“Basta!”, gridò, “è una persecuzione
Diede un pugno sulla scrivania con
tutta la forza di cui era capace, poi si allontanò tremando. Si
versò un bicchiere di cognac che
ingollò in un sorso, tornò al computer e lo spense. Il liquore lo rinvigorì e
gli diede l’energia necessaria per tirarsi fuori dal turbamento che l’aveva
preso, anche se non voleva cedere, la paura era dentro di lui. Ma combatteva
contro se stesso sforzandosi di andare avanti e di non pensare, non voleva lasciarsi sopraffare da episodi che
voleva considerare semplicemente delle casualità.
Però c’era sempre la paura che tutto fosse un
misterioso segnale che arrivava dal mondo sconosciuto dell’al di là e passava
le giornate temendo qualche altra brutta sorpresa che non tardò molto ad
arrivare.
Mentre stava guidando la sua bella
vettura sportiva, sentì il suono dell’arrivo di un messaggio sul cellulare..
Accostò, guardò cosa c’era scritto e impallidì: “Fra poco ci rivedremo amore
mio, Beatrice”. Pensò subito di controllare da quale numero proveniva l’ SMS:
“Finalmente saprò chi ce l’ha con me”, sibilò.
Ma sul display del telefonino apparve soltanto una serie di zeri. Cominciò a
sudare, stava per sentirsi male, non ce la faceva più a rimettere in moto la
macchina. Rimase così, ansimante, col respiro corto come se una mano gli
serrasse la gola. Dopo molto tempo, non avrebbe saputo dire quanto, si riprese
e ripartì. Arrivò a casa cereo, con lo sguardo allucinato:
“Ti senti male?”; domandò Nadia
andandogli incontro: non l’aveva mai visto così.
Lui la fissò per un istante senza
rispondere:
“Non ti preoccupare, ho avuto una giornata
terribile, scusami, vado a riposarmi”, sussurrò.
Andò in camera e si buttò sul letto
stremato, avrebbe voluto chiudere gli occhi e piombare in un sonno profondo,
questa volta il suo carattere di ghiaccio aveva ceduto, anche perché ciò che
gli stava succedendo non aveva altre spiegazioni se non quella che aveva temuto.
La moglie aprì con cautela la porta:
“Sei troppo stressato, hai bisogno di
una vacanza”, gli disse guardandolo preoccupata.
Lui scosse la testa: “Sto benissimo”,
affermò seccato.
“Ho un’idea…perché non molliamo tutto
e ce ne andiamo qualche giorno nella villa in montagna?”, propose lei.
Valerio si alzò di scatto:
“No!”, rispose immediatamente quasi gridando,
“là non ci voglio venire”.
Nadia, sorpresa, si avvicinò:
“Perché?, chiese , “è l’unico posto dove
potresti rilassarti, lontano da tutto. Abbiamo bisogno anche di stare un po’
insieme, negli ultimi giorni sei sempre nervoso, non ti riconosco più! Faccio
preparare le valige e domani mattina ce ne andremo, vedrai che ti sentirai
meglio”, decise improvvisamente.
Lui non ebbe il coraggio di replicare
e lasciò che la moglie organizzasse la vacanza. Forse era il modo per
esorcizzare le sue paure: e poi una volta o l’altra sarebbe dovuto tornare in
quel posto, era meglio farlo subito, in compagnia di Nadia. Quella notte dormì
poco, aveva paura, ma non voleva cedere, voleva convincersi che tutto quello
che gli stava succedendo era il frutto della mente malata di uno stalker che lo
perseguitava.
Il mattino dopo era già tornato in
possesso del suo self- control, e si accingeva a tornare sul luogo del delitto
con l’animo tranquillo, senza nessun senso di colpa.
Durante il viaggio s’ impose di
essere di buon umore, sua moglie lo stava osservando soddisfatta, sempre più
convinta di aver fatto bene ad andarsene dalla città.
Lungo il percorso il tempo cambiò e,
quando arrivarono c’era in corso un violento temporale. Uscirono dalla macchina
sotto il diluvio, Enzo, il custode, li accolse con grandi ombrelli e li fece
entrare. Faceva freddo e il caminetto era acceso, l’atmosfera accogliente li
rinfrancò. Valerio si scrollò di dosso la pioggia: si avvicinò alla fiamma
scoppiettante per scaldarsi….in quel momento le lingue di fuoco si mossero, un
soffio gli lambì il viso e un brivido lo percorse. Si strinse nelle spalle con
un senso di angoscia e si allontanò dal camino. Si guardò intorno cercando di
distrarsi. Giuseppina, la moglie del custode aveva preparato la tavola e cucinato
un’ottima cena, Valerio si impose di rimanere tranquillo, mangiò di gusto e
bevve anche qualche bicchiere di più.
Mentre stava portando via i piatti la
domestica si rivolse a Nadia:
“Signora, ha sentito della
disgrazia?”.
Valerio intervenne nervoso:
“No, non sappiamo niente”, disse in fretta.
“Hanno trovato il corpo di una ragazza in
fondo ad un burrone”, rispose la donna.
“Quando è successo?”; domandò
interessata Nadia.
“L’hanno trovata solo ieri, ma dicono
che sia morta già da parecchi giorni”.
Valerio era teso, attento alle parole
della donna:
“E’ una del paese?”, s’informò.
“No, nessuno la conosce, è di fuori”.
Lui si versò ancora un bicchiere di
vino:
“Peccato, forse si è suicidata”, affermò
borbottando sottovoce.
“Così hanno detto”, disse ancora
Giuseppina mentre tornava in cucina.
Nadia era rimasta turbata dalla
notizia:
“Come è possibile che succedano certe cose,
forse era molto infelice, poverina”, sussurrò.
Valerio non rispose, si limitò a bere in
silenzio.
Arrivò Enzo a controllare il camino:
“Domani fa bello!”, affermò da esperto,
“questo è un temporale passeggero”.
Infatti l’indomani, quando si svegliarono, il
sole aveva già scaldato l’aria e il cielo era sereno, solo qualche nuvola
bianca all’orizzonte macchiava l’azzurro.
“Che bella giornata! stamattina mi
piacerebbe andare al belvedere”; esclamò allegra Nadia.
Valerio sentì come un pugno nello stomaco,
ma rispose pronto:
“Come vuoi, vado a dire di prepararci la
colazione al sacco, così staremo fuori fino a tardi”.
S’incamminarono lungo il sentiero con
gli zaini sulle spalle, era piacevole inoltrarsi fra il verde , ma lui sentiva
le gambe intorpidite, faceva fatica a camminare, sembrava che l’aria di
montagna, che di solito l’alleggeriva, gli pesasse sulle spalle.
Arrivarono in cima e posarono i
sacchi sulla panchina dello spiazzo per ammirare il panorama.
Valerio si affacciò sul baratro, ebbe
una leggera vertigine: ricordava il momento in cui stava guardando giù mentre
Beatrice precipitava.
“Vieni vicino a me”, mormorò
prendendo per mano la moglie.
“Aspetta un attimo, sto cercando il
cappello, il sole mi sta cuocendo il cervello”, disse lei tornando alla
panchina.. Si chinò per cercare dentro la borsa: “Dove l’ho messo”, borbottò
nervosa.
I monti nella luce vivida brillavano
contro il cielo, Valerio sentì passare dietro di sé un alito di vento mentre
una voce gli sussurrava all’orecchio: “Finalmente
sarai solo mio”. Il gelo lo raggiunse fino alle ossa, una forza oscura lo
spinse e …cadde nel vuoto.
Nadia alzò gli occhi in
quell’istante:
“Nooo!!.....”, il suo grido risuonò
nella valle moltiplicato dall’eco che si perdeva fra le cime ancora innevate,
una nuvola grigia, in quell’attimo, oscurò il sole.