Powered By Blogger

domenica 22 dicembre 2013

IL REGALO DI NATALE


La città addobbata a festa mostrava il suo volto più fantasioso: le vetrine scintillanti, i festoni con le luci intermittenti mandavano lampi colorati, il grande albero costellato di palloncini multicolore completava lo scenario natalizio che ogni anno si ripeteva puntualmente.


 Giorgia camminava per le vie del centro fra l’andirivieni della gente carica di pacchetti di ogni genere. Il freddo pungente le entrava addosso facendola rabbrividire, in quel momento l’atmosfera festosa che la circondava le dava quasi fastidio, si sentiva esclusa da quella bonaria aria di famiglia che la circondava e che si intuiva da chi le passava accanto. Anche per lei era stato così, prima di conoscere Freddy il Natale le metteva addosso una gran voglia di essere buona, ma adesso dentro di lei c’era solo astio e veleno per quella donna, la moglie del suo grande amore che, solo perché portava la fede al dito, aveva tutti i diritti mentre per lei rimanevano solo le briciole… Le visite frettolose, i momenti d’amore rubati, le solite promesse mancate: «Chiederò il divorzio…dammi solo tempo… vedrai che tutto si risolverà presto…». Erano ormai tre anni che sentiva sempre le stesse parole, ogni volta sperava che lui si decidesse ad andarsene di casa, ma il tempo passava e tutto rimaneva nell’immobilità più assoluta. Lei non voleva perderlo per nessuna ragione al mondo, era disposta a fare di tutto pur di tenerlo legato a sé. Faceva finta di credere alle sue parole e continuava a mandare avanti quella storia perché non poteva fare a meno di lui. Ormai era diventata un’ossessione e, quando pensava all’altra aveva dentro di sé pulsioni di rabbia feroce nei suoi confronti, fino ad augurarsi di vederla morta, stava lentamente scivolando in uno stato mentale pericoloso.

 «Anche quest’anno è arrivato Natale», pensò amaramente, «e anche quest’anno dovrò starmene in casa a rimirare l’albero spento aspettando una sua telefonata».  Passò davanti all’insegna di un grande magazzino: sulla porta un Babbo Natale suonava mestamente un campanello attirando l’attenzione dei bambini con una filastrocca. Giorgia riuscì a cogliere lo sguardo malinconico dell’uomo sotto il travestimento, “poveraccio, anche lui deve pur mangiare…”, si disse. Una giovane donna bionda, molto elegante, che stava aprendo le porte a vetri dell’emporio le ricordò  Letizia, la sua rivale. Nella sua mente passò qualcosa di torbido che tentò di scacciare, ma insistente, tortuoso e perfido il pensiero si insinuò sempre più nei meandri del suo cervello ormai intento a pensare sempre la stessa cosa, fino a diventare un martellamento incontrollato. Il Babbo Natale e Letizia… Letizia e il Babbo Natale… Sapeva che tutti gli anni la moglie di Freddy si recava nel grande magazzino per acquistare i regali, quasi sempre l’antivigilia, accompagnata naturalmente dal marito e se… un killer nei panni di Santa Klaus l’avesse fatta fuori? Chi avrebbe riconosciuto l’assassino sotto la barba e i baffi candidi del buon vecchio che scampanellava sul marciapiede? Poteva essere un delitto perfetto e finalmente Freddy sarebbe stato tutto suo… Si vedeva già al braccio dell’architetto Martini come legittima sposa: un sogno che poteva diventare realtà se avesse messo a punto il suo disegno con le dovute cautele. La prima cosa da fare era cercare il killer. La sua testa lavorava a ritmo frenetico spronata dal pensiero criminale che l’aiutava a mettere a fuoco tutte le possibilità mentre si infilava nelle scale sotterranee della metropolitana. La sua attenzione fu attratta da un gruppo di uomini che sostavano bighellonando nei corridoi poco illuminati: erano tutti male in arnese, sporchi, vestiti male, con le facce tirate e gli occhi allucinati di chi ha fame. Forse erano drogati, o avanzi di galera o semplicemente poveracci senza una casa e soprattutto senza una soldo. “Se offro centomila Euro qualcuno di loro forse sarebbe disposto a togliere di mezzo quella maledetta”, pensò nella sua mente malata.. Quella somma era pressappoco tutto quello che possedeva anche grazie alla generosità di Freddy, ma non le importava nulla, dopo non avrebbe più avuto motivo di avere del denaro in banca. Diventare sua moglie voleva dire anche trasformarsi in una ricca signora, con una bella casa, un’automobile di lusso… insomma quello che aveva sempre sognato di essere. E…se ci avesse provato? Tentare non nuoce, dice il proverbio, se fosse andata buca…pazienza! Avrebbe cercato altrove. Naturalmente doveva fare tutto con molta circospezione tentando di assaggiare il terreno senza sbilanciarsi. La sera dopo, vincendo la paura, ottenebrata dalla sua voglia malsana, si recò nei pressi del gruppo: tutti la squadrarono sospettosi:
 «Cosa vuoi?», disse uno di loro, «hai bisogno della roba ?».
«No», rispose lei titubante, «vorrei parlare con te», indicò un tale con i capelli unti e la barba lunga, il suo aspetto trasandato l’aveva colpita.
«Ce l’hai con me?», rispose lui sorpreso, «cosa ti ho fatto?…non ne voglio sapere di una come te, lasciami stare», nella sua voce c’era una nota di paura, come se avvertisse qualche pericolo.
 «Vorrei incontrarti da solo, magari in un bar, cosa ne dici?», Giorgia ce la metteva tutta per essere persuasiva, ormai aveva imboccato quella strada e non voleva tornare indietro.
 La risata che seguì la fece sobbalzare: «Hai fatto colpo sulla signorina! dai Ivan, vai con lei, magari ci ricavi un po’ di grana», il resto del gruppo sghignazzava senza ritegno. Il ragazzo la guardò: «Mi stai prendendo in giro?», chiese con aria strafottente.
«Non sono mai stata così seria, vieni con me, cosa ti costa, non avrai paura, sono solo una donna che vuole proporti un affare. Dai, sbrigati che si sta facendo tardi !», disse lei puntandogli gli occhi addosso. L’altro guardò i suoi compagni come per avere l’approvazione: un coro di “Vai!” lo spinse ad accettare l’invito di quella ragazza, dopotutto che cosa ci rimetteva? 
Si avviarono verso un locale poco distante ed entrarono. Seduti ad un tavolo appartato discussero a lungo, Giorgia giudicava il soggetto con cautela, prima di sbilanciarsi volle sapere chi era, dal suo accento aveva intuito che poteva essere uno straniero, infatti lui le disse di essere venuto in Italia da poco perché nel suo paese non aveva nemmeno da mangiare, nei suoi occhi freddi vide la disperazione e capì che poteva proporgli “l’affare”
«Vorresti guadagnare centomila Euro?», gli chiese a bruciapelo. Il giovane alzò di botto la testa: «Stai scherzando?», disse eccitato. «Farei qualunque cosa per quella somma!»
«Anche uccidere?», domandò la donna guardandolo in faccia.
 Prima di rispondere l’altro esitò ma vide che lei non stava scherzando, c’era troppa determinazione nei suoi occhi. Tirò un respiro e rispose:
«L’ho già fatto e l’ho fatta franca, per questo sono qui. Quei soldi mi farebbero molto comodo, ma…», fece una pausa guardandosi in giro, «Dovrebbe essere una cosa pulita», disse a voce bassa. Giorgia si fermò un attimo: il suo piano stava prendendo forma e quasi aveva paura di continuare, ma ormai era andata troppo oltre: il suo odio per Letizia si ingigantiva sempre più dandole la forza di andare avanti nel suo piano criminoso.
«Vediamoci domani sera, lontano da qui, dimmi tu un posto sicuro, dove possiamo parlare senza essere visti da nessuno che ci conosce».
Ivan le diede un indirizzo e l’appuntamento fu fissato per il giorno dopo, alle diciotto. Uscirono uno dopo l’altro senza salutarsi. L’indomani Giorgia spiegò il suo piano con molta precisione: l’antivigilia di Natale, quando sapeva che Letizia si sarebbe recata a fare acquisti nel centro commerciale, Ivan avrebbe dovuto essere davanti all’entrata vestito da Babbo Natale, così imbacuccato, con barba e baffi bianchi, non l’avrebbe riconosciuto nessuno e sarebbe stato facile, nella confusione della folla natalizia sparare con una pistola con silenziatore alla signora senza destare sospetti, poi doveva immediatamente dileguarsi e confondersi fra la gente. Prima però, doveva conoscere bene la sua vittima, ogni giorno doveva recarsi nei pressi dell’abitazione di Freddy, spiare le abitudini della moglie: come si vestiva, con chi usciva… soprattutto non doveva mai perderla di vista per imprimersi nella mente la sua figura in modo da essere sicuro quando avrebbe dovuto colpire. Sembrava che il ragazzo fosse anche intelligente perché diede qualche prezioso suggerimento per mettere a punto il piano. «Da questo momento dovremo vederci solo a cosa fatta», disse Giorgia : «So che tutto si concluderà come voglio io!». Un sorriso cattivo comparve sulla sua bocca, salutò il killer non prima di avergli dato un acconto sulla somma pattuita.

In quei giorni rivide Freddy e i momenti d’amore furono bellissimi, non si era mai pentita di quello che aveva in progetto di fare, anzi, in cuor suo sapeva che fra pochissimo lui sarebbe stato solo suo e questo le ricacciava dentro l’eventuale rimorso.

Nel frattempo Ivan seguiva coscienziosamente la signora Martini, vedeva uscire quella bella donna sempre molto elegante e la seguiva senza farsi notare, ogni tanto vedeva anche il marito che l’accompagnava. Ormai aveva impresso nella memoria le loro figure, sapeva riconoscerle da lontano: lei bionda, snella, non molto alta; lui un tipo brizzolato che portava quasi sempre un cappotto blu. La signora indossava di solito una pelliccia scura, solo negli ultimi giorni era uscita con un visone bianco molto appariscente, in testa aveva un colbacco dello stesso pelo.
Mancava meno di una settimana a Natale, Giorgia anche senza volerlo era agitata, si avvicinava il giorno fatidico e aveva paura che qualche imprevisto le impedisse di compiere la sua vendetta.
 Di  solito Freddy, si faceva  vivo il giovedì, ma quel giorno di lui nessuna notizia, era sempre attaccata al telefono per non lasciarsi sfuggire un’eventuale chiamata; ormai era sera e non aveva più speranze, verso l’ora di cena il campanello squillò: un fattorino le consegnò una grande scatola legata da un  fiocco rosso: «Buon Natale!», le disse sorridendo il ragazzo..
 Quando finalmente Freddy arrivò gli buttò le braccia al collo:
«Grazie tesoro, mi hai fatto un regalo meraviglioso!», gli disse stringendosi al suo petto.
 Lui la baciò e Giorgia si accorse di essere schiava di quell’amore impossibile che le aveva fatto perdere la ragione.

Ivan, come pattuito, non si era più fatto vivo, i giorni passavano e Natale era vicino. Giorgia voleva sincerarsi che il rito degli acquisti fosse rimasto invariato, come tutti gli anni. Contattò Freddy con una scusa per farsi confermare il giorno e l’ora:
«Ci vediamo domani?», gli chiese al telefono sicura di una risposta negativa.
 Infatti, Freddy le rispose evasivamente:
 «Non so, devo accompagnare mia moglie al centro commerciale per le ultime compere, cercherò di uscire con una scusa dopo cena, non essere in collera con me, ti amo». Con sua grande sorpresa lei fu molto comprensiva: «Non importa, uscirò da sola, non ti preoccupare…anch’io ti amo», rispose con voce dolce.
«Bene!», pensò Giorgia, «tutto procede a gonfie vele. Ora devo cercare Ivan per essere certa che vada al suo appuntamento». Lo trovò nel gruppo di sbandati della metropolitana, sembrava molto sicuro di sé: «Tutto sotto controllo», le disse calmo, «ormai la conosco più di mia sorella, fidati! Ci vediamo dopo, quando sarà tutto fatto… al solito posto il giorno di Santo Stefano a mezzogiorno in punto. Mi raccomando la grana!». Nei suoi occhi brillava una luce sinistra.

 L’antivigilia di Natale era una giornata freddissima, la neve era caduta nella notte e le strade erano ricoperte da uno strato scivoloso di poltiglia sporca, Giorgia si svegliò e guardò fuori: il paesaggio poco invitante la indusse a ritornare sotto le coperte; quello era un giorno particolare, fra qualche ora si sarebbe compiuto il suo destino, preferiva rimanere in casa ad aspettare gli eventi. Non riuscì a stare a letto, si alzò per farsi un caffè, accese il televisore per avere una presenza in casa, si muoveva fra i mobili spostando qualcosa qua e là, era presa da una frenesia che le impediva di stare ferma.
Ogni tanto dava un’occhiata all’orologio, il tempo non passava mai…alla fine non ce la fece più e si accinse a vestirsi per uscire: meglio fuori…l’aria le avrebbe fatto bene! Si preparò con molta lentezza, studiando tutto quello che doveva mettersi, tanto per far passare i minuti; si coprì bene per affrontare la giornata rigida, cercò le chiavi di casa che dimenticava sempre nei posti più impossibili, in quel momento il suono del citofono la fece sobbalzare.
 «Chi è?», chiese innervosita.
«Aprimi, sono io!», la voce di Stefano le risuonò nelle orecchie .
 Come un automa schiacciò il pulsante e si sedette sul divano,  tutta vestita, senza sapere cosa fare.
 «Ivan l’ha già uccisa!», pensò credendo che Freddy venisse a darle la notizia della morte di Letizia . Cercò di calmare il cuore impazzito, si ricompose e quando aprì la porta il suo volto non tradiva nessuna emozione. Quello che vide la meravigliò, Freddy era sull’uscio con il sorriso sulle labbra:
«Sorpresa! Vedo che sei già vestita…dai, usciamo insieme, per una volta tanto anche per noi sarà Natale», disse allegramente.
Giorgia lo guardò senza capire:  «E…Letizia? Tutti gli anni esci all'antivigilia », chiese.
«Ha un po’ di febbre…è rimandato tutto a domani. Vieni, devo fare un salto ai grandi magazzini in centro, accompagnami…dopo torniamo qui». Le accarezzò dolcemente il volto: «Sai che sei bellissima?», le disse. Lei si guardò addosso, in effetti quella pelliccia le stava molto bene:
 «Lo so, è tutto merito tuo», rispose, ma nella sua voce c’era una nota di apprensione.
 Freddy colse la sua tensione: «C’è qualcosa che non va?», domandò preoccupato.
 «No… va tutto bene, ma vuoi proprio uscire?».
«Certo, con una signora così elegante ci faccio solo bella figura!», la prese sottobraccio e cercò di chiudere la porta, ma lei tornò dentro: «Vado a prendere gli occhiali scuri, il riverbero della neve mi dà fastidio». Lui la accompagnò dolcemente per le spalle e chiuse definitivamente l’uscio.

Quanta gente sotto i portici! A malapena si riusciva a passare, nella grande confusione Giorgia si sentiva stordita, era preoccupata per l’imprevisto che mandava a monte il suo piano, ma si fidava di Ivan, se non avesse visto Letizia avrebbe capito che doveva rimandare il piano…forse sarebbe riuscita anche a fargli un cenno d’intesa.
«Guarda, oggi ci sono due Babbi Natale!», disse Stefano.
 Mentre si avvicinavano all’ingresso Giorgia cercava di riconoscere sotto i baffoni bianchi il viso di Ivan. «Eccolo!», si disse: uno dei due aveva gli occhi chiari e la pelle più scura…era lui!
 Mentre si stava avvicinando, un uomo con un grande pacco sotto il braccio la urtò, lei si girò per protestare, in quell’istante un dolore lancinante la trapassò, cadde per terra sotto gli occhi atterriti di Freddy.
La bella pelliccia di visone bianco si sporcò di sangue: era il suo regalo di Natale, uguale a quello che aveva fatto una settimana prima a Letizia, le due donne che amava allo stesso modo e dalle quali non riusciva a separarsi.
 Il killer non poteva sbagliarsi: una donna che indossa un capo tanto vistoso e particolare non passa inosservata, così, con mano sicura aveva colpito mortalmente quella signora  col berretto di lana e gli occhiali scuri che si avvicinava accompagnata dal marito che portava il solito cappotto blu.

 Il corpo senza vita di Giorgia giaceva sul marciapiede, il capannello di curiosi si stava diradando in attesa dell’ambulanza, era rimasto solo un Babbo Natale, l’altro, quello con gli occhi chiari se ne era andato, inghiottito dalla folla.

FINE

mercoledì 18 dicembre 2013

FINE " L'ARMA DEL DELITTO"


Questa volta il commissario non aveva molto da fare, il colpevole della morte di Brandi si doveva cercare fra chi era sulla barca. A bordo, oltre a Roberto, Giada e Viola, c’erano un marinaio e lo skipper Salvatore. Il poliziotto li convocò uno per volta per un primo interrogatorio, ognuno di loro poteva essere l’assassino.
Tenne sotto torchio in special modo Salvatore, poiché la litigata furiosa fra lui e Brandi la notte precedente la scomparsa dell’industriale l’avevano sentita tutti.
«Quell’uomo non mi convince», disse all’agente speciale Loredana Caputo mentre stava esaminando i verbali degli interrogatori.
«Ha ragione, commissario, perché lo skipper  non vuole dire il motivo della rissa? .potrebbe essere quello il movente  dell’assassinio», concluse lei.
Parisi annuì in silenzio e gli venne alla mente l’ostinazione del giovanotto quando l’aveva sentito la prima volta:
«Mi può dire la ragione della lite?», questa domanda l’aveva già fatta una decina di volte e la risposta era stata sempre quella: “motivi personali”.
«Benedetto ragazzo, se non mi fa capire sono obbligato a metterla sotto accusa, in questo momento per me è il solo che ha un movente plausibile».
L’altro aveva alzato le spalle : «Faccia quello che crede, commissario, però sta prendendo un granchio, non sono stato io, e la verità verrà fuori, prima o poi», aveva affermato tranquillamente.
Dagli altri ospiti dello yacht non riuscì a cavare nulla, ma qualche giorno dopo un nuovo elemento d’accusa si delineò nel corso delle indagini e così, Salvatore venne richiamato dalla polizia.
 Si accorse che non tirava un buon vento dallo sguardo del commissario:
 «Questo di chi è?», chiese serio Parisi mostrando un oggetto che teneva in mano.
«E’ il mio pugnale da pesca subacquea», rispose subito l’altro.
«Lo sa che è con questo che probabilmente Brandi è stato ucciso? Ci sono ancora tracce di sangue», gli sbatté in faccia il commissario.
Salvatore rimase fermo sulla sedia per qualche secondo: «Non ne so nulla», disse a bassa voce.
«Lo mando in laboratorio e, se il DNA corrisponde con quello della vittima, sono costretto ad arrestarla», il tono era di quelli che non ammettono replica.
Salvatore si alzò: «Ora posso andare?», chiese con aria leggermente strafottente.
«Si tenga a disposizione», affermò Parisi, «c’è ancora qualcosa che devo comunicarle: la signora Viola Brandi ha dichiarato che la sera prima eravate insieme e che il marito vi ha sorpresi, e questo è il motivo della litigata…lei cosa ne dice?».
«Se l’ha affermato la signora ora posso dire che è la verità, ma io mi dichiaro innocente, commissario, deve credermi», disse il giovane guardandolo dritto negli occhi..
Parisi scosse la testa: «Mi auguro che quello che dice sia vero. Aspettiamo il risultato delle analisi, poi giudicheremo», concluse.
Qualche tempo dopo una camionetta della Polizia si fermò davanti alla casa dello skipper, scesero due agenti per arrestare Salvatore: il sangue sulla lama era quello dell’industriale ucciso.
Il giovanotto chiese di fare una telefonata:
 «Viola, mi stanno portando in prigione, ma io non ho ammazzato tuo marito», disse e, con uno scatto nervoso chiuse il cellulare.
Salì con gli agenti ammanettato: l’assassino era stato preso!.
 Il rumore mediatico sull’assassinio in alto mare fu enorme, anche perché la vittima era un personaggio importante nel mondo degli affari, ogni fonte d’informazione si affrettò a divulgare la notizia mettendo in evidenza la rapidità della risoluzione. Anche Parisi non si sarebbe mai aspettato di chiudere il caso in così  breve tempo, di solito, quando tutto coincide in modo facile c’è stato qualche particolare che non è stato valutato nel modo giusto. Questo il commissario lo sapeva, da buon pignolo ripassò con pazienza certosina  tutto ciò che sapeva sul delitto Brandi. Non ci dormiva di notte, aspettava la lampadina che s’illuminasse improvvisamente nel suo cervello e gli desse la risposta che cercava.
E la luce si accese in una notte insonne:
 «Se Salvatore ha ucciso Brandi, perché non ha eliminato dell’arma del delitto? Perché non ha buttato a mare anche il pugnale?» si chiese il commissario, e si diede una risposta che poteva essere plausibile: «perché non è lui l’assassino, qualcuno l’ha incastrato e ha fatto in modo che tutti gli indizi cadessero su di lui».
 Riaprì immediatamente le indagini e chiese di mettere sotto controllo il telefono di tutti quelli che erano a bordo quel giorno. Il commissario aveva già un sospetto ma voleva esserne sicuro.
 Quando ascoltò una delle tante telefonate di Viola a Roberto ne ebbe la certezza:
 «Ciao amore…siamo sulla strada buona, ci manca qualche particolare ma ormai sono l’erede universale di Marino, mi sono fatta intestare un bel gruzzolo in banca e, quando avrò chiuso il conto potremo partire. Nessuno ci prenderà più, ormai il colpevole è in cella, poverino mi dispiace ma è stato proprio un ingenuo. Ho usato il suo pugnale poi l’ho rimesso dov’era, sono stata bravissima. A presto amore», quando Viola staccò la conversazione non sapeva che avrebbe visto il sole dietro le sbarre per molti anni e non sotto una palma nella spiaggia di Santo Domingo.
«Hai sentito Caputo? Mai fidarsi delle donne, Salvatore credeva di aver ritrovato la passione di un tempo….ma come si sbagliava!»
Loredana guardò il suo capo di traverso:
«Non tutte sono come quella!», brontolò sottovoce.
Il commissario sorrise : «Lo so, Caputo…tu sei di un’altra razza!»
                                                                                                                                            FINE