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giovedì 22 marzo 2012

conclusione UNICO INDIZIO

Parisi si fermò di botto, si batté la fronte con una mano e guardò Loredana:
«Come fa a sapere questo particolare? Nessuna notizia è trapelata in merito, anche i giornali e la televisione hanno sempre e soltanto parlato di cravatte a pois su fondo bordeaux, ma non della marca…solo l’assassino lo può sapere».
«E’ vero, non c’è nessun dubbio: dobbiamo arrestare il professor Giordani, è lui il serial killer», affermò lei, un sorriso le illuminò gli occhi chiari, «bravo commissario!».
 «Chiama la Centrale e fai venire una squadra all’uscita del teatro, lasciamo finire l’opera, altrimenti Puccini non ce lo perdonerebbe mai e si rivolterebbe nella tomba!», esclamò lui.
Lo spettacolo era terminato, gli spettatori lasciavano lentamente il teatro commentando, una pattuglia, davanti all’uscita aspettava il grande chirurgo. Giordani era in compagnia di una bella signora, quando gli agenti gli misero le manette guardò il commissario e un’espressione di paura sconvolse il suo viso:
 «Sta prendendo un granchio», gli disse con voce tremante, «non sono io quello che cerca».
Ma, Alex Parisi e la bella poliziotta avevano centrato il bersaglio: il celebre professore, dopo ore e ore di estenuanti  interrogatori, confessò.
«Sì sono stato io!», urlò finalmente, in preda a un attacco di rabbia incontenibile, «lo odiavo, era troppo bravo…», poi si accasciò sulla sedia distrutto.
Il professor, un bell’uomo, elegante e con il fascino delle tempie grigie, circuiva le sue vittime corteggiandole, così entrava facilmente nei loro cuori e nelle loro case. La sua mente malata,  sconvolta dalla gelosia per la maestria del giovane medico che stava oscurando la sua fama di grande chirurgo estetico, aveva partorito un piano diabolico. Uccidendo e sfigurando le pazienti di Salvi distruggeva a colpi di bisturi, con la furia della follia, l’opera del collega che ridava la giovinezza. Terminava il macabro cerimoniale strangolandole con la cravatta di seta per far cadere i sospetti sul giovane dottore, colpevole soltanto di avere la passione per le cravatte di lusso. 

 Lucilla


  



giovedì 15 marzo 2012

seconda puntata

«Devo avere l’autorizzazione del primario», affermò l’impiegato.
 «Ci vado io, non si scomodi, così cercherò di saperne di più».
Il professor Giordani un bell’uomo sulla cinquantina, abbronzato, con i capelli pepesale, era uno dei chirughi plastici più in voga in quel momento.
«A cosa devo la sua visita? », chiese mentre il suo sguardo percorreva da capo a piedi la poliziotta leggermente in imbarazzo.
Loredana spiegò il motivo della sua presenza, e il professore chiamò la segretaria per consegnarle l’elenco richiesto, con sorpresa la poliziotta notò che, nella lista, erano presenti anche i nomi delle ultime vittime del killer delle donne sole, praticamente tutte e quattro avevano subìto interventi di chirurgia plastica dallo stesso chirurgo.
«Non sapevo che anche queste sfortunate signore avessero cambiato il loro aspetto in questa clinica», disse l’agente Caputo meravigliata.
«Già, è stato il dottor Salvi l’autore della loro nuova giovinezza….anche se è durata poco», rispose il professore diventando improvvisamente serio.
La bella poliziotta tornò al commissariato con la testa confusa, una strana sensazione le diceva che proprio da Villa Salus partiva un sottile filo di sospetti che legava le quattro donne uccise.
A quel punto conoscere il bravo dottor Salvi era la cosa più importante, infatti nella stessa giornata il giovane medico era seduto davanti alla scrivania di Parisi. Era un tipo alto e magro, portava occhiali spessi cerchiati di nero, mentre stava aspettando il commissario era in stato di evidente nervosismo, non poteva fare a meno di stringere le mani abbarbicate ai braccioli della sedia. Alex Parisi da quell’interrogatorio venne a sapere che Salvi era stato diverse volte in casa delle quattro signore, dopo l’intervento di lifting, per visite di controllo. Anzi qualcuna di loro l’aveva pure invitato a cena.
«Praticamente erano diventate quasi sue amiche», disse il commissario ironicamente, fissando in viso il dottore.
«Beh, sì… mi erano riconoscenti…c’è qualcosa di male?», rispose lui sempre più in imbarazzo.
«Assolutamente nulla….comunque, dottore si tenga a disposizione, avremo bisogno ancora di lei», tagliò corto Parisi mentre si alzava in piedi per congedarlo. Lo seguì con lo sguardo mentre usciva dalla porta dell’ufficio, poi chiamò il suo braccio destro:
«Loredana, indaga su quel dottorino, non mi convince», ordinò perplesso..
Infatti dopo qualche giorno la Caputo venne a sapere che Salvi era un tipo strano, spesso usciva di sera e vagava per la città senza meta, ritornava dopo molte ore…le sue finestre rimanevano illuminate quasi fino all’alba. Chi lo conosceva affermava che le cravatte erano la sua passione, non usciva mai senza. Ne aveva di tutti i tipi della stessa marca, preferiva però quelle a pois su fondo bordeaux. Dopo queste interessanti notizie Parisi non sapeva che pesci pigliare: in effetti non bastava essere un amante delle cravatte e delle passeggiate notturne per essere un assassino. Però erano troppe le coincidenze che potevano destare sospetti: avendo confidenza con le vittime poteva entrare in casa senza problemi e poi, per un oscuro motivo scatenante, uccideva assalito da un raptus scatenato dalla follia…
“Ancora un giorno, poi lo farò indagare…voglio pensarci ancora”, si disse il commissario mentre rientrava nel suo appartamento.
 Prima di guardare nel frigo per cercare di mettere insieme una cena solitaria, volle dare un’occhiata alla posta. Una busta conteneva due biglietti per il teatro.
Loredana quella sera era stanchissima, arrivò a casa con un cerchio alla testa e la voglia di buttarsi sul letto, non si aspettava certamente l’invito del commissario Parisi per una serata all’opera.
«Ma…commissario, proprio stasera?», chiese meravigliata.
«Certo, mi hanno regalato due biglietti per la Bohème, devo buttarli via? Sai che qui non ho nessuno che possa venire con me…mi rimani solo tu....prendilo come un ordine!», esclamò lui.
La giovane poliziotta non ebbe il coraggio di replicare e cominciò a scegliere qualcosa di adatto da mettersi addosso: indossò un vestito rosso, con una scollatura che metteva in risalto il suo decolté. Infatti, quando Alex se la trovò davanti non seppe trattenersi:
«Sei bellissima! Anche con la divisa non sei male…però stasera hai una marcia in  più».
Seduti in platea, uno accanto all’altra, seguirono l’opera emozionatiu dalla musica pucciniana; alla fine del primo tempo mentre stavano passeggiando nel foyer, Loredana si sentì apostrofare:
«Buona sera…anche lei alla prima?», il professor Giordani si diresse verso di lei, mentre Parisi stava osservando in disparte.
«Commissario, le presento il professor Giordani, primario di Villa Salus», disse intimidita la giovane. Il commissario strinse la mano del medico:
«Felice di conoscerla, anzi, sarei venuto da lei uno di questi giorni», affermò.
«Perché?... non ho nulla sulla coscienza…però tiro a indovinare! Vuole informazioni sul dottor Salvi», affermò il luminare.
 «Non è questa la sede per parlare, ci sono indagini in corso», rispose leggermente seccato il commissario.
«Il mio braccio destro! E’ un ottimo chirurgo», si affrettò ad aggiungere Giordani, «quasi più bravo di me».
Alex, pentito di aver intavolato quel discorso in un ambiente non adatto cercò di sottrarsi, le luci si stavano attenuando: «Professore, ci vediamo alla clinica, ora comincia il secondo tempo».
«L’aspetto commissario…le dirò tutto sul dottor Salvi, anche se è un tipo un po’ strano e porta cravatte della stessa marca di quelle del killer, tutto sommato è una bravissima persona!», disse il professore allontanandosi e scomparendo poi dietro la tenda di velluto rosso della platea.

 (continua)

L'assassino é.........








venerdì 9 marzo 2012

UNICO INDIZIO: UNA CRAVATTA DI SETA

UNICO INDIZIO : UNA CRAVATTA DI SETA

Il commissario Alex Parisi aprì gli occhi ancora impastati di sonno. Da qualche tempo non riusciva più a dormire bene, si rivoltava nel letto senza trovare una posizione adatta per entrare nelle braccia di Morfeo. Le sue notti erano popolate da incubi da quando una serie di delitti, probabilmente tutti compiuti dalla stessa mano, aveva messo in allarme gli abitanti della piccola città nella quale era stato trasferito a dirigere la stazione di Polizia locale.  In pochi mesi tre donne erano state assassinate nei loro appartamenti, strangolate tutte con una cravatta di seta a piccoli pois bianchi su fondo bordeaux e con il viso sfigurato da ferite inflitte da una lama tagliente come un rasoio. Erano donne che vivevano sole, appartenenti alla classe medio-alta della borghesia: una dottoressa , la moglie separata di un funzionario statale e per ultima un’anziana signorina che viveva di rendita. Non avevano nulla in comune, se non che erano ancora delle belle donne, curate ed eleganti, che frequentavano gli ambienti “in” della città.
Di ogni delitto era stata fatta un’analisi approfondita, era stata scandagliata la vita di ciascuna di loro e interrogato amici e parenti, ma non era emerso nulla che potesse indicare una pista da seguire, solo la presenza della cravatta di seta sempre uguale e della stessa marca che stringeva il collo delle vittime era  forse l’indizio che l’assassino era un uomo. Un serial killer, uno psicopatico che agiva sotto l’impulso di un oscuro sentimento. La città viveva nella paura, ogni giorno poteva essere l’ultimo per una donna sola.
Quella mattina Parisi aveva deciso di prendersi un giorno di ferie per andare a pescare, una sua antica passione che lo rilassava e gli faceva dimenticare per qualche ora i grattacapi del suo mestiere. Si vestì con calma: giubbotto impermeabile, cappellino antipioggia e stivali di gomma. Mise l’attrezzatura del pescatore nel baule della vettura, e si diresse verso il commissariato per avvisare che per quel giorno non sarebbe stato presente; ma non arrivò in ufficio perché il telefono squillò dopo che ebbe percorso pochi metri:
«Commissario, hanno ucciso un’altra donna…venga subito», la voce concitata della sua aiutante, l’agente speciale Loredana Caputo, gli diede una stretta allo stomaco.
«O.K.», rispose rassegnato, «anche per questa volta i pesci se ne staranno in santa pace».
Arrivò in questura di umore nero. «Come è successo?», chiese lasciandosi andare sulla sedia dietro la scrivania del suo ufficio. L’aveva chiesto ma sapeva già la risposta:
«E’ stata strangolata in casa con una cravatta di seta, uguale alle altre», aveva risposto la Caputo.
Il commissario stancamente si alzò:
«Andiamo», disse, e la pantera della polizia sfrecciò per le vie dirigendosi verso i quartieri alti della città
Quando arrivarono sul posto c’era già la solita folla di curiosi, Parisi si fece largo ed entrò nel portone di un’antica casa patrizia.
La vittima era la vedova di un industriale, viveva in un appartamento lussuoso. Il corpo giaceva in salotto, abbandonato su un grande tappeto persiano, gli occhi sbarrati in un ultimo sguardo di terrore; al collo era stretto il laccio di seta della solita cravatta, la faccia cancellata dalle ferite inferte con violenza.
Alex Parisi, sebbene fosse abituato a queste orrende visioni, sentì il sangue gelare nelle vene:
«Poveretta», sussurrò fissando con orrore quel viso che non aveva più lineamenti.
Loredana era diventata pallida e guardò il suo capo in cerca di aiuto, stava sentendosi male.
«Cosa fai? Coraggio, che razza di agente sei? Capisco che è un po’ dura, ma devi farti una corazza e andare avanti», l’apostrofò il commissario prendendole una mano. A quel contatto lei si sentì meglio e cominciò il suo lavoro.
 Fece ispezionare la casa e costatò che, come per gli altri delitti, non era stato rubato nulla:
«E pensare che qui ce ne sarebbero state delle cose da portare via», concluse poi lasciando vagare lo sguardo fra il lusso che la circondava. Mentre si guardava intorno incontrò gli occhi chiari di Parisi: «Andiamo Loredana, qui non c’è più nulla da fare, la scientifica ci dirà come si è svolto il delitto», mormorò con voce stanca il commissario, poi rivolto alla sua assistente la fissò per qualche interminabile istante : «Ti dò carta bianca, Caputo, vai, indaga, fruga ovunque, interroga tutti quelli che vuoi, ma facciamo in modo che questa sia l’ultima vittima di quell’assassino».
La ragazza alzò la testa in un gesto di sfida:
«O.K., le assicuro che ce la metterò tutta per trovarlo, ci può giurare, andrò a disturbare anche il diavolo, ma lo prenderemo».
Infatti, da quel giorno Loredana si mise alla ricerca di ogni indizio che potesse portarla alla verità: durante le notti insonni  era arrivata alla conclusione che il killer era una persona di un certo livello intellettuale. Con troppa astuzia non lasciava tracce, entrava nelle case da amico, nessuna porta era mai stata forzata, colpiva e se ne andava senza prendere niente, dopo aver eseguito il suo macabro cerimoniale: strangolare la vittima con la cravatta di seta, poi sfigurarne il viso.  Dell’ultima vittima non sapeva ancora nulla, se non il suo nome: Sonia Marini, aveva sessantacinque anni, vedova con un unico figlio che viveva all’estero, non aveva parenti stretti in città, frequentava quel tipo di ambiente di gente piena di soldi che non si fa mancare niente: viaggi, auto di lusso, case in ogni angolo di paradiso.
«Dovevamo partire per una crociera, era già tutto pronto….», singhiozzava un’amica che Loredana aveva convocato al commissariato, «era soddisfatta del suo intervento…».
«Quale intervento?», l’interruppe Parisi, presente all’interrogatorio.
«Aveva fatto un lifting e…non so quale altra cosa con un risultato clamoroso:  dimostrava dieci anni di meno».
Mentre l’altra parlava, il commissario si rivolse alla sua aiutante:
« Pensi anche tu quello che penso io?...», disse.
«Certo commissario, oggi vado subito alla Clinica Salus a indagare», rispose pronta la ragazza.
La bella poliziotta entrò negli uffici amministrativi della clinica, un impiegato seduto dietro una scrivania la guardò con interesse:
«Lei è un agente di polizia?», chiese alludendo alla divisa della ragazza.
«Certo», rispose Loredana, «non si vede? Ma lasciamo perdere i convenevoli, vorrei sapere quando è stata ricoverata la signora Sonia Marini e per quale intervento».
 «Nel mese di settembre la signora era nostra ospite per una plastica facciale, borse sotto gli occhi, guance, lifting completo. L’ha operata il dottor Salvi», rispose l’uomo, poi dopo qualche secondo di silenzio aggiunse: «in questa città quel chirurgo plastico ha stirato molte rughe, regalando l’illusione della gioventù a tante donne»
«Posso avere l’elenco delle signore che si sono sottoposte a questi interventi?», chiese ancora l’agente.
                                                                                                                                          (continua)

lunedì 5 marzo 2012

Il caso si stava sempre più complicando e Parisi ci stava rimettendo l’equilibrio mentale: non capiva più niente. Eppure ci doveva essere una spiegazione!
L’agente Loredana Caputo, intanto, era alla ricerca della moglie dell’accattone. Dopo una faticosa inchiesta in quel mondo parallelo ai bordi della legalità, riuscì a trovare chi cercava.
La donna abitava all’estrema periferia della città. Loredana con un’insospettata diplomazia entrò in casa: «Non sono qui per lei, signora, non abbia paura. Vorrei soltanto qualche notizia sul suo ex marito», iniziò cauta. L’altra stirò la bocca in un sorriso forzato:
 «Cos’ ha combinato ancora quel farabutto?», mormorò.
«Non ha avuto più sue notizie?», chiese ancora Loredana.
«No, è sparito nel nulla».
La poliziotta fu attirata da una foto:
«E’ lui?», chiese incuriosita, osservando il ritratto della donna abbracciata a un uomo. Alla risposta affermativa si avvicinò e guardò meglio. «Non è possibile!», esclamò stupefatta.
«Mi potrebbe dare questa foto per qualche giorno?», chiese non staccando gli occhi da quel ritratto.
La donna la guardò: «La prenda, tanto a me non dice più niente».
Loredana Caputo quando uscì teneva stretta fra le mani quella fotografia, non vedeva l’ora di mostrarla al suo capo. Sgommò fino al commissariato rischiando un incidente, si fiondò nell’ufficio di Parisi.
«E’ incredibile, commissario, guardi questa foto!».
Lui diede un’occhiata e fece un balzo sulla sedia:
«Questo è Silvani!», esclamò esterrefatto.
«No, è un suo sosia, questo è l’uomo col basco blu, il barbone… ossia il ragionier Beltrami quando era ancora in famiglia».
Parisi rimase qualche secondo muto, non gli pareva vero, ma, in quel momento aveva trovato la soluzione di quel caso che non l'aveva fatto dormire per tante notti.
«Adesso ho paura che questo poveretto abbia fatto una brutta fine…non lo troveremmo mai!», mormorò.
Firmò un mandato d’arresto per i coniugi Silvani per l’assassinio di quel poveretto che aveva soltanto la colpa di essere il sosia dell’ingegnere.
«Ecco chi era al telefono! Non era un amante, ma il marito!», esclamò.
Ora tutto aveva una spiegazione: Franca e il marito avevano progettato l’omicidio dopo aver visto che il mendicante somigliava in modo stupefacente all’ingegner Silvani.
«Se insceniamo una rapina e facciamo trovare il cadavere di quest’uomo al posto del mio, sono morto assassinato  e …non avrò più debiti. Tanto nessuno se ne accorgerà, siamo uguali. Poi me ne vado all’estero e tu mi raggiungerai».
 Il piano era perfetto e stava andando a buon fine, ma non avevano fatto i conti con la tenacia e il fiuto da segugio del commissario Parisi e della sua aiutante, l’agente speciale Loredana Caputo.

Lucilla