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domenica 27 novembre 2016

UN AMORE A TEMPO DI SAMBA - ultima puntata



Il pubblico era in piedi ad applaudirla, il concerto era stato un trionfo, Paula tornò più volte in palcoscenico per raccogliere i fiori lanciati dagli ammiratori, chiusero il sipario dopo una decina di rientri dell’artista. Dietro le quinte Federico aspettava di abbracciarla.
 “Sei stata grande!”, le disse, “come sempre”, aggiunse.
Tutti si complimentarono con lei,  Paula ringraziò poi entrò nel camerino pieno di fiori:
“Guarda come sono belli”, le disse Anita, la fedele segretaria che la seguiva ovunque, “qui dentro sembra una serra”. Paula si sedette davanti allo specchio per struccarsi:
“Hai ragione, stasera sono felice, è andato tutto bene”, disse impiastricciandosi il viso di crema.
In quel momento bussarono, Anita andò ad aprire: un ragazzo portava un’ enorme corbeille di fiori:
”Dove la metto?”, chiese.
La segretaria la posò accanto a Paula:
“ E’ di un ammiratore, c’è anche un biglietto, guardiamolo prima che il signor Federico se ne accorga”, scherzò.  Erano abituate a ricevere omaggi floreali, ma quello era veramente fuori dalla norma. Staccò la busta dal cellophane e la porse a Paula: “Sei stata fantastica, posso salutarti?”, c’era scritto sul biglietto.
“Non c’è la firma, non so proprio chi sia”, disse Paula senza dare troppa importanza .
Un leggero tocco all’uscio e Anita tornò ad aprire:
“Posso rendere omaggio alla grande Paula?”, disse il nuovo venuto. La cantante lo riconobbe per quel tale dai capelli lunghi che in prima fila si spellava le mani per applaudirla.
“E’ lei che ha mandato questo stupendo cesto di fiori?”, chiese.
L’altro annuì e sorrise:
“E’ troppo poco per una donna come lei”, disse fissando gli occhi sul suo viso.
“La ringrazio…ma con chi ho il piacere di parlare?”, domandò lei.
Prima di rispondere l’uomo si guardò intorno, si avvicinò e sussurrò in perfetto brasiliano:
 “Sono José Ramirez, un amico di don Pedro Olivares”.
Paula lo guardò con occhi sbarrati, si mise a sedere, il cuore cominciò a battere all’impazzata:
 “Cosa vuoi da me?”, disse con un filo di voce. .
“Ti piacerebbe che tutti sapessero che eri una squillo di lusso?”, sibilò l’uomo.
La giovane donna era diventata pallida, aveva la bocca secca, quel tipo l’aveva riportata nel fango, in Brasile quando non era nessuno, in quel momento non si sentiva più la famosa cantante, ma una delle ragazze della squadra di don Pedro.
“Ti prego, non dire nulla, rovineresti la mia vita, ho un uomo che mi ama”, il pianto nella voce non commosse il brasiliano.
“Sono qui appunto per questo, ormai sei piena di soldi, non avresti nessun problema a pagare il mio silenzio”, avvicinò la sua faccia strafottente a quella di lei che si ritrasse impaurita.
Paula era talmente disorientata che quasi non capiva ciò che quell’uomo le proponeva, finalmente realizzò: “Mi stai ricattando?”, balbettò.
“Non l’avevi ancor capito? Se vuoi il silenzio sul tuo passato devi tirare fuori la grana, bellezza”.
 Federico entrò in camerino per vedere se lei era pronta per uscire, notò che era in compagnia e si fece avanti per sapere chi era quell’uomo. Paula si scosse e fece forza su se stessa, riuscì anche a sorridere:  “Ti presento José Ramirez, un mio amico di Rio, era a Parigi per lavoro ed è venuto a sentirmi cantare”, disse cercando di dare alla voce un tono disinvolto.
 “Molto piacere, non potevo mancare, Paula è straordinaria, ci conosciamo da quando eravamo piccoli”, disse José  affabile.
Lei gli lanciò un’occhiata gelida, ma non fece effetto perché l’altro continuò imperterrito a fare la parte dell’amico d’infanzia.
“Ora devo proprio andare, continua così, sei grande, magari ci vedremo ancora, non si sa mai”, affermò congedandosi.
Paula lo vide uscire con sollievo, ma le sue ultime parole suonarono come una minaccia, certamente si sarebbe ancora fatto vivo.
Quella sera c’era una festa in suo onore, la giovane cantante non aveva l’animo disposto a partecipare, cercava di essere più disinvolta possibile, ma era troppo tesa, se ne accorse  Federico:
“Non stai bene?”, chiese.
Lei accennò di sì con il capo: “Ho un feroce mal di testa”, disse, “cerchiamo di andare in albergo, non ce la faccio più a stare in mezzo alla gente”.
Lui si congedò  dagli invitati e l’accompagnò in camera:
“Prendi un antidolorifico, vedrai che ti passerà”, disse aiutandola a spogliarsi.
Paula si mise a letto, ma non riuscì a prendere sonno per tutta la notte. La visione di quell’uomo con la coda di cavallo la perseguitava, le sue parole le risuonavano nella mente minacciose.
“Ecco il sogno, l’uomo che mi voleva fare del male”, pensò, nella sua cultura c’era anche il mistero,  credeva alle premonizioni che si manifestavano nel sonno. Venne l’alba e lei era piena di paura. La cosa più difficile era tenere Federico fuori da tutto, nella sua vita privata come in quella pubblica lui aveva un ruolo fondamentale, erano sempre insieme. I concerti all’Olimpia erano quattro e Paula si recò a teatro per la seconda rappresentazione combattendo contro se stessa per non far trasparire l’ansia, ma era una battaglia persa perché era terrorizzata al pensiero di rivedere quell’individuo. Purtroppo era lì, sempre in prima fila, sentiva il suo sguardo sulla sua pelle, rimase inquieta finché non si chiuse il sipario. La fedele Anita si accorse che c’era qualcosa che non andava:
“Hai bisogno di una pausa, ti vedo stanca”, le disse mentre l’aiutava a cambiarsi.
“Sì”, rispose lei senza aggiungere altro, aspettava impaurita la mossa successiva del ricattatore.
Poco dopo un fattorino consegnò un mazzo di rose gialle. Paula guardò quei fiori con sospetto:
 “Sono del solito ammiratore”, disse Anita staccando il biglietto.
Paula aveva ragione, le parole scritte su quel cartoncino bianco la fecero impallidire: “Se vuoi il mio silenzio devi sganciare cinquecentomila euro, in contanti. Lascia una busta a mio nome prima di andare in teatro, alla reception del tuo albergo”.
Era sconvolta, non fece in tempo a pensare a nulla che entrò José, il suo persecutore.
“Come sempre fantastica!”, cominciò, poi in stretto brasiliano disse: “hai ricevuto il mio biglietto?
“Non so come fare, a queste cose ci pensa Federico…ma non posso chiederlo a lui”, rispose lei, “dammi il tempo di pensare”.
L’uomo aggrottò le ciglia:
“Non voglio sapere niente, voglio solo i soldi!  inventati qualcosa”, si guardò intorno e incrociò lo sguardo di Anita: “ Chiedili a qualcuno, con qualche telefonata giusta ci riuscirai. Ormai sei diventata un personaggio importante , non ti si può negare niente e poi per te, quei soldi sono una bazzecola; per me invece sono fondamentali per sopravvivere…se non lo fai sai che dopodomani tutti sapranno chi eri”, aggiunse con aria di minaccia, poi:
 “Allora ciao, sarei felice di rivederti…saluta Federico”, disse ad alta voce uscendo.
A Paula venne la pelle d’oca, capì che quello lì faceva sul serio. Era seduta davanti ad uno specchio che rifletteva l’immagine di una donna distrutta. Anita si avvicinò preoccupata:
“Cattive notizie? da quando quel tuo amico se ne è andato hai cambiato faccia”.
 La cantante fissò in silenzio il viso di Anita, nella sua mente stava prendendo forma il modo in cui dirle che aveva bisogno della sua collaborazione.
“E’ vero. José mi ha detto qualcosa che mi ha sconvolto: un nostro comune amico sta molto male e ha bisogno di essere operato, e non ha soldi per l’intervento; si tratta di una notevole cifra che deve essere depositata domani , non sa come fare”,  la scusa plausibile le era venuta da sola, con la forza della disperazione, “lo vorrei aiutare, mi si stringe il cuore al pensiero di un giovane che non può curarsi, però non c’è tempo”, Paula s’interruppe e guardò Anita con intenzione: “Se ti chiedessi un grande favore me lo faresti?”.
La donna non batté ciglio: “Tutto quello che vuoi”, rispose.
“Grazie”, disse Paula, “sapevo che potevo contare su di te. Domani non posso assentarmi nemmeno un secondo, ho l’intera  giornata impegnata nelle prove…purtroppo è una cosa molto seria, l’unica cosa da fare è andare a Milano a prelevare con un mio assegno e tornare in giornata…telefonerò nel frattempo al direttore della banca “.
“ Va bene, stai tranquilla, farò tutto quello che mi hai detto. Spero soltanto di non avere problemi per rientrare con quel gruzzolo in borsa”, affermò Anita
Paula rimase un attimo perplessa :
“ Incrociamo le dita e siamo positive…vedrai che andrà tutto per il meglio”, se lo augurava anche perché non avrebbe saputo cos’altro fare..
 La  segretaria  partì il mattino presto per essere di ritorno alla sera, s’imbarcò sull’aereo con un po’ d’ansia, ma nessuno le chiese nulla… e la  busta con i contanti venne depositata alla reception a nome di José Ramirez.
Il  brasiliano andò a ritirarla, l’aprì , soddisfatto si fregò le mani: “ho trovato la gallina dalle uova d’oro”, si disse soddisfatto.
Federico era all’oscuro di tutto, Paula aveva pregato Anita di non fargli sapere nulla dell’operazione che avevano portato a termine.
I concerti all’Olimpia erano terminati, tornarono a Milano e si presero un periodo di riposo in attesa del matrimonio.  Trovarono un piccolo comune sul lago di Como per celebrare la cerimonia senza tanta pubblicità, un paese tranquillo dove nessuno li avrebbe trovati
.
Erano già passati sei mesi dal giorno in cui Paula aveva dato i soldi a José, non l’aveva più sentito “forse è tornato in Brasile”, pensò e cominciò a tranquillizzarsi, seguiva i preparativi delle nozze con serenità, era felice, si divertì a scegliere il vestito da sposa che doveva essere bellissimo. Lo trovò come piaceva a lei in un atelier di abiti da sposa, chiese di provarlo, la sarta stava aggiustandoglielo addosso quando squillò il cellulare, la voce fessa uscì dal microfono:
“Ho finito i soldi, cara, anch’io devo vivere…potresti ripetere l’operazione? Cinquecentomila, come l’altra volta, in contanti, ti aspetto domani pomeriggio alle sedici in piazza Castello, davanti alla fontana, non mancare, ti prometto che questa è l’ultima volta che ci vediamo”.
“Chi ti ha dato il numero del mio cellulare?”, chiese lei disperata.
“Anch’io ho i miei informatori”, rispose l’altro, poi riagganciò.
Paula si era illusa di non rivederlo più, ci pensò su prima di decidersi a sottostare alle richieste di quel malfattore ma poi si arrese,  non le importava sporcare sua immagine di cantante, ma  temeva di perdere l’amore dell’uomo che le aveva chiesto di sposarla. Non poteva perdere la felicità che si era conquistata, se, come aveva detto quel tale  era l’ultima volta, le conveniva sborsare e tacere.
 
Accostò l’auto e lo vide,  appoggiato ai bordi della fontana, fra i bambini che giocavano con le barchette. Suonò il clacson per farsi notare, lui arrivò e infilò la testa nel finestrino.
“Brava, sei quasi in anticipo”, borbottò. Aprì lo sportello e sedette accanto a lei:
“Hai portato la busta?”, il suo viso imperlato di sudore le fece ribrezzo.
“Ricordati che non ti posso dare più niente, Federico è il mio manager e amministratore, se ne accorgerebbe. Se fino ad ora sono riuscita a coprire in seguito non lo posso fare più”, gli allungò l’involucro, lui l’aprì, contò diligentemente i soldi e se li mise in tasca.
“Tutto sommato ti ho fatto un piacere e tu mi hai pagato, non ci vedo nulla di male. Stai tranquilla, domani parto, ritorno in Brasile, questa è l’ultima volta che ci vediamo”, disse sprezzante. Scese in strada e si dileguò fra la gente che passeggiava davanti al Castello Sforzesco.
Quando rientrò a casa Federico la stava aspettando:
“Come procede la fattura del vestito? Mi piacerebbe tanto vederti, chissà come sei bella!”.
Paula sorrise finalmente in pace, si era appena liberata di quel mostro, ritrovava la sua vita, si doveva sposare e questo era quello che le premeva di più.
 
Il grande giorno era arrivato, Federico partì per primo per raggiungere il lago, indossava un abito grigio ferro, una camicia di seta ècru e un papillon di raso.
“Ti aspetto davanti al municipio, cerca di non tardare”, gridò andandosene ,
Paula era emozionata , per lei quello era il giorno più bello della sua vita; nel suo passato non c’erano stati tanti giorni felici, per questo voleva che tutto fosse perfetto.  Era  ancora in camera per la vestizione dell’abito da sposa che non era dei più semplici, poi c’era la truccatrice, il parrucchiere, che aspettavano di renderla ancora più bella.
 La cameriera le passò il telefono: la voce che uscì dal ricevitore le fece gelare il sangue nelle vene .  
 “Scusa, ti avevo fatto una promessa, ma ho perso al gioco e ho bisogno di pagare il debito, questa volta ho bisogno di un milione di euro, so che li hai, non fare storie, domani al solito posto e alla solita ora”.
Paula sentì montare dentro di sé un impeto d’ira, la sua origine meridionale venne a galla, con una grinta che non credeva di avere urlò.
 “Non domani, adesso”. Il suo interlocutore rimase sconcertato:
“Hai tutti quei soldi in casa?”, chiese guardingo.
“Tu non ci pensare, aspettami che arrivo”.
Si tolse freneticamente l’abito, indossò jeans e maglietta, e uscì di corsa, inseguita dalle scandalizzate esclamazioni degli addetti ai lavori. Abitava in centro e non era lontana dal luogo dell’appuntamento, salì sull’utilitaria e si diresse verso Piazza Castello..
 Lui non c’era ancora, seduta in macchina Paula aveva i nervi a fior di pelle. Prima di uscire aveva preso con sé la pistola, regolarmente denunciata, che tenevano in casa come difesa, l’arma era nella borsa, aveva seguito l’istinto che era quello di eliminare quella spada che le pendeva sulla testa, aspettava di avere davanti a sé quell’uomo, poi non voleva sapere cosa sarebbe successo, però era certa che quella sarebbe stata l’ultima volta: uno dei due doveva cedere, se fosse toccato a lei era preparata.
Dopo un quarto d’ora José arrivò e salì in macchina:
 “Non credevo fossi così brava, so che questa mattina ti sposi, il tuo futuro marito non sarebbe contento di sapere come te la passavi a Rio”, la sua voce nasale scatenò ancor di più quello che Paula aveva dentro.
“Adesso basta!”, affermò decisa suscitando la sorpresa di José che si aspettava la solita ragazza remissiva, “dobbiamo andare fuori Milano da qualcuno che mi dà i contanti”.
Senza aggiungere altro Paula ingranò la marcia e partì a razzo, l’uomo accanto a lei non disse una parola. Presero la tangenziale, l’intenzione di Paula era di recarsi in un posto isolato, la  giovane donna  andava a velocità sostenuta, superando la fila di TIR che occupava la corsia di destra, improvvisamente un camion si spostò al centro, Paula frenò, la borsa appoggiata sul sedile posteriore cadde e si aprì, la pistola uscì e ruzzolò sotto i sedili.
José l’afferrò: “Questa cos’è?”, chiese minaccioso.
Lei, che stava cercando di evitare lo scontro, si voltò, la vettura sterzò e andò a sbattere violentemente sulle ruote del gigante della strada.
+++
Federico impaziente stava guardando l’orologio, i pochi invitati passeggiavano sulla piazza davanti al Municipio cercando di fare passare il tempo:
“Come mai non arriva? Va bene il ritardo di prammatica,  ma questa volta mi sembra che esageri”, disse constatando che era passata quasi un’ora dall’orario in cui si sarebbe dovuta tenere la cerimonia. Il segretario del sindaco si accostò al promesso sposo che scalpitava:
 “Non possiamo più aspettare,  se la sposa non arriva entro dieci minuti, dobbiamo rimandare.  C’è un altro matrimonio da celebrare”,  disse dispiaciuto.
Federico annuì, se in principio era contrariato per il ritardo, ora cominciava a preoccuparsi; si decise a chiamare casa.
 “Paula ha ricevuto una telefonata ed è scappata via come un fulmine, non sappiamo dov’è andata”, disse agitatissima Anita.
“Si può sapere cosa sta succedendo?”, esclamò lui, “è un po’ di tempo che Paula non sembra più lei. Ormai la cerimonia non si può più celebrare,  torniamo tutti a Milano”.
Salì sulla sua potente vettura e si precipitò a casa, entrò concitato: “E’ tornata?”, chiese.
La segretaria lo guardò, aveva un viso talmente stravolto che Federico capì che era successo qualcosa di grave
“Paula ha avuto un incidente, è in ospedale”, disse.
Dopo aver saputo in quale ospedale era ricoverata, Federico non ci mise neppure un secondo,  a precipitarsi da lei….mentre correva a tutta velocità si chiedeva cosa ci faceva in  tangenziale invece di essere sull’autostrada per Como.
Apprese al Pronto Soccorso che Paula era stata tirata fuori dalle lamiere della sua vettura che si era schiantata contro un autotreno.
Federico volle parlare immediatamente coi medici che l’avevano soccorsa:
“E’ grave?”, quasi gridò.
“Stia tranquillo, per fortuna Paula non ha subito gravi ferite , è solo sotto choc”, gli rispose il giovane medico che aveva riconosciuto la celebre cantante, “l’uomo che era con lei invece è già sotto i ferri, ha parecchie lesioni interne”.
“Quale uomo?”, esclamò Federico.
“Non so, un tale che viaggiava con la signora, se aspetta un attimo vado a chiedere”, rispose il dottore.
“No, prima voglio vedere Paula”.
Lei era distesa sul lettino con gli occhi chiusi, il viso segnato da qualche livido, sembrava dormisse. Federico si avvicinò cautamente per non svegliarla, ma Paula aprì gli occhi:
“Amore, sei qui, perdonami”, sussurrò.
“ Come stai?”, chiese lui ansioso.
Lei lo rassicurò: “Non ho nulla di importante, solo qualche graffio, sono stata fortunata...direi che è quasi un miracolo”, balbettò.
“Cosa è successo?, Non capisco, ti ho aspettato tanto, perché non sei venuta e soprattutto chi è quell’uomo che era con te?”.
 La giovane donna distolse lo sguardo:
“Non posso rispondere, ma sappi che ti amo più di ogni altra cosa al mondo”.
Federico respirò profondamente, era confuso, tutta la vicenda non era chiara, aveva sempre avuto fiducia in Paula, ma ora stava vacillando. Uscì in corridoio e cominciò a passeggiare nervosamente, in quel momento la sua felicità stava andando in frantumi. Rimase fuori qualche minuto e quando tornò in camera trovò la sua ragazza in piedi, già vestita, pronta per uscire:
“Dove stai andando?”, chiese, “mi vuoi spiegare cosa sta succedendo?”.
“Ti prego, portami via di qui”, supplicò.
“Non mi hai ancora risposto: chi era l’uomo che era con te?”.
“Si chiamava José Martinez ed è morto, me l’hanno comunicato poco fa”, mormorò lei.
“Quel tuo amico di Parigi?”, chiese ancora lui.
 “Federico, ascoltami”, sussurrò prendendogli una mano.
Lui la fissò negli occhi:
“ Stanno accadendo cose che non riesco a capire, se non vuoi sposarmi e c'è un altro.... dimmelo subito”.
Paula scosse la testa:
“No, non è così!  io ti amo...ma devo raccontarti una brutta storia, ti prego non interrompermi , altrimenti non ce la farei”.
Paula cominciò a parlare, il suo animo si liberava, le parole sgorgavano come l’acqua di un fiume in piena,  mano a mano che proseguiva leggeva negli occhi del suo uomo uno stupore dolente, ma anche un’umana comprensione del triste destino di una ragazza che era costretta a fare ciò che mai avrebbe voluto. Quando finì era come svuotata, ma si sentiva meglio, era contenta di aver avuto il coraggio di tirar fuori ciò che l’opprimeva da tanto tempo.
“Ora che sai tutto non posso più essere la tua donna, ti amo oltre la vita ma non sono degna di te ”, nei suoi occhi bagnati di lacrime Federico lesse  un enorme dolore. Lui tacque per qualche minuto, fra di loro c’era come una cortina, nessuno dei due aveva il coraggio di guardare l’altro. Intanto nei pensieri di Federico si faceva strada un sentimento prepotente: l’amava troppo e non voleva perderla per nessuna ragione al mondo. Non conosceva Paula prima dell’incontro sulla spiaggia di Ipanema, l’aveva vista ed era stato catturato per sempre, quello che era successo prima non se l’era mai chiesto, non gli importava. Il dopo era stato perfetto, lei aveva corrisposto al suo amore con una passione che l’aveva reso felice.
Le prese il viso fra le mani, i loro sguardi si incontrarono ma lei abbassò subito il suo.
“Guardami senza paura, per me sei ancora e lo sarai sempre la mia donna. Vieni, andiamo a casa…abbiamo lasciato in sospeso un matrimonio, ricordi?”, l’aiutò ad alzarsi e uscirono abbracciati, finalmente Paula poteva godere appieno la sua felicità.
                                                                                                                                                       FINE
 

domenica 20 novembre 2016

UN AMORE A TEMPO DI SAMBA - terza puntata




 



Era così delusa che non aveva più nessuna reazione, si riscosse al suono insistente del telefono:

“Ti senti bene?” le chiese Mike, “come mai non scendi?”.

“Scusami ma proprio non ce la faccio, sto malissimo”, rispose con una voce così angosciata che l’uomo si preoccupò, non gli era mai capitato da quando la conosceva di sentirla in quel modo.

Dopo pochi minuti entrò in camera e la trovò bocconi sul letto, si avvicinò e si accorse che aveva il viso inondato dalle lacrime:

“Dimmi cosa sta succedendo, stai male?, chiamiamo un dottore”, si precipitò al telefono, ma lei lo fermò.

“No!, non è necessario”, disse singhiozzando senza frenarsi.

“Se non serve il medico, cerca di farmi capire se ti posso aiutare”, disse Mike addolorato.

La ragazza si asciugò le lacrime, lo guardò con occhi spenti:

“Ti ringrazio, penso che ormai tu non possa fare più niente per me”, rispose.

Mike era annichilito, sospettava che ci fosse sotto qualcosa di terribile, forse Olivares l’aveva richiamata o l’aveva minacciata, o forse lui stesso l’aveva offesa inavvertitamente.

“Ho fatto qualcosa che non va?, Parla…non mi fare impazzire”, esclamò .

Paula non voleva saperne di aprirsi, si chiuse in un ostinato mutismo , Mike passò la notte a cercare di farla parlare, gli faceva male vederla così, anche se per lui era solo una bella figliola da esibire, il suo cuore tenero non lo sopportava : le lacrime delle donne erano il suo punto debole, in quel momento gli si poteva chiedere la luna che avrebbe fatto il possibile per regalarla

Paula aveva paura a confessargli tutto per timore delle rappresaglie del boss, ma ad un certo punto non ce la fece più, le mancava il respiro, aveva bisogno di tirar fuori quel groppo che le chiudeva la gola. In quel momento a chiunque fosse davanti a lei avrebbe chiesto aiuto, e così fece.

Confessò ogni cosa, e mentre parlava sentiva alleggerirsi il cuore, vedeva sul viso di Mike lo stupore, ma dall’espressione si intuiva che era disposto ad aiutarla a superare quel brutto momento.

“Ora sai tutto”, mormorò lei, “puoi fare ciò che vuoi, rimandarmi indietro oppure continuare il viaggio in mia compagnia, per me è indifferente”.

“Perché dovrei farti ancora soffrire, ho capito che stai passando un  brutto periodo, per vederti sorridere sono disposto ad aiutarti, anzi, sai che ti dico? Se fossi in te vorrei parlare con quel tale e guardarlo negli occhi, deve avere il coraggio di dirti in faccia che ti ha ingannata”, affermò Mike, si avvicinò a Paula e la tenne vicina.

“Hai ragione, ma dovrei andare a Milano”, rispose lei quasi rinfrancata.

“Ti accompagno io, lo troveremo, stai tranquilla”.

Paula alzò gli occhi su di lui riconoscente, meravigliata dalla sua disponibilità: l’aveva sempre pensato che mister Foster fosse un buon uomo e ora ne aveva la conferma.

Alleggerita dal peso che le premeva sul cuore la ragazza si distese sul letto e mentre dalle finestre entrava il chiarore dell’alba si addormentò.

+++

 Federico aveva quasi timore di tornare a casa, ma non voleva dare alla sua ex moglie nemmeno un giorno in più di quello che era stato pattuito;  non intendeva scendere a nessun  compromesso, aveva intuito che lei ci avrebbe riprovato delusa dal fallimento del nuovo mènage, ma ormai le loro strade si erano divise e doveva essere così per il resto della vita.

 Non l’amava più, soprattutto da quando era stato stregato da Paula nessuna donna lo interessava; ma quando pensava a lei mille perché si affacciavano alla mente: perché l’aveva lasciato proprio nel momento di partire? Cosa era successo di tanto importante per non riuscire nemmeno ad avvertirlo? Era rimasto davanti allo sportello del chek-in  come un  cretino, non aveva avuto nemmeno il tempo di accorgersi che era sparita: avrebbe dato qualsiasi cosa per capire, pensava a tante cose possibili,

,  ma la verità era certamente un’altra. Di lei e del suo passato non conosceva nulla, avrebbe potuto avere un altro uomo! , nella notte d’amore non si erano detti niente, sapeva solo che era stato ammaliato dal suo fascino esotico, dal suo corpo statuario, dalla sua voce sensuale  dai toni bassi.  Per lui era stato un vero colpo di fulmine una cosa senza precedenti, che non aveva spiegazioni se non quella di essere fatti l’uno per l’altra e che era lei la donna con la quale voleva trascorrere il resto della vita. Era stato azzardato forse decidere improvvisamente  di portarla via, ma non c’era tempo per pensare, aveva visto anche nei suoi occhi il desiderio di seguirlo e di lasciarsi alle spalle una vita che forse non le piaceva più.  Da qualche giorno stava pensando di tornare in Brasile per scoprire la verità, qualsiasi cosa fosse non gli importava, voleva solo rivederla e tentare ancora una volta di portarla con sé.

Quel giorno era particolarmente inquieto, aveva passato la notte pensando a Paula e, prima di affrontare l’ennesima discussione con l’ex moglie, prese la decisione di passare all’agenzia viaggi per prenotare un posto sul volo per Rio de Janeiro. Uscì con il biglietto in tasca e  si sentiva più tranquillo,  si diresse verso casa pronto a affrontare Laura. 

Per  sua fortuna Laura sembrava aver capito che con lui non c’era più nulla da fare, si era preparata a lasciare il campo: sulla panca dell’anticamera era appoggiata  la sua borsa e lei era in salotto, già pronta per andarsene.
 “Così va bene”, disse Federico, “vedo che hai afferrato il concetto, prima te ne vai meglio è, in questo modo potremo anche in un futuro molto lontano essere amici”, concluse sarcastico.

 La donna sembrava avesse pianto, si alzò lentamente, afferrò il bagaglio:

“Allora addio”, disse mesta, aprì la porta , ma si voltò ancora una volta prima di uscire.

“Ah, dimenticavo, ha telefonato una certa Paula e ha chiesto di te”.

Il cuore di Federico fece una capriola, acchiappò Laura per una mano:

“Cosa hai detto?”, chiese concitato. Lei lo guardò come si guarda un matto:

“Ripeto, ha telefonato Paula”, affermò alzando la voce.

“Quando ha telefonato e da dove, cosa ha detto?”, la raffica di domande investì la donna che alzò le spalle seccata:

 “Lasciami, mi fai male!”, esclamò massaggiandosi il polso che lui le aveva strattonato, “non so nulla, ho solo risposto al telefono e una donna che ha detto di chiamarsi Paula ha chiesto di te, poi ha interrotto”.

“E tu cosa le hai detto? Che sei mia moglie?”, urlò Federico.

Laura si ritrasse quasi spaventata dall’espressione alterata del suo viso:

“Lasciami andare, non ne voglio sapere dei tuoi traffici”, improvvisamente corse giù per le scale lasciando l’ex marito sbalordito sulla porta di casa.

La notizia della telefonata l’aveva sconvolto, la sfortuna stava perseguitandolo, ormai non sapeva più come comportarsi, mise una mano in tasca e toccò quel biglietto aereo che aveva appena acquistato: cosa doveva fare? Partire o aspettare che Paula si facesse viva di nuovo? Ma l’arrivo inaspettato di Laura aveva complicato le cose, proprio quel giorno doveva telefonare! Quante volte aveva sperato inutilmente che accadesse, e quante volte aveva sognato di incontrarla, ma c’era sempre qualcosa che non andava per il verso giusto.

+++

Mister Mike Foster aveva concluso i suoi impegni di lavoro ed era disposto ad accompagnare Paula, l’aveva promesso sperando che si togliesse dalla testa quel chiodo fisso: se constatava di persona che quell’italiano l’aveva ingannata, sarebbe tornata da lui, riconoscente e, ogni volta che doveva tornare in Brasile per affari, lei sarebbe stata lì, pronta a fargli compagnia come sempre. Pagava così tanto che don Pedro Olivares non osava dirgli mai di no.

“Domani andiamo a Milano”, annunciò l’americano .

Lei sentì un pugno nello stomaco:

 “Va bene, .”, rispose laconica.

La decisione di andare l’aveva presa quasi a malincuore: dentro di lei si stava scatenando una guerra, da quando aveva capito che viveva con sua moglie, non avrebbe più voluto incontrare Federico, ma la voglia di vederlo e di sentire dalle sue labbra che si era presa gioco di lei era più forte. Però anche qualcos’altro l’impensieriva: come avrebbe giustificato la fuga dall’aeroporto di Rio de Janeiro? Da quando aveva saputo di venire in Italia la sua mente aveva cominciato ad architettare scuse varie per spiegare la sua fuga, non voleva dirgli la verità si sarebbe sentita male, lui sapeva poco di lei, ma confessargli che era sfruttata da una cosca di malavitosi era troppo umiliante. Comunque il desiderio di incontrarlo era superiore a tutto: “Non mi importa ciò che succederà”, si disse, “voglio vederlo”.

I bagagli erano già fatti , il conto dell’albergo pagato, erano pronti a lasciare Roma quando una telefonata rivoluzionò il programma: Mike doveva trattenersi ancora per qualche giorno per una questione importante riguardante il suo lavoro:

 “Vai tu, da sola, forse è meglio, ti sentiresti impacciata con la mia presenza, così sei libera di prendere le decisioni che vuoi”, propose mister Foster.

Paula ci pensò su un secondo solo:

“Forse hai ragione, allora io vado, ti telefono”, rispose svelta, saltò sul taxi che era stato chiamato per portarli all’aeroporto e salutò con la mano fuori dal finestrino.

                                                                                     +++

Intanto Federico era in grande confusione, non sapeva come muoversi: “dov’era Paula? Ancora in Brasile oppure era arrivata a Milano?”, erano queste le domande che non lo facevano dormire, non immaginava minimamente che la sua donna stava andando da lui.

Era ora di cena e Federico non aveva fame, ma doveva pur ingurgitare qualcosa, svogliatamente mise sul fuoco una pentola d’acqua per cuocere un po’ di pasta, appoggiò sul tavolo un piatto, le posate, un bicchiere, l’acqua minerale e si accorse di non avere più vino. Telefonò alla bottiglieria sotto casa e ordinò una cassetta di chianti, poco dopo il campanello della porta d’ingresso suonò:

“Che velocità”, pensò, aprì e, invece del garzone, davanti a lui c’era Paula; per poco  non si sentì male.

“Tu!”, esclamò, fece per abbracciarla ma lei lo respinse, lo stava fissando senza parlare.

“Perché?”, chiese lui, “ho fatto qualcosa che non va?”.

“Puoi uscire? Dovrei parlarti”, attaccò la ragazza.

“Entra”, l’invitò Federico sconcertato.

“No, grazie, non vorrei disturbare, magari tua moglie non gradisce la mia presenza”.

Federico sorrise e tirò un sospiro di sollievo, se l’aspettava:

 “C’è stato un equivoco, non è come pensi”, rispose cercando di rompere quel momento di tensione.

“Dicono tutti così, comunque ripeto l’invito: vorrei parlarti”, insistette lei.

L’uomo allungò timidamente una mano per toccarle un braccio:

 “Vieni dentro, non c’è nessuna  moglie, credimi”.

Lei si scostò e la sua espressione dura non prometteva nulla di buono:

“Eppure quando ho telefonato in casa tua c’era una donna che ha detto di esserlo, come mai?”, ribatté lei.

“Se ti decidi a entrare posso spiegarti tutto”, continuò Federico mantenendosi calmo.

Paula entrò guardandosi intorno, non ancora convinta che in casa non ci fosse nessuno, lui la stava osservando: “Stai tranquilla, sono solo”, disse.

Erano seduti sul divano, molto vicini ma rigidi, lui cercava di iniziare a parlare, lei era sulla difensiva, pronta a controbattere.

 “Ti prego di ascoltarmi, se vuoi, ti spiego come sono andate le cose”, disse infine Federico e cominciò a raccontare la vera storia della presenza di Laura in casa sua.

 Mentre lui parlava il viso di Paula si distendeva e, dopo, quando ebbe sentito la conclusione, si sentì meglio, il peso sul cuore stava andandosene, aveva ritrovato Federico e questo era il regalo più bello che si potesse aspettare.

Gli mise le braccia al collo e gli sussurrò: “Ti amo”.

Lui la tenne stretta aspirando il suo profumo, una tenerezza l’invase: era quello il  momento che aveva sognato da quando l’aveva persa a Rio.

“Perché sei sparita?”, le sussurrò, “mi hai  fatto diventare pazzo”.

Lei si staccò dall’abbraccio:

“Ti dovrei raccontare molte cose, ma ti prego di credermi che non è stata per mia volontà, siamo stati insieme una sola sera e ancora non ci conosciamo”, disse cercando le parole, “dovevo mettere a posto qualcosa lasciato in sospeso”.

“Perché sparire? Lo potevi dire senza paura, ti avrei aiutato”.

“Non potevo fare altrimenti, qualcuno è venuto a prendermi”, rispose lei arrossendo.

“Ho capito, c’è un altro uomo!”

Lei era confusa, non sapeva cosa rispondere, non voleva dirgli la verità … si aggrappò alle parole che lui le aveva detto:

“…sì,  c’era un altro che non voleva che lo lasciassi…mi ha minacciata, ho dovuto andare via con lui …ma adesso non c’è più! Sono libera! ”, farfugliò Paula sapendo di mentire.

Federico non l’ascoltava, gli bastava averla vicina, toccarla, sapere che anche lei lo amava.

“…ma questo ormai non conta più”, esclamò, “ adesso sei qui e non ti lascio andare via. Sfido chiunque a venirti a prendere. Ormai la tua vita a Rio, per me è un capitolo chiuso”, disse, la sollevò e la portò in camera da letto, la desiderava da troppo tempo!

La sera stessa, dopo aver fatto l’amore con Federico, Paula inviò un messaggio a mister Foster: “Addio Mike , grazie di tutto, senza di te non avrei trovato la felicità”. L’americano capì che non sarebbe tornata e acquistò un solo biglietto per il volo di ritorno in Brasile.

                                                                         +++

Paula e Federico iniziarono la vita insieme, lei era così contenta che le sembrava di vivere un sogno, il suo passato era difficile da dimenticare, ma l’amore di Federico l’aiutava, ogni tanto aveva la sensazione di essere seguita, spiata, come quando era nelle mani di don Pedro, ma poi si rendeva conto che era libera. Libera di andare dove voleva, di passeggiare, di fare shopping, di stare con il  suo uomo quando lo desiderava. Questo era per lei una conquista così grande che ancora non le sembrava vera. Aveva solo venticinque anni, ma, se si voltava indietro le sembrava di averne vissuti cento, era rimasta sola a vent’anni e da allora la sua vita era stata soltanto sofferenza.

Quando era accanto a Federico qualche volta lo guardava senza che se ne accorgesse, vedeva in lui, oltre che il suo grande amore, anche colui che l’aveva fatta diventare una donna da rispettare, e provava dentro di sé un miscuglio di sentimenti, dalla riconoscenza alla passione, e si commuoveva ogni volta che lui la desiderava. Non avrebbe mai voluto che sapesse il suo passato, non poteva permettersi di mettere in gioco ciò che stava vivendo, tornare indietro equivaleva a un suicidio.   

Federico non aveva dimenticato la promessa che le aveva fatto durante la loro prima notte d’amore a  Rio, Paula aveva una voce così bella che sarebbe stato un peccato non farla conoscere, lui se ne intendeva, quello era il suo mestiere e frequentava  le persone giuste. Così si mise in contatto con diverse case discografiche e la ragazza cominciò a fare provini. Ovunque andasse il suo modo di cantare suscitava entusiasmo, era una grande interprete specialmente di samba. Federico non fece nessuna fatica a farle firmare un contratto.

Quando le chiesero di apporre la sua firma , Paula aveva le mani che tremavano, non avrebbe mai creduto di arrivare a tanto: diventare una cantante era sempre stato il suo desiderio segreto e, vederlo realizzato era per lei una qualcosa di grande. Prima di siglare guardò Federico, aveva gli occhi che luccicavano per la felicità, esitò un attimo, ma lui l’incitò:
”Dai, firma”, e la ragazza brasiliana che non aveva speranze realizzò in un solo  momento il suo sogno.

 Il disco che incise diventò popolare in breve tempo, anzi quasi un tormentone, trasmesso più volte dalla radio, dalle televisioni e conquistò il primo posto nella hit-parade.

 La carriera di Paula prese il volo,  diventò la regina del samba. La sua vita privata non aveva ombre, con Federico avevano intenzione di sposarsi al più presto, non appena avrebbero trovato il tempo fra un concerto e l’altro, far un’incisione e l’altra. Il nome di Paula sulle locandine riempiva i teatri e gli stadi, torme di giovani si mettevano in fila all’alba per acquistare i biglietti del concerto, 

Quando appariva sul palco, avvolta in abiti che mettevano in risalto il corpo, con i lunghi capelli neri che ondeggiavano sul viso, era un boato d’entusiasmo che proveniva da quella folla arrivata da ogni parte per ascoltarla.

Ogni volta era un’emozione diversa, dava tutta se stessa durante l’esibizione e la gente lo sentiva, per questo era diventata popolare, per la sua bravura e per la grande personalità che trasformavano le sue performances in serate travolgenti. Terminato lo spettacolo era sfinita ma felice, aveva donato tutte le sue energie alla musica e al suo pubblico. Ormai era diventata un idolo, un’icona dei giovani fans che facevano pazzie pur di andare a sentirla cantare. “Paula…Paula!”, gridavano i ragazzi, il suo nome ritmato da migliaia di giovani l’entusiasmava le dava la carica per esibirsi tirando fuori tutta la grinta che possedeva.  

Dalla sera in cui si era presentata alla porta di Federico erano trascorsi ormai due anni, due anni vissuti come la favola di una  ragazza che non si aspettava nulla dalla vita e, con un colpo di bacchetta magica aveva avuto tutto.

Una mattina si erano svegliati che il sole era già alto, dalla finestra entrava un raggio carico di pulviscolo dorato che andava a posarsi sui capelli di Paula; come sempre erano andati a letto alle prime ore del giorno, la luce filtrata dalle fessure della tapparella svegliò Federico, Paula accanto a lui era  ancora nelle braccia di Morfeo. Così addormentata sembrava molto più giovane, indifesa, ma c’era qualcosa che la disturbava, dopo un lieve lamento si mise a sedere di colpo sul letto, aveva gli occhi aperti, impauriti: “No!”, gridò, “non voglio!”.

“Paula!”, Federico le accarezzò il viso dolcemente.
Dal modo in cui lei lo guardò, Federico capì che si era svegliata:
 “Calmati, è stato un incubo”, disse, lei si rifugiò nelle sue braccia tremando.

“Si può sapere cosa hai sognato?”, le chiese cercando di non agitarla.

Paula lo fissò senza parlare, si scosse :

“Qualcuno mi inseguiva, mi voleva fare del male e io scappavo…correvo lungo una strada deserta”, sussurrò, “poi lui mi ha presa e…”, non riuscì a proseguire, si allacciò al suo collo:
 “Tienimi stretta, ho paura: questo è un sogno premonitore, mi succederà qualcosa di brutto, ne sono sicura”, pronunciò queste parole tremando.

“Non dire sciocchezze, sai che non è vero niente, ti sarà rimasto qualcosa sullo stomaco, ieri sera, dopo lo spettacolo abbiamo mangiato, poi siamo subito andati a dormire”, affermò lui cercando di calmarla. Ma Paula era veramente impaurita:

“Noi brasiliani a queste cose ci crediamo, spero che non sia vero”, disse a bassa voce come parlando a se stessa. 

“E’ tutto finito, sei qui con me, è stato solo un brutto sogno”, rispose tenendola stretta.

Paula finalmente sorrise:
”Hai ragione, sono felice e ti amo”, fece una pausa poi: “andiamo a fare colazione, ho fame”, concluse alzandosi.

Federico l’afferrò per la vita e la fece precipitare sul letto:
 “Stai qui, ti devo dire una cosa importante”, esclamò.

“Se si tratta di lavoro, rimandiamo a dopo, ora non connetto”, rispose lei ridendo.

“No, non si tratta di lavoro, ma di noi due”, le mise le braccia sulle spalle e ordinò: “guardami, ti piaccio?”, chiese.

“Cosa stai dicendo, sei il mio amore, lo sai”.

“Allora, mi vuoi sposare?”, chiese lui fissandola negli occhi.

Il sorriso che apparve sulla bocca di Paula non si può descrivere, rimase zitta mentre i suoi occhi si inumidivano:

“Sì…sì…”, gridò, gli buttò le braccia al collo e rimase così, senza più dire nulla, attaccata a lui.

 Federico strinse a sé Paula, con tenerezza e passione: ora che aveva detto sì, la sentiva ancora più sua. Si sciolsero dall’abbraccio e si alzarono:
 “Devo prendere immediatamente un caffè”, esclamò lui, “sento di averne bisogno”.

“Sai che domani devi cantare a Parigi?”, disse Federico mentre imburrava una fetta di pane tostato.

“Certo, stai tranquillo è tutto sotto controllo, quando abbiamo l’aereo?”, rispose Paula.

“Domani in mattinata, facciamo le cose con calma, andiamo in albergo, poi in teatro, poi alle prove e alla sera, come sempre grande trionfo. E al ritorno predisponiamo tutto per le nozze”, disse lui.

“Non mi sembra vero!”, rispose lei mentre gli occhi le brillavano di felicità, “però posso chiederti un  favore?”.

“Tutto quello che vuoi”.

“Non vorrei pubblicizzare la cosa, se lo viene a sapere la stampa siamo rovinati, non mi lascerebbero più vivere. Facciamo una cerimonia intima: noi due e i testimoni, cosa ne dici?”.

Federico non tardò a rispondere, era ciò che desiderava, pensava addirittura di disdire qualche impegno per avere il tempo di fare una  luna di miele in piena regola e anche il viaggio di nozze alle Maldive.

L’indomani partirono per Parigi, il concerto all’Olimpia era già in programma da molto tempo e per Paula era stata una grande soddisfazione sapere di cantare in quel prestigioso teatro dove si erano esibiti i più grandi artisti del mondo.

Varcò la soglia del palcoscenico con venerazione, durante le prove era emozionata e alla sera quando arrivò il  momento di uscire in scena il cuore cominciò a batterle forte, sensazioni che non aveva mai provato durante i suoi concerti. Lo scroscio di applausi che l’accolse alla sua entrata  riuscì a frenare l’emozione, l’orchestra intonò il primo pezzo e la sua voce, intensa, e toccante si diffuse per il teatro. Al termine gli applausi diventarono un’ovazione e Paula s’inchinò per ringraziare, la luce dei riflettori le impediva di vedere in  platea, solo gli spettatori delle prime file erano visibili: notò un uomo bruno con i capelli lunghi trattenuti da una coda, il viso con la pelle  scura, che batteva le mani freneticamente e la guardava come volesse spogliarla.

(continua)

domenica 13 novembre 2016

UN AMORE A TEMPO DI SAMBA - seconda puntata


Un’auto di grossa cilindrata aspettava Paula davanti all’ingresso dell’aeroporto, l’uomo aprì la porta e la spinse dentro  senza tanti complimenti.
“Smettila di frignare, andiamo dal capo e ci penserà lui a fartela passare”, disse sedendosi alla guida.
La ragazza, si raggomitolò in un angolo del sedile, stava piangendo sommessamente, era disperata,  pensava a Federico che forse non avrebbe rivisto mai più.
L’aveva incontrato quando nella sua esistenza c’erano soltanto amarezze e, anche se per una sola notte si erano amati, fin dal primo momento che l’aveva visto sulle impetuose onde dell’Oceano Atlantico, aveva intuito che era lui l’uomo che cercava. Quando poi il caso li aveva fatti incontrare al night e aveva notato il modo in cui lui la guardava,  aveva ritrovato nei suoi occhi lo stesso sentimento che era nel suo cuore. Ripensava al momento in cui aveva tentato di baciarla e il modo in cui lei si era sottratta, l’aveva fatto soltanto perché con lui doveva essere diverso, non voleva che fosse la sua bellezza a conquistarlo, ma ciò che aveva dentro di sé, quello che ancora non aveva dato a nessun altro.
 Fino a allora era stata costretta a vendere il suo corpo a chi offriva di più, Federico nelle ore trascorse insieme le aveva promesso un futuro onesto, e lei ci aveva creduto; anche l’offerta di farla diventare una cantante era qualcosa che aveva sempre sognato…stava per afferrare la fortuna ma non aveva fatto i conti con il passato.
Intanto la vettura stava percorrendo la città, Paula sapeva  dove erano diretti. Arrivati a destinazione,  l’uomo che l’aveva letteralmente rapita, la trascinò fuori dall’abitacolo; si erano fermati davanti al cancello di una lussuosa villa, grandi palme nascondevano la facciata dell’edificio. Il cancello si aprì e s’ inoltrarono lungo il vialetto che conduceva alla scala dell’ingresso. Un tale armato di pistola stava davanti  al portone, appena li vide si scansò:
 “Avanti, passate, siete attesi”, borbottò.
Pedro Olivares stava aspettandoli seduto dietro una gigantesca scrivania, appena i due entrarono si alzò e si diresse verso la ragazza:
“Dove credevi di andare? Sai che non lo puoi fare, soltanto io ti dò  il permesso di allontanarti”, si avvicinò ancora di più e due manrovesci fecero barcollare Paula .
“Ahi, mi hai fatto male!”, si lamentò strofinandosi una guancia.
“Questo è solo l’assaggio, se ci riprovi andrò più sul pesante”, disse l’uomo guardandola torvo.
Paula non reagiva, tanto sapeva che non sarebbe servito a nulla. Purtroppo conosceva quell’uomo da quando era incappata nelle maglie della sua organizzazione di prostituzione d’alto bordo.
 Aveva appena vent’anni quando erano morti i suoi genitori in un incidente d’auto, non aveva parenti che la potessero aiutare e non passò molto tempo che restò senza soldi. Le piaceva cantare ed era andata a cercare lavoro nel locale notturno dove l’aveva vista Federico. La sua voce con un particolare timbro sensuale le aveva aperto le porte, era stata subito ingaggiata per le serate al night, non sapeva però che dietro a questo,  c’era un altro lavoro: fare compagnia ai clienti più danarosi..
 In principio si era rifiutata, più volte aveva cercato di scappare, ma l’avevano presto riacciuffata e aveva subìto spesso violenze fisiche dagli scagnozzi del boss che non volevano perdere la più bella ragazza del gruppo.
Pedro si rimise a sedere alla scrivania:
“Mister  Foster ti sta aspettando all’Hotel Hilton, fatti bella a vai subito da lui. Ha già telefonato impaziente, non voglio farlo aspettare”, sentenziò guardandola fisso.
Paula assentì senza pronunciare parola, si chiuse la porta dietro le spalle e uscì con il cuore che le scoppiava. “Dove sei Federico?”, invocava il suo nome ma sapeva che non lo avrebbe visto mai più.
+++
L’aereo volava oltre le nubi, non ci mancava molto all’arrivo. Federico aveva passato il tempo a arrovellarsi, : cosa era successo a Paula? Non se lo spiegava, c’era dietro un mistero, ma doveva essere qualcosa di grave… durante il lungo viaggio aveva avuto modo di chiedersi tante cose: ma i pensieri ad un certo punto incontravano sempre un punto di domanda: chi era Paula?
Non sapeva niente di lei, sapeva soltanto che aveva preso una sbandata formidabile,  e che doveva fare di tutto per ritrovarla. Aspettava di arrivare a destinazione per telefonarle.
  “Siamo prossimi all’atterraggio. I passeggeri sono pregati di allacciare le cinture”, stava dicendo la hostess. L’aereo cominciò la discesa e toccò il suolo senza problemi.
Appena sceso dalla scaletta, Federico prese subito il cellulare e fece il numero di Paula, aspettò che lei gli rispondesse, ma il telefono era muto.. Da quel momento ripeté più volte quel numero, ma sempre senza nessun risultato: silenzio totale!
Non sapeva che Paula era stata costretta a buttare in mare il cellulare per fare perdere le sue tracce! … e non sapeva che la donna della quale si era innamorato era ricaduta nel baratro della sua triste vita . Lei  cercava di allontanare il ricordo di Federico ormai rassegnata al suo destino, ma non era facile….le ore trascorse con lui non si cancellavano, le lasciavano dentro la dolcezza che mitigava una parte della sua infelicità.  
  Cantava nel night  e spesso finiva la notte in compagnia di qualche turista, erano per lo più uomini in cerca della brasiliana di un certo livello, alloggiati in hotel di lusso, che volevano l’avventura occasionale da poter raccontare agli amici al loro rientro.
Poi c’era mister Mike Foster cinquantenne finanziere americano in Brasile per affari, zeppo di quattrini, che se la portava dietro come accompagnatrice nei meeting per pavoneggiarsi al suo fianco. In quel periodo l’americano la richiedeva spesso, il boss aveva aumentato il prezzo, ma Foster sganciava senza batter ciglio pur di avere Paula accanto a lui. L’uomo si era abituato alla sua presenza, ogni giorno le telefonava per un appuntamento e Paula ormai, da quando il manager americano era entrato nella sua vita, cercava di cogliere il lato positivo della squillo d’alto bordo: frequentava locali d’élite, accettava assegni che non rientravano nel compenso pattuito e regali sontuosi. Il conto in banca era notevolmente aumentato. Il suo obiettivo era quello di mettere assieme una somma per ritentare la fuga e raggiungere Federico. La paura però non l’abbandonava mai, la sua mente lavorava per trovare il modo di ingannare senza destare sospetti chi la teneva prigioniera, aspettava l’occasione per ribellarsi ai suoi sfruttatori; e un bel giorno quell’occasione le fu servita sopra un piatto d’argento. 
“Sai che quando avrò terminato i miei affari in Brasile, dovrò andare in Italia?”, le disse Mike Foster, “vorrei farti una proposta” aggiunse poi dopo qualche secondo.
 Lei sussultò:
 “Davvero?  Deve essere un paese meraviglioso, ne parlano tutti”, rispose evasivamente  cercando di mantenersi calma,  “ dimmi pure, ti ascolto”.
“Se ti va, vorrei che tu mi accompagnassi”, affermò lui.
“Volentieri, ho sempre sognato di vedere Roma, Venezia, Milano”, disse la ragazza cercando padroneggiarsi per non far trasparire la sua frenesia, “però devi prima parlarne con Pedro”.
“A quello ci penso io, conosco quel tipo di persone, basta fargli balenare davanti un bel mucchio di quattrini, stai tranquilla che non ci sarà nessun  problema”, ribatté  Foster.
Paula era felice, andare in Italia voleva dire avere la speranza di rivedere Federico!
Pochi giorni dopo Foster le telefonò:
 “Prepara la valigia, fra due giorni partiamo”, annunciò.
“Come hai fatto? Hai convinto Pedro!”, chiese lei incredula.
“E’ stato facile, non avevo dubbi, davanti ai soldi non ha battuto ciglio”, riprese Mike.
In effetti il miliardario americano aveva sborsato una somma di denaro tale da coprire anni ed anni di sfruttamento di Paula, praticamente  aveva comprato il suo futuro. 
La giovane donna ringraziò tutti i santi del paradiso che conosceva:
“Evviva! Vado da Federico, ormai non mi ferma più nessuno, lo cercherò e lo troverò, ne sono sicura, so solo che si chiama Martini di cognome e abita a Milano…”, era così contenta che le mani le tremavano.
Non fece trasparire la sua gioia, non disse a nessuno che sarebbe partita, in segreto si mise a fare i bagagli, ogni cosa che riponeva in valigia era un pezzo della sua triste esistenza che portava via dal Brasile.  Di notte, prima di addormentarsi pensava a come si sarebbe liberata di Mike, faceva mille congetture e mille progetti, ed era convinta che non sarebbe stato difficile. In fin dei conti era un brav’uomo e non sospettava che lei avesse qualcuno in Italia che doveva raggiungere, non sapeva niente di lei, nemmeno che era di origini italiane. Paula aveva fatto un piano che avrebbe dovuto funzionare: sapeva che il primo congresso si teneva a Roma e che lei avrebbe avuto la mattinata libera per visitare la città, in quelle ore progettava di fare la sua fuga, era certa di riuscirci.
 
Intanto Federico non si rassegnava, aveva progettato di tornare a Rio de Janeiro per cercare Paula,
ma anche per lui stavano addensandosi delle nubi nel cielo del suo futuro.
Aveva già predisposto il viaggio quando una sera l’ex moglie gli telefonò; appena sentì la sua voce si sentì rimescolare il sangue:
“Ti avevo detto di non farti più sentire, si può sapere cosa vuoi?”, sbottò.
Laura rimase zitta, udiva il suo ansimare, qualche secondo dopo, con la voce piena di pianto disse:
 “Federico, devo vederti, ti prego non mi dire di no”.
Lui fu tentato di interrompere la conversazione, non voleva avere più nessun rapporto con quella donna che l’aveva tradito dopo soli due anni di matrimonio con Luca, un compagno d'infanzia e uno dei suoi miglio amici....., ma poi l’ascoltò.
“Si può sapere cosa vuoi da me? Se devi dirmi qualcosa dimmelo per telefono così non ti vedo in faccia, sarei tentato di commettere una sciocchezza”, gridò.
“Sono nei guai, mi sono accorta di aver fatto uno sbaglio, ti ho tradito ma sono stata punita, con  Luca non vado d’accordo, è stato solo un momento di follia e adesso sto pagando il mio errore. L’ho lasciato e sono senza casa, tutti mi hanno voltato le spalle…ti prego mi rimani soltanto tu”, piagnucolò
“Hai una bella sfacciataggine, proprio a me devi chiedere aiuto? Te ne sei andata sbattendo la porta e dicendomi che non mi ami più…adesso arrangiati”, era talmente arrabbiato che aveva la voce roca.
 Dall’altro capo ancora una pausa, poi :
 “Ti scongiuro, ti chiedo asilo solo per qualche giorno, aspetto di incassare un assegno, dopo torno in  Sicilia, dai miei”.
L’uomo non resistette oltre e buttò giù la cornetta :
 “Vai all’inferno”, esclamò al colmo dell’ira, “questa è pazza, non la riprenderei per tutto l’oro del mondo”.
Ma un minuto dopo sentì aprire la porta: Laura entrò in casa e appoggiò una valigia sul pavimento.
“Ciao Federico, sono qui”.
Lui la guardò attonito: non credeva ai suoi occhi, aveva sempre saputo che era una donna intraprendente che non si fermava davanti a nulla ma questo non se lo sarebbe mai aspettato, tornare a casa come se nulla fosse accaduto.
“Hai una bella faccia tosta a presentarti, vuoi riprendere il tuo posto di brava mogliettina?”, riuscì a dire dopo essersi riavuto dalla sorpresa, “mi dispiace ma non c’è niente da fare, gira i tacchi e torna fuori”. Prese la valigia e la mise sul pianerottolo.
Lei si accasciò a terra priva di sensi, Federico si spaventò, la sollevò e l’adagiò sul divano del soggiorno, cercò di svegliarla con qualche schiaffetto sulle guance, poi andò in cucina a prendere dell’acqua fresca.
Al suo ritorno la donna aveva gli occhi aperti: “Federico”, sussurrò, “non mi scacciare, dopo domani me ne vado, te lo chiedo per pietà”.
A questo punto l’uomo non ebbe più il coraggio di respingerla:
“Va bene, togliti dalla mente di restare, anzi ti dò tempo due giorni, poi se non te ne vai userò le maniere forti. Nel frattempo, per non incontrarti io me ne vado in albergo”, sentenziò.
Laura abbassò la testa e non rispose. Poco dopo Federico comparve con un borsone:
 “Allora ci vediamo dopodomani, voglio sincerarmi che tu lasci la casa. Voglio anche le chiavi che ti sei tenuta.... per non avere brutte sorprese”, affermò.
Chiuse la porta alle sue spalle lasciando la donna in lacrime afflosciata sul divano.
+++
"Ragazzo, accompagna mister Foster e signora nella suite n.360", disse l’uomo tutto d’un pezzo che era dietro al banco della reception.
Il fattorino prese i bagagli e si diresse all’ascensore, scese al quinto piano e accompagnò Paula e Mike : aprì la porta e dicendo “buonanotte signori”, allungò una mano per la mancia. 
La suite era lussuosa, mobili antichi, tappeti, divani, quadri alle pareti, frigobar, computer e un grande mazzo di fiori sul tavolo d’ingresso.
 “Che meraviglia!”, esclamò Paula guardandosi intorno, “si vede che siamo in Italia, guarda che mobili e che specchi”. Anche mister Foster era ammirato, nel corso della sua vita di uomo d’affari aveva girato mezzo mondo ma doveva convenire che a Roma trovavi arte  e storia in ogni angolo.
Si sistemarono poi uscirono a cena: la vista del Colosseo illuminato li colpì, chiesero al taxista di fermarsi, scesero e rimasero a ammirarlo increduli, c’erano tante cose da scoprire, vestigia antiche rimaste a testimonianza di un’incredibile civiltà che, dopo millenni era ancora presente nell’aria di Roma. Ma pur essendo entusiasta di ciò che la circondava, il pensiero di Paula era sempre lo stesso:  trovare il modo di allontanarsi da Foster e ritrovare Federico.
Il giorno dopo, mentre Mike era ad un congresso di industriali, si mise al computer per cercare sulle pagine gialle on line  il numero di telefono di Federico Martini a Milano. Dopo vari tentativi trovò quello che cercava e, con le mani che tremavano compose il numero: lo squillo al di là era insistente ma nessuno rispondeva, lasciò suonare molte volte prima di riattaccare. Poi un pensiero la fermò: “E’ mattina, sarà al lavoro, proverò all’ora di cena”, si disse. 
 Quella sera avevano deciso di cenare nell’hotel dove erano alloggiati, stavano aspettando il cameriere quando lei si mise una mano sulla fronte::
”Mi è venuto un cerchio alla testa, andrò a prendere un cachet”, disse ad un certo punto.
“Vado io”, propose gentilmente Foster.
“Non lo troveresti…faccio in un lampo, tu intanto ordina pure quello che vuoi. Per me un’insalata”.
Salì in camera e rifece il numero di Federico:
“Pronto?”, una voce femminile rispose. Lei si fermò sorpresa:
 “E’ la casa di Federico Martini?”.
“ Sì, chi parla ?”, domandò l’altra .
  “Sono Paula, vorrei parlare con lui”, chiese mentre il cuore cominciava a batterle forte.
“Dica pure a me, sono sua moglie”, rispose la donna.
A queste parole Paula lasciò cadere il ricevitorer, era annichilita: “la moglie! E non mi ha mai detto nulla! Anche lui è come tutti gli altri…voleva solo il mio corpo! ”, si lasciò cadere sulla poltrona e non ebbe più la forza di alzarsi.
(continua)
 
 

 

domenica 6 novembre 2016

UN AMORE A TEMPO DI SAMBA


 

                                            


 

La tavola da surf s’inerpicava sull’onda per poi precipitare con forza alla ricerca di un altro cavallone. Federico aveva l’adrenalina a mille, andare su e giù sulle creste spumeggianti lo rendeva euforico, a ogni  caduta sentiva lo stomaco salire quasi in gola, era così eccitante che  avrebbe voluto continuare all’infinito. Si accorse di non essere il solo surfista, poco più avanti uno stupendo esemplare di donna si destreggiava con abilità sulla tavola, rimanendo sempre in piedi, al contrario di lui che spesso andava sotto annaspando faticosamente per poi risalire e cercare rimettersi dritto. Ad un tratto, un’onda più forte delle altre lo sbatté giù ricoprendolo, sommerso dall’acqua stava quasi per affogare, con un colpo di reni riuscì a tirarsi fuori e a raggiungere la riva. Uscì sfiancato e barcollante mentre la bella figliola che aveva notato poco prima lo raggiunse preoccupata.

Lui stava borbottando parole irripetibili contro l’impetuoso mare di Ipanema che l’aveva sbattuto sulla battigia come uno straccio vecchio.

La giovane donna si avvicinò e sorrise, se imprecava voleva dire che era in buona salute:
“Sei italiano?”, chiese con un  forte accento brasiliano.

“Sì, non si vede?”, rispose lui stupito.

“Ho sentito che ce l’avevi con il mio mare, anzi gliene hai dette di tutti i colori, nessuno di noi carioca si permetterebbe di insultarlo ”, disse lei leggermente risentita.

“Per forza, sono quasi annegato, non mi aspettavo onde così alte”, affermò Federico passandosi una mano sulla fronte insabbiata.

“Bisogna saperlo prendere per il verso giusto, voi turisti arrivate qui e vi buttate subito a cavalcare le onde…e poi succedono cose così, come quello che è successo a te”.

Federico la stava osservando mentre parlava, il suo sguardo percorreva quel corpo di donna da capo a piedi soffermandosi sui punti più interessanti, e venne nella conclusione che quella ragazza era proprio bella. Il bikini non nascondeva nulla: le gambe lunghe e snelle, la vita stretta e il seno prorompente: con la pelle ambrata cosparsa di goccioline brillanti e la massa di capelli neri un po’ appiccicata al viso, sembrava una creatura marina, una sirena emersa dagli abissi.

Federico, affascinato da tanta bellezza era come imbambolato, si riscosse solo quando lei gli propose di andare a bere qualcosa per riaversi dallo spavento.

“E tu, come mai parli italiano?”, domandò lui mentre sorseggiava una bibita fresca appollaiato sullo sgabello del bar della spiaggia all’ombra di una tettoia di paglia.

“Mio nonno è venuto in Brasile per fare fortuna, ha incontrato la nonna ed è rimasto. Mia madre mi ha insegnato la lingua perché diceva che non bisogna mai perdere le radici”.

“Se la nonna era bella come te, lo  capisco”, rispose Federico lanciandole un’occhiata da intenditore, “a proposito come ti chiami?”, domandò.

“Paula…e tu?”.

“Federico”, allungò una mano per stringere quella di lei che tenne a lungo fra le sue. La ragazza arrossì e la ritrasse con grazia per rispondere a un uomo che l’aveva chiamata:
“Vengo subito”, si volse verso Federico, “scusa ma devo andare”, disse in fretta alzandosi.
 Lui avrebbe voluto trattenerla ma non ne ebbe il coraggio, però, prima che lei se ne andasse le chiese se poteva rivederla, “magari domani sulla spiaggia”, azzardò.

Paula scosse la testa, “Non so, vedremo, non ti prometto nulla”, e se ne andò con quel tale.

Federico Marini, trentacinquenne, agente teatrale, reduce da un difficoltoso divorzio  che l’aveva distrutto sia fisicamente che moralmente, era letteralmente fuggito dai luoghi  che gli ricordavano la sua  sconfitta per arrivare a Rio de Janeiro in compagnia di un amico, aveva previsto un periodo di vacanza e già che era sul posto era intenzionato a cercare nuovi talenti: fra i brasiliani c’era sempre qualcuno che valeva la pena di ascoltare. Così aveva preso una vettura a noleggio e scorrazzava da Copacabana ad Ipanema, fermandosi sulle spiagge di sabbia bianca lambite dall’oceano blu, faceva  surf sulle onde gigantesche,  si sdraiava al sole e pensava che in fin dei conti la vita era bella anche se la moglie l’aveva tradito con il suo migliore amico.

 Con Andrea, suo compagno di viaggio, finiva la giornata in qualche locale notturno, si stordiva al suono del samba, conosceva qualche ragazza che si portava in albergo, dopotutto bisognava continuare a vivere!

Dopo aver conosciuto Paula, Federico non pensava ad altro, ritornò sulla spiaggia di Ipanema, nello stesso stabilimento balneare, al medesimo bar per chiedere di lei.

Il  barista stava preparando i cocktails, i bicchieroni di liquido verde, dove navigavano pezzi di frutta esotica erano pronti sul banco in attesa di un gruppo di turisti che doveva arrivare per l’aperitivo:

”Chi? Quella ragazza del surf? E’ la prima volta che viene qui, non l’avevo mai vista prima, non so neppure come si chiama”, rispose continuando a mescere.

“ Mi ha detto di chiamarsi Paula, era in compagnia di un uomo bruno con i baffi”, insistette Federico nella speranza di scoprire qualcosa su di lei.

Ma non riuscì a saperne di più: “peccato”, pensò, mi sarebbe piaciuto rivederla”, ma poi si mise il cuore in pace e continuò la vacanza, mancavano pochi giorni al rientro e aveva ancora molto da scoprire in quella città enorme, caotica eppure bellissima. Con Andrea, decisero di andare sul Corcovado dove sorge la statua del Cristo Redentore; presero la funicolare, attraversarono la foresta tropicale e si trovarono sulla cima, di lassù la visione della città era una cosa indimenticabile.

Con altri gruppi di turisti stavano ammirando il panorama mozzafiato, quando Federico ebbe un balzo, aveva visto Paula, in compagnia di un tale che, dal vestito che portava, non poteva che essere un americano in vacanza: bermuda cachi e camicia a vistosi fiori, l’uomo era sulla cinquantina e teneva stretta la ragazza accanto a sé. Lei ogni tanto gli sorrideva.

“Paula”, esclamò, ma la giovane appena lo scorse cercò andarsene, trascinò con sé il suo accompagnatore e salì di corsa sulla funicolare che stava tornando indietro.

 Federico non fece in tempo a raggiungerla, e si limitò a guardare il trenino a cremagliera che portava a bordo Paula e quell’uomo. “E’ lei?”, gli chiese Andrea che sapeva tutto dell’incontro sulla spiaggia e della bellezza statuaria della brasiliana, l’amico l’aveva stordito di particolari e ormai era come se la conoscesse di persona.

“Non ne sono sicuro”, disse soprapensiero, “se fosse stata lei mi avrebbe salutato”, concluse.

Andrea lo guardò con sufficienza:  “Magari quello era suo marito, tu che ne sai?”.

“Non può essere, era vecchio e brutto, lei è così bella!”, con lo sguardo sognante guardò l’orizzonte.

“Ehi, svegliati, la funicolare sta per scendere, se non ci affrettiamo rimaniamo sul Corcovado”, disse Andrea prendendo l’amico per la manica. 

Passò ancora qualche giorno e a Federico ogni tanto tornava alla mente Paula, la sua bellezza l’aveva talmente colpito che avrebbe dato qualsiasi cosa per ritrovarla. Però il tempo era trascorso e il biglietto di ritorno era per l’indomani..

 “Siamo arrivati all’ultima sera, andiamo in un night di Copacabana, le notti qui sono calde in tutti i sensi, non mi voglio perdere nemmeno un minuto”, disse Andrea.

I due uomini si prepararono con cura ed uscirono: sulla lunga passeggiata del lungomare con il pavimento di pietre a onde bianche e nere famoso in tutto il mondo, non c’era che l’imbarazzo della scelta. La movida brasiliana prendeva vita negli innumerevoli locali notturni dove ci si scatenava a ritmo di salsa e samba.  Federico e Andrea entrarono al “Barman Club” un locale esclusivo dove i turisti e la buona borghesia della città si mischiavano con il solo scopo di divertirsi. I due amici si sedettero vicini all’orchestra, nell’unico tavolo rimasto libero e ordinarono da bere. L’atmosfera nel locale era soft, luci soffuse e arredamento lussuoso. Qualche coppia in pista ballava, era ancora presto per vivere appieno la notte.

“Senti la cantante che voce particolare, ha un timbro caldo e sensuale, è molto brava”, disse Federico da intenditore.

“Hai  ragione, ha una voce che emoziona, peccato che non si riesce a vedere da qui, quella colonna nasconde la vista”, rispose Andrea, fece per alzarsi e sporgersi, ma si risedette subito.

“Guarda tu, non ne sono sicuro ma mi sembra la tua amica”, affermò .

“Chi, Paula? Stai scherzando?”, ribatté Federico alzandosi a sua volta. Sentì un tuffo al cuore: la donna che cantava era proprio lei, più bella che mai, fasciata in un abito lungo di pailettes rosse che metteva in evidenza il corpo perfetto, stava cantando con un’espressione intensa che  lo colpì; emozionato, ripiombò sulla sedia asciugandosi la fronte imperlata di sudore.

“Hai ragione”, disse sconvolto, “è proprio lei”.

Chiamò un cameriere e scrisse un biglietto:
”Per favore lo porti alla signorina che canta, aspetto una risposta”  

Poco dopo il ragazzo tornò  e gli porse un foglio: “Aspettami dopo lo spettacolo, ti raggiungo”, c’era scritto. Federico da quel momento non si alzò più dal tavolo, ascoltò Paula interpretare uno dopo l’altro tanti brani con la sua voce calda, leggermente roca che entrava nell’anima. “E’ una rivelazione, canta divinamente”, continuava a ripetere all’amico.

Non si distrasse nemmeno quando una bella figliola gli propose compagnia, se fosse stato in un altro momento magari avrebbe finito la serata con lei.

Terminata la performance Paula raggiunse Federico al tavolo, Andrea si era allontanato con una delle ragazze. Appena la vide davanti a sé il giovane sentì dentro qualcosa che non aveva mai provato, forse era quello il colpo di fulmine di cui aveva sentito sempre tanto parlare, ma che a lui non era mai capitato. L’emozione gli bloccò la parola, lei era superbamente bella, il suo sguardo era attirato dalla bocca carnosa che si scopriva in un sorriso, avrebbe voluto baciarla, ma si rese conto che stava andando troppo in fretta.

“Come hai fatto a trovarmi?”, stava dicendo Paula, lui si scosse:
”E’ stato per caso o forse il destino ha voluto che ti incontrassi ancora”, disse fissandola in viso.

La ragazza si sedette: “ Sei solo?”, chiese.

“Sono con un amico, ma ho l’impressione che lo rivedrò in albergo domani mattina”, rispose lui, poi la guardò intensamente: “Canti molto bene, vorrei portarti via con me”, disse.

“Perché? Canto da tre anni in questo locale e non me ne vado”, rispose dopo qualche secondo di pausa.

“Non hai capito, ti sto proponendo del lavoro”, continuò lui,  “ sono un agente teatrale e, nel mondo dello spettacolo conto qualcosa, se vuoi ne possiamo parlare”.

Paula restò in silenzio per qualche secondo:

“Non mi stai prendendo in giro?”, chiese cauta.

Federico spostò la sedia e si mise accanto a lei, le accarezzò il volto e le spostò i capelli dalla fronte:

“Come puoi pensarlo, quello che ti ho appena detto è tutto vero, non potrei mai prendermi gioco di te”, sussurrò accostandole la bocca alla guancia.

Lei si scostò: “Allora possiamo parlarne, andare a conoscere la terra delle mie origini è stato sempre il mio sogno segreto…vieni, andiamo fuori, qui dentro si soffoca”, disse, diventando improvvisamente nervosa.

Il cielo brasiliano era tutto punteggiato di stelle, andarono verso il mare, si sedettero sulla sabbia:

 “Allora?”, ricominciò Paula, “Spiegami bene cosa dovrei fare”.

Federico inebriato dal suo profumo non resistette e tentò di baciarla, la ragazza si scostò con uno scatto. “No, siete tutti uguali…aspettate solo di saltarmi addosso!”, gridò infuriata, si alzò e corse via lasciando il giovane sconcertato. Federico tentò di raggiungerla, ma non riuscì più e vederla, la notte l’aveva inghiottita.

“Che stupido! Non ho saputo trattenermi, e adesso cosa faccio? Torno al Club a chiedere di lei”, si disse. L’orchestra stava ancora suonando, poche persone erano rimaste all’interno del locale, chiese del direttore: “Vorrei sapere l’indirizzo di Paula, la cantante…”.

L’altro lo guardò incuriosito: “Lei è italiano?”, domandò.

“Sì, ma questo non significa nulla, non sono un parente se è ciò che pensa, vorrei soltanto mettermi in contatto con Paula. Domani parto e, prima devo parlarle”, replicò spazientito.

“Non perdo tempo con degli sconosciuti e non do’ l’indirizzo a nessuno…Se ne vada!”, gridò l’uomo minaccioso, “o chiamo la sicurezza”.

A Federico non restò altro che allontanarsi, ma era appena uscito dal locale che si sentì una voce di donna: “Ehi!”, si voltò e vide una ragazza, nascosta dietro una palma che lo stava aspettando.

“Dici a me?”, chiese .

L’altra fece un cenno col capo, si sporse e gli passò un biglietto. Federico diede un’occhiata  e vide che c'era l’indirizzo di Paula e il suo numero di telefono.

“Grazie”, ma l’altra era già sparita.

Chiamò subito Paula : “Chi ti ha dato il mio numero?”, gli disse seccata.

“Una donna, giovane e bruna”, rispose lui cauto.

“Ho capito, è Dolores una mia amica, ma… cosa vuoi ancora?”.

“Volevo chiederti scusa e incontrarti: domani mattina ho l’aereo per Roma, ti prego vediamoci”.

Il tono della sua voce era così accorato che Paula non seppe dire di no:

“ Partendo dal night, la terza strada a destra, la mia casa è l’ultima del vicolo”, disse in fretta .

 Paula era affacciata a una finestra e, non appena lo vide arrivare “Vieni su”, sussurrò.

Federico salì le due rampe di scale a quattro gradini per volta. “Sono qui”, esclamò.

Entrò in casa e  si guardò intorno curioso: l’arredamento era modesto ma dignitoso, alle pareti quadri colorati che mettevano allegria, mobili di bambù e tende bianche alle finestre, si sedettero su un divano a fiori: “E’ carino qui”, disse lui, abiti da sola?”.

“Sì, prima stavo con Dolores, la ragazza che ti ha dato l’indirizzo, ma poi  lei è andata a vivere con un tizio e sono rimasta l’unica padrona di casa”. Fece una pausa, si vedeva che era imbarazzata poi si fece forza e chiese: “Riparliamo di quello che mi hai detto sulla spiaggia? Mi interessa molto, spero soltanto che tu non mi inganni”.

“Sei disposta a venire allora?”, domandò lui emozionato.

“Sì, ci ho pensato  e ho deciso che per me sarebbe un colpo di fortuna, quella fortuna che non ho mai avuto nella vita. Ora sono sola, senza parenti, mi devo arrangiare per mantenermi, se tu dici la verità parto con te”, Paula era diventata improvvisamente seria, il tono di malinconia nella sua voce colpì Federico che le accarezzò timidamente il viso:

 “Scusami, non ne posso fare a meno, ho preso una cotta formidabile per te, ti amo!” disse improvvisamente guardandola intensamente negli occhi, “se tu vieni con me ti giuro che ti farò diventare la regina del samba, non puoi capire come sto in questo momento, farei qualsiasi cosa per te.  Ti giuro che non mi è mai successa una cosa simile”

Paula sorrise, si avvicinò a lui fino a sfiorare con la bocca la sua guancia, Federico si impose di rimanere fermo, non voleva ripetere l’errore, ma questa volta non era lui a prendere l’iniziativa.

Lei  cominciò a spogliarlo lentamente, facendosi spogliare, poi allacciati sul divano fecero l’amore con un ardore sconosciuto. Per Federico era la rinascita dopo tanto tempo di delusioni. In quella notte ardente dove la sensualità si mischiava a sensazioni mai provate, si giurarono che non si sarebbero lasciati mai più.

 Federico si svegliò stirandosi, allungò una mano, accanto a lui Paula stava ancora dormendo, l’osservò provando un’intensa commozione, sembrava una bambina con la bocca leggermente aperta, la massa di capelli neri sparsa sul cuscino era qualcosa di vivo, eccitante. Li accarezzò lentamente e lei si svegliò.

“Buon giorno amore”, sussurrò con la bocca ancora impastata di sonno, “che ore sono?”.

“Non lo so”, rispose lui, si alzò e andò ad aprire la finestra; la luce violenta del sole già alto gli fece strizzare gli occhi: si rese conto che era già mattino inoltrato. Ad un tratto un pensiero lo agitò, si batté una mano sulla fronte: “Ho dimenticato completamente Andrea”, esclamò, “devo avvisarlo che sono ancora vivo. Chissà quante me ne ha dette”,

Telefonò all’amico che effettivamente l’aveva già dato per disperso:

“Disgraziato, dove sei?” Ti ricordi ancora che fra poco dobbiamo partire?”, urlò Andrea, e una sequela di insulti uscì da quella bocca finché Federico non si decise ad interrompere la telefonata.

“Forse ha ragione lui”, disse a Paula, “se vuoi ancora venire con me ci dobbiamo sbrigare. Prima di tutto cerca il passaporto, poi metti qualcosa in valigia, io intanto telefono all’agenzia viaggi per prenotare un posto anche per te sullo stesso volo. Speriamo che tutto funzioni”, disse concitato.

Dopo aver preparato tutto in fretta,  Federico e Paula si presentarono al check-in puntuali, erano felici, per lei stava iniziando una nuova vita e lui aveva trovato l’amore, quello vero.

Federico aveva già consegnato i biglietti, dietro il banco una hostess stava controllando i documenti quando un uomo si avvicinò a Paula. Lei ebbe un sussulto, il suo viso impallidì, cercò di allontanarsi, ma quel tale la seguì. Federico stata osservando la scena preoccupato, vide che l’uomo gesticolava e che la ragazza cercava di tenergli testa, ebbe l’impressione che quel tale volesse costringere Paula a seguirlo.. 

 L’impiegata dietro il banco gli chiese qualcosa, lui cercò di risponderle e distrasse lo sguardo, quando si voltò Paula e il suo interlocutore erano scomparsi.

Si precipitò alla loro ricerca, percorse di corsa il lungo corridoio ma dei due nessuna traccia.

“Paula”, urlò. Un agente della polizia aeroportuale vedendolo così stravolto gli si avvicinò:
”Posso fare qualcosa per lei? Sta cercando qualcuno?”, domandò.

“Sì, la mia ragazza che era qui un attimo fa con un tale, probabilmente ha cercato di portarla via…trovatela, forse è in pericolo”, esclamò al colmo dell’agitazione.

“Si calmi signore, non possiamo cercare una persona che si è allontanata per qualche minuto, se non dovesse tornare entro domani, venga e denunci l’accaduto”, rispose il poliziotto calmissimo guardando Federico con l’aria di che ha a che fare con un visionario.

“Ho capito, non mi volete aiutare…il mio aereo parte, Paula è scomparsa”, farneticava.

Andrea comparve sulla porta del gate:

“Ti vuoi sbrigare? Non possiamo più aspettare, se vuoi rimanere dimmelo, io vado da solo”, esclamò arrabbiato

 Federico tardava a rispondere, non sapeva cosa fare, la scomparsa di Paula era stata così repentina che l’aveva lasciato disorientato,ma il suo ritorno in Italia era importante per tanti affari lasciati in sospeso, l’amico non gli dava tregua, all’ultimo richiamo seguì Andrea come un automa e salì su quell’aereo che Paula non aveva potuto prendere.

                                                                                                                  (continua)