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martedì 1 aprile 2014

FINE " SARAI SEMPRE CON ME"


“Basta!”, gridò, “è una persecuzione

Diede un pugno sulla scrivania con tutta la forza di cui era capace, poi si allontanò tremando. Si

versò un bicchiere di cognac che ingollò in un sorso, tornò al computer e lo spense. Il liquore lo rinvigorì e gli diede l’energia necessaria per tirarsi fuori dal turbamento che l’aveva preso, anche se non voleva cedere, la paura era dentro di lui. Ma combatteva contro se stesso sforzandosi di andare avanti e di non pensare,  non voleva lasciarsi sopraffare da episodi che voleva considerare semplicemente delle casualità.

 Però c’era sempre la paura che tutto fosse un misterioso segnale che arrivava dal mondo sconosciuto dell’al di là e passava le giornate temendo qualche altra brutta sorpresa che non tardò molto ad arrivare.

Mentre stava guidando la sua bella vettura sportiva, sentì il suono dell’arrivo di un messaggio sul cellulare.. Accostò, guardò cosa c’era scritto e impallidì: “Fra poco ci rivedremo amore mio, Beatrice”. Pensò subito di controllare da quale numero proveniva l’ SMS:

 “Finalmente saprò chi ce l’ha con me”, sibilò. Ma sul display del telefonino apparve soltanto una serie di zeri. Cominciò a sudare, stava per sentirsi male, non ce la faceva più a rimettere in moto la macchina. Rimase così, ansimante, col respiro corto come se una mano gli serrasse la gola. Dopo molto tempo, non avrebbe saputo dire quanto, si riprese e ripartì. Arrivò a casa cereo, con lo sguardo allucinato:

“Ti senti male?”; domandò Nadia andandogli incontro: non l’aveva mai visto così.

Lui la fissò per un istante senza rispondere:

 “Non ti preoccupare, ho avuto una giornata terribile, scusami, vado a riposarmi”, sussurrò.

Andò in camera e si buttò sul letto stremato, avrebbe voluto chiudere gli occhi e piombare in un sonno profondo, questa volta il suo carattere di ghiaccio aveva ceduto, anche perché ciò che gli stava succedendo non aveva altre spiegazioni se non quella che aveva temuto.

La moglie aprì con cautela la porta:

“Sei troppo stressato, hai bisogno di una vacanza”, gli disse guardandolo preoccupata.

Lui scosse la testa: “Sto benissimo”, affermò seccato.

“Ho un’idea…perché non molliamo tutto e ce ne andiamo qualche giorno nella villa in montagna?”, propose lei.

Valerio si alzò di scatto:

 “No!”, rispose immediatamente quasi gridando, “là non ci voglio venire”.

Nadia, sorpresa, si avvicinò:

 “Perché?, chiese , “è l’unico posto dove potresti rilassarti, lontano da tutto. Abbiamo bisogno anche di stare un po’ insieme, negli ultimi giorni sei sempre nervoso, non ti riconosco più! Faccio preparare le valige e domani mattina ce ne andremo, vedrai che ti sentirai meglio”, decise improvvisamente.

Lui non ebbe il coraggio di replicare e lasciò che la moglie organizzasse la vacanza. Forse era il modo per esorcizzare le sue paure: e poi una volta o l’altra sarebbe dovuto tornare in quel posto, era meglio farlo subito, in compagnia di Nadia. Quella notte dormì poco, aveva paura, ma non voleva cedere, voleva convincersi che tutto quello che gli stava succedendo era il frutto della mente malata di uno stalker che lo perseguitava.

Il mattino dopo era già tornato in possesso del suo self- control, e si accingeva a tornare sul luogo del delitto con l’animo tranquillo, senza nessun senso di colpa.

Durante il viaggio s’ impose di essere di buon umore, sua moglie lo stava osservando soddisfatta, sempre più convinta di aver fatto bene ad andarsene dalla città.

Lungo il percorso il tempo cambiò e, quando arrivarono c’era in corso un violento temporale. Uscirono dalla macchina sotto il diluvio, Enzo, il custode, li accolse con grandi ombrelli e li fece entrare. Faceva freddo e il caminetto era acceso, l’atmosfera accogliente li rinfrancò. Valerio si scrollò di dosso la pioggia: si avvicinò alla fiamma scoppiettante per scaldarsi….in quel momento le lingue di fuoco si mossero, un soffio gli lambì il viso e un brivido lo percorse. Si strinse nelle spalle con un senso di angoscia e si allontanò dal camino. Si guardò intorno cercando di distrarsi. Giuseppina, la moglie del custode aveva preparato la tavola e cucinato un’ottima cena, Valerio si impose di rimanere tranquillo, mangiò di gusto e bevve anche qualche bicchiere di più.

Mentre stava portando via i piatti la domestica si rivolse a Nadia:

“Signora, ha sentito della disgrazia?”.

Valerio intervenne nervoso:

 “No, non sappiamo niente”, disse in fretta.

 “Hanno trovato il corpo di una ragazza in fondo ad un burrone”, rispose la donna.

“Quando è successo?”; domandò interessata Nadia.

“L’hanno trovata solo ieri, ma dicono che sia morta già da parecchi giorni”.

Valerio era teso, attento alle parole della donna:

“E’ una del paese?”, s’informò.

“No, nessuno la conosce, è di fuori”.

Lui si versò ancora un bicchiere di vino:

 “Peccato, forse si è suicidata”, affermò borbottando sottovoce.

“Così hanno detto”, disse ancora Giuseppina mentre tornava  in cucina.

Nadia era rimasta turbata dalla notizia:

 “Come è possibile che succedano certe cose, forse era molto infelice, poverina”, sussurrò.

 Valerio non rispose, si limitò a bere in silenzio.

Arrivò Enzo a controllare il camino:

 “Domani fa bello!”, affermò da esperto, “questo è un temporale passeggero”.

 Infatti l’indomani, quando si svegliarono, il sole aveva già scaldato l’aria e il cielo era sereno, solo qualche nuvola bianca all’orizzonte macchiava l’azzurro.

“Che bella giornata! stamattina mi piacerebbe andare al belvedere”; esclamò allegra Nadia.

Valerio sentì come un pugno nello stomaco, ma rispose pronto:

 “Come vuoi, vado a dire di prepararci la colazione al sacco, così staremo fuori fino a tardi”.

S’incamminarono lungo il sentiero con gli zaini sulle spalle, era piacevole inoltrarsi fra il verde , ma lui sentiva le gambe intorpidite, faceva fatica a camminare, sembrava che l’aria di montagna, che di solito l’alleggeriva, gli pesasse sulle spalle.

Arrivarono in cima e posarono i sacchi sulla panchina dello spiazzo per ammirare il panorama.

Valerio si affacciò sul baratro, ebbe una leggera vertigine: ricordava il momento in cui stava guardando giù mentre Beatrice precipitava.

“Vieni vicino a me”, mormorò prendendo per mano la moglie.

“Aspetta un attimo, sto cercando il cappello, il sole mi sta cuocendo il cervello”, disse lei tornando alla panchina.. Si chinò per cercare dentro la borsa: “Dove l’ho messo”, borbottò nervosa.

I monti nella luce vivida brillavano contro il cielo, Valerio sentì passare dietro di sé un alito di vento mentre una voce gli sussurrava all’orecchio: “Finalmente sarai solo mio”. Il gelo lo raggiunse fino alle ossa, una forza oscura lo spinse e …cadde nel vuoto.

Nadia alzò gli occhi in quell’istante:

“Nooo!!.....”, il suo grido risuonò nella valle moltiplicato dall’eco che si perdeva fra le cime ancora innevate, una nuvola grigia, in quell’attimo, oscurò il sole.