggeva lo
stupore. Solo dopo qualche lunghissimo
secondo, Lorenzo diede la risposta che lei già si aspettava:
«Sì, è vero ci sposiamo fra poco, stiamo scegliendo i
regali», aggiunse imbarazzato.
Lei strinse le labbra e fece un gesto che lui conosceva bene,
alzò la testa di scatto come per dire “ ho già perso troppo tempo con voi”.
«Scusate ma devo andare, i miei amici mi aspettano. Allora
auguri e buona fortuna», esclamò e se ne andò senza voltarsi.
Rachele chiese poi con
finta noncuranza:
«E’ la tua ex?».
Lorenzo annuì in silenzio e tornarono in negozio a concludere
la scelta dei regali.
Quell’incontro lasciò il segno, Michela gli tornava alla
mente sempre più spesso, mentre il tempo passava e la data del matrimonio si
avvicinava si sentiva mancare la terra sotto i piedi. Non era più sicuro di se
stesso, né dell’amore che provava per Rachele, aveva paura di commettere un
errore che avrebbe coinvolto soprattutto lei.
«Oggi vado a provare
il vestito», annunciò entusiasta la promessa sposa, e Lorenzo non provò nessuna emozione, anzi un senso di
disagio che non aveva giustificazione.
Cosa gli stava
succedendo? Se lo domandava più volte e la risposta non era di quelle che gli
piacevano: si stava accorgendo troppo tardi di non essere mai stato innamorato
di Rachele. Quella che voleva e che desiderava era soltanto Michela.
Intorno a lui c’era la
frenetica atmosfera dei preparativi: la scelta della partecipazione di nozze,
quella degli invitati, del ristorante, degli abiti, del viaggio di nozze. Senza
contare che l’appartamento già arredato era pronto per accogliere gli sposini.
I giorni passavano e l’angoscia lo stava sopraffacendo. Non si riconosceva
e si accorgeva anche di essere un coniglio, cioè uno che vede
precipitare attorno a sé gli eventi e non ha il coraggio di affrontarli.
Ma cosa poteva fare? non poteva tornare indietro.
Ormai soltanto dieci giorni lo separavano dalla data
fatidica, gli era venuta perfino l’orticaria da stress, soffriva, per il
prurito e per la voglia sconsiderata di telefonare a Michela.
Aveva in mano il cellulare e non si decideva a chiamarla,
mentre navigava nell’incertezza accadde qualcosa di miracoloso: il telefono
squillò e sul display apparve il nome di Michela. Gli tremava la voce quando
rispose “pronto”.
«Non ci crederai, ma ti stavo pensando», le disse appena fu
in grado di parlare.
«Come vedi anch’io. Ma volevo soltanto augurarti tanta
felicità».
«Grazie e…tu cosa
farai?», le chiese.
«Non so…per adesso non penso a nulla», rimase in silenzio per
qualche istante, « io sono di quelle che non riescono a cancellare facilmente
un amore come il nostro. Per te è stato semplice, ma per me ci vorrà del tempo.
Ad ogni modo buona fortuna, ho voluto risentire la tua voce, scusami, non avrei
dovuto farlo, ma è stato più forte di me».
Lorenzo rimase di
sasso, non si sarebbe mai aspettato una simile telefonata: aveva ragione lei!
Non si poteva cancellare un amore così! Ma, mentre stava rispondendo, sentì che la
linea si era interrotta: Michela aveva preferito troncare la conversazione.
Da quel momento visse
in un incubo.
«Amore, che fiori scegliamo per il bouquet?».
«Quello che fai tu va bene, cara».
«Lorenzo, ha
telefonato il sarto, devi andare a fare l’ultima prova!».
«Stai tranquilla, nel pomeriggio troverò il tempo».
«Per il menù pesce o carne? Oppure due secondi? Che ne dici?».
«Non ho preferenze, per me va bene tutto», ormai era
rassegnato.
«Amore, non sei felice? Ti vedo un po’ giù».
«Sto bene, sono soltanto stanco».
La notte prima del matrimonio la passò in bianco, si rigirò
nel letto centinaia di volte cercando il sonno che non veniva finché la luce
non filtrò dalle tapparelle: era l’alba e finalmente aveva preso una decisione.
Fece qualcosa che non avrei mai creduto di avere il coraggio di fare.
Era sull’altare, accanto a lui c’era Rachele che indossava
uno splendido vestito bianco, era pallido,
tirato, sbirciava lei senza avere il coraggio di sorridere. Il sacerdote con
voce calma pronunciò la domanda di rito:
«Vuoi tu Lorenzo prendere in sposa Rachele e amarla per tutto
il resto della tua vita?».
Prima di rispondere si girò verso la sposa, aveva i battiti
del cuore accelerati, rimase in silenzio per qualche secondo che gli sembrò
un’eternità…poi disse di no.
Un mormorio di sconcerto serpeggiò per la chiesa piena di
gente: Rachele lo guardò incredula, diventò pallida i suoi occhi divennero
lucidi, si aspettava lacrime e insulti, ma non fu così.
Lei reagì come non si
sarebbe mai aspettato : gli prese le mani e lo guardò negli occhi, a lungo,
prima di dirgli: «L’avevo capito da tempo…non sei innamorato di me. Va’ da lei,
ho visto come la guardavi».
Un sospiro di sollievo gli liberò il cuore e non potè fare a
meno di dirle:
«Grazie Rachele! Sei meravigliosa, ti voglio un gran bene».
Attraversò la navata della chiesa seguito dagli sguardi
stupefatti, qualcuno quasi divertito, dei presenti, uscì sul sagrato illuminato
dal sole, e telefonò a Michela.
Dopo quel giorno, per
mesi, sua madre non gli parlò, perse la segretaria perfetta, qualche amico non si
fece più vedere, ma ritrovò la gioia di
vivere.
E… dopo qualche tempo, sull’altare di una piccola chiesa di
campagna, Michela gli disse di sì.
FINE